RODI, Vasi

Enciclopedia dell' Arte Antica (1965)

RODI, Vasi

P. Bocci

Gruppo di vasi della Grecia orientale appartenente al periodo orientalizzante.

1. Classificazione. - Il nome rodio è dovuto al fatto che i maggiori ritrovamenti provengono dagli scavi dell'isola di Rodi. Il termine risale alla lista del Puchstein nel 1881 ed è usato da molti (Price, Pottier, Ducati, Richter, Buschor, Robertson, Villard, ecc.); è usata anche la denominazione di vasi di Camiro (Kinch) e sotto questo nome si comprende adesso una parte di tali vasi da parte degli studiosi tedeschi. Poiché gli scavi di Mileto rivelarono vasi dello stesso tipo si coniò anche il termine di milesio (Boehlau, Prinz, Johansen) o di rodio-milesio (Pfuhl) o si mantenne quello di rodio a seconda di quale delle due città veniva considerata come la patria di questa ceramica. Attualmente gli studiosi inglesi preferiscono parlare di "stile delle capre selvatiche" o "degli stambecchi", mentre gli studiosi francesi ed italiani mantengono il termine, per altro assai improprio, di rodio. Gli archeologi tedeschi hanno suddiviso invece questo insieme omogeneo di vasi nei sottogruppi di Camiro, di Euphorbos (Rumpf, poi Schefold, Matz) ai quali recentemente si è aggiunto quello di Vlastos (Schiering).

I gruppi suddetti sarebbero contemporanei, opere di diverse officine, che avrebbero seguito lo stesso sviluppo nel tempo e sarebbero state prossime le une alle altre. Il gruppo di Euphorbos è stato da alcuni localizzato a Cnido, (Studniczka, Schefold, Matz), ma l'ipotesi non sembra potersi accettare.

La ripartizione tedesca, se da un lato ha avuto il merito di dare una prima lista dei vasi divisi secondo un criterio stilistico (Rumpf), risulta però troppo rigida e schematica e non mostra come questo tipo di ceramica si sia potuto svolgere seguendo una sua organica linea di sviluppo.

Perciò qui si segue piuttosto l'interpretazione data dal Cook, riallacciandosi alla ipotesi del Pottier, che capovolse la successione cronologica stabilita dal Kinch, ciò che fu confermato dagli scavi italiani a Rodi. Per il Cook i due gruppi di Camiro e di Euphorbos corrispondono a due fasi cronologicamente distinte: il gruppo di Camiro rappresenta la prima fase e quello di Euphorbos la seconda (Cook, Robertson, Villard).

2. Cronologia. - Per alcuni, l'inizio della produzione è posto nel secondo venticinquennio del VII sec. a. C. (Johansen, Buschor, Schiering, Matz) da altri verso la metà del secolo (Rumpf, Cook, Schefold, Villard, Arias). Una datazione più antica, secondo quanto pensavano gli studiosi di un tempo (Poulsen), è senz'altro da escludersi; recenti scavi a Exochì nell'isola di Rodi hanno dimostrato come fino a tutto il primo venticinquennio del VII sec. a. C. non esista alcun frammento con motivi di capre selvatiche, ma si sia ancora pienamente in clima geometrico. Pertanto si potrebbe considerare il secondo venticinquennio del VII sec. a. C. come il periodo della fase di transizione dal Geometrico all'Orientalizzante e la metà del secolo come l'inizio dello stile rodio vero e proprio nella sua fase più arcaica.

a) Subgeometrico. - La fioritura dello stile rodio appare quasi all'improvviso; pertanto la fase di trapasso è stata breve e ci ha lasciato solo pochi esemplari. Questo non stupisce dal momento che il Geometrico nelle isole non è mai giunto alla coerenza e al rigore stilistico di quello attico (v. Geometrica, arte), ma si è trattato piuttosto sempre di un "subgeometrico" per le frequenti inifitrazioni di elementi d'arte orientale, per cui è facile comprendere come il tessuto geometrico si sia più rapidamente disgregato nelle isole che nel continente greco. Allo stesso indirizzo "subgeometrico" appartengono le coppe a uccelli, ancora geometriche nella triplice ripartizione metopale con al centro la metopa con la figura di un uccello, che si possono considerare complementari allo stile rodio vero e proprio, anche se non sono peculiari dell'isola. Esse sono state esportate ed imitate largamente durante l'intero corso del VII sec. a. C. e sembra siano state fabbricate nell'area meridionale della regione greco-orientale e non necessariamente a Rodi.

b) Rodio arcaico (Schiering 66o, R. M. Cook 650-630 a. C.). - I frammenti dello stile rodio più antico non provengono da Rodi, ma da Samo e da al-Mina. Nell'Heraion di Samo il tardo geometrico arriva fino alla prima formulazione dello stile a fregio animale con un anticipo cronologico rispetto a Rodi e con una qualità più alta. Samo è sempre stata uno dei centri principali della produzione ceramica della Ionia orientale e perciò a Samo da alcuni si è riportata l'origine della ceramica cosiddetta rodia (Eilmann, Buschor, R. M. Cook, Matz).

Nei vasi r. da Checraci e da Papatislures abbiamo piuttosto un'impressione di povertà e di attardamento che di arcaismo.

Le forme dei vasi del periodo più antico consistono in crateri e in oinochòai. L'oinochòe si riallaccia strettamente alla forma geometrica, è assai bassa con la pancia rotonda e schiacciata e la bocca tonda. L'argilla è assai rozza con granelli di mica, il suo colore va dal rosa al bruno pallido. La superficie del vaso priva di ingubbiatura nel periodo geometrico, è ricoperta da una ingubbiatura assai diluita nei vasi più arcaici e da una molto più spessa nel periodo della maggior fioritura, per ritornare più diluita alla fine della produzione. La decorazione consiste quasi esclusivamente in figure di animali con il corpo di solito verniciato in nero, con i particolari interni risparmiati, la testa a linea di contorno con i particolari dipinti all'interno. Gli animali hanno anche la zona della pancia risparmiata e in un secondo momento macchiettata di punti neri. Manca completamente l'incisione che domina nei vasi corinzî. Questa diversa trattazione delle figure mostra come, specialmente in un primo periodo, le due scuole di ceramica si siano svolte indipendentemente, pur avendo ripreso le stesse figure e gli stessi motivi dal mondo orientale.

La decorazione si dispone sul corpo del vaso in zone orizzontali, di cui la più importante è posta sulla spalla del vaso. I fregi figurati sono divisi gli uni dagli altri da più sottili strisce decorate con motivi geometrici. I fregi sono composti di animali e di esseri fantastici quali sfingi e grifoni. Tra gli animali dominano le capre selvatiche poi i cani, le oche, i leoni, le pantere, gli arieti, i tori, le lepri. I riempitivi sono spazieggiati secondo uno schema rigidamente alternato.

c) Rodio medio (630-610 a. C.). - L'oinochòe rodia arcaica acquista una forma più snella, il collo tende ad accorciarsi, la bocca diventa trilobata ed è verniciata di nero e decorata con occhi e rosette in bianco. Sopra il piede ai corti raggi si sostituiscono lunghi raggi o, più spesso, una catena di fiori e di bocci di loto alternati.

La zona principale continua ad essere quella della spalla; le file di animali, in un primo tempo numerose, tendono a diminuire e finiscono per ridursi a una sola striscia sottostante a quella delle spalle.

L'esemplare più notevole è la brocca Levy al Museo del Louvre, in cui lo stile rodio raggiunge il suo più alto livello, ma l'esecuzione così perfetta e sapiente scadrà sempre più nella monotonia e nella sciattezza del lavoro di bottega. Si limita sempre di più il repertorio degli animali e si tende ad allungarne il corpo a volte in modo esagerato e sgraziato, sì che bastino sempre meno figure per riempire una zona. I motivi di riempimento perdono la loro ricchezza e diventano più pesanti in modo che la zona risulta molto più spazieggiata. Aumentano i ritocchi in rosso purpureo che hanno inizio in questa fase. Caratteristico il fregio di fiori e bocci di loto alternati sopra il piede del vaso.

Oltre alle oinochòai ci sono crateri, δὲινοι e alcune anfore. Tra le nuove forme caratteristico è il piatto su alto piede, a fruttiera. I piatti sono decorati con fasce circolari che all'interno s'interrompono per una o più zone suddivise in metope mediante sei o sette raggi cuneiformi con all'interno protomi animali o umane o di uccelli o rosette o occhioni. Al centro del piatto è un motivo decorativo floreale come una rosetta o una stella o una specie di palmetta o di loto.

Verso la fine del secolo compare un altro tipo di piatto, a basso piede, verniciato all'esterno con linee circolari, con il caratteristico orlo largo e pianeggiante che presenta a volte due intacchi ritagliati a T, contrapposti. Contemporaneo a questo è il piatto piano o pìnax, che ha un orlo ricurvo e a volte due fori di sospensione. L'interno è diviso in un campo principale ed un esergo. L'esergo è decorato, ad eccezione del piatto da Camiro al Louvre con un lungo pesce, con linguette alternativamente dipinte in bruno, in rosso e trattate a risparmio, disposte a ventaglio, mentre la parte superiore ha una decorazione figurata che, ad eccezione del policromo piatto di Euphorbos, (v. euphorbos) e di quello con la Gorgone, di solito consiste in una sola figura, mentre il fondo è cosparso di riempitivi. Frequente è la sfinge che, anche negli esemplari più tardi, ha volto, collo e petto trattati a linea di contorno e a volte addirittura dipinti in bianco. Il piatto di Perseo, senza esergo, sta al limite della produzione ed è uno dei pochi anelli di congiunzione tra la ceramica rodia e quella di Fikellura. Pertanto i piatti iniziati alla fine del medio - rodio continuano fino alla fine, mantenendo, tranne rari esempî (Piatto di Perseo e della Chimera, da Thasos) la tecnica a linea di contorno, anche se gli animali diventano più tozzi e più rozzi ed i piatti tendono ad assumere proporzioni più ridotte.

d) Tardo rodio (610-575 a. C.). - Per il passaggio dal medio al tardo rodio oltre alle tombe rodie (Clara Rhodos, iii, Tomba xlvii) in cui vasi tardorodi si trovano accanto a vasi del Corinzio antico e medio, si ha un appoggio per la datazione nella distruzione della antica Smirne, in quanto una brocca rodia con il fregio di animali nella nuova tecnica a figure nere si trova nello strato immediatamente precedente a quello della distruzione della città da parte dei Lidi, strato che in base ai ritrovamenti più recenti si data verso il 610 a. C.

L'influenza corinzia, fortissima in questo periodo, porta all'adozione della tecnica a figure nere, tradotte in una forma rozza, e dell'incisione, anche se questa è usata occasionalmente. I fregi a figure nere hanno il posto principale sulla spalla delle oinochòai. La tecnica a linea di contorno continua ad essere usata, anche se ha perso ogni eleganza di linea.

Si introducono in gran numero nuovi tipi di vasi, molti dei quali risentono delle forme greche continentali.

Oltre all'influenza corinzia in questo ultimo periodo si avverte, anche se ha minore portata, l'influenza protoattica (v.) e melia (v. Orientalizzante, arte). I riempitivi non sono più così fitti e leggiadri come nella fase media, e perciò scompare il gioco sottile tra le figure e il fondo vagamente tappezzato, e dall'altra parte non c'è nemmeno la spazieggiatura della fase finale del medio-rodio, perché in relazione all'altezza del fregio cervi e daini diventano più grossi di prima e sono oppressi dalla larga striscia, seguita da altre più sottili di colore diverso, che limita in alto il fregio, e incombe sopra di loro.

Il fiore di loto perde l'importanza che aveva nella fase precedente e ha dimensioni molto minori.

Alla fase tarda appartengono anche oinochòai con una sola fascia decorata all'altezza della spalla, di solito con un solo animale o con una protome, a volte anche umana.

3) Diffusione e imitazione. - La ceramica rodia oltre ad essere largamente attestata nell'isola di Rodi stessa è anche stata diffusa nell'Oriente greco a Samo, a Smirne, a Mileto e, sembra, anche a Iassos. Numerosa è a Delo e nell'ambito delle Cicladi dove ha influenzato la ceramica melia e nella fase tarda è stata localmente imitata, in forma grossolana (v. Cicladici, vasi). Ad al-Mina si hanno esempî non solo della fase media, più largamente esportata, ma anche del periodo più antico.

Ceramica rodia si trova a Berezan, ad Olbia in Ucraina, a Istria in Romania, ad Apollonia Pontica in Bulgaria. È rara a Creta, a Cipro, a Egina e nella Grecia vera e propria. In occidente si trova a Gela, colonia rodia, a Selinunte, a Siracusa, in Etruria e forse anche a Marsiglia. A Nisyros, un'isoletta vicina a Rodi, abbiamo esempî di uno stile trascurato che fa pensare ad una fabbrica locale. Senza dubbio ci furono diverse officine; Mileto, Efeso, che hanno una ceramica strettamente affine a quella rodia, vengono presi in considerazione come luoghi probabili di fabbriche, ma l'ipotesi va accolta con prudenza.

Stile chiota. - A Chio ci sono segni di una scuola locale che in un primo tempo fu considerata naucratica (la maggior parte di tali frammenti furono trovati a Naukratis) ma che gli scavi di Chio dimostrarono localizzata nell'isola stessa. Questo ramo settentrionale dello stile "rodio", di cui Chio è caposcuola, ha peculiarità sue proprie. L'argilla è di fine qualità, l'ingubbiatura si distingue per il suo colore bianco latte e, tra le forme, domina il calice. L'ingubbiatura bianca copre l'intero calice sia all'esterno che all'interno ma, mentre il bianco domina al di fuori, l'interno è verniciato di nero, così si ha una contrapposizione di due colori. All'esterno è un fregio animale del tipo rodio, che tende ad assumere caratteristiche proprie all'inizio della fase media. La capra selvatica è meno amata, si prediligono tori, leoni, cinghiali, cervi, oche e sfingi.

Gli animali hanno strisce interne riservate in maniera decorativa, estranea al repertorio rodio, come pure diversa è la resa degli zoccoli degli animali. Tra i motivi decorativi sono molto usati i punti, che servono a riempire le zone interne delle volute, e le strisce riservate sulla pancia degli animali, mentre semicerchi concentrici e triangoli si ergono dalla riga che limita il fregio in sequenza continua in modo da costituire come una frangia.

Non si sa bene quando sia iniziata questa produzione, i frammenti trovati a Naukratis (v.) riportano alla fine del VII sec. a. C., i calici di Würzburg all'ultimo venticinquennio del VII e questi sembrano rappresentare l'inizio di questa speciale forma chiota.

Il tardo stile di tipo rodio inizia a Chio verso il 600 a. C., ma è presente solo nella tecnica a zone riservate. Il calice è di solito decorato con una sola figura, per lo più consistente in una sfinge posta isolata sul campo.

La ceramica chiota è stata assai largamente esportata; rara nella regione della Grecia orientale, eccetto forse a Clazomene, è stata invece popolare negli insediamenti greco-orientali del Mar Nero, di Naukratis e di al-Mina, infine in Egitto. Nella Grecia, ad eccezione di Egina, è assai rara e così nell'Occidente.

Legata alla scuola di tipo rodio di Chio è Larisa, nella Eolia del S, che ha però una ceramica di uno stile particolarmente rozzo e improvincialito. Caratteristica è la tecnica che fa uso di due colori brillanti, il nero-marrone e il rosso, con ritocchi in porpora. La rozzezza dei vasi è evidente nelle rotelle che, oltre ad ornare l'attacco dei manici nella zona del labbro, sono ripetute alla base dei manici stessi e nei motivi decorativi che risultano particolarmente appesantiti. Tale ceramica è diffusa anche a Myrina e Pitane. La ceramica eolica non è stata esportata che raramente.

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