UGANDA

Enciclopedia Italiana - IV Appendice (1981)

UGANDA (XXXIV, p. 609; App. III, 11, p. 1006)

Carlo Della Valle
Salvatore Bono

Già protettorato britannico, stato indipendente dal 1962 nell'àmbito del Commonwealth, costituisce dall'8 settembre 1967 una repubblica di tipo federale.

Su 236.860 km2 di territorio (di cui 39.450 di acque interne), al censimento 1969 vivevano 9.548.847 ab. (40 ab./km2), molto irregolarmente distribuiti, con un forte aumento rispetto ai 6.523.628 al censimento 1959, e ulteriormente saliti a 12.353.000 secondo una stima del 1977. L'assoluta maggioranza della popolazione è di africani, per un terzo bantu, per il resto camitici, nilotici e sudanesi. Nel 1966 si erano rifugiati in U. circa 68.000 Tutsi dal Ruanda, 55.000 Sudanesi e 30.000 Congolesi. Tra le minoranze si ricordano i 90.000 ab. di origine asiatica e circa 10.000 europei, in massima parte occupati nei centri commerciali. Le principali tribù (cens. 1969) erano quelle dei Baganda (2.667.332), dei Bagosa (949.384), dei Banyankore (861.145), dei Bakiga (647.988) e degli Iteso (570.628).

Fino al 1967 l'U. era divisa in quattro province con superfici e densità notevolmente diverse fra di loro (dai 62 ab./km2 della prov. Orientale ai 14,5 di quella Settentrionale). Dopo, lo stato si presenta ripartito in 21 distretti (dei quali tre urbani) raggruppati in quattro regioni, che hanno i nomi delle preesistenti quattro province (Buganda, Orientale, Settentrionale, Occidentale) ma superfici molto differenti, pur con densità regionale pressoché eguale. Meno del 21% della superficie territoriale è a seminativi e colture legnose agrarie; poco superiore, l'area a prati e pascoli permanenti.

Nel 1977, fra le colture spiccavano quelle industriali, come il cotone (591.000 ha, 410.000 q di semi e 910.000 q di fibra), il caffè (235.000 ha, 2 milioni di q), il tè (22.000 ha e 150.000 q), il sesamo (113.000 ha e 400.000 q). E così pure l'arachide (250.000 ha e 2, 1 milioni di q), la canna da zucchero (230.000 q di zucchero). Altre colture sono particolarmente importanti per l'alimentazione della popolazione indigena, e cioè: la manioca, la batata, il miglio, il granturco, il sorgo, nonché i fagioli e le patate.

Il patrimonio zootecnico si basava, nel 1977, su 4,9 milioni di bovini, 1.100.000 ovini e 2,1 milioni di caprini. La pesca nel 1977 ha reso 178.600 t, oltre il doppio che nel 1961.

L'attività mineraria nel 1976 ha prodotto rame (15.900 t di metallo), wolframite (137 t di WO3), cassiterite (117 t di Sn), cobalto fosfati (15.000 t), ecc.

La produzione di energia elettrica è passata da 397 milioni di kWh (di cui 346 idrici) nel 1961 a 729 milioni nel 1976, in parte ceduti al Kenya. La potenza installata, che nel 1961 era di 132.500 kW (di cui 121.200 idrici), nel 1975 era salita a 163.000 kW, di cui 156.000 idrici.

Lo sviluppo industriale è comunque sempre modesto: nel 1976 due cementifici hanno prodotto 88.000 t di cemento (66.000 t nel 1961), un birrificio ha prodotto 389.000 hl di birra (78.000 nel 1960), e l'industria metallurgica ha dato 12.000 t di acciaio e 8.200 t di rame: ci sono inoltre sgranatoi di cotone, fabbriche di tessuti di cotone, di fertilizzanti, di zucchero, di lavorazione del tabacco.

Il commercio estero (escluso quello con Kenya e Tanzania, con i quali l'U. ha unione doganale) nel quinquennio 1972-76 si è fortemente contratto nelle importazioni, passando da 813 a 666 milioni di scellini (i scellino - 106,30 lire italiane, nel 1977), ma è notevolmente aumentato nelle esportazioni, da 1861 a 3001 milioni, consistenti soprattutto in caffè, cotone, rame, tè, e dirette specialmente, nel 1976, verso la Gran Bretagna, gli Stati Uniti, il Giappone e la Rep. Fed. di Germania. Principali fornitori, in quello stesso anno, furono la Gran Bretagna, la Rep. Fed. di Germania e il Giappone.

Vi sono 1300 km di ferrovie (circa 600 km, prima del 1970), 6200 km di strade (delle quali 1250 catramate, a doppia corsia) curate dallo stato e circa 18.000 km di strade distrettuali. Servizi di navigazione operano sui laghi Victoria, Kyoga e Alberto. Un aeroporto internazionale è a Entebbe.

Storia. - Come stabilito nell'ottobre 1961, l'indipendenza dell'U. fu proclamata il 9 ottobre 1962. Dal 1° marzo il protettorato aveva ottenuto pieno autogoverno; alle elezioni in aprile era prevalso l'Uganda People's Congress, UPC, guidato da Milton Obote, alleatosi tatticamente con il partito Kabaka Yekka, fedele a Mutesa II re del Buganda. Con l'indipendenza, il leader dell'UPC e primo ministro Obote prese a consolidare il potere centrale a danno delle prerogative dei regni federali, del Buganda in particolare. Alla proclamazione della Repubblica (9 ottobre 1963) la scelta del kabaka (re) del Buganda quale presidente stabilì un precario equilibrio fra Obote e Mutesa che dovette poi subire il risultato di un referendum popolare, previsto dalla costituzione del 1963, che distaccò dal Buganda le "contee" di Buyaga e di Bugangazzi. L'opposizione fu alimentata, nel 1965, dalle difficoltà conseguenti all'afflusso di rifugiati dal Sudàn e dal Ruanda e alle incursioni di ribelli dallo Zaire. Cresciuta la tensione per le accuse di contrabbando a esponenti governativi, Obote, sicuro della fedeltà dell'esercito composto in prevalenza da elementi della sua stessa etnia, sospese il 24 febbraio 1966 la costituzione e destituì Mutesa dalla presidenza della Repubblica. Una costituzione provvisoria, adottata in aprile, trasformò l'U. in uno stato unitario a regime presidenziale (Obote assunse la presidenza); la reazione del re Mutesa, nonché degli organi costituzionali e della popolazione del Buganda venne soffocata nel giro di qualche mese (il Buganda restò a lungo in stato di emergenza). L'8 settembre 1967 fu approvato un testo costituzionale, autoritario e centralista, che emendava quello del 1966; vi si affiancava una legge restrittiva delle libertà individuali. Nell'intento di allargare la propria base di consenso, il governo nella Commons' Man Charter dell'8 ottobre 1969 proclamò direttive di sviluppo sociale a favore delle masse popolari (in settembre i massimi esponenti del Democratic Party erano stati arrestati). Nel novembre la morte a Londra, per cause sospette, dell'ex re Mutesa II alimentò l'opposizione a Obote (sfuggito in dicembre a un attentato), che fu ancora accresciuta dall'avvio di una politica di nazionalizzazione (banche, aziende di trasporto, agricole e minerarie) e offrì le condizioni per il colpo di stato militare attuato il 25 gennaio 1971 dal maggiore Idi Amin Dada (presidente della Repubblica dal febbraio).

Fra il 1971 e il 1972 una serie di decreti ha proibito ogni attività politica, sospeso i diritti costituzionali e le libertà personali, conferito all'esercito poteri di fatto illimitati (dal 1973 il tribunale militare ha acquistato competenza per tutti i reati). I ranghi dell'esercito sono stati completamente mutati con l'immissione di intere etnie fedeli ad Amin e l'eliminazione delle altre. Migliaia di persone - oppositori e critici del governo, effettivi o presunti, ed elementi comunque sospettati - sono state violentemente eliminate (per lo più "scomparse" senza lasciar traccia, fra queste l'ex premier B. Kiwanuka); un tentativo di sostenitori di Obote di penetrare in U. è stato pretesto per cruente repressioni nel 1972 e per la messa al bando dell'Unione nazionale degli studenti dell'Uganda. Contro la tragica dittatura di Amin - i cui atteggiamenti imprevedibili e clamorosi fecero persino dubitare del suo equilibrio mentale - sono state espresse ripetute e documentate accuse in varie sedi internazionali, fra l'altro da parte della Commissione internazionale dei giuristi. La considerazione internazionale che l'U. aveva acquistato durante il governo di Obote - che nel 1969 aveva accolto il papa Paolo VI - è andata perduta dopo l'avvento di Amin. Questi ha completamente sovvertito la politica estera dell'U.: nel marzo 1972, per accattivarsi le simpatie degli Arabi, ha rotto i rapporti, in precedenza molto buoni e attivi, con Israele; nell'agosto 1972 ha espulso gli asiatici con passaporto britannico (40.000 asiatici hanno lasciato il paese già nel corso dell'anno, mentre ben pochi inglesi vi sono rimasti), guastando del tutto le relazioni con la Gran Bretagna. Dal 1974-75 Amin - che assumeva il titolo di maresciallo e atteggiamenti sempre più dittatoriali, spesso farseschi - inaspriva le relazioni con i paesi vicini (Sudàn, Kenya, Tanzania), mentre dava corso all'interno a estese e arbitrarie repressioni invano denunciate in sede internazionale. Le ostilità con la Tanzania, aggravatesi nel 1979, si sono concluse in aprile con la caduta del regime, invano aiutato da forze libiche, e la fuga di Amin (11 aprile). Il presidente provvisorio, Yusuf Lule, dimissionario, è stato sostituito (20 giugno) da Godfrey Binaisa; in ottobre ha iniziato i lavori un'Assemblea legislativa, primo passo verso il ritorno alla democrazia.

Bibl.: D.E. Apter, The political kingdom in Uganda, Londra 1961; L.A. Fallers, The King's men. Leadership and status in Buganda on the eve of independence, New York 1964; H.S. Morris, The Indians in Uganda, Londra 1968; A. Adoko, Uganda crisis, Kampala 1970; M.P. Gukiina, Uganda, A case study in African political development, Londra 1972; G.S.K. Ibingira, The forging of an African nation. The political and costitutional evolution of Uganda from colonial rule to independence, 1894-1962, New York 1973; J. Listowell, Amin, Londra 1973; D. Martin, General Amin, ivi 1974; A. Southall, General Amin and the coup. Great man or historical inevitability?, in The Journal of modern African studies, 1975, pp. 85-105.

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