Parentesi, uso delle [prontuario]

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

parentesi, uso delle [prontuario]

Stefano Telve

Natura e funzioni

Le ➔ parentesi, tonde ‹( )› o quadre ‹[ ]›, isolano un’informazione che si pone su un piano di discorso diverso rispetto al resto del contesto. Le loro funzioni sono in buona misura coincidenti con quelle del ➔ trattino lungo (diverso è il trattino breve).

La funzione delle parentesi è in gran parte analoga a quella dalle lineette: tuttavia, solo queste hanno la prerogativa di introdurre il discorso diretto dei personaggi (uso talvolta sostituito dalla virgola nella prosa letteraria degli ultimi decenni: cfr. Dardano 2001; Tonani 2008) e di specificare in inciso la fonte di parole riportate in discorso diretto, figurando, in posizione libera, dopo un complemento («Da parte dei servizi di sicurezza − assicura − c’è piena disponibilità alla collaborazione», «la Repubblica» 5 gennaio 1985), tra una frase e l’altra («la responsabilità è politica − aveva aggiunto il Procuratore capo − ed è il potere politico che deve far funzionare i servizi», «la Repubblica» 2 gennaio 1985), o anche, più raramente, in fondo alla frase («La proposta dei prepensionamenti a 50 anni ci trova concordi − replica Medusa −. Bisogna smontare l’attuale sistema della cassa integrazione», «la Repubblica» 4 gennaio 1985).

Solo le parentesi possono invece introdurre note di servizio, come, ad es., nelle voci enciclopediche, la data di nascita e di morte di un personaggio.

Il testo inserito tra parentesi tonde contiene informazioni di servizio, puntualizzazioni o riflessioni che completano e arrichiscono il testo senza interromperne la fluidità sintattica e senza sviarne il contenuto. Le parentesi sono particolarmente usate nei ➔ testi descrittivi e nei ➔ testi argomentativi, dove hanno più funzioni (i passi citati sono tratti dal manuale di astronomia Rigutti 20004). Con le parentesi si possono ricordare al lettore informazioni che potrebbe già sapere:

(1) Che la terra fosse sferica fu supposto, come è noto, fin dall’antichità classica, dai pitagorici (VI secolo a.C.)

a volte anche esplicitamente:

(2) I principi fondamentali che ci aiutano a risolvere il problema (e che abbiamo già incontrato nel corso di chimica, ma sarebbe molto opportuno rivedere)

e introdurre dati che probabilmente il lettore non sa, siano questi numerici:

(3) L’orbita della Terra è un’ellisse, ma ha un’eccentricità molto piccola (0,017)

o terminologici:

(4) Conseguenza del moto di rotazione intorno al Sole (rivoluzione) sono le stagioni.

Le informazioni tra parentesi sono essenziali anche là dove non contengono il dato numerico, demandato viceversa al resto del testo: in questo caso, l’informazione tra parentesi specifica concretamente un dato che altrimenti rischierebbe di restare ‘muto’ perché indefinito:

(5) [La ‘crosta’] ha uno spessore che va dai 10 km (sotto gli oceani) a 60 km (sotto i continenti)

In alcuni casi l’autore può affidare alle parentesi un’osservazione d’altro tipo, per es., una considerazione personale:

(6) anche questo è un motivo per spiegarsi il successo (non facilissimo) degli antichi nella descrizione dei moti celesti (supposti circolari)

Quest’ultima funzione, prettamente metalinguistica, è propria più che dei testi informativi di quelli narrativi e soprattutto dei testi argomentativi e saggistici, dove si carica spesso di connotazioni ironiche.

Nei racconti e nei romanzi si può mettere tra parentesi una glossa o un commento, sia questo dell’autore o di un personaggio, come nei seguenti esempi dei Promessi sposi (nel secondo è Agnese che parla):

(7) odi antichi, tra persone, famiglie, terre intere, spenti o (cosa ch’era pur troppo più frequente) sopiti

(8) dopo essere stato un’ora a quattr’occhi col dottor Azzeccagarbugli (badate bene di non chiamarlo così!), l’ho visto, dico, ridersene

Nella saggistica, la glossa d’autore può voler mitigare un termine che altrimenti potrebbe sembrare non ben scelto:

(9) tale contrapposizione verrà in altre forme accentuata già pochi anni dopo, in seguito al sacco alariciano, dalla (ci si passi il termine) ‘propaganda’ cristiana

Si noti l’effetto di mitigazione delle parentesi e insieme delle ➔ virgolette alte metalinguistiche.

Specie nella scrittura brillante di molti articolisti, le parentesi racchiudono un rapido commento:

(10) C’è il ballo dei provvedimenti ‘ad personam’ o ‘ad libertatem’ (divertente questo latinorum giuridico dilagante): («Panorama» 21 gennaio 2010).

Posizione

Di norma, il contenuto di una parentesi fa riferimento a una porzione di testo che precede (come nella maggior parte degli esempi fin qui menzionati) e più raramente successivo (come nei due passi appena citati, in cui le parentesi anticipano ora sopiti ora propaganda). Il più delle volte il testo contenuto fra parentesi è privo di relazione sintattica col contesto (dunque si tratta formalmente di una giustapposizione); ma a volte è ad esso collegato per coordinazione o per subordinazione, o come parte del discorso che si aggiunge integrandosi perfettamente; si veda l’es. (6): «il successo (non facilissimo) degli antichi».

Il passo appena ricordato mostra come la parentesi possa inframmezzare, oltre alla frase semplice o complessa, anche il sintagma (➔ sintagma, tipi di).

Nella scrittura saggistica o giornalistica è anzi frequente la parentesi all’interno di parola, usata spesso in contesti ironici:

(11) Gentile signora Bossi Fedrigotti, forse non sono la prima a trasmetterle il mio malcontento, anzi direi proprio, la mia totale avversione per il (dis)servizio ‘offerto’ dalle Ferrovie Nord (lettera al «Corriere della sera» 10 febbraio 2010).

L’informazione contenuta tra parentesi può estendersi dalla singola parola a uno o più frasi, se non periodi, raggiungendo un’autonomia tale da figurare non all’interno di un periodo ma tra due periodi, ora sotto forma di frase semplice:

(12) È un frammento molto esile e ci dice forse solo una cosa: che era sempre nella direzione del dialogo che Vittorini cercava una nuova via. (E affiora anche il tema del viaggio, partenza o fuga) (I. Calvino, Narratori, poeti, saggisti, in Calvino 1995: 1272)

ora sotto forma di frase complessa, che può contenere frasi incidentali delimitate da lineette:

(13) [...] mettono in circolazione una quantità d’informazioni e d’interessi. (È questo il caso − che non riguarda la cultura italiana nel suo complesso − dell’attuale fortuna francese di Gramsci, che riempie in questo momento le vetrine delle librerie del Quartiere Latino di libri di Gramsci e su Gramsci.) (I. Calvino, Narratori, poeti, saggisti, in Calvino 1995: 1074)

Altrimenti, il testo tra parentesi può essere contenuto in una frase incidentale segnalata da lineette:

(14) Le sue molteplici autobiografie politiche − racconta Maurizio Valenzi, felicemente ‘tunisino’ a sua volta (‘felicemente’ almeno sino al giorno in cui decise di sposare il comunismo) − erano esasperate requisitorie contro se stesso (Rea 2002: 78).

La parentesi quadra

Le parentesi quadre si usano solitamente per racchiudere un testo che sia già compreso dentro una porzione di testo tra parentesi tonde (dunque secondo un criterio inverso rispetto a quello proprio del linguaggio algebrico).

Le parentesi quadre figurano inoltre in alcuni usi convenzionali (alternandosi talvolta con le parentesi tonde) e in alcune formule per segnalare interventi operati a discrezione di chi cita il testo.

Tre gli usi principali:

(a) ‹[...]› segnala un taglio o una mancanza del testo da cui si cita:

(15) “I mesi felici del mio soggiorno in Italia”, le aveva scritto Einstein in italiano firmandosi Alberto nella prima delle missive del 1946, “sono le più belle ricordanze [...]. Giorni e settimane senza ansie e senza tensione [...]” (Linguerri & Simili 2008: 11)

(b) La formula ‹[sic]› o anche ‹[sic!]› (latino sic «proprio così»), a volte anche tra parentesi tonde, è posta subito dopo una parola che, secondo colui che la riporta, viola le aspettative del lettore o sul piano formale (grammaticale), come accade con testi scritti in un italiano incerto o in ➔ italiano antico:

(16) Pacifico bello grasso ricciuto, inteligente [sic] di due anni diceva l’Ave in francese, ero da tutti invidiata. Di un ubbidienza [sic] di bontà eccezionale, i suoi professori di ginnasio il liceo [sic] lo dicevano di un ingegno non comune (lettera di Francesca Luti, madre del poeta Dino Campana, a S. Aleramo in Aleramo & Campana 2000: 105)

o sul piano del contenuto:

(17) Secondo quanto si legge, i volontari sarebbero stati nominati come “forza ufficiale di protezione civile del governo italiano federale [sic!]” («Il Riformista» 24 gennaio 2010).

(c) Le sigle ‹[N.d.R.]›, ‹[N.d.A.]›, ‹[N.d.T.]›, ‹[N.d.E.]› (cioè rispettivamente «nota del redattore, dell’autore, del traduttore, dell’editore») indicano la fonte di informazioni utili alla comprensione di un passo (a volte a piè di pagina, tramite un richiamo in esponente a testo):

(18) dato che è piacevole e divertente dire bugie in occasione di nozze come queste, fauste di nome e di fatto*, vi regalo un’altra bugia grassa e tonda.

  • Segenreich significa “fausto” [n.d.t.] (E. Canetti, Le nozze, in Canetti 1990: 61)

(d) Le parentesi quadre segnalano infine un’integrazione del testo, per rendere comprensibile il passo, se non anche per esigenze filologiche (come spesso nella poesia dei primi secoli: «[O] caro padre meo» è l’incipit di un sonetto di Guido Guinizzelli a Guittone d’Arezzo).

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