ZANNONI, Ugo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 100 (2020)

ZANNONI, Ugo

Marco Cavenago

– Nacque a Verona il 21 luglio 1836, terzo degli otto figli di Antonio Giuseppe, titolare di un opificio cittadino che produceva manufatti in ferro e ghisa, e della modista Augusta Vanini.

Conseguita la licenza elementare, frequentò lo studio dello scultore Grazioso Spazzi e l’Accademia di belle arti Cignaroli nei primi anni Cinquanta. Proseguì la formazione all’Accademia di Venezia con Luigi Ferrari, al quale si fa risalire la decisione di Zannoni di dedicarsi esclusivamente alla scultura, tralasciando la pittura, che aveva inizialmente praticato a Verona e che coltivò anche negli ultimi anni di vita.

Nei primi anni Sessanta si trasferì a Milano, attratto dalle maggiori prospettive offerte dal capoluogo lombardo rispetto al contesto veronese. Qui completò il proprio iter formativo con Pietro Bernasconi e partecipò a numerose esposizioni dell’Accademia di Brera. Nel 1859 espose Ildegonda in carcere, nel 1869 La sposa (busto in marmo), nel 1872 le figure al vero Il futuro artista (un esemplare in marmo a Verona, Musei civici; modello in gesso a Verona, Istituto delle Stimmate) e Studio e lavoro (due esemplari in marmo a Verona, Musei civici), nel 1873 il gruppo Affezione ed invidia, nel 1874 le figure infantili Un colpo sbagliato e Oh bello!, nel 1881 le statuette Affezione ed invidia (un esemplare in marmo a Verona, Musei civici), Il futuro artista, L’illusione, Un colpo sbagliato (un esemplare in marmo a Verona, Musei civici), Studio e lavoro, Dante Alighieri, e il gruppo Insegnare agli ignoranti. Espose a Milano anche nel 1860, 1861 e 1862 e 1894, poi a Torino (1862 e 1884), Londra (1865, 1873, 1882), Napoli (1877); partecipò alle Esposizioni universali di Vienna (1873, ottenendo una medaglia), Filadelfia (1876) e Parigi (1878, con Studio e lavoro), all’Esposizione internazionale di Santiago del Cile (1875) e alla Fiera internazionale delle arti e dell’industria di Dublino (1865, con Bagnante).

La produzione di questo periodo si caratterizza per una serie di sculture di genere, realizzate secondo gli stilemi tipici della scuola milanese, e destinate a incontrare facilmente il consenso del pubblico, come testimoniano le numerose repliche note di fortunati soggetti, come la coppia di marmi Un colpo sbagliato e Oh bello!, anche noti come Bimbo che si succhia il dito colpito dal martello e Bimba che guarda attraverso un cristallino (1875, entrambi a Padova, Museo Bottacin). Studio e lavoro pare essere stata l’opera più apprezzata dal mercato: ne furono spedite repliche a New York, Monaco e Londra, e fra gli acquirenti si ricorda pure Sarah Bernhardt.

Al prolungato soggiorno milanese sono da riferire anche le due statue realizzate da Zannoni per il duomo – S. Onofrio (1866-67) e S. Brigida (1876-77; esemplari in bronzo di entrambi a Verona, Musei civici) – e i ruoli di socio onorario (1874-92) e consigliere (1883-94) assunti in seno all’Accademia braidense, mentre il re Vittorio Emanuele II, in visita all’Esposizione del 1872, lo nominò cavaliere.

Nel 1864 vinse il concorso bandito dall’Accademia di agricoltura, commercio e arti (oggi agricoltura, scienze e lettere) di Verona per il Monumento a Dante Alighieri, che fu inaugurato in piazza dei Signori nel seicentesimo anniversario della nascita del poeta (1865; modello in gesso del 1864 a Verona, palazzo Erbisti, Accademia di agricoltura, scienze e lettere). Quest’opera lo consacrò come «uno dei principali protagonisti della scultura monumentale pubblica, ruolo che rinnoverà anni più tardi con il Monumento ad Aleardo Aleardi del 1883 [Verona, piazzetta Ss. Apostoli]» (Ievolella, 2003, p. 849).

Nel 1868 partecipò senza successo al concorso per il Genio dell’Insurrezione, destinato a commemorare il ventennale dei moti del 1848 a Vicenza (modello a Verona, Galleria d’arte moderna): il monumento fu poi realizzato da Antonio Tantardini (1871).

Per la Protomoteca cittadina (oggi alla Biblioteca civica) Zannoni scolpì i busti marmorei di Cornelio Nepote (1876) e Caterina Bon Brenzoni (1877), che si aggiunsero a quello di Michele Sanmicheli, già acquisito dal Comune all’Esposizione di belle arti cittadina del 1856 (una delle prime opere note del giovane Zannoni).

Nel 1881 lo scultore eseguì un altro busto di Sanmicheli, stavolta destinato al monumento funebre dell’architetto, eretto nella chiesa veronese di S. Tommaso Becket, per la medesima sede scolpì in seguito il busto marmoreo di don Nicola Mazza (1895) e il gruppo L’educazione della Vergine (1909).

Attorno al 1889 Zannoni rientrò definitivamente a Verona, dove realizzò il Monumento del cardinale vescovo Luigi di Canossa (1900, marmo, duomo) e il Ritratto di Gaspare Bertoni (marmo, chiesa delle Stimmate, e bronzo, cimitero Monumentale). Altri busti marmorei noti, variamente datati, sono quelli di Marianna Erizzo Miniscalchi e di Eleonora Guerrieri Miniscalchi (Verona, Museo Miniscalchi Erizzo) e due Ritratti femminili (Verona, Galleria d’arte moderna; modello in gesso di uno dei due, del 1887, a Verona, Istituto delle Stimmate).

Larga parte dell’attività dello scultore, però, è testimoniata dalle numerose opere eseguite per il cimitero Monumentale veronese in quasi quarant’anni: i monumenti Luigi Trezza (1877, bozzetto del 1874 a Verona, Istituto delle Stimmate), dove nella figura del defunto seduto la critica ha evidenziato più volte la derivazione dal Napoleone morente di Vincenzo Vela, Erbisti Smania e Giacomo dall’Acqua (1882), Bertolasi (1885), Zannoni Vanini (1885, per la propria famiglia), Zorzi (1886), Pietro Riveda (1887), Zanella (1888; bozzetto a Verona, Istituto delle Stimmate), Allegri Zorzi (1894; bozzetto a Verona, Istituto delle Stimmate; modello in gesso e legno a Pedemonte, cappella di villa S. Sofia), Zannoni Rancani (1903), Zenatti e Sgulmero (1906), Dall’Ora Zannoni (1916). Al cimitero Monumentale di Milano scolpì l’Angelo per l’edicola Molina (1892-94).

Zannoni fu inoltre artefice di alcuni monumenti per il seminario veronese e del Ritratto dell’architetto Giacomo Franco per il duomo di Lonigo (bronzo).

Negli ultimi anni di attività fu coinvolto in numerosi interventi per chiese veronesi, dove realizzò sculture quasi esclusivamente marmoree. Al santuario della Madonna di Lourdes donò sei statue in marmo (1910-13), alcune delle quali, scampate alle distruzioni belliche, furono trasferite nella nuova chiesa costruita negli anni Sessanta. Lavorò anche per le chiese di S. Giuseppe fuori le Mura (due lunette per i portali), S. Luca (statua di S. Antonio di Padova), Ss. Apostoli (Immacolata). Ma l’impresa più rilevante di Zannoni in ambito sacro fu quella per il santuario della Madonna della Corona a Spiazzi di Ferrara di Monte Baldo (Verona), dove dal 1900 sino alla morte (1919) egli fornì alla chiesa, interessata da un generale piano di rinnovamento, le statue marmoree di S. Giovanni Evangelista, di S. Maria Maddalena e dell’Addolorata per la facciata, di S. Giuseppe, di S. Giovanni Battista, di S. Toscana, di un Ecce Homo, di due Angeli adoranti per l’interno, le quattordici formelle in gesso della Via Crucis e le sette della Via Matris Dolorosae. L’ultima opera in assoluto fu la lunetta marmorea del portale maggiore (Incontro di Cristo con la madre, 1919), che sostituì il dipinto di soggetto analogo eseguito nel 1901 dal cugino Giuseppe Zannoni.

Nel 1917 assunse la presidenza dell’Azienda elettrica municipale.

Morì il 3 giugno 1919 all’ospedale civile di Verona.

I funerali si svolsero nel santuario della Madonna di Lourdes cui era stato particolarmente legato, al punto da aver ricevuto nel 1911 la medaglia d’oro del Patronato operaio delle Stimmate in virtù del proprio impegno, anche didattico, svolto nell’annessa scuola. Nel testamento designò quale erede universale Aristide Zendrini, disponendo una serie di lasciti a enti benefici cittadini.

L’apertura della Galleria d’arte moderna Achille Forti (1908) fu resa possibile anche dal fondamentale lascito disposto da Zannoni ai Musei civici della sua città (1905-08): oltre ad alcune sue pitture, un numero consistente di marmi, bronzi e gessi dello studio e la sua collezione di dipinti contemporanei (opere di Mosè Bianchi e dell’amico Angelo Dall’Oca Bianca).

La figura di Zannoni è paradigmatica degli elementi che contraddistinguono la scultura italiana nei decenni finali dell’Ottocento e perdurano in alcuni casi estremi sino al primo Novecento. La formazione condotta fra studi privati e sale delle accademie consentì al giovane scultore di acquisire una mirabile padronanza nella lavorazione del marmo, che accomuna Zannoni a molti altri suoi colleghi della scuola di Milano, cui in effetti può essere associato anche questo artista veronese, sia per l’effettiva permanenza nel capoluogo lombardo, sia per la partecipazione alle principali esposizioni internazionali nel settore riservato alla scuola lombarda. La scultura di genere, con fortunate e replicate figure femminili o infantili, pare però essere stata coltivata dall’artista solo nei primi decenni di attività. Una seconda e più corposa fase della sua carriera è infatti riconoscibile nella vasta produzione funeraria. In questo specifico ambito la critica ha evidenziato che «l’opera di Zannoni era quello stile che i suoi ammiratori definivano “bizantino”, ovvero eclettico, polimaterico e ricco di cromatismi, con i marmi di varia natura e le dorature – in gran parte perse, ma visibili nelle bellissime foto di Lotze – che impreziosiscono le inquadrature architettoniche» (C. Bertoni, in Ugo Zannoni, 2014, p. n.n.). Palcoscenico privilegiato per l’arte di Zannoni fu la sua città, Verona (dove ancora oggi si conserva la quasi totalità delle sue opere), che lo conobbe e apprezzò fin dal clamoroso successo del Monumento a Dante del 1864, successo nel quale la fama dell’opera si sovrappose al valore politico e ideologico della celebrazione di un grande italiano in una città ancora sotto il dominio austriaco. La fase finale della produzione dello scultore, specialmente a partire dal rientro in città attorno al 1889 e sino alla morte trent’anni dopo, fu segnata da numerosissimi interventi di carattere sacro per edifici religiosi spesso di nuova costruzione o in fase di rinnovamento (i santuari della Madonna di Lourdes e della Madonna della Corona sono i casi più eclatanti). In tale tipo di attività, inevitabilmente, Zannoni pare essersi adeguato alla ripetizione di stilemi consolidati, con esiti che, in linea generale, non riescono a eguagliare quanto realizzato nei due decenni migliori, a partire dalla metà degli anni Settanta.

Fonti e Bibl.: Il Cicerone nelle sale di Brera, Milano 1859, p. 37; M. Smania, Sul monumento da erigersi a Dante Alighieri in Verona nell’anno 1865, Verona 1864; P. Antonibon, Dante scolpito da U. Z., Verona 1865; Orazione inaugurale del monumento di Dante Alighieri recitata nelle sale del Civico Museo il giorno 14 maggio 1865 dal dr. Giulio Camuzzoni, in Memorie dell’Accademia di agricoltura, commercio ed arti di Verona, 1865, vol. 44, pp. 41-86; Esposizione delle opere di belle arti per l’anno 1866, Milano 1866, p. 64; Esposizione..., Milano 1867, p. 59; Esposizione..., Milano 1869, p. 36, n. 310; Esposizione..., Milano 1872, pp. 68 s., nn. 636, 638; Esposizione..., Milano 1873, p. 44, n. 435; Esposizione..., Milano 1874, p. 54, nn. 515, 517; Esposizione..., Milano 1881, pp. 46 n. 46, 48 n. 83, 53 nn. 7, 10, 62 nn. 50-51, 63 n. 64; U. Zannoni, Inaugurazione del monumento ad Aleardo Aleardi in Verona, Verona 1883; A. De Gubernatis, Dizionario degli artisti italiani viventi. Pittori, scultori, architetti, Firenze 1889, pp. 558 s.; S.M. Spaventi, Le sale Zannoni al Civico Museo, in Pro Verona, I (1908), n. unico, pp. 4 s.; F. Marini, U. Z., in Pro Verona, VI (1915), 6, p. 8; Ancora un dono di U. Z., in Madonna Verona, X (1916), p. 126; Le solenni onoranze funebri rese alla salma dello scultore cav. uff. U. Z., in L’Arena, 7 giugno 1919; A. Avena, L’arte di U. Z., ibid., 11 giugno 1919; Id., In morte di U. Z., in Madonna Verona, XIII (1919), pp. 145-147; G. Rizzardi, Il monumento a Dante di Z., in Atti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere di Verona, 1964-1965, vol. 16, pp. 201-206; Musei e gallerie di Milano. Tesoro e Museo del duomo, II, Milano 1978, pp. 50 n. 689, 51 n. 703; Dalla Verona austriaca alla Verona italiana, 1830-1900. Le grandi firme dell’Ottocento italiano nella raccolta civica (catal.), a cura di U.G. Tessari, Verona 1982, pp. 32, 82; B. Meneghello, Annali della Società di belle arti di Verona 1858-1921, a cura di L. Romin Meneghello, Verona 1986, passim; A.C. Tommasi, U. Z., in La pittura a Verona dal primo Ottocento a metà Novecento, a cura di P. Brugnoli, I, Verona 1986, pp. 228-230; S. Marinelli, Tra Lombardia e Veneto. La pittura dell’Ottocento a Mantova e a Verona, in La pittura in Italia. L’Ottocento, a cura di E. Castelnuovo, I, Milano 1991, pp. 156-168 (in partic. p. 166); M. De Vincenti, Scultori veronesi del primo Ottocento, in L’Ottocento a Verona, a cura di S. Marinelli, Verona 2001, pp. 147-187 (in partic. pp. 179, 182 s.); C. Bertoni, La scultura monumentale a Verona, ibid., pp. 277-309 (in partic. pp. 293-307); L. Ievolella, Z., U., in La pittura nel Veneto. L’Ottocento, II, a cura di G. Pavanello, Milano 2003, p. 849; F. Vecchiato, Z., U., in Dizionario biografico dei veronesi (secolo XX), a cura di G.F. Viviani, II, Verona 2006, pp. 891 s.; L. Marconi, U. Z. (Verona 1836-1919), tesi di laurea, Università degli studi di Verona, a.a. 2007-08; Ead., U. Z. (Verona 1836-1919), in Il Santuario nella letteratura e L’arte nel Santuario. Atti dei Convegni, Spiazzi... 2009-2010, a cura di V.S. Gondola, Verona 2011, pp. 123-142; G.C.F. Villa, L’identità scolpita: appunti per la monumentalistica dantesca, in Dante vittorioso (catal., Firenze), a cura di E. Querci, Torino 2011, pp. 135-147 (in partic. pp. 142-144); C. Gattoli, Il pantheon dei veronesi illustri. La Protomoteca di Verona (1870-1898), Verona 2014, pp. 98 n. 47, 105 s. n. 53, 121 s. n. 66; U. Z., 1836-1919 (catal.), Verona 2014; C. Bissoli, Il monumento funerario Allegri Zorzi di U. Z. nella cappella di Santa Sofia a Pedemonte, in Annuario storico della Valpolicella, XXXII (2016), pp. 139-162; I busti dell’Accademia di agricoltura, scienze e lettere, a cura di C. Contri - C. Bertani, Verona 2019, pp. 73-76; La mano che crea. La galleria pubblica di U. Z., 1836-1919: scultore, collezionista e mecenate (catal., Verona), a cura di F. Rossi, Modena 2020.

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