FRACCHIA, Umberto

Enciclopedia Italiana (1932)

FRACCHIA, Umberto

Giovanni Titta Rosa

Nato a Lucca il 5 aprile 1889, morto a Roma il 5 dicembre 1930, di padre piemontese e di madre ligure. Compì in Roma gli studî classici, laureandosi in legge. Nel 1908 pubblicò il primo libro, Le Vergini, novelle, cui seguirono dieci anni di attività quasi interamente giornalistica e di viaggi nell'Oriente mediterraneo. Dopo aver partecipato con A. Onofri e altri alla fondazione della rivista Lirica (1912-13), entrò nel giornalismo; fu redattore della Tribuna e poi critico letterario dell'Idea nazionale, di cui alla fine della guerra tenne la carica di redattore capo. Interventista, partecipò alla guerra come ufficiale; nel 1921 fondò una casa editrice e poi, per due anni, fu direttore letterario della casa Mondadori. Critico drammatico del Secolo, nel 1925 fondò a Milano il settimanale La Fiera letteraria, di cui tenne la direzione per tre anni. Ideò e organizzò la prima Festa del libro, da cui sorse l'Alleanza nazionale del libro; fu corrispondente e collaboratore del Corriere della Sera, e di varie riviste. Nel 1929-30 riprese a viaggiare, e compì un viaggio in Portogallo per documentarsi su una vita di Carlo Alberto che non portò a compimento, essendo sopraggiunta la morte. Ha lasciato anche un lavoro teatrale inedito, Olimpio.

Come scrittore, il Fracchia ebbe singolare facoltà di avvolgere in un lume pacato e discreto, in un alone d'irrealtà in cui tutte le apparenze del reale restano tuttavia intatte ed evidenti, i sentimenti e le azioni dei suoi personaggi, essendo la sua attenzione psicologica, pur nella sua sicurezza intuitiva, priva di risentiti realismi. Come mostrano i suoi personaggi, egli ebbe della vita un'intuizione malinconica e patetica, spesso corretta da un sorriso di quieto umorismo. Uno stile fluido e sorvegliato, lievemente pittoresco e tendente, senza minuzie, a impasti grigi e fusi è la sua caratteristica più personale; essa ha fatto di lui uno tra i narratori più interessanti e moderni di questo trentennio della nostra letteratura.

Opere: Le Vergini (Roma 1908); La Favola dell'innocenza (Roma 1910): Venizelos contro lo stato d'Atene (Roma 1917); Il perduto amore, romanzo (Milano 1921; 2ª ed. 1930); Angela, romanzo (Milano 1923; 2ª ed. 1930); Piccola gente di città, racconti (Milano 1924; 2ª ed. 1930); La stella del nord, romanzo (Milano 1930); Gente e scene di campagna, prose e racconti (Milano 1931).

Traduz.: C. De Bergerac, Il pedante gabbato, e altri scritti comici (Roma 1913); C. De Coster, La leggenda d'Ulenspiegel e di Lamme Goedzak (Roma 1914); Bernardin De Saint-Pierre, Paolo e Virginia (Milano 1931).

L'Italia letteraria, genn. 1931 (numero ded. a U. F.); J. Busoni, U. F. favolista triste, in Interpretazioni, Firenze 1932, pp. 25-46.

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