STOSS, Veit

Enciclopedia Italiana (1936)

STOSS, Veit

Martin Weinberger

Scultore, pittore e incisore, nato, secondo fonti degne di fede, nel 1447, con ogni probabilità a Norimberga, morto nel 1533. Nel 1477 fu chiamato a Cracovia per scolpire l'altare maggiore ligneo della chiesa di S. Maria, lavoro durato (con brevi interruzioni nel 1485 e nel 1486-88, epoca in cui si recò a Breslavia e a Norimberga) fino al 1496.

Prima di questo soggiorno in Polonia non sono conosciute opere sue. L'immenso altare, alto più di 13 metri, è insieme con quello contemporaneo di Michele Pacher a St. Wollgang (presso Salisburgo) la più importante opera fra gli altari dell'ultima maniera gotica; cioè di un periodo, nel quale l'indipendenza strutturale dell'altare entro l'ambiente architettonico della chiesa, la monumentalità e plasticità delle figure (elementi che si osservano anche nel Quattrocento italiano) sembrano contrastare col violento movimento del panneggiamento, movimento che tende a diminuire i contorni precisi e individuali delle figure. Nel centro dell'altare è rappresentato in figure di più di m. 2½ d'altezza il transito della Vergine, sui battenti laterali la storia del Signore e della Vergine, in 18 rilievi. Lo stile rivela nella plasticità e tortuosità delle figure, nella patetica espressione di alcune teste come anche nell'accennato movimento dei panni l'influsso dominante del grande scultore renano Nicolaus Gerhart, che fortemente influì anche su Pacher e delle cui opere lo St. conosceva probabilmente la tomba dell'imperatore Federico III, scolpita a Passau in Baviera verso il 14770 ed eretta poco dopo in S. Stefano di Vienna.

Oltre il grande altare lo St. scolpì varie tombe a Cracovia e in altre città della Polonia. Tornato a Norimberga nel 1496 a poco a poco tempera il suo stile, che appare ancora molto appassionato in tre rilievi di pietra nella chiesa di S. Sebaldo (1499), di una saggia moderazione, evidente per la prima volta nella Madonna che adornò la sua casa acquistata nel 1499, statua che ora si trova al Museo Germanico di Norimberga. La stessa plasticità delle forme e virtuosità nel trattare il panneggiamento si osserva nel S. Rocco giunto non si sa come alla SS. Annunziata di Firenze, dove fu già sommamente ammirato come un "miracolo di legno" dal Vasari, che però l'attribuì a un favoloso "Janni franzese". Questa attività felice e fertile fu interrotta da un atto di violenza che manifesta il tempestoso carattere del maestro, il quale, ingannato da un debitore fraudolento, falsificò una cambiale e, scoperto e condannato, fu bollato dal boia sulle guance con un marchio rovente. Non ostante l'intervento dell'imperatore Massimiliano in suo favore, la vergogna subita influì per molti anni sulle condizioni psichiche ed economiche dell'artista; e solo nel 1518 si può osservare l'immenso sviluppo verso un'arte di calma e bellezza nel gruppo monumentale dell'Annunziata in S. Lorenzo a Norimberga. Un grande altare del 1523, oggi in una chiesa di Bamberga, con forme salde e tonde un po' dureriane, pare sia stato l'ultima opera del maestro.

Le 10 incisioni conservate di lui, tutte eseguite fra il 1480 e 1500, sono piene del fine e nervoso carattere delle sue opere di scultura dello stesso periodo. La sua attività pittorica si riduce ai battenti di un'altare scolpito dal Riemenschneider a Münnerstadt (1503), nei quali in maniera un po' dilettantesca rivela le stesse qualità che si osservano con maggiore apprezzamento nelle incisioni.

Bibl.: M. Lossnitzer, V. St., Lipsia 1912; E. Baumeister, V. St. (riproduzione delle sue incisioni), Graph. Gesellschaft, XVII. Veröffentlichung, Berlino 1913: L. Dami, Un S. Rocco di V. St., in Dedalo, I (1920-21), pp. 418-20; Katalog der V. St. Ausstellung im Germanischen Museum, Norimberga 1933.