PRENCIPE, Umberto

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PRENCIPE, Umberto

Francesca Franco

– Nacque a Napoli il 14 luglio 1879 (ma fu denunciato allo stato civile il 16) da Amalia Joele e da Gaetano, direttore carcerario. Dopo la licenza tecnica a Napoli (1895) si trasferì con la madre e la sorella Angelina a Roma, e all’Accademia di belle arti (1897-99) seguì le lezioni di Dario Querci e Giuseppe Cellini. Completò la formazione nello studio del pittore Claudio Stepanoff, da cui apprese lo stile meissonier, allora di moda, e nel 1899 entrò nell’Associazione artistica internazionale, dedicandosi soprattutto alla pittura di paesaggio con una fattura larga e corposa (1901-03). Approfondì il disegno dall’antico e la natura morta alla scuola di nudo del Circolo artistico (1902), e a villa Borghese dipinse Ore solenni (1903, disperso; ripr. in Spinazzè, 2008, pp. 30 fig. 21, 247 n. 11). Giocata su un’atmosfera di sospensione temporale, l’opera segnò nel 1904 il suo esordio alla LXXIV Esposizione degli amatori e cultori di belle arti in Roma, dove fu acquistata dalla famiglia reale, e lo studio preparatorio dall’industriale Ignazio Florio (disperso; ibid., p. 30 fig. 22, cat. 12; un bozzetto è al Museo di Roma a palazzo Braschi). Grazie a Stepanoff scoprì il paesaggio umbro e scelse a luogo d’elezione Orvieto, dove si trasferì dal 1905 al 1910 e dove nel 1908 sposò Eufemia Benedetti, da cui ebbe due figlie, Maria (1910-44) e Giovanna (1911-2013). Nacquero lì i dipinti Orto tranquillo (ibid., p. 36 fig. 29, cat. 18) e Clausura (Roma, GNAM), ammirati alla LXXV Esposizione internazionale della Società degli amatori e cultori di belle arti in Roma nel 1905 per l’impaginazione compositiva di tipo fotografico. Il successivo Empirismo (trittico smembrato, Viareggio, collezione Amoretti e Roma, GNAM; ibid., p. 62 fig. 65, cat. 24), presentato nel 1906 alla Mostra nazionale di belle arti organizzata a Milano per l’apertura del valico del Sempione, mutuava invece dalla lettura di Victor Hugo l’attenzione ai problemi dell’attualità sociale.

L’interiorizzazione del dato oggettivo aprì la strada a umori simbolisti, trovando equivalenti espressivi nella tecnica dell’incisione, che Prencipe sperimentò da autodidatta. Ne sono un esempio: Incubo (1909, acquatinta, Orvieto, Fondazione Cassa di risparmio) e La veglia delle streghe (1908, acquatinta, Roma, Istituto centrale per la grafica; comparve nel 1910 sia alla Società degli amatori e cultori in Roma sia all’Esposizione internazionale di belle arti di Buenos Aires, quindi alla Promotrice fiorentina del 1912 e nello stesso 1912 all’Esposizione nazionale giovanile di belle arti di Napoli), in cui realtà e sogno si fondono. Amico dello scrittore Fausto Maria Martini e in contatto a Orvieto con Raoul dal Molin Ferenzona (1908-09), Prencipe aderì al clima spirituale del crepuscolarismo, coniugando i temi dell’ennui della provincia con evocazioni letterarie, come testimoniano Dalla città del silenzio (1906, olio, disperso; ibid., p. 87 fig. 97, cat. 33), da cui è abolita ogni presenza umana, e paesaggi-stati d’animo quali La casa triste (1907, disperso; ibid., p. 92, fig. 100, cat. 38). E come confermano, più tardi, le illustrazioni per Gli ultimi romani di Augusto Jandolo (Riccardo Quintieri, Milano 1911) e Nel silenzio. Novelle provinciali di Maria Luisa Fiumi Pietrangeli (A.F. Formiggini, Roma 1917).

Risalgono al 1909 anche disegni per mobili e due grandi tele (ibid., pp. 73 s. figg. 82-84, catt. 57-58) per la villa di Aristide de Bernardini ad Allerona (Terni), vicini alla cultura proto-razionalista della rivista La casa. Poco dopo Prencipe fu chiamato da Federico Hermanin a eseguire con Vittorio Grassi due panorami di Roma a olio (Roma, GNAM) e sette vedute a tempera della Roma medievale (Roma, Museo di Roma) per la Mostra di topografia romana allestita per l’Esposizione universale di Roma del 1911. Nello stesso anno, con l’Associazione italiana acquafortisti e incisori fu alla VI Esposizione internazionale di Barcellona con L’angelo di Castello (1911, acquatinta, Roma, GNAM), dallo straniante punto di vista ribassato, poi riproposto ad Amsterdam nel 1912 e nel 1914 alla I Esposizione internazionale del Bianco e Nero a Firenze. L’equilibrio fra tradizione e avanguardia decretò il successo di Prencipe con acquisizioni da parte sia della Real Casa sia dello Stato per il Gabinetto nazionale delle stampe, il Gabinetto dei disegni e delle stampe degli Uffizi e la Galleria nazionale d’arte moderna di Roma, dove confluirono le opere presentate alla X Biennale di Venezia nel 1912: La processione delle reliquie (1911, acquaforte; medaglia d’argento alla Promotrice fiorentina del 1912), vicina alla grafica nordica, e Nella pace orvietana (1912, acquaforte e acquatinta), che nel 1916 rappresentarono l’artista all’Esposizione d’incisione italiana organizzata dalla Royal Society a Londra. Datano agli stessi anni la partecipazione alla I (1913) e alla II mostra della Secessione romana (1914: Il castello delle cento finestre, acquaforte e acquatinta, Roma, Galleria d’arte moderna di Roma Capitale, inv. AM 5342) e l’assegnazione della medaglia vermeil del Comitato delle esposizioni italiane all’estero alla I Esposizione internazionale della grafia di Lipsia (1914).

Ottenuto l’insegnamento d’incisione all’acquaforte presso l’Accademia di belle arti di Lucca (1914-15), Prencipe si trasferì in Toscana fino al 1921, dove il contatto con la cultura postmacchiaiola smorzò la tensione visionaria dei suoi paesaggi a vantaggio di modi più naturalistici. La riscoperta del vero segnò la ricerca del primo dopoguerra e continuò anche dopo il ritorno a Orvieto (1921-26), come attestano i dipinti: Cantiere apuano (disperso), acquistato dalla Banca italiana di sconto alla I Biennale romana del 1921, e L’ora del vespro (1921, Terni, Fondazione Cassa di risparmio), inviata nel 1923 alla Quadriennale torinese. Contemporaneamente, Prencipe fu tra i fondatori del Gruppo romano incisori artisti (GRIA), costituitosi nel 1921 a Roma attorno a Hermanin, esponendo sin dal 1922 alle mostre del collettivo (La torre del Guinigi, puntasecca, Roma, palazzo del Quirinale, inv. SM 4091).

Nel 1926 si trasferì a Roma, dove ricevette dalla curia generalizia dei minori cappuccini l’incarico per un grande dipinto con L’Ultima Cena per il refettorio del collegio di S. Lorenzo da Brindisi. Datano invece al 1930 sei pannelli a tempera con storie di Gesù e i progetti per la cappella fatta costruire da Aldo Netti in palazzo Pandolfi a Orvieto. A questi si aggiunsero le commissioni del mondo industriale romano per pannelli decorativi con vedute della campagna romana. Mentre opere di Prencipe viaggiavano all’estero nelle maggiori rassegne di Bianco e Nero (si ricordano quella curata dall’Italy-America Society a New York nel 1926, e l’Exposition de la gravure et de la médaille italienne contemporaine a Parigi nel 1930), in Italia si tennero tre personali: nel 1924 alla Bottega d’arte di Livorno, presentata da Roberto Papini; nel 1927 alla galleria Pesaro di Milano; e nel 1929 a Napoli. I primi riconoscimenti ufficiali giunsero nel 1931 con le due medaglie d’argento del ministero dell’Educazione nazionale, a lui conferite in occasione della II Mostra sindacale d’arte dell’Umbria a Perugia e della Mostra delle miniature e acqueforti di Roma. L’anno successivo Prencipe vinse la cattedra d’incisione dell’Accademia di belle arti di Napoli, ottenendo nel 1936 il trasferimento a Roma, dove insegnò fino al 1949. Seguì nel 1937 la sua nomina ad accademico di S. Luca. Tornato a incidere, predilesse l’acquaforte per le sue maggiori possibilità descrittive. Nacquero allora: L’albergo di Posta (1933, Orvieto, Fondazione Cassa di risparmio), esposta alla VI Mostra di grafica europea di Kosice (1933) e alle mostre di grafica italiana a Vienna (1933) e Monaco (1934); Piazza Francese a Napoli (1934, Roma, GNAM; Roma, Istituto centrale per la grafica), inviata alla XIX Biennale veneziana del 1934 e nel 1935 a Riga; e Posillipo (Roma, Galleria d’arte moderna di Roma Capitale, inv. AM 5323), che rappresentò l’artista alla XX Biennale veneziana del 1936. Nel 1941 uscì con prefazione di Hermanin una raccolta di diciotto disegni d’ispirazione orvietana.

Finita la guerra, Prencipe divenne nel 1946 membro della Pontificia Accademia dei Virtuosi al Pantheon nonché accademico di merito residente presso l’Accademia di S. Luca, del cui consiglio fece parte nei bienni 1949-50 e 1951-52. Dopo la personale ordinata nel 1950 da Carlo Alberto Petrucci alla Calcografia nazionale, tenne nel 1952 una mostra al teatro Municipale di Losanna presentata da Hermanin, che raccoglieva anche acquarelli (La casa di Keats, 1945, Roma, Camera dei deputati, inv. 60284). Un’altra personale di dieci dipinti fu allestita nel 1953 alla I Rassegna delle arti figurative del Mezzogiorno a Napoli, dove Prencipe ricevette la medaglia d’argento del presidente della Repubblica. Seguì nel 1957 la medaglia d’oro per i benemeriti della scuola, della cultura e dell’arte del ministero della Pubblica Istruzione. In questi anni Prencipe trovò nelle strade del quartiere Trieste a Roma, dove abitava, il proprio microcosmo incantato (Edifici su via Lariana visti da villa Lancellotti, 1949, e Piazza Trasimeno, 1957, Roma, Museo di Roma) ma alle vedute romane si aggiunsero alla I e III Rassegna di arti figurative di Roma e del Lazio (1958, 1961) nature morte cézanniane di frutta e libri (Orvieto, Fondazione Cassa di risparmio).

Prencipe morì nella propria casa di via Adige il 22 gennaio 1962.

Fonti e Bibl.: Roma, Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea (GNAM), Fondo Umberto Prencipe; Roma, Archivio Umberto Prencipe; Lucca, Fondazione Ragghianti, Archivio artisti lucchesi secc. XIX-XX.

Orvieto nell’arte di U. P. (catal.), a cura di A. Della Massea, Orvieto 1962; U. P. (1879-1962). Un’estetica del silenzio tra simbolismo e cultura crepuscolare (catal.), a cura di S. Spinazzè, Roma 1998; S. Spinazzè, U. P. (1879-1962), Orvieto 2008; U. P. 1879-1961. Realtà e visione (catal.), a cura di T. Sacchi Lodispoto - S. Spinazzè, Roma 2009; U. P. e la Toscana tra modernità e tradizione (catal.), a cura di T. Sacchi Lodispoto - S. Spinazzè, Roma-Lucca 2014.

© Istituto della Enciclopedia Italiana - Riproduzione riservata

TAG

Galleria nazionale d’arte moderna e contemporanea

Ministero della pubblica istruzione

Accademia di belle arti

Esposizione universale

Fausto maria martini