VENANZIO

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VENANZIO

Tommaso Indelli

– Nacque in data imprecisata nella seconda metà del V secolo, da una famiglia dell’aristocrazia municipale di Ravenna o di Rimini, donde proveniva il padre Pietro Marcellino Felice Liberio (morto nel 554 circa), e forse la madre Agrezia (Vita s. Caesarii..., a cura di G. Morin, II, 1942, pp. 10-12). Nulla è noto di Agrezia, mentre Liberio fu un esponente di peso della burocrazia teodericiana.

Già funzionario sotto il governo dell’erulo Odoacre (476-493), per la sua fedeltà e perizia amministrativa Liberio fu ricompensato da Teoderico – successore di Odoacre – con il conferimento dell’incarico di prefetto del pretorio d’Italia (493 circa-500) e, nel 507, dopo il crollo del regno visigoto di Gallia e l’annessione alla penisola della Provenza, con il conferimento dell’ufficio di praefectus Galliarum, con sede ad Arles. Negli anni compresi tra il 507 e il 510, si sa poco della carriera amministrativa di Liberio che, molto probabilmente, soggiornò in Francia, ma usò tutta la sua influenza a corte per promuovere la carriera amministrativa di Venanzio, che ebbe dunque un’ascendenza prestigiosa.

Nel 507 Venanzio ottenne il consolato d’Occidente come collega dell’imperatore Anastasio I (491-518), in Oriente, e, forse, ebbe modo di intervenire, con funzione di pacificatore, nello ‘scisma laurenziano’ che, in quel periodo, lacerava la Chiesa di Roma, divisa tra due candidati al soglio pontificio, il presbitero Lorenzo e il diacono Simmaco (morto il 514), eletto poi papa. Poco tempo dopo, probabilmente tra il 508 e il 511, Venanzio ottenne da Teoderico il conferimento dell’ufficio di corrector Lucaniae et Bruttiorum, cioè governatore della ‘provincia’ italiana di Lucania e Bruzio corrispondente, grossomodo, alle attuali regioni di Basilicata e Calabria. In virtù di tali incarichi, Venanzio figura come destinatario di alcune lettere del quaestor sacri palatii Cassiodoro (morto il 580 circa), che lo appella appunto «vir spectabilis, senator et Lucaniae corrector» (Variae, a cura di Th. Mommsen, 1894, pp. 83 s.).

Non è nota la durata della permanenza nell’ufficio da parte di Venanzio che – a quanto risulta da una lettera di Cassiodoro (Variae, cit., II, 15, p. 54) – intorno al 508 ottenne anche la carica di comes domesticorum vacans. A differenza dell’ufficio di corrector, si trattava di un incarico puramente onorifico e da svolgere a corte – i domestici erano un corpo di ufficiali preposti alla sicurezza del sovrano e ad altre incombenze – senza reali competenze amministrative e militari. Venanzio è menzionato anche in alcune lettere di un’altra importante personalità dell’Italia teodericiana, il vescovo di Pavia, Magno Felice Ennodio (511 circa-521).

Ennodio lo chiama «vir clarissimus» (Opera omnia, a cura di W.A. Hartel, 1882, VIII, 10, p. 105), in quanto vir consularis e senatore, e non tralascia di fare qualche vago riferimento a una presunta parentela – proximitas sanguini – che lo legherebbe all’ufficiale, tuttavia non circoscrivibile con assoluta precisione (ibid., XXII, 10-11, p. 143).

La carriera amministrativa di Venanzio in Occidente fu breve e, dopo il 510-511, di lui non si sa più nulla per diversi decenni. È probabile che, dopo il trasferimento di Liberio a Costantinopoli, nel 534 circa, anche Venanzio si sia trasferito nella capitale dell’Impero d’Oriente e, sempre all’ombra del padre e al servizio dell’imperatore Giustiniano I (527-565), abbia proseguito lì la carriera di funzionario pubblico.

Liberio, infatti, dopo il suo trasferimento a Costantinopoli passò disinvoltamente dai Goti ai Romani, e fu ricompensato con alcuni importanti incarichi come la prefettura d’Egitto (539-542 circa) e alcuni comandi militari. Infatti, tra il 543 e il 552, prima in Italia – durante la cosiddetta guerra greco-gotica – poi, in Spagna – durante la guerra contro i Visigoti – egli comandò alcuni reparti militari bizantini. Liberio morì poco dopo, probabilmente in Italia.

Venanzio verosimilmente seguì il padre e morì in un anno sconosciuto, presumibilmente in Italia.

Egli fu dunque il prototipo di quegli ufficiali ed esponenti italici, con i quali il re goto Teoderico intese costruire, per quanto possibile, un rapporto di fattiva e sincera collaborazione nel superiore interesse dell’amministrazione pubblica della penisola.

Venanzio figlio del praefectus Liberio non va confuso con il quasi omonimo Basilio Venanzio, figlio di Decio Mario Venanzio Basilio – praefectus urbi e console durante il regno di Odoacre, nel 484 –, che fu console nel 508 e patricius nel 511.

Fonti e Bibl.: Magni Felicis Ennodii Opera omnia, a cura di W.A. Hartel, in Corpus scriptorum ecclesiasticorum latinorum, Vindobonae 1882, VIII, 10, p. 105, XXII, 10-11, p. 143; Cassiodori Senatoris Variae, a cura di Th. Mommsen, in MGH, Auctores antiquissimi, XII, Berlin 1894, p. 54, ora anche in traduzione italiana con testo a fronte e commento in Fl. Magno Aurelio Cassiodoro Senatore, Varie, a cura di A. Giardina - G.A. Cecconi - I. Tantillo, I-II, Roma 2014; Vita s. Caesarii ab eius familiaribus conscripta, in S. Caesarii Arelatensis Opera varia, II, a cura di G. Morin, Maretioli 1942, pp. 10-12; Iordanes, Storia dei Goti, a cura di G. Pilara, Roma 2016, p. 156.

P. Vaccari, Concetto ed ordinamento dello stato in Italia sotto il governo dei Goti, in I Goti in Occidente. Problemi, Spoleto 1956, pp. 587-589; T. Sardella, Società, Chiesa e Stato nell’età di Teoderico: papa Simmaco e lo scisma laurenziano, Messina 1966, pp. 19-21; Basilius Venantius iunior, in J.R. Martindale, The Prosopography of the Later Roman Empire, III, 2, Cambridge 1992, pp. 1153 s.; P. Heather, The Goths, Oxford-Cambridge (Mass.) 1996 (trad. it. Genova 2005, pp. 40-42); G.L. Borghese, Liberio, in Dizionario biografico degli Italiani, LXV, Roma 2005, pp. 52-55; C. Azzara, Teoderico. Storia e mito di un re barbaro, Bologna 2013, pp. 28-31; T. Indelli, Odoacre. L’irruzione tribale di un uomo di guerra nel paesaggio dell’Impero, Padova 2018, pp. 20-22.

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