Ultrasuoni negli animali

Enciclopedia del Novecento (1984)

Ultrasuoni negli animali

ÉÉliane Noirot

di Éliane Noirot

SOMMARIO: 1. Gli ultrasuoni nell'orientamento degli animali. □ 2. La comunicazione tramite ultrasuoni. □ 3. Effetti degli ultrasuoni sul comportamento. □ Bibliografia.

1. Gli ultrasuoni nell'orientamento degli animali.

Molti animali emettono suoni a frequenze superiori ai 17-20 kHz, che rappresentano la frequenza limite percepibile dall'udito umano. Il fenomeno fu scoperto nel 1938, quando D. Griffin, allora al suo ultimo anno di università a Harvard, riuscì a captare delle emissioni di ultrasuoni da pipistrelli della famiglia Vespertilionidi, usando un apparecchio appena progettato da O. Pierce. Fu così finalmente possibile comprendere un fatto misterioso osservato nel 1793 da L. Spallanzani, che incuriosito dal fatto che i Pipistrelli sono capaci di catturare le loro prede e di trovare la strada anche in luoghi molto bui, ne aveva catturati alcuni, li aveva accecati e poi liberati di notte. Essi volarono e inseguirono le loro prede altrettanto bene di prima; il mattino dopo vennero ricatturati e sezionati, e il loro stomaco risultò pieno di insetti proprio come quello dei pipistrelli normali. Lo Spallanzani riferì questo esperimento in una lettera scientifica, sostenendo che i Pipistrelli possiedono uno sconosciuto senso che permette loro di trovare la strada anche nel buio più completo. Alcuni anni dopo, poco prima della sua morte, egli giunse quasi alla soluzione del problema, allorché scoprì che, se invece della vista veniva danneggiato l'udito dei Pipistrelli, si determinava un netto deterioramento della loro capacità di volare e catturare prede.

Queste scoperte furono accolte con scetticismo: la loro spiegazione avrebbe dovuto attendere più di un secolo prima che Griffin e Galambos riuscissero a dimostrare che il volo e la caccia dei Pipistrelli risultavano menomati se si impediva loro di emettere suoni. Se ne dedusse che i Pipistrelli usavano i suoni da loro emessi quali guida durante il volo, utilizzavano cioè la ecolocazione a ultrasuoni.

Ecco in breve il funzionamento della ecolocazione. Quando un pipistrello vola, emette con regolarità degli impulsi ultrasonori; in alcune specie gli ultrasuoni vengono emessi attraverso la bocca, in altre attraverso il naso, usando talvolta una complessa membrana nasale foliacea quale dispositivo di focalizzazione. In genere gli impulsi sono molto più frequenti e brevi quando l'animale si avvicina a un ostacolo. Ad esempio, un pipistrello indiano (Megaderma lyra) può emettere fino a 300 brevissimi impulsi (0,7 ms) al secondo quando si avvicina a degli ostacoli, mentre volando in spazi aperti gli impulsi sono più lunghi (circa 1,18 ms) e meno ravvicinati (16-18 al secondo). Quando gli impulsi emessi dal pipistrello incontrano un ostacolo, vengono riflessi e ritornano verso l'animale come un'eco. I Pipistrelli odono i loro segnali e gli echi. È stato dimostrato che il loro udito è buono nella gamma degli ultrasuoni, e che il loro sistema uditivo gli permette di percepire gli echi anche nei momenti in cui impulsi ed echi si sovrappongono. A seconda della qualità degli echi, i Pipistrelli riescono non solo a localizzare gli ostacoli, ma anche a capirne in parte la natura, tanto è vero che danno la caccia e mangiano ‛ostacoli' come gli insetti, mentre ne evitano altri, come ad esempio fili dell'elettricità, muri, alberi o altri pipistrelli in volo. L'apparato che consente tale complessa attività e il meccanismo che la controlla sono ancora ignoti, come pure ignote sono le soluzioni biologiche ai diversi problemi della discriminazione e dell'interpretazione dell'eco durante il volo.

La scoperta di Griffin stimolò molte ricerche in questo campo; in realtà segnali di ecolocazione sono stati rilevati in molte altre famiglie di Pipistrelli e sembra probabile che tutte le specie esistenti si servano di ultrasuoni per orientarsi, inclusi i pipistrelli che si nutrono di frutta, sebbene questi ultimi abbiano occhi più grandi e funzionali e la caccia non sia la loro principale fonte di nutrimento.

Le caratteristiche dei segnali e la loro frequenza sono diverse da specie a specie. I pipistrelli che si nutrono di insetti (Vespertilionidi) emettono dei segnali abbastanza brevi (1-3 ms), di struttura complessa, generalmente nella gamma compresa tra 35 e 80 kHz. La pressione sonora può essere molto alta in alcune specie (110 dB a una distanza di 5 cm dalla bocca). La velocità di ripetizione varia da 10 a 200 o 300 segnali per secondo. I pipistrelli della famiglia dei Rinolofidi emettono segnali più lunghi (50-60 ms) e abbastanza forti a una frequenza praticamente costante (38 kHz nel grande Rhinolophus hildebrandti e 84 kHz nel più piccolo R. ferrumequinum). I cosiddetti ‛vampiri' (Megadermatidae) emettono impulsi brevissimi e deboli che consistono in 3 o 4 frequenze armoniche, rispettivamente di 20, 40, 60 e 80 kHz. I segnali di orientamento emessi dai vampiri americani (Phyllostomatidae) sembra che differiscano moltissimo da specie a specie.

Benché fondamentalmente le frequenze dei segnali emessi dai Pipistrelli siano ultrasonore, vi sono delle componenti udibili anche da un uomo che abbia un buon udito; sono percepite come ‛clic' che divengono poi un ronzio quasi continuo quando l'animale si avvicina a un ostacolo. Questo fenomeno era stato infatti riportato nel 1932 da uno zoologo olandese, Sven Dijkgraaf, che studiò questi ‛clic' appena percepibili prodotti dai Pipistrelli, notando che erano da mettere in rapporto con la capacità di evitare gli ostacoli. Queste attente osservazioni non furono tuttavia prese in molta considerazione e nessuno pensò di collegarle alle scoperte dello Spallanzani.

La ecolocazione a ultrasuoni è stata riscontrata anche nei toporagni e in molti mammiferi marini. I Cetacei, come ad esempio le Focene, possono localizzare con l'eco pesciolini di 15 cm in fondi molto bui. Il marsovino, anche se accecato, riesce a individuare ed evitare sottili fili metallici o di nailon sospesi nel suo acquario. Nella letteratura degli ultimi 20-30 anni sono stati spesso riportati dati sull'emissione o la percezione di ultrasuoni da parte dei Roditori. Gli scienziati ritengono che i ratti di laboratorio (Rattus norvegicus) pratichino l'ecolocazione, poiché hanno notato che animali privati della vista riescono a evitare gli ostacoli in un labirinto. Sembra tuttavia che l'ecolocazione dei Roditori sia diversa da quella dei Pipistrelli o degli animali marini; infatti anche quando riescono a trovare la strada in mancanza totale o parziale dell'aiuto visivo, sembra che essi non emettano suoni, ma forse utilizzino gli echi dei diversi rumori prodotti dai loro movimenti (un roditore che si muova su un mucchio di foglie secche produce un gran numero di ultrasuoni), quali segnali per evitare ostacoli. Anche gli esseri umani ciechi sembra sviluppino una simile capacità e utilizzino gli echi per evitare possibili urti; alcuni hanno tacchi metallici, altri tastano il pavimento o il terreno con un bastone, generando in tal modo dei ‛clic' e producendo un rumore di base che fornisce un'utile eco. Sono stati studiati diversi tipi di apparecchi in grado di fornire rumori di base con la speranza di facilitare ai ciechi il compito di individuare ed evitare gli ostacoli. Alcuni di tali apparecchi producono ‛clic' udibili, altri, più costosi, generano degli impulsi ultrasonori e trasformano gli echi ultrasonori in segnali percepibili dall'orecchio umano. Non è tuttavia certo che questi siano serviti allo scopo, in quanto l'apparecchio produce rumori percepibili che attraggono l'attenzione sulla menomazione del cieco. Questa può essere una ragione dell'insuccesso di tali apparecchi, ma è anche possibile che il cieco agisca ugualmente bene sia con apparecchi complicati sia con mezzi semplici.

2. La comunicazione tramite ultrasuoni.

Gli animali si servono di ultrasuoni anche per comunicare. Questo fenomeno è stato studiato principalmente nei Roditori. Un roditore appena nato può emettere un numero considerevole di ultrasuoni, la cui frequenza, anche in questo caso, varia a seconda della specie. La frequenza dei segnali emessi dai topi (Mus musculus) è compresa nella gamma da 60 a 100 kHz; quella dei ratti (Rattus norvegicus) è compresa tra 35 e 55 kHz, quella dei criceti (Mesocricetus auratus) è intorno ai 40 kHz. I suoni possono avere una durata che varia da circa 10 a 100 ms in un topolino piccolo e possono raggiungere pressioni sonore che arrivano a 100 dB a 10 cm dalla bocca. Il ritmo di emissione può, per brevi periodi, superare i 200 suoni per minuto. Gli impulsi vengono emessi durante l'espirazione. I piccoli dei Roditori emettono suoni quando si trovano in pericolo. Finora sono stati identificati due diversi richiami che segnalano pericolo, uno emesso quando i piccoli hanno freddo, un altro quando sono sottoposti a una inconsueta stimolazione tattile, come per es. nel caso che vengano manipolati da uno sperimentatore o quando vengono recuperati da un topo adulto; è tuttavia possibile che esistano anche altri tipi di segnali. Quando un topolino si perde emette dei suoni che sono un miscuglio di questi due segnali: egli infatti sente freddo avendo lasciato il suo caldo nido (33 °C circa) e non riesce a mantenere il corpo alla sua temperatura normale costante di circa 38 °C, dato che i piccoli dei Roditori sono pecilotermi, cioè la loro temperatura corporea, nei primi giorni di vita, è uguale alla temperatura ambiente; solo progressivamente divengono omeotermi, acquisiscono cioè la capacità di mantenere la temperatura del proprio corpo praticamente costante anche se la temperatura dell'ambiente cambia. I topolini che si allontanano, oltre a sentire freddo, ricevono insoliti stimoli tattili, in quanto vengono a trovarsi in contatto con la terra o col pavimento della gabbia invece che col nido, con gli altri topolini della cucciolata e con la madre. Pertanto emettono una mescolanza di suoni dovuti sia al freddo sia alla stimolazione tattile, le cui proporzioni variano a seconda dell'età.

I roditori adulti percepiscono i segnali ultrasonori di pericolo emessi dai piccoli. Recenti studi hanno dimostrato come il loro udito sia molto buono entro la gamma di frequenze usate per i segnali di pericolo emessi dai piccoli della loro specie. Il ratto adulto percepisce meglio suoni a 40 kHz, che è la frequenza abituale dei segnali emessi dai piccoli in pericolo. È interessante rilevare che l'udito di alcuni roditori, quali il topo selvatico (Apodemus sylvaticus), il topo campagnolo rossastro (Clethrionomys glareolus) e una specie di gerbillo (Meriones shawi), è migliore a due diverse frequenze: una, udibile dall'uomo, è quella che consente di percepire i lunghi e intensi segnali di paura o di intimidazione emessi da altri adulti; l'altra, ultrasonora, corrisponde nei tre animali studiati alla frequenza dell'emissione ultrasonora propria dei piccoli della specie.

I segnali di pericolo emessi dai piccoli hanno una notevole influenza sul comportamento materno. Un tipo di segnale, quello che potrebbe esser dovuto al freddo, determina una reazione positiva: esso infatti sembra che attragga l'adulto sollecitandolo a ricercare e ricondurre al nido i piccoli che si sono allontanati, o a costruire il nido. L'altro tipo di richiamo, quello che potrebbe esser determinato dalla stimolazione tattile, sembra che eserciti invece una reazione negativa, nel senso che può bloccare l'attività dell'adulto; in questo modo possono essere evitati un'aggressione o un trattamento troppo brusco del piccolo. A conferma di ciò sono state portate numerose osservazioni e dati sperimentali.

Il topo adulto (Mus musculus) ritrova rapidamente i piccoli dispersi che, in questa situazione, emettono segnali ultrasonori, mentre sembra che si imbatta solo per caso con piccoli morti o narcotizzati che non possono emettere segnali. Benché questo fatto suggerisca che i segnali siano essenziali per una precisa localizzazione da parte dell'adulto dei piccoli dispersi, si potrebbe sostenere che i piccoli normali possono aver emesso segnali diversi dai suoni di pericolo. La trasmissione dell'odore, per esempio, favorita dai movimenti del piccolo normale, può aver aiutato l'adulto a ritrovarlo. Sono stati perciò ideati degli esperimenti nei quali gli animali adulti potessero percepire soltanto i segnali ultrasonori di pericolo, senza che ci fosse nessun'altra sollecitazione da parte dei piccoli; ciò è stato ottenuto utilizzando delle registrazioni dei segnali ultrasonori dei piccoli. Quando tale registrazione fu fatta ascoltare ad alcune femmine di topo selvatico (Apodemus sylvaticus) mentre stavano allattando, esse abbandonarono immediatamente il nido dopo essersi staccati i piccoli dal seno e averli rimessi in fretta nel nido, e si diressero subito verso l'altoparlante che emetteva i richiami. In alcuni casi le femmine cercarono di mordere il diaframma metallico dell'altoparlante come se volessero raggiungere i piccoli ‛che vi stavano dietro'. Quando viceversa furono trasmessi dall'altoparlante rumori di altro tipo, sempre percepibili dagli animali, non furono notate reazioni simili da parte delle femmine, che restarono nei loro nidi ad allattare i piccoli. Allo stesso modo i ratti adulti (Rattus norvegicus) alzano la testa e orientano la testa e il corpo verso un microfono che trasmette ultrasuoni di un piccolo isolato, e le femmine che allattano abbandonano il nido per andare a cercarlo. Questi risultati dimostrano quindi che i richiami del piccolo in pericolo attirano l'attenzione dell'adulto, conducendolo verso di lui.

Quando l'adulto ha raggiunto il piccolo che emette segnali di pericolo, lo riconduce al nido e, spesso, dopo questa attività di recupero cerca di rendere migliore il nido aggiungendo nuovo materiale o rendendo più uniformi le pareti e il soffitto. Anche questi due tipi di comportamento materno, che sono proprio quelli necessari ad arrecare sollievo ai piccoli infreddoliti, sono fortemente stimolati dai segnali ultrasonori di pericolo; anzi, queste attività divengono molto più probabili, più intense e di più lunga durata se un adulto si trova in presenza di piccoli che emettono suoni anziché di piccoli silenziosi. Una femmina è stata vista una volta recuperare ben 148 piccoli, uno dopo l'altro, di età diversa e appartenenti a varie cucciolate (questa attività fu interrotta non dall'animale ma dall'intervento degli sperimentatori). I piccoli erano stati sparsi per tutta la gabbia, ma tutti emettevano forti segnali. Tuttavia, appena furono introdotti dei piccoli silenziosi (narcotizzati o non tanto piccoli da emettere segnali se isolati), l'azione di recupero cessò rapidamente. Il comportamento che determina la costruzione del nido è soggetto a variazioni dello stesso tipo: si verifica con frequenza e intensità se l'adulto si trova ad aver cura di piccoli che emettono suoni e cessa in presenza di piccoli silenziosi. Invece, altre importanti attività materne, quali quelle di leccare il piccolo e di allattarlo, avvengono indipendentemente dalla presenza o meno di emissioni ultrasonore di pericolo.

Gli effetti inibitori delle emissioni ultrasonore dei piccoli che abbiano ricevuto un insolito stimolo tattile possono essere facilmente osservati nei topi (Mus musculus). Se si sottopone un animale privo di precedenti esperienze in tal senso, come ad esempio un topo che non abbia mai visto piccoli, a un test tipo di comportamento materno consistente nel mettere un piccolo a una certa distanza dal suo nido, si vede che l'animale si prende immediatamente cura del piccolo. Una femmina vergine o un maschio senza esperienze di allevamento osserverà e annuserà il piccolo per breve tempo in media uno o due minuti - per mostrare subito un comportamento materno che si manifesta in una serie di azioni aventi un determinato ordine. Prima di tutto lo va a prendere, poi in genere lo lecca, quindi costruisce il nido e per ultimo si accovaccia in posizione di allattamento. Benché topi inesperti, maschi o femmine, assumano tutti questi comportamenti, essi non sono abili come gli animali esperti e spesso trattano i piccoli in modo goffo. Pertanto, in situazioni di questo tipo viene emessa una gran quantità di ultrasuoni provocati da inconsueti stimoli tattili. L'osservatore umano e lo sperimentatore possono così studiare contemporaneamente il comportamento dell'adulto inesperto e i segnali ultrasonori emessi dal piccolo, con un rilevatore o con un ricevitore di ultrasuoni.

Queste osservazioni hanno dimostrato che l'adulto risponde alle sollecitazioni dei segnali interrompendo l'attività che sta svolgendo per dedicarsi a un'altra; se, ad esempio, l'adulto sta recuperando un piccolo può lasciarlo cadere, correre al nido, magari dedicandosi per un po' alla sua costruzione, e poi ritornare verso il piccolo; se il segnale viene ricevuto mentre sta leccando un piccolo, determina sempre l'interruzione di questa attività che viene spesso sostituita dal miglioramento del nido. É difficile che vengano emessi segnali mentre l'adulto sta costruendo il nido; questo caso può tuttavia verificarsi quando l'adulto solleva un piccolo insieme a un po' di materiale razzolando con le zampe anteriori. In risposta a questi richiami l'adulto interrompe il lavoro e spesso comincia a leccare il piccolo.

Per rivelare gli ultrasuoni esistono degli apparecchi piccoli, pratici e relativamente poco costosi. Sono stati inizialmente progettati per ascoltare i Pipistrelli e ora vengono usati per studiare il comportamento acustico di molti altri animali. L'apparecchio è composto di un microfono a capacità e di un radioricevitore, che rilevano i segnali ultrasonori e li trasformano in segnali percepibili dall'orecchio umano. Ne esistono in commercio di due tipi: il primo è in grado di ricevere tutti i segnali compresi tra 20 e 200 kHz senza sintonizzarvisi; il secondo, del tipo ‛accordato', rivela tutti i segnali compresi in una banda di circa 5 kHz centrata su una certa frequenza variabile. Per usarlo è pertanto necessario conoscere approssimativamente la frequenza del suono che si vuole studiare; esso ha il vantaggio di indicare altri fattori dell'emissione sonora. Il rivelatore accordato dà infatti delle informazioni sui parametri fisici dei segnali. I ‛clic' sono prodotti o da segnali molto brevi (meno di 5 ms) a frequenza costante, o da transienti o da spazzolamenti in frequenza. Quando il segnale rimane in sintonia a frequenza costante o quasi costante per più di circa 5 ms si sente un fischio di effetto ‛eterodina'. Attualmente si sta studiando un rivelatore che riunisca i vantaggi di tutti e due gli apparecchi, cioè individui tutti i segnali ultrasonori compresi tra 20 e 200 kHz e vi si accordi.

Il comportamento materno del topo ‛irrequieto' (fidget mouse) è importante perché convalida la tesi che le emissioni ultrasonore dei piccoli possono stimolare alcune attività così come inibirne altre. Il topo ‛irrequieto' è un mutante sordo del topo di laboratorio; l'animale probabilmente non può udire i segnali di pericolo dei suoi piccoli ed è praticamente incapace di allevare la cucciolata. Per conservare una popolazione di questi topi bisogna quindi far allevare da madri normali i piccoli nati da madri ‛irrequiete'. Una prima difficoltà di rapporto tra la madre ‛irrequieta' e i suoi figli si ha al momento del parto; infatti è molto frequente che la madre, dopo aver mangiato la placenta e il cordone ombelicale, mangi anche i piccoli. È probabile che la madre non riesca a distinguere la placenta dai piccoli, dato che non sente i loro segnali. I piccoli ‛irrequieti' che sopravvivono non raggiungono lo svezzamento se vengono lasciati con la madre: vengono abbandonati sparsi per la gabbia e muoiono di freddo e di fame. La madre non li va a cercare e non li riporta al caldo nel nido, in altre parole essa non mostra proprio quei comportamenti (ricerca, recupero e costruzione del nido) che, come abbiamo visto, sono stimolati dai segnali ultrasonori emessi dai piccoli. L'animale, tuttavia, è in grado di nutrire e pulire i piccoli purché un operatore gli fornisca il nido e impedisca che i piccoli lo abbandonino. Ma, come abbiamo già detto, queste due attività sembra che non siano correlate ai segnali ultrasonori.

3. Effetti degli ultrasuoni sul comportamento.

I Roditori mantengono la capacità di emettere ultrasuoni per tutta la vita e usano gli ultrasuoni in svariate situazioni sociali. Via via che l'animale cresce cambiano le caratteristiche fisiche delle emissioni ultrasonore, così come le condizioni che determinano tali emissioni e i contesti comportamentali.

I ratti in lotta emettono due tipi di segnali ultrasonori. Impulsi corti, di 30-60 ms a una frequenza di 50 kHz, sono molto frequenti e sono probabilmente emessi dall'animale più aggressivo e che quindi riesce ad avere il predominio; si possono sentire per un lungo periodo dopo che la lotta è terminata e che l'intruso è stato cacciato dal territorio dell'animale vincitore. È verosimile che questi segnali abbiano un carattere intimidatorio. Sembra che l'animale sconfitto emetta invece impulsi lunghi, fino a 700 ms alla frequenza di circa 22 kHz, in corrispondenza con le lunghe espirazioni del ratto sconfitto che ha sempre una tipica respirazione alterata, o aritmica. Questi segnali potrebbero avere una funzione di difesa (sono simili ai segnali dei piccoli trattati rudemente), cioè potrebbero contribuire a far cessare l'aggressione del rivale.

Gli ultrasuoni permettono anche la comunicazione tra roditori di sesso diverso durante il periodo del corteggiamento. Durante l'estro, la femmina del criceto inizia le sue emissioni sonore all'approssimarsi del maschio. Questo tipo di richiamo è utile per distinguere una femmina in estro da una in un diverso stato fisiologico: le femmine dei Roditori, infatti, e in particolare quelle dei criceti, sono sempre estremamente aggressive nei confronti dei maschi, tranne che durante il periodo dell'estro. Durante l'accoppiamento e nei tentativi di accoppiamento, gli ultrasuoni emessi dai ratti hanno una frequenza di 50 kHz, quelli dei topi una frequenza di 70 kHz. Non si sa ancora, tuttavia, quale sia l'animale che emette i segnali durante l'accoppiamento e in quale momento. Nel periodo post-eiaculatorio, o periodo refrattario, il maschio emette una sorta di ‛canto', composto da una serie di impulsi lunghi e regolari a 22-23 kHz, della durata di 1-3 secondi, che si succedono a intervalli di circa 250 ms e formano una sequenza di lunghezza variabile. L'intensità può raggiungere gli 80 dB a una distanza da 5 a 10 cm dalla bocca del ratto. Questi segnali ultrasonori sono molto simili a quelli emessi dal ratto sconfitto, e hanno pressappoco le stesse caratteristiche fisiche. Anche in questo caso le emissioni ultrasonore coincidono con le lunghe e tipiche espirazioni della respirazione alterata che dura per tutto il periodo refrattario durante il quale il maschio non è in grado di riprendere l'attività sessuale. Infine, anche la funzione sembra essere simile poiché le femmine evitano di avere contatti con i maschi refrattari; esse non corteggiano il maschio, non saltano, non gli si strusciano addosso, non drizzano le orecchie per tutto il tempo che questo emette il ‛canto' del periodo successivo all'eiaculazione, ma si tengono a distanza dedicandosi alla propria toeletta.

Studi sul comportamento acustico del topo campagnolo rossastro (Clethrionomys glareolus) hanno dimostrato che possono essere emessi ultrasuoni anche per comunicare con altri membri della propria specie. Quando un topo campagnolo adulto rimane isolato dal gruppo o dal proprio partner o dalla famiglia, emette un segnale tipico che pare inibisca le reazioni di fuga degli altri adulti della sua stessa specie. Infatti, adulti esposti a segnali ultrasonori artificiali, che non abbiano le stesse caratteristiche di un richiamo proveniente da un partner lontano, reagiscono dapprima mostrando un ‛atteggiamento da predatore', o drizzando le orecchie, probabilmente per dimostrare che ascoltano il segnale; quindi drizzano i peli sul dorso, il che talvolta esprime paura, e infine assumono un atteggiaménto di insmobilità completa. Queste reazioni, e in modo particolare l'ultima, sono utili all'animale per sfuggire al predatore: infatti gli Uccelli e i gatti si interessano soltanto a roditori in movimento e si disinteressano delle prede immobili. Quando i topi ricevono segnali da un membro della propria specie rimasto isolato dagli altri non manifestano nessuna ditali reazioni: essi, al contrario, aspettano o emettono a loro volta segnali o, infine, si muovono alla ricerca dell'animale rimasto isolato. La comunicazione permette, quindi, di distinguere gli appartenenti alla propria specie da altri animali, eventualmente pericolosi, e fornisce all'animale smarrito una guida per tornare verso la propria famiglia o il proprio gruppo.

È stato dimostrato che lo stesso tipo di segnale viene emesso da una femmina di topo separata dai propri cuccioli. In questo caso la madre, appena nota che il nido è vuoto, inizia a emettere ultrasuoni in modo regolare e continuo e può continuare a lungo se i piccoli rimangono o vengono trattenuti a distanza. È probabile che questi segnali abbiano la stessa funzione di quelli emessi da un roditore adulto che si sia perso. Poiché questi segnali inibiscono la reazione di fuga dei piccoli, potrebbero facilitare la riunione tra madre e cucciolata.

La comunicazione per mezzo di segnali ultrasonori è stata studiata nei Roditori, ma è certamente possibile che le specie che si servono di ultrasuoni per la navigazione utilizzino segnali simili o differenti anche per comunicare e che anche altre specie comunichino per mezzo di emissioni ultrasonore.

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