UMBERTO II re d'Italia

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1949)

UMBERTO II re d'Italia


Negli anni dal 1939 al 1943 Umberto di Savoia (v. XXX, p. 967; App. I, p. 991), la cui qualifica di erede alla Corona veniva velatamente posta in discussione da parte di alcuni esponenti del partito fascista che davano una interpretazione estensiva ad un articolo della legge istitutiva del Gran Consiglio, non discusse mai la linea politica paterna e accettò la sua posizione di "subordinato gerarchico" del ministro della Guerra, Mussolini. Designato generale d'armata il 15 marzo 1938, comandante del gruppo d'armate dell'ovest e generale d'armata l'11 giugno 1940, comandante del gruppo armate del sud il 15 aprile 1942 e maresciallo d'Italia il 29 ottobre dello stesso anno, conservò durante tutta la guerra un estremo riserbo, che dovette accentuare, dopo l'8 settembre, per volere degli Alleati, che non gli permisero di assumere il comando di prima linea del Corpo italiano di liberazione, ma solo consentirono lunghi giri d'ispezione sul fronte di battaglia ove erano impegnati reparti di truppe italiane.

Dopo l'8 settembre, apertasi la crisi istituzionale, in seguito al ritiro di Vittorio Emanuele III dalla vita politica attiva, U., dopo la liberazione di Roma, venne nominato il 5 giugno 1944 luogotenente generale del regno; il 9 maggio 1946, dopo l'abdicazione di suo padre, venne assunto al trono col nome di Umberto II (con abbandono della formula "per grazia di Dio e per volontà della Nazione"), in attesa del referendum istituzionale. Il 5 giugno successivo, avuta notizia della maggioranza repubblicana nel referendum, ordinò la partenza della regina e dei principini per il Portogallo e il 13 giugno, dopo la proclamazione da parte della Cassazione dei risultati provvisorî e parziali del referendum e l'ordine del giorno del governo in cui veniva affermato che l'esercizio delle funzioni di capo dello stato era passato "ope legis" al presidente del Consiglio, partì per l'esilio, dichiarando in un proclama agli Italiani, nello sciogliere funzionarî e militari dal giuramento di fedeltà alla monarchia, di volere evitare col proprio atteggiamento nuovi lutti dolorosi al paese. Sotto il nome di conte di Sarre ha preso dimora a Cascais, presso Lisbona.

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