ALDROVANDI, Ulisse

Enciclopedia Italiana (1929)

ALDROVANDI, Ulisse

Luigi ALDROVANDI

Medico, filosofo, enciclopedico, di famiglia patrizia, che diede nei secoli XIV-XV lettori di diritto allo Studio di Bologna, ambasciatori, senatori, fra i quali Giovanni Francesco che, nel 1494, ospitò in casa sua per oltre un anno Michelangelo Buonarroti ventenne ed esule, e gli commise lavori in Bologna; e, nei secoli successivi, Ercole protettore del Guercino, nato presso una possessione della famiglia in quel di Cento, Filippo per oltre vent'anni ambasciatore di Bologna a Roma, il cardinale Pompeo, nunzio a Parigi e a Madrid, legato di Romagna, uomo munificentissimo e una delle principali figure del conclave del 1740. Ulisse Aldrovandi nacque a Bologna l'11 settembre 1522 e vi morì il 4 maggio 1605, non povero e cieco allo spedale, come molte volte è stato ripetuto, ma in casa sua e con sufficienti mezzi di fortuna, come prova il suo testamento. Lettore allo Studio, vi diffuse, come è ricordato in una lapide nell'archiginnasio bolognese, la sua "onniscienza della natura". Vivente, fu comparato a Aristotele. Come infatti Aristotele sembrò costringere nella sua mente tutto lo scibile dell'antichità, così l'Aldrovandi quello dei tempi suoi. Oltre che nell'insegnamento universitario, che variò ogni anno, egli spese la sua vita nelle più intense ricerche, profondendo, come scrisse, "tanto denaro quanto sarebbe occorso per la conquista di una provincia", facendo viaggi, raccogliendo libri, erbe (rimane di lui un erbario in 16 volumi con circa 4000 piante), animali, minerali, fossili, che fece disegnare, dipingere e incidere da buoni artisti, dei quali esistono ancora molti volumi a colori, inediti, e circa 4000 xilografie in parte tuttora inedite: continua preparazione ad un'opera che comprende tredici grossi volumi in-folio, della quale iniziò la stampa a 77 anni e dei quali non pubblicò o preparò che quattro (1599-1602: Ornithologiae, in tre tomi; De Animalibus insectis). Il materiale da lui raccolto, che legò alla sua città, fu poi usato da altri, che lo pubblicarono sotto il suo nome, negli anni successivi alla sua morte (1606-1668: De Reliquis Animalibus Exsanguibus; De Piscibus, I-II; De Quadrupedibus Solipedibus; Quadrupedum omnium Bisulcorum; De Quadrupedibus Digitatis Viviparis; Serpentum et Draconum; Monstrorum; Musaeum Metallicum; i due tomi Dendrologiae). Questi volumi sono i meno buoni; risentono della poco giudiziosa cernita dei compilatori e soprattutto da essi la fama dell'Aldrovandi uscì alquanto menomata, come di autore farraginoso e di poca critica. Così alle lodi dei contemporanei e di taluni grandi naturalisti posteriori, tra i quali basterà ricordare il Buffon, si aggiunsero alcune riserve. Se talora le lodi furono eccessive, talvolta le critiche furono ingiuste. E ingiusto altresì il silenzio di Linneo, del quale senza dubbio l'Aldiovandi fu un precursore, come prova la pubblicazione del Mattirolo sull'opera botanica dell'Aldrovandi, da cui risulta come dall'immenso lavoro analitico preparatorio egli pervenne a rigorose sintesi e classificazioni scientifiche. Il rinnovarsi del metodo o, come l'Aldrovandi scrive, quod caput est experientia, sembra contenuto in questa sua frase: "Conoscere di ciascuna cosa i caratteri particolari, le proprietà, l'origine e la destinazione per mezzo dell'osservazione e dell'esperienza è il fine vero ed eccelso della naturale filosofia"; e nella dichiarazione di "non aver mai descritto cosa alcuna senza averla toccata con le proprie mani e senza averne fatta l'anatomia".

Il materiale raccolto dall'A. subì ingiurie dal tempo e dagli uomini. Parte di esso, prima allogato in sei camere nel palazzo del comune di Bologna, poi trasportato nell'Istituto delle scienze, venne inviaio a Parigi, come preda di guerra, da Napoleone I; restituito, fu malamente conservato per molti anni, fino ad essere usato per alimentare stufe e camini, finché fu raccolto e riordinato per opera benemerita di Giovanni Capellini (1872-1881, materiale geologico), di Carlo Emery (materiale zoologico) e di Oreste Mattirolo (1897, materiale botanico). Di poi, nel 1907, celebratosi il terzo centenario dalla morte dell'Aldrovandi, meno la biblioteca, incorporata in quella universitaria e in parte dispersa, quasi tutto fu nuovamente riunito in una sala dell'università. In quella occasione apparvero numerose pubblicazioni, alle quali può ricorrere chi desideri particolari sulla vita e sull'opera dell'A., e venne stampato, a cura di Lodovico Frati, con la collaborazione di A. Ghigi e di A. Sorbelli, il catalogo dei manoscritti aldrovandiani: oltre trecentocinquanta volumi, i quali concernono filosofia, piante, animali, ecc., tutti in gran parte inediti.

Tra le opere a stampa, oltre le già menzionate, occorre ricordare: Le statue antiche di Roma (Venezia 1556), opera tuttora utilmente consultata dagli archeologi e riprodotta recentemente in una traduzione francese da S. Reinach (Parigi 1902), e l'Antidotarium Bononiense (1574), che significò un importante progresso e controllo sulle spezierie. Di tali opere, come di quelle di storia naturale, esistono numerose ristampe a Bologna, a Venezia, a Francoforte, sino alla fine del '600. Occorre ricordare altresì che l'Aldrovandi fondò in Bologna l'Orto botanico (1568), posteriore in Italia soltanto a quelli di Padova (1545) e di Pisa (1547). Un genere di piante della famiglia delle Droseracee fu intitolato nel sec. XVIII Aldrovandia. Recentemente fu intitolata ad Ulisse Aldrovandi, da Giuseppe Moretti, la più grande caverna del mondo, presso Adalia (Asia Minore).

Bibl.: Per la vita, sono fondamentali: Giovanni Fantuzzi, Memorie della vita di Ulisse Aldrovandi, Bologna 1774 e Studii di A. Baldacci, E. De Toni, L. Frati, A. Ghigi, M. Gortani, F. Morini, A. C. Ridolfi e A. Sorbelli, Bologna 1907. In tale volume si trova anche un Contributo alla bibliografia delle opere di Ulisse Aldovrandi. Ci limiteremo poi a segnalare: O. Mattirolo, l'opera botanica di Ulisse Aldrovandi, Bologna 1897; L. Frati, Catalogo dei manoscritti di U. A. (Bologna 1907); Onoranze a Ulisse Aldrovandi nel terzo centenario dalla sua morte, Imola 1908.

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