Vandali

Enciclopedia dei ragazzi (2006)

Vandali

Tommaso Gnoli

Barbari alla conquista dell’Africa

I Vandali erano un popolo germanico, originariamente stanziato presso il Mar d’Azov, quindi presso il Mar Baltico. Unici tra le popolazioni germaniche a prendere il mare, dalla Spagna si lanciarono alla conquista della provincia romana dell’Africa. Cercarono sempre di evitare l’assimilazione con i Romani e conservarono gelosamente le proprie usanze e religione

Le origini

Non si sa in che periodo i Vandali si spostassero nei pressi del Danubio, ma lì incontrarono l’imperatore Marco Aurelio, che li sconfisse insieme ai loro alleati, i Marcomanni. Da Costantino vennero accolti in Pannonia – l’attuale Ungheria –, dove si convertirono al cristianesimo secondo la dottrina di Ario (eresia). La politica ariana e anticattolica accompagnò sempre l’esistenza del regno vandalo e lo caratterizzò rispetto a tutti gli altri regni romano-barbarici.

Nel 406 i Vandali, insieme ad altre popolazioni germaniche e agli Alani, sotto la spinta degli Unni passarono il Reno e invasero le Gallie. Nel 411, sotto il re Gunderico, si diressero in Spagna, dove fondarono il regno di Vandalusia, che diede il nome alla moderna regione dell’Andalusia. Popoli germanici e Romani si diedero guerra negli anni successivi per il controllo della regione: alla fine furono i Visigoti a prendere il posto dei Vandali.

Dalla Spagna all’Africa

Fu nel 429 che il re Genserico, il più importante dei sovrani vandali, guidò il suo popolo di 80.000 persone, di cui 30.000 combattenti, alla conquista dell’Africa attraverso lo Stretto di Gibilterra. L’occupazione dell’Africa fu piuttosto semplice, poiché mai quelle province avevano dovuto difendersi contro un nemico così numeroso.

Unica opposizione Genserico la incontrò nella città di Ippona, che venne assediata per oltre un anno. Durante tale assedio, nel 430, morì il vescovo della città, il grande sant’Agostino. Le devastazioni e le carneficine che seguirono la presa di Ippona furono terribili e tali da dare al termine vandalo l’accezione fortemente negativa che possiede ancora oggi. L’imperatore romano Valentiniano III fu costretto nel 435 a trattare una pace con Genserico. Quest’ultimo, però, non voleva solamente conquistare del territorio per i suoi uomini, ma voleva farsi portatore di una vera e propria guerra anche ideologica contro l’Impero Romano.

In barba al trattato appena concluso, dunque, Genserico completò la conquista dell’Africa assediando e devastando anche Cartagine, che divenne la capitale del suo regno. Violentissime furono inoltre le persecuzioni e le confische contro il clero e la popolazione di fede cattolica.

Compiuta la conquista, Genserico iniziò subito a costruire una potente flotta da guerra con la quale riuscì a imporsi su gran parte del Mediterraneo, impadronendosi per brevi periodi della Sicilia, della Sardegna, della Corsica e riuscendo a saccheggiare addirittura Roma. Qui solamente l’intervento di papa Leone I, che già era riuscito a fermare l’unno Attila, riuscì a far liberare la città.

Dallo splendore al crollo

Il governo quasi cinquantennale di Genserico (428-477) segnò il momento di massimo splendore del regno vandalo. Al contrario degli altri popoli germanici, che una volta insediati nel territorio dell’Impero tendevano ad assimilarsi a esso per usi e costumi, i Vandali rimasero sempre gelosi delle proprie rozze usanze così come della loro fede ariana. I successori di Genserico – Unerico, Gundamondo, Trasamondo, Ilderico e Gilimero – ressero il regno dei Vandali più o meno con lo stesso atteggiamento fortemente anticattolico e antiromano.

Fu il grande imperatore bizantino Giustiniano a porre fine al terribile regno vandalo. Giustiniano affidò al generale Belisario la riconquista delle province africane, e, per far questo, dotò il generale di una grande flotta e di un esercito – considerevole per quei tempi – di 15.000 uomini. I Bizantini ebbero ragione dei Vandali in due battaglie presso Cartagine, e il loro re Gilimero, catturato, sfilò tra i prigionieri nel trionfo a Costantinopoli (534). I Vandali che non vennero venduti schiavi entrarono a far parte della cavalleria imperiale. Da allora essi persero ogni importanza.

L’accezione moderna del termine vandalo, che designa colui che danneggia senza alcun particolare motivo la proprietà altrui, descrive meglio di ogni altra cosa il terribile ricordo che tale popolazione ha lasciato dietro di sé.

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