UEM (Unione Economica e Monetaria)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

UEM (Unione Economica e Monetaria)

Francesco Papadia

UEM (Unione Economica e Monetaria)  Progetto comunitario concepito alla fine degli anni 1920 e perseguito con determinazione dal 1970, la cui componente principale è l’adozione di una moneta unica, a coronamento del processo di formazione di un mercato unico, accompagnata da accordi per un coordinamento delle altre componenti della politica economica (➔ anche unione monetaria). Passaggio cruciale nella realizzazione di tale progetto è stata la creazione dell’euro (➔) nel 1999.

I fondamenti politico-economici

La UEM si basa sull’apparato istituzionale dell’Unione Europea, arricchito dalla creazione della Banca Centrale Europea (➔ BCE), cui è affidata la gestione della politica monetaria dei Paesi che hanno adottato l’euro, in collaborazione con le banche centrali nazionali, all’interno dell’eurosistema (➔). Il fondamento analitico-economico della UEM è invece la teoria delle aree valutarie ottimali (R.A. Mundell, A theory of optimum currency areas, «American Economic Review», 1961, 51, 4; P.B. Kenen, The optimum currency area: an eclectic view, in Monetary problems of the international economy, a cura di R.A. Mundell e A.K. Swoboda, 1969). Secondo questa teoria, l’estensione geografica ottima nell’uso di una moneta non corrisponde necessariamente ai confini di un Paese, dipendendo piuttosto da una serie di fattori economici. Inoltre, i benefici di una moneta unica devono essere comparati ai suoi possibili costi macroeconomici. I primi consistono essenzialmente nei vantaggi che tale moneta apporta agli scambi; i secondi sono legati all’impossibilità per un Paese che non dispone più di una moneta nazionale di rispondere a shock economici con variazioni del tasso di cambio. La mobilità del lavoro, la flessibilità dei prezzi, l’omogeneità della struttura produttiva, un sistema fiscale che compensi gli shock economici, cicli non asimmetrici bensì allineati, e l’integrazione commerciale e finanziaria sono gli elementi più importanti che riducono i costi della rinuncia al tasso di cambio e che, quindi, determinano se una data area valutaria sia ottimale. La teoria ha avuto un importante sviluppo con la proposizione che l’ottimalità di un’area valutaria può seguire, invece che precedere, l’adozione di una moneta unica (ipotesi di endogeneità dell’ottimalità di un’area valutaria). La supposizione deriva dall’osservazione empirica, sia pure ancora non precisa nella misurazione del fenomeno, che i flussi commerciali tendono a essere più intensi, a parità di altre condizioni, tra Paesi che condividono la stessa valuta: l’adozione di una moneta unica favorisce così l’integrazione commerciale, costituendo una delle importanti condizioni di un’area valutaria ottimale.

Sviluppi storici

L’esperienza della UEM in Europa ha conosciuto nei suoi primi 13 anni due fasi distinte. Tra il 1999 e il 2007 i vantaggi della moneta unica si sono progressivamente affermati e anche le previsioni derivanti dall’ipotesi che l’ottimalità di un’area valutaria possa essere endogena hanno cominciato a verificarsi. Inoltre, l’obiettivo della stabilità dei prezzi è stato pienamente raggiunto. Con la crisi economica e finanziaria iniziata nel 2007 e che, dal 2010, ha colpito in particolare l’Europa, alcuni vantaggi della moneta unica sono stati, almeno temporaneamente, pregiudicati. La crisi ha inoltre obbligato la Banca Centrale Europea a innovare profondamente i metodi di attuazione della politica monetaria, dovendo rimediare ai problemi di funzionamento di due comparti del mercato finanziario cruciali per la sua azione e, più in generale, per il benessere collettivo: quello interbancario e quello dei titoli di Stato. Ciò ha richiesto un fortissimo aumento dell’attività d’intermediazione della BCE, quindi della dimensione del suo bilancio. La crisi ha però anche imposto cambiamenti di rilievo nel coordinamento delle politiche fiscali e nei meccanismi di mutuo supporto finanziario; per venire incontro a queste esigenze, i Paesi dell’area dell’euro hanno sottoscritto due nuovi trattati, denominati, rispettivamente, Treaty on Stability, Coordination and Governance in the Economic and Monetary Union – il cosiddetto fiscal compact (➔) – e Treaty on the European Stability Mechanism (➔ ESM). Queste modifiche costituiscono la premessa per una nuova fase della UEM basata su fondamenta più complete e solide di quelle predisposte alla fine degli anni 1990.

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