Unione Europea dei Pagamenti (UEP)

Dizionario di Economia e Finanza (2012)

Unione Europea dei Pagamenti (UEP)

Lelio Iapadre

Unione Europea dei Pagamenti (UEP) Accordo multilaterale per i pagamenti internazionali sottoscritto nel settembre 1950 dai 17 Paesi (Austria, Belgio, Danimarca, Francia, Gran Bretagna, Grecia, Islanda, Irlanda, Italia, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Spagna, Svezia, Svizzera e Turchia) che aderivano all’Organizzazione Europea di Cooperazione Economica (➔ OECE), l’istituzione nata nel 1948 per amministrare gli aiuti finanziari degli Stati Uniti all’Europa (➔ Marshall, piano).

La UEP rappresentava una soluzione per i problemi economici emersi nell’immediato dopoguerra, quando il finanziamento dei disavanzi commerciali era impedito dal livello estremamente basso delle riserve di dollari delle banche centrali europee e l’inconvertibilità delle loro valute ostacolava i pagamenti, al punto da rendere necessario il ritorno a forme di baratto.

In una prima fase, questi problemi erano stati affrontati con una serie di accordi bilaterali di pagamento, che tuttavia non erano riusciti a rilanciare il commercio, proprio perché gli eventuali saldi positivi bilaterali non potevano essere usati per acquisti in Paesi terzi. L’idea di un accordo multilaterale fu suggerita dagli Stati Uniti all’OECE nel 1949.

La UEP realizzava di fatto la convertibilità delle monete europee tramite un sistema di crediti, sostenuto dai fondi del piano Marshall. Ogni Paese comunicava mensilmente alla UEP i propri saldi bilaterali con i partner, che potevano essere liberamente compensati presso la Banca dei Regolamenti Internazionali (➔ BRI). Ciò faceva emergere un saldo netto verso la UEP, che poteva essere registrato a credito o a debito fino a una quota massima del 15% del commercio estero del Paese con la UEP nel 1949. Man mano che il saldo si avvicinava al suo limite, cresceva la percentuale da regolare in oro o in dollari, fino al 100% per saldi superiori alla soglia massima. Il successo del sistema era assicurato dal fatto che ai Paesi creditori venivano riconosciute quote di pagamenti in oro superiori a quelle richieste ai debitori, grazie ai finanziamenti statunitensi. Inoltre, la solvibilità era garantita dal fatto che i crediti della UEP erano condizionati all’adozione di politiche correttive, dettate da esperti indipendenti.

L’introduzione di un sistema multilaterale di pagamenti e la disponibilità delle linee di credito furono decisive per pilotare l’economia europea fuori dalla crisi del dopoguerra. La ripresa degli scambi fu favorita anche dall’adozione di misure di liberalizzazione commerciale, prescritte per aderire alla UEP: si trattava, in primo luogo, di rimuovere tutte le misure discriminatorie tra i Paesi partner ed era richiesta, inoltre, una progressiva e consistente riduzione delle barriere commerciali.

La UEP può considerarsi il primo esperimento di cooperazione monetaria in Europa; fu sostituita nel 1958 dall’Accordo Monetario Europeo (➔ AME), che sancì il ritorno alla piena convertibilità delle monete.

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