UMBERTO di Silva Candida

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 97 (2020)

UMBERTO di Silva Candida

Nicolangelo D'Acunto

UMBERTO di Silva Candida (di Moyenmoutier). – Nacque attorno all’anno 1000, in località imprecisata, forse in Borgogna.

La data è suggerita dall’anno d’ingresso come oblato a Moyenmoutier (1015), da qui la variante del nome nella storiografia franco-tedesca; quanto al luogo Benzone d’Alba e Berengario di Tours (citato da Lanfranco di Canterbury) optano per la Borgogna (de Burgundia, Burgundus); Lanfranco per la Lotaringia; Bonizone di Sutri, che la storiografia recente (Dischner 1996) considera più affidabile in quanto vicino agli ambienti riformatori romani, per la Gallia Lugdunensis (anche se va notato che Bonizone scrive venti anni più tardi, e non è detto che le informazioni sui personaggi dell’età pregregoriana circolassero ancora). Sigeberto di Gembloux, infine, lo dice Tullensis monachus, ma solo perché nell’XI secolo Moyenmoutier apparteneva a quella diocesi (Toul).

L’abbazia di Moyenmoutier era il cuore della riforma monastica fiorita nell’area lorenese: lì si erano sviluppati quegli orientamenti rigoristici che, grazie allo stesso Umberto e a Brunone di Toul (Leone IX), influenzarono in maniera decisiva la riforma di Gregorio VII. Peraltro i tratti di questa pretesa réforme lorraine e del suo programma sono sfocati; la biblioteca di Moyenmoutier, per es., non conservava quelle Decretali Pseudo-Isidoriane che costituirono il principale riferimento canonistico dei riformatori, specialmente in materia di ingiudicabilità del papa e dei vescovi (Hoesch 1970). A meno di non postulare improbabili sue letture esterne alla biblioteca di Moynemoutier, dobbiamo dunque ritenere che Umberto non avesse ricevuto una formazione canonistica prima del suo arrivo in Italia.

Leone IX soggiornò a Moyenmoutier (che apparteneva alla sua diocesi) poco dopo l’elezione papale negli ultimi giorni del 1048 e l’anno seguente nel vicino monastero di St.-Dié. Forse il papa già conosceva Umberto, che probabilmente fu uno dei tre vescovi italici che secondo le Dedicationes ecclesiae Sancti Arnulfi parteciparono l’11 ottobre 1049 alla consacrazione papale della chiesa abbaziale di St.-Arnoul di Metz.

Secondo un altro documento coevo, Umberto presenziò alla concessione di un privilegio papale per il capitolo cattedrale di Metz. Il documento, nel quale egli si sottoscrisse come cardinale e vescovo di Silva Candida (titolo di cui non era ancora fornito), è falso, ma forse l’estensore attinse l’informazione della presenza di Umberto a Metz da fonti affidabili, oggi perse.

Poche settimane dopo (inizi novembre) Umberto accompagnò il papa nella visita al monastero di Altdorf, presso Strasburgo. Nell’occasione scrisse il testo di un responsorio per s. Ciriaco, la cui musica fu composta dallo stesso pontefice. La critica (Dischner 1996) ha invece negato su basi cronologiche e contenutistiche l’ipotesi, sostenuta da Anton Michel su fragili basi stilistiche, che Umberto abbia scritto un nutrito corpus di opere giovanili (Vita Hidulfi, Libellus de s. Hidulfi successoribus, Vita Deodati, Responsori per Deodato e Ildulfo, Vita beati Leonis pape, Vita Gerardi Tullensis episcopi, Ecbasis cuiusdam captivi per tropologiam, il trattato De ordinando pontifice).

Il 2 maggio 1050 Umberto comparve per la prima volta a sud delle Alpi: partecipò a un sinodo a Roma, ove assistette alla canonizzazione di Gerardo di Toul. È definito (in modo meramente onorifico, essendo l’isola ancora occupata dagli arabi) «Humbertus Siciliensis [archiepiscopus]», in relazione con le speranze del papa di riportare la Sicilia sotto il suo controllo grazie all’aiuto normanno. Ma il progetto fallì e Umberto fu nominato (forse proprio nei giorni di quel sinodo, 29 aprile-3 maggio) cardinale vescovo di Silva Candida, quale successore di Crescenzio.

In un documento sublacense non datato, ma attribuibile anch’esso al maggio del 1050, Umberto è attestato per la prima volta come arcivescovo e cardinale («Umberto archiep. s. Rufinae», cioè della chiesa delle Ss. Rufina e Seconda detta di Silva Candida) e riassume in sé l’iniziale dignità arcivescovile di Sicilia e quella cardinalizia, che ricevette proprio durante il sinodo.

Non accompagnò Leone IX nel viaggio compiuto Oltralpe nel 1050-51, ma restò a Roma a farne le veci, vista la sempre crescente importanza che venne assumendo all’interno della Curia pontificia. Non prese parte dunque, o non lo fece in quella circostanza, alla disputa con Alinardo di Lione, che aveva indotto Leone IX a dubitare dell’autenticità di non meglio precisate reliquie di s. Stefano (forse quelle conservate in un altare della cattedrale di Toul). Secondo Jean de Bayon la controversia, nella quale Umberto prevalse, si sarebbe svolta nella città francese il 22 ottobre 1050.

Poco dopo il 27 febbraio 1051, quando è attestato come testimone (senza sottoscrizione autografa) in un documento di donazione per l’abbazia di S. Lorenzo di Coltibuono, Umberto fu inviato dal papa, con Domenico, patriarca di Aquileia, come legato a Benevento dopo la momentanea cacciata del principe Pandolfo III, e rientrò nell’Urbe in aprile, dopo aver ricevuto il giuramento di fedeltà al papa da parte dei beneventani. Proprio a seguito di questo Leone IX poté recarsi nella città campana nell’estate del 1051, mentre a Roma Umberto scriveva in sua vece una lettera a proposito di Berengario di Tours (già scomunicato per simonia). La lettera, che rappresenta la prima opera sicuramente scritta da Umberto, rispondeva a un’istanza rivolta al papa da Eusebio, vescovo di Angers, fautore di Berengario di Tours e della sua dottrina eucaristica. Umberto ne respinse risolutamente, insieme con le dottrine filoberengariane, pure l’opinione ‘possibilista’ in materia di divorzio.

Sul tema eucaristico Umberto sarebbe tornato anche nel 1059, componendo il testo della ritrattazione imposta dal sinodo lateranense a Berengario. Non è chiaro se si riferisse a questo scritto l’opera perduta Umberti Episcopi de corpore et sanguine Domini, menzionata nel catalogo della biblioteca di Pomposa.

Nell’estate-autunno del 1052, invece, Umberto accompagnò il papa prima in Ungheria (ove Leone IX mediò un accordo fra Enrico III, che assediava Bratislava, e il re Andrea; 15 agosto-30 settembre), poi a Regensburg (traslazione delle reliquie di s. Wolfango e consacrazione della cripta di S. Emmerano; 7 ottobre), infine a Bamberga (18 ottobre). Rientrato in Italia, alternò all’ordinaria amministrazione curiale (consacrazione di Pietro vescovo di Le Puy, a Rimini il 14 marzo 1053; a Benevento accoglimento in Curia di Desiderio di Montecassino, il futuro Vittore III, e concessione di privilegi a S. Vincenzo al Volturno, 10 giugno) il lavoro di traduzione dal greco del pamphlet contro gli azzimi indirizzato da Leone, primate della Chiesa greco-bulgara di Ochrida, all’arcivescovo di Trani Giovanni.

Umberto era leader dell’ala radicale della Curia romana e forse il trattato gli fu inviato a bella posta da chi, come il barese Argiro, nel Meridione d’Italia era ostile alla riconciliazione, che si andava profilando, fra papato e Impero bizantino. In effetti il cardinale di Silva Candida considerò l’opuscolo di Leone come un attacco al primato della Chiesa romana e alla sua indefettibilità, e nella sua traduzione dal greco aggiunse a quello dell’autore il nome del patriarca di Costantinopoli Michele Cerulario. Umberto affermò di avere partecipato al sinodo convocato da Leone IX a Bari nel settembre del 1053 per trattare del Filioque (Regesta Imperii, RI 1113).

Nei mesi successivi, sino allo scisma del 1054, continuò l’attività di polemista in nome proprio e del papa; l’attribuzione esclusiva a lui di tutti i testi – lettere di Leone IX a Pietro di Antiochia, a Costantino IX Monomaco (Benevento, gennaio 1053, RI 1131), a Michele Cerulario (1054, RI 1132) – è oggi discussa, mentre più probabile è una sua compartecipazione alla stesura con il pontefice. Con Stefano di Lorena e Pietro di Amalfi, Umberto scrisse invece la Contradictio adversus Niketam durante il sinodo di Bari dell’autunno del 1053, nonché la bolla di scomunica a Cerulario (1054). La maggior parte dei manoscritti assegna poi a Umberto il Dialogus inter Romanum et Constantinopolitanum (Adversus Graecorum calumnias), sui problemi teologici e liturgici che portarono allo scisma; fu composto a Costantinopoli durante la legazione iniziata (da Bari) nel gennaio del 1054, cui partecipò con i due personaggi sopra menzionati. Nella capitale dell’impero ebbe rapporti amichevoli con l’imperatore Costantino Monomaco, che acconsentì al rogo di un testo del monaco Niceta, lesivo della dignità del papa. Ostili furono invece i rapporti con Cerulario, che Umberto e i suoi colleghi scomunicarono il 16 luglio 1054 lasciando la bolla sull’altare della basilica di S. Sofia; il 20 luglio andarono via da Costantinopoli.

Di tutto ciò Umberto rese conto in una sorta di relazione scritta al nuovo papa, Vittore II (in luogo di Leone IX, morto in marzo). Alla scelta di costui (al secolo, Gebeardo di Eichstätt, parente di Leone IX e dunque non sgradito all’ambiente curiale), il cardinale di Silva Candida mise mano ampiamente, durante un viaggio di consultazione presso Enrico III a Magonza (viaggio compiuto con Bonifacio di Albano e l’arcidiacono Ildebrando nel novembre del 1054). Il 13 aprile 1055 presenziò a Roma all’intronizzazione del nuovo pontefice, con il quale la sua posizione eminente in Curia non subì scosse.

Pertanto Umberto fiancheggiò in una serie di atti di governo il papa (sentenza per questioni di decima, favorevole al monastero di Leno contro il vescovo di Luni, 1055-57) e il vescovo di Siena Giovanni (documento del 10 aprile 1056, chiesa di Tarciano); accompagnò il papa (Natale 1056) in Germania in visita all’infante Enrico IV, mentre in Italia gli consigliò di assolvere dalla scomunica il conte Trasmondo di Chieti, che restituì all’abbazia di Montecassino il borgo di Frisa da lui precedentemente usurpato (27 aprile 1057). Un successivo privilegio, da Umberto stesso dettato, concerne la sua chiesa delle Ss. Rufina e Seconda (8 maggio 1057), e pochi giorni dopo fu inviato a Montecassino per risolvere con ogni mezzo, scomunica compresa, la controversa elezione abbaziale di Pietro (13-17 maggio 1057); poi, nell’ultimo mese di vita del papa (morto il 28 luglio), sottoscrisse un privilegio indirizzato al nuovo abate cassinese Federico di Lorena (24-27 luglio 1057), un altro per il vescovo di Embrun (7 luglio), e contribuì al dibattito finalizzato a dirimere la secolare controversia fra i vescovi di Siena e Arezzo per alcune pievi di confine.

Nel conclave che portò all’elezione del suo amico e collaboratore Federico di Lorena (Stefano IX; 2 agosto 1057) Umberto ebbe gran parte. Concordia e comunione tra i due erano scontati; condivisero subito, con marcata sensibilità antiortodossa, memori della gloriosa legazione del 1054, una serie di divieti in materia liturgica e di disciplina del clero.

L’ascesa di Umberto proseguì anche nel nuovo breve pontificato, con l’assunzione della carica (citata anche nelle sottoscrizioni dei diplomi per Lucca, 18 gennaio, e Arezzo, 19 novembre) di bibliotecarius Sanctae Romanae et Apostolicae sedis (Roma, 18 ottobre 1057). Un’altra raffica di privilegi fu sottoscritta da Umberto durante un viaggio con Stefano IX a Montecassino (per S. Prospero di Reggio, 5 dicembre; per il vescovo Pandolfo Marsi, 9 dicembre ecc.) e dopo il ritorno a Roma (per Cluny, 6 marzo 1058; per la Chiesa di Salerno, 24 marzo 1058). Accompagnò probabilmente Stefano IX nel viaggio in Toscana durante il quale il papa morì (Firenze, 29 marzo 1058).

Umberto fu favorevole all’accordo tra i riformatori romani e la corte del marchese di Tuscia Goffredo il Barbuto, fratello di Stefano IX, e di conseguenza dovette appoggiare la scelta da lui fatta di Gerardo, vescovo di Firenze, come nuovo papa in opposizione a Benedetto X (Giovanni Mincio), insediato dall’aristocrazia romana il 5 aprile 1058. Insieme con gli altri cardinali, che come lui avevano giurato a Ildebrando di non scegliere un nuovo papa prima del suo ritorno dalla Germania, fuggì da Roma e raggiunse prima Benevento, quindi Montecassino, ove l’abate Desiderio lo invitò a trascorrere con lui la Pasqua. In estate si recò in Toscana, ove dedicò un oratorio dell’abbazia di Vallombrosa (9 luglio 1058). Nel dicembre dello stesso anno partecipò alla consacrazione delle chiese di S. Pietro in Monte Muro e di S. Lorenzo di Coltibuono presso Firenze, e a Siena concorse all’elezione di Niccolò II, per poi fare ritorno a Roma con il nuovo pontefice scortato da Goffredo. Attestato a Roma dal 29 gennaio al 17 febbraio 1059, si recò quindi a Spoleto (2 marzo) e a Osimo (8 marzo), tornando a Roma per partecipare al sinodo lateranense del 13 aprile 1059, di cui sottoscrisse il decreto sull’elezione del papa. In agosto fu di nuovo a Benevento e a Melfi, e il 14 ottobre 1059, a Perugia, sottoscrisse il privilegio di Niccolò II per l’abbazia di S. Pietro. Dal 14 novembre al 10 febbraio 1060 fu a Firenze, prima di raggiungere Fano (19 febbraio) e Roma (15 aprile-16 maggio), ove elaborò in prima persona, a quanto pare, il testo del decreto antisimoniaco approvato dal sinodo quaresimale.

La lotta alla simonia costituì in effetti il focus della sua azione riformatrice e trovò espressione sia nella lettera De simoniaca heresi (1050 circa), a lui attribuita con buoni argomenti (J.J. Ryan, Letter of an anonymous French reformer..., 1953), sia nella cosiddetta Epistola Widonis (1054-55, secondo Anton Michel, Die Antisimonistischen...,1938).

Umberto fu certamente competente in diritto canonico, ma la critica recente ha smantellato le numerose, tradizionali attribuzioni a lui di fondamentali testi canonistici (la Collezione in 74 titoli, una versione riformatrice del Decretum di Burcardo di Worms, persino il decreto del 1059 sull’elezione pontificia).

La sua opera principale resta il trattato Adversus symoniacos, scritto tra il 1057 e il 1060 e tràdito da un solo codice (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Ms. Plut. 19.34). Contro la posizione morbida di Pier Damiani, Umberto affermò risolutamente che erano da ritenersi del tutto prive di validità le ordinazioni anche gratuite (e dunque in sé e per sé non simoniache) impartite dai simoniaci. Costoro erano inibiti all’amministrazione dei sacramenti in quanto eretici; sentendosi autorizzati a disporne liberamente, come di un qualsiasi bene oggetto di scambio commerciale, si ritenevano superiori allo Spirito Santo, ma non avendolo ricevuto non potevano trasmetterlo. Si configurava così, agli occhi di Umberto, una sorta di dualismo tra la Chiesa di Cristo e quella dell’Anticristo (ovvero dei simoniaci e di chi veniva a qualsiasi titolo a contatto con loro). Nel terzo libro dell’Adversus simoniacos, poi, Umberto rintuzza (insistendo sulla sacralità delle res Ecclesiae e sulla loro inscindibilità dall’ufficio a esse correlato) l’opinione di chi pagava per ottenere le cariche ecclesiastiche, sostenendo che la transazione economica riguardava la gestione dei beni, mentre l’ordinazione sacramentale era gratuita,

Dal punto di vista metodologico ed espositivo, Umberto viene considerato un prescolastico, in quanto nella sua opera il tradizionale ricorso alle auctoritates, in massima parte mutuate dalle collezioni canoniche anche se di provenienza formalmente patristica, si affianca a un uso sistematico della ratio nel corso del dibattito fittizio tra un corrector, dietro il quale l’autore cela sé stesso, e un corruptor.

Le idee di Umberto furono abbracciate dai riformatori radicali, come i patarini lombardi e i vallombrosani, nel corso della lotta per le investiture, ma ebbero scarsa fortuna nel prosieguo del Medioevo; prevalse invece la prospettiva moderata di Pier Damiani. A questo si deve forse la dispersione dei manoscritti che in origine contenevano l’Adversus simoniacos.

Dopo un soggiorno a Farfa (fine 1060), Umberto tornò a Roma; si sottoscrive infatti come bibliotecario della Sede apostolica tra il 18 e il 30 aprile 1061.

Morì pochi giorni dopo, il 5 maggio 1061.

Vittore II, nel confermargli il privilegio per la chiesa di Silva Candida, riconosceva a Umberto di avere servito la causa della Sede apostolica sotto Leone IX «anche sopra le sue forze e capacità» («supra vires tuas et facultates hactenus exhibuisti», Victoris II papae Epistolae et diplomata pontificia, in PL, 143, 1882, col. 828), mentre Othlone di St. Emmeram lo definì «inesauribile compagno del papa Leone e suo ascoltatissimo consigliere» («venerabili Humperto episcopo, illo videlicet, qui beati Leonis nuperrimi papę comes iugis consiliariusque acceptissimus extitit», Liber Visionum, a cura di P.G. Schmidt, 1989, p. 86). Costituisce un monumento notevole del Nachleben di Umberto, che presso i contemporanei aveva goduto di ampia reputazione, il componimento in versi dal tono encomiastico, scritto nel monastero di S. Arnould di Metz al tempo dell’abate Guarino (1050 circa), a dimostrazione della perdurante fama di Umberto nelle sue terre d’origine, nonostante avesse dispiegato la sua azione riformatrice in regioni lontane (K. Francke, Zur Characteristik..., 1882).

Opere. Contradictio adversus Niketam; Dialogus (Adversus Graecorum calumnias); Commemoratio, in C. Will, Acta et scripta, quae de controversiis ecclesiae Graecae et Latinae saec. XI extant, Lipsia 1861, pp. 92-126, 136-150, 150-152 = PL, 143, Paris 1882, coll. 929-973, 983-999, 1001-1004; K. Francke, Zur Characteristik des Cardinals Humbert von Silva Candida, in Neues Archiv der Gesellschaft für ältere deutsche Geschichtskunde, VII (1882), pp. 614-619; G. Becker, Catalogi Bibliothecarum Antiqui, Catalogi saeculo XII vetustiores, Bonn 1885, p. 161; Humberti cardinalis Adversus simoniacos libri tres, a cura di F. Thaner, in MGH, Libelli de lite, I, Hannover 1890, pp. 95-253; A. Michel, Die Antisimonistischen Reordinationen und eine neue Humbertschrift, in Römische Quartalsschrift für christliche Altertumskunde und für Kirchengeschichte, XLVI (1938), pp. 19-56; J.J. Ryan, Letter of an anonymous French reformer to a Byzantine Official in South Italy: De simoniaca heresi, in Medieval studies, XV (1953), pp. 239-242; J. Gilchrist, Die Epistola Widonis oder Pseudo-Paschalis, in Deutsches Archiv, XXXVII (1981), pp. 594-604.

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