UNIFORME

Enciclopedia Italiana (1937)

UNIFORME

Ferruccio FERRERO
Mariano BORGATTI
Guido ALMAGIA
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. L'uniforme, o divisa, è una foggia di vestire che serve a distinguere chi la indossa, indicando la qualità, e, se del caso, il grado di cui è insignito. Le vesti degli ecclesiastici, pur servendo a indicare la loro qualità, non potrebbero propriamente essere dette uniformi (v. vesti). Più particolarmente è l'abito proprio del funzionario, in relazione al grado che occupa nella gerarchia. L'espressione "abito" si usa in senso comprensivo, perché fa parte dell'uniforme tutto quanto serve a distinguere il funzionario in relazione al posto che occupa. La foggia della divisa varia a seconda che sia portata da funzionarî civili o militari.

Per quanto riguarda l'Italia, i primi hanno uniformi differenti, in relazione alla posizione che occupano nella gerarchia. Il primo ministro, i ministri segretarî di stato, i sottosegretarî di stato hanno una divisa composta dell'abito di panno turchino scuro, tagliato a forma di marsina, a bavero diritto; la sottoveste è di panno turchino. Fanno altresì parte della divisa i pantaloni lunghi, il cappotto, lo spadino, la feluca, con differenze nelle parti accessorie, a seconda dei gradi. Le divise si indossano nelle cerimonie ufficiali e nelle pubbliche funzioni (cfr. decr. 30 dicembre 1923, n. 3264). I prefetti e i consiglieri di prefettura hanno divise in parte simili alle precedenti, di foggia napoleonica; ma meno ricche, che indossano nelle grandi cerimonie, quando a ciò siano autorizzati dal primo ministro.

Speciali divise hanno pure i rappresentanti diplomatici all'estero e gli accademici d'Italia.

Le uniformi fin qui ricordate sono di gala; vi sono anche divise che altre categorie d'impiegati civili debbono indossare nell'esercizio quotidiano delle proprie funzioni. Tra questi vanno ricordati i magistrati di tutti gli ordini (escluso il giudice conciliatore), che debbono rendere giustizia in toga e tocco, indossando speciali uniformi in particolari circostanze. Anche i professori universitari debbono usare la toga nelle cerimonie e negli esami di laurea.

Una menzione a sé deve essere fatta per le divise, di foggia militare, che debbono indossare, quando è loro ordinato, gli iscritti al P. N. F.

A sé vanno considerate le guardie municipali, che hanno una divisa, che però non deve essere simile, per impedire confusioni, a quella degli appartenenti ai corpi armati dello stato.

In applicazione dell'art. 104 r. decr. 30 dicembre 1923, n. 2960, non esistono limitazioni all'imposizione della divisa da parte di un'amministrazione dello stato ai proprî dipendenti.

Vi sono, infine, gli avvocati e i procuratori, i quali, pur non essendo uniti da un rapporto di pubblico impiego con l'amministrazione, hanno funzioni pubbliche, e non possono compiere gli atti del proprio ministero se non indossano la toga nera con i cordoni d'argento, d'oro, o, semplicemente, di seta nera (a seconda che siano ammessi al patrocinio dinanzi alle corti d'appello, oppure in cassazione, o siano semplici procuratori) e tocco diversamente fregiato (reg. 26 agosto 1926, art. 104 seg.).

Gli ufficiali, fatte alcune eccezioni in relazione ai gradi e ai servizî speciali, devono sempre indossare l'uniforme, allo scopo che si possa distinguere il corpo cui appartengono, il grado di cui sono insigniti, le funzioni a essi proprie.

La divisa importa doveri e diritti. I doveri ricollegantisi alla divisa hanno un contenuto puramente morale: chi indossa una determinata divisa è tenuto a conservare il decoro necessario per non diminuire l'importanza delle funzioni inerenti al grado, nonché a mantenere il prestigio nei confronti degl'inferiori. Costituisce pertanto mancanza disciplinare il contegno del funzionario che abbassi la dignità della divisa con atti ritenuti sconvenienti al grado. Il superiore in divisa ha diritto al saluto da parte dell'inferiore che, in caso d'inosservanza, è passibile di pene disciplinari. La divisa è tutelata anche dalla legge penale, che punisce (cod. pen., art. 186) chiunque "la porta indebitamente e pubblicamente". Tale tutela assume maggior rigore nei confronti dei militari che sono puniti col carcere militare (cod. pen. per l'eserc., art. 233; cod. pen. per la marina, art. 260), se portano divise che "non appartengono" o "non competono" al militare stesso.

Esercito.

Malagevole sarebbe assegnare l'epoca precisa in cui si cominciò a usare dai popoli un abito militare che potesse differenziarsi in modo netto da quello civile, ecclesiastico, ecc. Certo fu diversissima da popolo a popolo. Tra i popoli fra i quali la civiltà ebbe più rapido progresso (come Assiri, Greci, Egizi, Romani), il vestito militare si differenziò notevolmente da quello degli uomini non iscritti nella milizia. Per quanto non si posseggano tracce di prescrizioni relative alla divisa militare dei popoli antichi, è certo che una uniformità esisteva; ce lo provano i monumenti assiri, greci, ecc., e i vasi e gli affreschi, rappresentanti guerrieri che hanno sempre vestimenti di uno stesso tipo per uno stesso popolo. Le figure della colonna traiana e i bassorilievi dell'arco di Costantino e dell'arco di Settimio Severo a Roma dimostrano, d'accordo con gli antichi autori d'arte militare, che la regolarità del vestire militare esisteva nell'esercito romano, anche per distinguere i differenti corpi fra loro. Alcune legioni avevano abiti di colori diversi, scudi con diversi emblemi, il che costituiva già un principio di uniforme.

Nell'alto Medioevo il saione di pelle fu per lungo tempo la divisa difensiva dei Franchi, i quali non si armarono alla romana prima del sec. V; e continuarono così fino al regno di Carlomagno (768-814). Sotto di lui ripigliarono l'antico saione, sovrapponendovi una specie di giaco di maglie di ferro. L'abito intero del guerriero si chiamò allora squamata vestis, cioè a scaglia di ferro dal capo ai piedi, cappuccio, veste, e calzari. Nondimento l'uniformità del vestimento delle genti di guerra non fu fissata con qualche regolarità se non al tempo delle crociate. Fu al ritorno dalla Palestina che le milizie europee si mostrarono vestite di tuniche uniformi, dette saladine, dal nome del celebre sultano Saladino; e ciò dovettero fare per distinguersi dai musulmani. Sulla uniforme avevano sempre una specie di cappa bianca, aperta ai lati, e crocesegnata di rosso.

In Francia, sotto Carlo VI (1380), si abbandonò il giaco di maglia per prendere l'armatura di ferro, che poco per volta fu completa, comprendendo elmo, corazza, bracciali, cosciali e schinieri (v. armatura). Sotto Carlo VII (1422) comparve la cotta d'armi, che fu una vera divisa di guerra, la cui forma consentiva di distinguere le genti d'armi e il cui colore serviva a differenziare una compagnia dall'altra. A questa cotta successe una specie di mantello, che divenne ben presto casacca con l'aggiunta delle maniche, col vantaggio, rispetto alle divise precedenti, della leggerezza e della comodità (1450). In Italia, all'epoca del feudalesimo e dei comuni, la cavalleria coperta di ferro fu il nerbo delle milizie permanenti. I fanti furono più spesso soldati improvvisati, che andavano in oste col farsetto indossato nelle ordinarie faccende, e tutt'al più si cacciavano in testa un morione e in dosso un corsaletto. Si distinguevano gli amici dai nemici per alcuni segni di forma e di colore diversi (croce, giglio, biscia, leone, o altri emblemi del comune) messi per lo più sul petto.

I capitani di ventura usarono molto le sciarpe, strisce di drappo, col loro colore, come divisa delle compagnie. Secondo il De Chesnel (Dictionnaire des armées de terre et de mer), la sciarpa sarebbe stata prescritta per primo da Enrico II (1547), ma già si usava al tempo di S. Luigi (morto nel 1270) e si metteva sulla cotta d'armi. Si usavano due sciarpe, che s'incrociavano sul petto; quella nazionale, uniforme, e quella variabile o individuale. L'uso delle sciarpe durò fino alla battaglia di Steinkerque (1692), poi furono sostituite da cordelline, nodi alle spalle, ecc. Tutto ciò, dunque, nel sec. XVI, quando erano sparite le milizie cavalleresche, le venturiere e le feudali, e si avevano le prime milizie volontarie levate dai principi nei territorî soggetti. Le divise erano costituite da morione, corazzina, brache gonfie alla spagnola, di panno o di velluto, quasi generalmente nero. Nel sec. XVII fu smesso il morione e subentrò il cappello piumato a larghe tese; e poi alla corazzina fu sostituita la casacca variopinta.

La divisa delle truppe francesi (e da quella, si può dire, derivò l'italiana) non fu veramente compiuta e regolare prima di Luigi XIII che la decretò un po' prima dell'assedio della Rochelle (1621); e nel 1670, sotto Luigi XIV, l'uniformità degli abiti militari fu resa definitivamente regolare. Un'ordinanza di Luigi XV, del 1717, ingiunse agli ufficiali di portare sempre la divisa, anche fuori del servizio, per essere riconosciuti e rispettati dai cittadini, oltre che dai militari, ed altre due ordinanze dello stesso re prescrissero colori e particolarità per ciascun corpo o milizia.

Le divise piemontesi e italiane. - Si dà qui un cenno sommario delle divise dell'esercito piemontese (detto anche sardo), dalle quali derivarono le divise dell'esercito nazionale dell'Italia unita. Fino dal 1659 i reggimenti di fanteria di allora (cioè: Guardie, Savoia, Aosta, Monferrato, Piemonte, Nizza), riformati da Carlo Emanuele I, non avevano più alcuna armatura metallica, ma avevano un cappello a larghe tese, abito largo, panciotto, brache di panno; lunghe calze, scarpe basse con fibbie. Conservarono la corazza per solo effetto di parata e per la specialità del servizio che esigeva mostra di sfarzo, le guardie di palazzo (archibugieri-guardie, più tardi detti archibugieri della porta, poi archibugieri guardie della porta) e l'ebbero le corazze o corazzieri-guardie, o simili corpi speciali.

Sul finire del sec. XVII vi fu tendenza a diminuire le dimensioni del cappello e rialzarne le falde ed assettare un po' al corpo gli abiti. I minatori ebbero una divisa propria consistente in cappello a tricorno, abito aperto sul panciotto, ma succinto, pantaloni stretti e lunghe calze. Qualche modificazione portò nelle divise Carlo Emanuele III, restringendo un po' più i corni del cappello e restringendo l'abito. Durante il periodo napoleonico, le divise piemontesi furono simili - non però identiche - a quelle francesi. Un interessante studio su queste divise, con ricche illustrazioni, ha pubblicato Alessandro Degai in Esercito e Nazione (fascicoli di marzo, maggio, luglio, settembre 1932). Alla restaurazione che seguì il periodo napoleonico, furono riprese le vecchie divise, ma per alcuni corpi con qualche modificazione. Le principali e più caratteristiche furono: l'adozione di un elmo per alcuni reggimenti di cavalleria e di fanteria; l'adozione di un cheppì per l'artiglieria. L'elmo, poco elegante, fu da Carlo Felice sostituito nel 1822 con un grande sciaccò con pennacchio. Il cheppì dell'artiglieria fu una specie di alto tubo nero, con due visiere; bordo superiore con nappina e treccia gialla e, nell'interno, un'armatura di ferro per resistere ai fendenti.

Nel 1821, per volere di Carlo Felice, fu adottata una divisa che ebbe per l'arma più numerosa - la fanteria - le seguenti caratteristiche: per copricapo, in luogo dello sciaccò, una specie di alto cheppì, voluminoso, con un lungo pennacchietto di crini; un abito succinto a falde e coda di colore azzurro; pantaloni a coscia bianchi; budriere di cuoio bianco incrociato sul petto e dietro la schiena. Anche la cavalleria ebbe un alto cheppì simile, con alto pennacchio; abito chiuso con corte faldine; brevi stivali che finivano sotto il ginocchio simili ai gambali odierni. Le guardie ebbero un colbacco rialzato sul davanti a guisa di mitria, con pennacchio a sinistra; abito chiuso, pantaloni a coscia e uose nere.

Nel 1832, e negli anni immediatamente seguenti, Carlo Alberto fece sostituire il cheppì della fanteria con uno sgraziato sciaccò, alto, molto largo superiormente e che, restringendosi, finiva con una piccola visiera orizzontale; abito succinto a un petto, pantaloni lunghi; bandoliere incrociate. I granatieri ebbero un enorme colbacco a pelo, abito succinto, pantaloni lunghi. Alla cavalleria Carlo Alberto diede l'elmo elegante odierno, lasciò la corta giubba, ma i pantaloni furono larghi e lunghi fino ad appoggiare con pieghe sulle scarpe.

Dal 1843 al '45 si ebbero nuove riforme; fu abolito lo sciaccò e subentrò di nuovo il cheppì, meno voluminoso di quello di Carlo Felice, ma pur sempre alto e sgraziato; fu allungato l'abito fino al ginocchio e fu a due petti, con cinturino nero sovrammesso, e furono posti alle spalle controspallini a rotolo, appuntiti alle estremità, gonfî nel mezzo, che dalla loro forma simile ai panini detti "chifel" presero appunto tal nome. I granatieri conservarono il colbacco ed ebbero lunga giubba come la fanteria di linea; l'artiglieria conservò il cheppì cui fu sovrapposto un pennacchio di crini pendenti. Il genio ebbe divise simili a quelle della fanteria. Sorse in quegli anni il corpo dei bersaglieri con la sua divisa caratteristica.

Divise speciali ebbero i generali, i comandanti delle piazze, ecc., nonché gli addetti a particolari mansioni. Alcune di queste divise speciali erano sfarzose per vivacità di colori e ricchezza d'ornamenti, come quelle dei tamburi e capi-tamburi, degli zappatori, dei musicanti. Secondo l'usanza del tempo, alla guerra s'andava con la grande uniforme.

Dopo le guerre del 1859, '60 e '61, entrarono a far parte dell'esercito piemontese, che divenne nazionale, molti corpi del LombardoVeneto, dello stato parmense, del ducato di Modena, del granducato di Toscana, del regno di Napoli; non pochi di essi conservarono per alcuni anni le loro divise e si ricordano ancora le guide, gli usseri, ecc.

Per tutto il sec. XIX nei diversi stati d'Italia vi fu un moltiplicarsi, che si potrebbe dire vertiginoso, di divise di ogni specie e di ogni foggia, per i molteplici corpi, dei quali sarebbe troppo lunga anche una semplice enumerazione.

Grande varietà di divise ebbero gli eserciti italiani sotto Napoleone. Imponenti, per non dire teatrali, erano le divise dell'esercito napoletano al tempo di Murat; austere sempre quelle del ducato di Modena, e anche quelle dello Stato pontificio, esclusione fatta per i corpi vaticani che avevano, come oggi, divise fastose. (Per le divise delle truppe napoletane di Murat, cfr. A. Degai in Esercito e Nazione, maggio 1933).

In un album di divise degli eserciti italiani dal periodo napoleonico al 1860 circa, pubhlicato dal Cenni, si annoverano ben 350 divise di generali, capi e soldati di tutte le armi e corpi, e nelle diverse uniformi, cioè di parata, giornaliere, di lavoro; più divise di volontarî, legionarî, garibaldini, ecc.

Nel 1873 fu iniziata la radicale riforma alla divisa che prese il nome del Ricotti, allora ministro della Guerra. Furono semplificate, forse esageratamente, e contro il gusto dei più. Le caratteristiche della nuova divisa per le truppe di fanteria (genio compreso) furono: cheppì basso a due visiere: cappotto lungo, a due petti, di panno azzurro scuro; pantaloni lunghi di panno azzurro chiaro. Le diverse specialità della fanteria furono distinte con colori: il rosso per la fanteria di linea, il cremisi per i bersaglieri, il verde per gli alpini. L'artiglieria ebbe il cheppì, giubba corta a due petti, pantaloni lunghi, guarnizioni in giallo; il genio in cremisi; la cavalleria l'elmo per 4 reggimenti, un colbacco basso con pelo di foca per gli altri; giubbe nere, pantaloni azzurri chiari; colori diversi delle mostreggiature del colletto, paramani alla giubba a colori diversi secondo i reggimenti. Altri distintivi, più nei colori che nella forma, ebbero le truppe della sussistenza, della sanità, del treno, ecc.

Le guerre coloniali condussero alla divisa color kaki, per le truppe dislocate nelle colonie.

Nel 1905 una radicale riforma venne apportata alla divisa dell'esercito italiano con l'adozione della tenuta grigio-verde che meglio rispondeva alla necessità di confondersi col terreno per diminuire le perdite provocate dal micidiale fuoco delle armi moderne.

Con le nuove disposizioni emanate nel 1934, la divisa grigio-verde venne modificata adottando un nuovo berretto, aprendo il bavero della giubba sostituendo - per tutte le armi - la mantellina col cappotto. Oltre all'uniforme grigio-verde, i carabinieri e i corazzieri hanno conservato le loro divise speciali. Contemporaneamente venne adottata la divisa bianca estiva per gli ufficiali e i marescialli e la divisa nera per i soli ufficiali, da indossare in occasione di ricevimenti e serate.

Concludendo, le attuali uniformi per gli ufficiali dell'esercito italiano sono: una divisa grigio-verde rispondente specialmente a criterî di semplicità e di adattamento alle esigenze di servizio; una divisa bianca per la stagione estiva; una divisa nera da società.

Per le divise odierne, v. inoltre anche le voci dedicate alle singole armi, con le illustrazioni relative.

Marina.

Le notizie sulle divise degli uomini di mare nei tempi a noi lontani sono incerte e frammentarie. È noto che in tempi remoti i marinai non si distinguevano in modo notevole dai guerrieri nella foggia del vestire: probabilmente soltanto qualche particolare adattamento era necessario nelle loro vesti, per es., l'uso di tingere gli abiti delle ciurme, come le vele, con un leggiero colore azzurro deve avere avuto la sua prima ragione nella necessità di diminuire la possibilità di essere visti da lontano sul mare. Pare che il colore azzurro fosse in uso presso i marinai bretoni e sassoni, mentre i danesi avevano abiti neri e i loro bastimenti erano pure dipinti di nero. Gli abiti consistevano in speciali tuniche (con o senza maniche) di un panno di lana grezza, e in pantaloni dello stesso panno, con fasciature che ricoprivano parte delle scarpe, delle calze e dei pantaloni. Spesso, intorno alla vita veniva portata una cintura che serviva di appoggio alle armi, mentre una specie di borsa o bisaccia era appesa alla spalla. Non esistevano in antico veri e proprî marinai da guerra ma gli stessi uomini che facevano in pace servizio sulle navi mercantili, all'atto del conflitto, si trasformavano in marinai armati.

Gli ufficiali, per distinguersi dai marinai, portavano sui loro vestiti ricchi ornamenti e imbracciavano magnifiche armi. In taluni casi, la tunica grezza di panno dei guerrieri era rivestita di anelli di cuoio o di metallo a guisa di armatura: per gli uomini di mare tale armatura era di cuoio tagliato a squame di pesce, e le squame erano cucite tra loro coi lembi sovrapposti, sì da permettere facilmente gli agili movimenti del corpo imposti dalle necessità di una vita tanto dissimile da quella terrestre.

Per tutto il periodo medievale le notizie sulla foggia del vestire sono assai incerte. I marinai sembra indossassero le stesse vesti del popolo comune: unico distintivo era una specie di giaco o giustacuore che aveva lo stemma del re o del signore cui essi avevano prestato fedeltà, oppure lo stemma del porto, dove essi prestavano servizio. Questo giustacuore, generalmente imbottito e di stoffa assai robusta, oltre che come segno di nazionalità, serviva anche di protezione al marinaio durante il combattimento. Risulta che dal 1217 sino ai tempi di Enrico VIII (1491-1547) i marinai inglesi avevano come distintivo una croce rossa e sotto di essa lo stemma del porto cui ciascuno apparteneva.

Anche in tempi lontani dai nostri si hanno esempî di divise colorate: sotto i Tudor la divisa dei marinai fu bianca e verde. I comandanti si distinguevano per i ricchissimi abiti (talora di damasco) che indossavano, ma anche gli ufficiali di minor grado avevano divise di raso bianco e verde, mentre i marinai indossavano tenute di panno degli stessi colori. Tali ricchi abiti erano naturalmente portati soltanto nelle grandi occasioni e nei giorni festivi; per il servizio giornaliero, i marinai adopravano vestiti ordinari di stoffa grezza; nel sec. XIV i marinai inglesi indossavano una specie di gonna e un mantello stretto alla cintola, atto a sfidare i forti venti e qualunque cattivo tempo.

In generale, era abitudine di provvedere i marinai del vestiario a spese del re o signore cui essi avevano giurato fedeltà. In qualunque caso gli abiti erano venduti al prezzo di costo; talvolta gli stessi comandanti e gli ufficiali superiori sostenevano le spese del vestiario della loro gente.

Non è possibile dilungarsi nel descrivere i costumi usati dalla marina inglese nei vari periodi; e neppure è possibile trattare compiutamente delle divise presso altre marine straniere: si può accennare, per es., che nella marina francese l'uniforme data dal tempo di Luigi XI: infatti sotto il suo regno fu accordato a certi marinai della Garonna il diritto di portare la livrea rossa e bianca: tale divisa fu anche usata dai marinai di alcune navi da guerra (1479-1480), e da allora in poi l'uso dell'uniforme divenne quasi regolare. Ma, in genere, grandi diversità tra le comuni divise dell'una e dell'altra marina non vi sono mai state.

Per quanto riguarda più particolarmente l'Italia, sono interessanti le notizie sulle divise usate dalle repubbliche marinare e su quelle adoprate dalle due marine di Sardegna e delle Due Sicilie, che poi si fusero nella marina italiana.

La marina della repubblica di Genova soleva assoldare di volta in volta, quando era necessario, flotte di galere e di navi da nobili che ne erano anche i proprietarî: si comprende perciò come non potesse essere obbligatoria una regolare uniforme. Il personale marinaro, composto di rematori (condannati o schiavi) e da pochi nocchieri per la direzione della manovra, era in condizioni d'inferiorità rispetto al personale che combatteva e che indossava divise eguali a quelle dei soldati combattenti a terra. Nel periodo della repubblica democratica (1797-1805) le uniformi dei marinai erano simili a quelle dei francesi. Per la marina della repubblica veneta le notizie sono assai incerte: si sa che i patrizî imbarcati sulla flotta sottile vestivano di rosso; e quelli della flotta a vela, d'azzurro. In un manoscritto del Graevenbroch esistente al Museo Correr sono riprodotti a figura intiera il Capitano generale da Mar, il Provveditore Generale da Mar, il Capitano da nave.

Per la marina sarda è da osservare che, poiché molte variazioni erano avvenute, sia per effetto dell'ordinamento di nuovi corpi, sia per soppressione di alcuni altri, sia infine perché l'esperienza aveva dimostrato la necessità di modificare la foggia di parecchie delle monture di tutti i gradi e corpi, il 25 giugno 1833 il Villamarina proponeva e faceva approvare a re Carlo Alberto un regolamento definitivo, e ne indicava la stretta necessità in una relazione in cui, fra l'altro, si diceva che in un esercito e in una marina avente ordinamento in classi che l'una all'altra si succedono, era assolutamente indispensabile fissare fermamente ogni particolare riguardante il corredo per evitare continue nuove spese notevoli. Si aggiungeva inoltre che era necessario moderare il lusso sempre crescente dei giovani ufficiali che tenevano dietro alle capricciose innovazioni della moda, e in contravvenzione con le ordinanze vigenti indossavano frequentemente gli abiti borghesi. In base all'anzidetto regolamento si può rilevare quanto segue:

Gli ufficiali di vascello avevano due divise, la grande, ornata di ricami d'oro, e la piccola, senza ornamenti. L'una e l'altra consistevano in un abito lungo di panno turchino con il colletto, le mostre al petto e alle maniche, le risvolte alle falde dello stesso panno; bottoni dorati e operati; spalline dorate; pantaloni larghi; cappello; farsetto bianco; cravatta di seta nera. Le risvolte in fondo alle falde erano fermate ciascuna con una ancora ricamata in oro; il busto in mezzo ai bottoni era fregiato di un fiorone d'oro; le tasche erano finte, orizzontali, rappresentate da una mostra di panno fermata da quattro bottoni. Le spalline erano foggiate a scaglie di pesce e portavano sopra lo scudo due ancore d'argento, unite col mezzo di un cavo ; righe e frange speciali individuavano i gradi. I pantaloni per l'inverno erano di panno turchino, per tutte e due le divise, grande e piccola; per l'estate invece dovevano essere di stoffa bianca con la grande divisa, e di nankin con la piccola. Nella stagione invernale gli ufficiali potevano vestire un cappotto di panno turchino abbottonato con due file di bottoni simili a quelli dell'abito. A bordo e negli arsenali in luogo del cappello, era permesso l'uso di un berretto, e le spalline potevano essere sostituite da galloncini d'oro cuciti per traverso alle spalle. L'arma per gli ufficiali era una spada con la guardia dorata. Il primo piloto della marina vestiva la divisa del luogotenente di vascello, i piloti di prima classe quella dei sottotenenti di vascello, i piloti di seconda e di terza classe quella di guardiamarina di prima classe. Divise consimili portavano i secondi piloti di prima, seconda e terza classe. Gli allievi di pilotaggio di prima e seconda classe vestivano un abito corto senza risvolte alle falde, un cappello rotondo col fiocco turchino e un cappietto nero, e portavano lo spadino. Il primo nocchiero usava un abito lungo simile alla piccola montura degli ufficiali, ma con diversi distintivi; portava un cappello consimile a quello degli ufficiali ma senza le nappine, ed era armato di spada. Invece i nocchieri di prima classe erano ornati di spadini, quelli di seconda e terza classe di sciabola cinta ai fianchi con un cinturino e con varianti nei distintivi di grado. I nocchieri di quarta classe e i secondi nocchieri si distinguevano dai precedenti per i soli distintivi di grado. Tutti questi sottufficiali (bassi-uffiziali, come si chiamavano allora), oltre all'abito di divisa, dovevano avere una giubba di panno turchino, con i distintivi del rispettivo grado, da usarsi nei servizî di bordo o nell'arsenale. Nelle occasioni di cattivo tempo, i piloti e i sottufficiali potevano vestire un cappotto di panno turchino; e per coloro che avevano il dovere di portare il fischietto, era prescritto che lo avessero sempre bene in mostra (il fischietto è un fischio di forma speciale, di cui è dotato anche oggi il personale nocchiere, e che serve sia per dare gli ordini generali all'equipaggio, a completamento dei segnali di tromba, sia per rendere gli onori all'alzata e all'ammainata della bandiera, e agli ufficiali dei varî gradi che salgono o scendono da bordo).

I marinai, che erano di quattro classi, indossavano un giubbetto di panno turchino incavalcato sul petto, con nove bottoncini per parte, avevano larghi pantaloni, di panno turchino per l'inverno, di tela bianca per l'estate; un farsetto di panno turchino o bianco secondo le stagioni, un cappello rotondo col fiocco turchino e il cappietto nero ornato intorno di una treccia nera. Speciali distintivi di bottoncini al collo indicavano le varie classi di marinai. La divisa delle Compagnie di cannonieri di mare differiva alquanto da quella che abbiamo descritto. Gli ufficiali di vascello addetti alle compagnie avevano la divisa del proprio grado, senz'altro distintivo fuorché quello di avere, alle risvolte delle falde, dall'una parte una granata e dall'altra un'ancora, entrambe in oro. Il primo capo cannoniere aveva una montura come la piccola divisa degli ufficiali di vascello addetti alle compagnie di cannonieri con un cannone ricamato in oro a ogni parte del colletto, e quattro ancore sulle mostre alle maniche; il cappello degli ufficiali, col cappietto in oro senza nappina, e la spada. I capi cannonieri delle varie classi vestivano come i nocchieri della rispettiva classe e per distintivo avevano un cannone ricamato in oro sopra le due ancore. I secondi capi cannonieri avevano, invece del cappello, un casco (shako) ed erano armati di sciabola. I cannonieri avevano una giubba di panno turchino incavalcata sul petto alla marinaresca con dodici bottoncini per parte, due spalline (trèfles) di panno turchino ornati di pistagna gialla; al colletto un cannone di rame per lato che si poteva togliere per lucidarlo. Nelle grandi occasioni e sotto le armi i cannonieri portavano un abito lungo di panno turchino incavalcato sul petto con nove bottoni per parte, ornato alle falde di una granata di rame, e al colletto di un cannone dello stesso metallo. Avevano pantaloni larghi, di panno nell'inverno e di tela nell'estate; un casco simile a quello dei secondi capi cannonieri, giberna e bandoliera. Per i lavori di fatica ogni cannoniere aveva un berretto e due giubbette e pantaloni di tela. La divisa per tutti i componenti del "Battaglione Real Navi" era composta di un abito di panno con le mostre al petto, di spalline a scaglie, bottoni gialli con l'impronta di un'ancora, pantaloni larghi, casco ornato di cordoni con l'impronta di un'ancora e corami di pelle di buffalo imbiancati.

L'abito aveva il colletto alto affibbiato sotto al mento; colletto e mostre alle maniche erano di panno turchino, ma ornate di una pistagna color cremisino. Le spalline erano a scaglie di metallo giallo, ornate di frangia di lana gialla; quelle degli ufficiali però erano le stesse che per gli ufficiali di vascello. I pantaloni dei sottufficiali e soldati per l'inverno erano stati studiati di panno bigio con pistagna cremisina lungo le cuciture laterali esterne, per l'estate bianchi; ma pochi mesi dopo la pubblicazione del regolamento furono modificati, e fu stabilito che non dovessero essere diversi da quelli usati dagli altri corpi della marina già ricordati. Il casco era di feltro nero, portava in fronte un'ancora di metallo giallo ed era ornato di trecce con fiocchetti di lana gialla per i caporali e soldati, di seta e oro per i sergenti, furieri e furieri maggiori, e d' oro per gli ufficiali.

Per l'artiglieria da costa la divisa era poco differente da quella del Battaglione Real Navi. La divisa usata dal genio navale consisteva in un abito lungo di panno turchino abbottonato sul petto con una fila di nove bottoni dorati simili a quelli degli ufficiali di marina: il colletto e le mostre alle maniche di velluto cremisino; le tasche orizzontali con tre bottoni sopra ciascuna di essa; le falde unite senza rivolte con un fiorone in mezzo ai bottoni della taglia. I calzoni e le calzette erano bianchi le scarpe con fibbie d'oro, il cappello militare col cappietto d'oro, la spada simile a quella degli ufficiali di marina, la dragona d'argento; però in certe circostanze si potevano sostituire i calzoni e le scarpe con pantaloni di panno turchino e stivali, la spada con un semplice spadino. Nei cantieri e negli arsenali era consentito l'uso di un abito turchino semplice abbottonato sul petto e di un berretto.

I gradi del genio navale erano distinti con speciali ricami d'oro (gomene intrecciate di foglie di rovere, o ancore intrecciate alle foglie). La divisa degli ufficiali del genio marittimo, dell'amministrazione marittima, del servizio sanitario e spirituale non si differenzia da quella degli ufficiali dei simili corpi dell'esercito se non per la presenza di ancore nelle risvolte dell'abito, sulle spalline e nei bottoni.

Il regolamento del 1833 sulle divise fu mantenuto in vigore con piccolissime varianti sino al 1849, anno in cui furono con decreto reale date nuove disposizioni per il berretto e alcuni altri capi di divisa. Il berretto per gli ufficiali fu fissato di forma rotonda contornato da un gallone di oro, e avente sul davanti un'ancora d'argento con corona sovrapposta ricamata in oro, con soggoli di corame nero senza alcun fregino. I distintivi di grado del berretto differivano ancora dagli attuali, giacché gli ufficiali superiori avevano un gallone con tre righe della larghezza di 40 mm., i luogotenenti di vascello e sottotenenti di vascello un gallone con due righe della larghezza di 35 mm., i guardiamarina di prima classe un gallone con una sola riga della larghezza di 25 mm. I sottufficiali di grado più alto avevano al berretto un gallone d'oro della larghezza di 15 mm. tramezzato da una riga di seta turchina, e quelli di grado più basso due piccoli galloncini d'oro della larghezza di 2 mm., oltre ad altri distintivi costituiti da ancore sopra ai galloni. Un'altra innovazione importante portata dal decreto del 1849 fu la sostituzione alla spada sinora usata di una sciabola a conchiglia.

Circa la divisa dell'armata di mare delle Due Sicilie, le differenze da quella della marina sarda non sono grandi. Si può solo notare che essa appare ancora più ricca ed elegante.

Le divise moderne (marzo 1937) in uso nella R. Marina italiana sono:

Per gli ufficiali di vascello:

Divisa di gala invernale, costituita dall'abito a due petti a coda con nodi e cordoni (per ammiragli e generali) o spalline (per ufficiali sup. e inf.), dal panciotto a 3 bottoni, dal pantalone di panno con banda d'oro, dal cappello (feluca), cinturino con pendagli dorati, sciarpa, sciabola, decorazioni, guanti bianchi, cravatta nera a nodo orizzontale; gran divisa invernale, composta del soprabito (redingote) con nodi e cordoni o spalline, panciotto a 5 bottoni, pantaloni senza banda, cinturino di cuoio nero, tutto il resto come nella precedente; divisa ordinaria invernale, in tutto come la precedente ma col berretto di panno, senza sciarpa, senza sciabola, coi nastrini delle decorazioni e la cravatta a nodo verticale; piccola divisa invernale, in tutto come la precedente ad eccezione del soprabito che è costituito da una regolamentare giacca di panno. Le divise per la stagione estiva sono costituite dalla giacca di tela bianca con controspalline, pantaloni e berretto bianchi, e si distinguono, con poche modifiche di particolari, in divisa di gala, gran divisa e piccola divisa estiva. A completare il corredo degli ufficiali vanno aggiunte: la divisa di società, che si compone dell'abito di società, panciotto di piqué bianco, pantaloni di panno con bande d'oro, berretto di panno, nastrini (o piccole decorazioni); la divisa di sera, simile alla precedente ma con giacca bianca di sera con controspalline e pantaloni di panno senza bande; la piccola divisa coloniale, in tela kaki, berretto coloniale o elmo da sole, stivali o gambali di cuoio giallo, o fasce kaki; e finalmente le divise facoltative da lavoro e sportive.

Sotto le armi, gli ufficiali portano la giacca della piccola divisa invernale, panciotto e pantaloni di panno, gambali a fasce, elmetto di acciaio con ancora e corona, cinturone con pistola, ad eccezione degli ufficiali subalterni, che invece del cinturone portano buffetterie di tela grigio-verde, moschetto e sciabola a baionetta.

Le divise degli altri corpi della R. Marina: Genio navale, Armi navali, Sanitario, Commissariato, Capitanerie di porto, Corpo Reale Equipaggi Marittimi, sono in tutto uguali a quelle degli ufficiali di vascello, ad eccezione dell'occhio nei galloni delle maniche (riservato per tradizione ai soli ufficiali dello stato maggiore della marina) e di particolari fregi e colori distintivi nei galloni, nel trofeo del berretto, nelle spalline, nelle controspalline e nei travetti.

Per gli aspiranti sono prescritte ugualmente: la gran divisa invernale ed estiva, l'ordinaria e la piccola divisa invernale, la piccola divisa estiva e coloniale, di stoffa e foggia analoghe a quelle degli ufficiali, senza distintivi di grado.

Per gli allievi della R. Accademia navale sono regolamentari le divise di gala, ordinaria e di fatica invernale ed estiva, di lavoro e sportiva.

Le stoffe per le prime sono analoghe a quelle previste per gli ufficiali: i pantaloni e il cappotto della divisa di fatica invemale sono di panno turchino; di tela olonetta bianca la divisa di fatica estiva; di tela verde oliva la divisa da lavoro.

Per i sottufficiali le divise prescritte sono:

La gran divisa invernale, che per i capi di 1ª cl. si compone del soprabito con spalline, panciotto, pantaloni e berretto di panno, cinturino. sciabola, decorazioni, guanti bianchi scamosciati, cravatta di seta nera annodata verticalmente; per i capi di 2ª e 3ª cl., il soprabito è sostituito dalla giacca di panno con nodi; divisa ordinaria invernale, come la precedente senza spalline o nodi, con nastrini delle decorazioni, senza cinturino e senza sciabola; piccola divisa invernale, costituita da giacca, panciotto, pantaloni, berretto di panno, nastrini, guanti giallo-bruni, cravatta nera a nodo verticale; gran divisa estiva per capi di 1ª, 2ª e 3ª classe, composta della giacca bianca con controspalline, pantaloni bianchi, berretto estivo, cinturino, sciabola, decorazioni, guanti bianchi di filo; piccola divisa estiva, costituita da giacca bianca (con controspalline per capi, galloni e distintivi di categorie sulle maniche per secondi capi (sergenti); pantaloni bianchi, berretto estivo, nastrini, guanti di filo bianchi; piccola divisa coloniale, in tela kaki con controspalline per i capi, galloni e distintivi di categoria per i secondi capi, berretto o elmo da sole, nastrini, cravatta kaki a nodo verticale, scarpe gialle; sono da aggiungere la divisa da lavoro e quella sportiva.

La divisa per i sottufficiali sotto le armi è costituita, nella stagione invernale, della giacca, panciotto e pantaloni di panno, nastrini, guanti di pelle giallo-bruni, gambali a fascia, elmetto di acciaio con ancora e corona, buffetteria in tela grigio-verde, moschetto, sciabola a baionetta: nella stagione estiva, dalla giacca bianca (con controspalline per i capi) pantaloni bianchi, nastrini, elmetto di acciaio, buffetteria ed armi come nella precedente.

Per i sottocapi (caporali) e comuni (marinai di tutte le categorie e specialità), le divise attualmente in uso sono le seguenti: ordinaria invernale. composta dei calzoni di panno turchino, della camicia di sargia turchina, farsetto di lana turchina, solino turchino, fazzoletto nero, cordone bianco, berretto di panno nero con nastro portante il nome della nave o la scritta Regia Marina, scarpe nere; ordinaria per climi temperati, in tutto come la precedente, ma col farsetto di cotone bianco; ordinaria estiva, composta dalla camicia di tela crociata bianca, dei calzoni di tela rasata bianca, farsetto di cotone bianco, solino azzurro, fazzoletto nero, cordone bianco, berretto di panno con fascia di tela rasata bianca; divisa da pioggia, analoga alla divisa ordinaria invernale con l'aggiunta del cappotto impermeabile e del cappello impermeabile in sostituzione del berretto di panno. Sono in uso altresì le divise: giornaliera invernale (camicia e calzoni di panno turchino, farsetto di lana turchina, fazzoletto nero, cordone bianco, berretto basco di feltro turchino); giornaliera di mezza stagione (in tutti) come la precedente, ma col farsetto di cotone bianco); giornaliera estiva (calzoni e camicia di tela bianca, farsetto di cotone bianco, fazzoletti) nero, cordone bianco, cappello di tela crociata bianca); di lavoro invernali (calzoni e camicia di tela grigio-azzurra, farsetto di lana turchina, basco di feltro turchino), di lavoro estiva (come la precedente, ma col farsetto di cotone bianco e il cappello di tela grigio-azzurra).

Sotto le armi, per esercitazioni in campagna, marce, servizio di ordine pubblico, compagnie da sbarco, ecc., i militari del C. R. E. M. (corpo reale equipaggi marittimi) portano, nella stagione invernale, calzoni di panno turchino, camicia di sargia turchina, farsetto di lana turchina, fazzoletto nero, cordone bianco, gambali a fascia, elmetto di acciaio, buffetteria di tela grigio-verde, moschetto, sciabola a baionetta. La stessa divisa, ma col farsetto di cotone bianco, è prescritta per i climi temperati; mentre nella divisa estiva sotto le armi i calzoni e la camicia di panno sono sostituiti da calzoni e camicia di tela bianca.

Per il Battaglione San Marco e il Battaglione italiano in Cina le divise sono così distinte:

Ufficiali: gran divisa costituita da una giubba con spalline, pantaloni corti senza bande, berretto, cinturino di cuoio nero, sciabola, sciarpa, decorazioni, guanti bianchi di pelle lucida, camicia e colletto grigio-verde, cravatta grigio-verde a nodo verticale, stivaloni di cuoio nero; piccola divisa: giubba, pantaloni corti senza bande, berretto, cinturone di cuoio marrone scuro, nastrini, guanti di pelle giallo-bruni, il resto come nella precedente divisa; divisa di marcia: come la precedente in tutto ma col berretto di marcia.

La giubba degli ufficiali è a un petto con quattro bottoni e porta all'altezza del petto due taschine (una per lato), all'altezza dei fianchi due tasche, con cannellone al centro e patta sagomata, come quelle del petto e chiuse da bottoni; sulle maniche, che sono lisce, senza risvolti, i galloni regolamentari della R. Marina; sul bavero, senza velluto, la stelletta e il distintivo del leone di San Marco ricamato in oro su panno rosso foggiato a mostrina con il lato superiore a punta; sulle spalle, i travetti regolamentari e i fermagli per fissare le spalline.

Sottufficiali: gran divisa per i capi di 1ª, 2ª e 3ª classe: giubba, pantaloni corti, berretto, cinturino, sciabola, decorazioni, guanti bianchi scamosciati, camicia e colletto grigio-verde, cravatta grigio-verde a nodo verticale, gambali di cuoio nero, stivalini neri; piccola divisa invernale: in tutto come la precedente, ma con cinturone di cuoio marrone scuro, nastrini delle decorazioni, guanti di pelle giallo-bruni; piccola divisa estiva: identica alla piccola divisa invernale ma di tela grigia; divisa di marcia invernale: giubba, pantaloni corti, berretto da marcia, cinturone di cuoio marrone, pistola, nastrini, guanti giallo-bruni, camicia e colletto floscio rovesciato grigio-verde, cravatta grigio-verde a nodo verticale, fasce grigio-verde. Per i secondi capi (sergenti) le divise sono analoghe a quelle dei capi di 1ª, 2ª, 3ª classe, ma con i galloni sulle maniche, fasce grigio-verde in luogo dei gambali, cinturone di cuoio scuro con spallaccio, distintivi di categoria sulle maniche come nelle divise regolamentari per secondi capi.

La giubba dei sottufficiali è a un petto con 4 bottoni e porta due taschine sul petto e due tasche laterali sui fianchi, chiuse da bottoni, i risvolti sulle maniche e sopra di essi i distintivi di categoria ricamati in oro; sul bavero la stelletta e il distintivo del Leone di S. Marco, ricamato in oro su panno rosso; sulle spalle i travetti regolamentari.

Per i sottocapi e comuni sono prescritte la gran divisa invernale (camicia di panno grigio-verde con manopole, farsetto di lana grigio-verde, calzoni corti di panno grigio-verde, berretto di panno grigio-verde o elmetto di acciaio grigio con ancora e corona, fazzoletto nero, cordone bianco, solino turchino, decorazioni, fasce grigio-verdi, buffetterie da parata moschetto, sciabola a baionetta); gran divisa estiva (identica alla precedente, ma col farsetto di cotone bianco); ordinaria invernale (analoga alla precedente ma senza elmetto, con nastrini e senza buffetterie); ordinaria estiva (identica alla invernale ma di tela bigia e con farsetto di cotone bianco); di marcia invernale (analoga alla ordinaria invernale ma con berretto basco di feltro grigio-verde e buffetterie da sbarco); di marcia estiva (come quella invernale, ma di tela bigia, con farsetto di cotone bianco); da lavoro invernale (camicia di tela bigia, farsetto di lana grigio-verde, calzoni di tela bigia lunghi, berretto basco grigio-verde); da lavoro estiva (identica alla precedente, ma col farsetto di cotone bianco e cappello di tela bigia). Sulle manopole innanzi accennate è riportato, su panno grigio-verde, lo speciale distintivo del leone di San Marco ricamato in lana gialla.

Stoffe prescritte per le divise degli ufficiali: panno di lana blu-nero, rasato unito, tipo castoro leggiero, per abito, soprabito, panciotto, pantaloni, berretto; panno medio pesante, stesso tipo e colore, per mantellina; panno pesante, tipo castoro, dello stesso colore, rasato unito, per pastrano; tela bianca rasata di lino o mista, o di cotone, per divisa e per la giacca per divisa di sera; tela di cotone kaki spigata per la piccola divisa coloniale; tela grigio-celeste, per la divisa da lavoro; tela di cotone bianca o kaki per la divisa coloniale di lavoro; impermeabile azzurro-scura per cappotto da ufficiale di ogni grado. Sono prescritte analoghe stoffe per le divise dei sottufficiali.

Bibl.: A. Zezon, Tipî militari di differenti Corpi che compongono il Reale esercito e l'Armata di mare di S. M. il Re del Regno delle due Sicilie, Napoli 1856; Uniform regulations for the fleet, 1825, 1879 e 1891; Regie determinazioni e regolamento sopra il corredo, la montura e le divise delle armate di terra e di mare e delle amministrazioni e dei diversi servizi militari, Torino 1883; Die Uniformen der deutschen Marine, Lipsia 1887; Ch. de La Roncière, Histoire de la marine française, Parigi 1899 segg.; Regulation governing the uniform, ecc., Washington 1905; H. L. Swinburne, N. L. Wilkinson e J. Jellicoe, The Royal Navy, Londra 1907; oltre alle storie generali dell'abbigliamento antico e medievale; Ministero della marina, Regolamento sulle divise (aggiornato), Roma 1936.

Aeronautica.

Le uniformi in uso presso la Regia Aeronautica italiana sono attualmente (marzo 1937), per gli ufficiali: uniforme ordinaria in panno diagonale ritorto di lana di colore grigio azzurro, giubba aperta, camicia e colletto bianchi con cravatta nera, pantaloni lunghi con risvolto, berretto, scarpe basse, nere; uniforme da campo: come la precedente con la variante dei pantaloni corti con stivali di pelle nera e, facoltativo, il berretto a busta; uniforme ordinaria estiva di tela bianca, giubba aperta, cravatta nera, pantaloni lunghi, scarpe bianche basse uniforme per servizi armati non di parata: come l'uniforme da campo con cinturone e pistola; grande uniforme: sull'uniforme ordinaria vengono applicate le spalline, le cordelline (per gli ufficiali naviganti); con tale uniforme si portano la sciabola, le decorazioni e la sciarpa azzurra; in estate la grande uniforme viene indossata sull'uniforme bianca estiva; uniforme da cerimonia, di panno blu cupo con giubbetto corto, pantaloni lunghi, panciotto bianco, colletto diritto con punte rivoltate e cravatta nera a fiocco, scarpe nere lucide, sciarpa e decorazioni; in estate il giubetto blu viene sostituito con giubbetto bianco; uniforme da società: come l'uniforme da cerimonia senza sciarpa. In inverno viene indossato il mantello o il cappotto di panno grigio azzurro e, all'occorrenza, l'impermeabile di colore blu cupo.

Per i sottufficiali: uniforme ordinaria: del panno e foggia come quella degli ufficiali, con pantaloni lunghi senza risvolto, distintivo di grado sulle maniche per sergenti e sergenti maggiori e sul berretto e sui passanti per i marescialli; uniforme da campo, come la precedente con pantaloni corti e stivaletti allacciati, berretto a busta; uniforme ordinaria estiva (per i soli marescialli): in tela bianca; uniforme per servizi armati, non di parata: come l'uniforme da campo con gambali, cinturone e pistola. grande uniforme: sull'uniforme ordinaria vengono portate le spalline, le cordelline (per i naviganti), le decorazioni, il cinturino con sciabola (per i marescialli) e il cinturone (per i sergenti). D'inverno viene indossato il cappotto o la mantella in grigio azzurro oppure l'impermeabile blu cupo.

Per la truppa: uniforme ordinaria in panno pettinato colore grigio azzurro, giubba aperta con camicia azzurra e cravatta blu cupo, pantaloni corti, fasce, berretto a busta, scarpe nere alte; per i servizî armati sull'uniforme ordinaria viene indossato il cinturone con la giberna e la baionetta. Quando è prescritta la grande uniforme i militari di truppa applicano alle spalline i fregi, portano i guanti bianchi di filo. D'inverno indossano il cappotto, grigio azzurro.

Per gli allievi della R. Accademia Aeronautica: uniforme ordinaria: è analoga a quella degli ufficiali; sul risvolto della giubba sono applicate due alette ricamate in oro e portanti il numero della classe, di metallo argentato. Nell'uniforme degli allievi della 1ª e 2ª classe sui paramani della giubba sono applicati sette bottoni di metallo dorato; gli allievi sono inoltre armati di pugnaletto; uniforme da parata: come l'uniforme ordinaria, ghette bianche, guanti di filo bianco, cinturone con sciabola a baionetta, moschetto; uniforme da esercitazione: analoga alla uniforme da campo per ufficiali con maglione di lana grigio azzurro; uniforme estiva: giubba come l'uniforme ordinaria, pantaloni bianchi, berretto bianco, scarpe bianche.

Per l'uniforme della M. V. S. N., v. milizia.

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