UBERTINI

Enciclopedia Italiana (1937)

UBERTINI

Armando SAPORI

. - Famiglia, oriunda d'Arezzo, e di parte ghibellina, fu tra le più tenaci nell'ostacolare la politica dei Fiorentini: i quali si trovarono sempre dinnanzi, fino alla metà del sec. XIV, i membri di tale casata, collegati con i Tarlati di Pietramala, con gli Ubaldini, e con i Pazzi del Valdarno.

Gli U. furono particolarmente attivi dopo il 1260, quando, inorgogliti per la vittoria di Montaperti, si dettero a correre il contado, e nel penultimo decennio del sec. XIII, fino alla giornata di Campaldino. Dopo la scissione tra Bianchi e Neri, gli U., nel marzo del 1304, accolsero l'invito per la conciliazione del cardinale Da Prato; ma subito dopo, il 22 luglio, parteciparono al tentativo della Lastra, che portò per un istante, i fuorusciti fino nel cuore di Firenze. Ributtati dal contrattacco della borghesia mercantesca, si asserragliarono nei loro castelli, fino a che si sottomisero al duca di Atene. Sui primi del 1351 parteciparono a Milano alla dieta ghibellina indetta dal vescovo e signore Giovanni Visconti, affiancandosi ancora una volta agli Ubaldini, ai Tarlati e ai Pazzi, ai quali si erano aggiunti il Castracani, i conti di Santafiora, i signori di Forlì, di Rimini, di Urbino, e i rappresentanti di Pisa: quando, il 28 luglio, Giovanni d'Oleggio mosse da Bologna per portare le insegne viscontee oltre l'Appennino, gli U., a scopo diversivo, uscirono in armi da Bibbiena contro i Guidi, i fedelissimi di Firenze. Conclusa la pace di Sarzana, e verificatisi dissidî con i Tarlati, alcuni tra i più autorevoli membri della casata avvertirono l'ineluttabilità della capitolazione di Arezzo, e la necessità di venire per tempo a un accordo con coloro che ne sarebbero stati padroni. Avvenne così che nel 1359 Biordo U. si oppose, sotto l'insegna del giglio fiorentino, alla grande compagnia del conte Lando. Poco più tardi, nel 1360, Buoso U., vescovo di Arezzo, cedette a Firenze i diritti dell'arcivescovato su Bibbiena, che subito un altro della casa, Farinata, conquistò e consegnò alla detta città. La conclusione di questi atti, per ora isolati, cominciò a delinearsi nel 1365, quando Firenze prese in accomandigia alcuni della famiglia U.; e si ebbe in pieno nel 1385, allorché dopo che Firenze ebbe acquistato Arezzo dal condottiero angioino Coucy, tutta la casa trattò con la signoria fiorentina per una sistemazione definitiva. Azzo del fu Franceschino fu colui che trattò col Comune anche per gli altri del suo nome. Dal 1385 tutta la famiglia U. fu accolta definitivamente tra le guelfe, con i diritti relativi, tranne quello di avere uffici del Popolo e del Comune, dai quali l'escludeva l'essere, in origine, dei "grandi". Così la storia della casa si può considerare finita a questo punto, ricordandosi soltanto che continuò a segnalarsi per le notevoli proprietà fondiarie, tra cui il castello e la vasta tenuta di Chitignano nel Valdarno casentinese, illustrati nel Dizionario della Toscana di E. Repetti. Nel 1816 Guglielmo, Niccolò e Federigo di Anton Maria U. e di Rosa dei conti di Bivignano ottennero l'iscrizione al patriziato d'Arezzo.

Altra famiglia di tale cognome, ma di parte guelfa, fu di Firenze, ove venne da Poppiano; e per distinguersi dalla precedente si disse degli Ubertini-Fetti. Nel 1326 ebbe, dei sedici Gonfalonieri di compagnia, il suo primo magistrato cittadino, nella persona di Fetto di Ubertino, che il 3 dicembre 1330 fu assunto come fattore dalla compagnia mercantile dei Bardi. Il figlio di Fetto, Ubaldo, fu gonfaloniere di giustizia nel 1382, nel 1402, nel 1406, nel 1414, dei Dieci di Balia nel 1390, vicario di Pescia e ambasciatore a Lucca nel 1395. Di scarsa importanza nella vita politica e di scarso conto in quella mercantesca, la famiglia si estinse con Filippo, morto a Roma il 21 settembre 1682.

Bibl.: Archivio di stato di Firenze, Racc. gen. manoscritte.

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