VENEZUELA

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Venezuela

Elio Manzi
Ghita Micieli de Biase
ENCICLOPEDIA ITALIANA VI APPENDICE TAB venezuela 01.jpg

(XXXV, p. 107; App. I, p. 1120; II, ii, p. 1101; III, ii, p. 1078; IV, iii, p. 811; V, v, p. 748)

Geografia umana ed economica

di Elio Manzi

Popolazione

La popolazione, secondo una stima delle Nazioni Unite, ha raggiunto 23.242.000 ab. nel 1998; il tasso di incremento medio annuo è stimato intorno al 25‰. La mortalità infantile è pari al 21‰. Il tasso di urbanizzazione, decisamente il più elevato dell'America Latina (87%), è in ulteriore aumento (con una variazione positiva media annua intorno al 2,5%), nonostante i tentativi del governo di favorire lo spostamento demografico verso aree meridionali rurali di recente valorizzazione agricola. Circa l'80% della popolazione occupa la fascia litoranea, l'immediato entroterra e la zona preandina (Cordigliera di Mérida).

Il polo di maggiore attrazione e peso demografico ed economico è l'area che gravita intorno alla capitale, Caracas (3.672.800 ab. nel 1996): si tratta di un'area fortemente industrializzata, che comprende anche Maracay (450.000 ab.) e Valencia (oltre 1.000.000 di ab.), importante centro economico e culturale, polo di un dinamico distretto agricolo e industriale. L'intera regione centrale metropolitana, caratterizzata da uno sviluppo recente, talora caotico e con presenza di fenomeni di concentrazione terziaria simili ai downtowns statunitensi, si estende poi lungo il litorale, dove si trovano i principali porti, tra cui Puerto Cabello (150.000 ab.), ormai conurbato con Valencia, e La Guaira, lo scalo di Caracas; essa tende a inglobare, a O, anche Barquisimeto (650.000 ab.). Altro polo di attrazione è Maracaibo (1.350.000 ab.), seconda metropoli venezuelana, principale porto petrolifero sulla laguna omonima e centro industriale della parte occidentale del paese. A E si evidenzia l'asse costiero urbanizzato Barcelona - Puerto la Cruz - Cumaná, sviluppatosi con lo sfruttamento di vicine riserve petrolifere, e, nell'entroterra, Ciudad Guayana (550.000 ab.), centro della siderurgia venezuelana fondato sull'Orinoco negli anni Sessanta per sfruttare i giacimenti di minerali di ferro. A queste regioni dinamiche e urbanizzate si contrappone la fascia meridionale, con aree ancora poco popolate e sfruttate, rappresentate dalle savane (llanos), potenzialmente coltivabili, e dalla regione amazzonica, ricca di risorse minerarie e forestali.

Condizioni economiche

I proventi del settore petrolifero hanno creato le condizioni per una trasformazione politica e socioeconomica, fondata essenzialmente sull'industrializzazione del paese, che ha stimolato il generale miglioramento delle condizioni di vita e il potenziamento delle infrastrutture territoriali. Questo processo ha subito, tuttavia, pesanti condizionamenti derivanti dalle fluttuazioni dei prezzi del settore petrolifero, con gravi ripercussioni su un'economia fortemente dipendente da esso. Gli anni Novanta sono stati caratterizzati da un andamento recessivo, con alti tassi inflattivi e diminuzione del reddito pro capite, che comunque resta piuttosto elevato per un paese dell'America Meridionale (3500 dollari nel 1998, al quinto posto dopo l'Argentina, l'Uruguay, il Chile e il Brasile). Il V. è il sesto produttore di petrolio nel mondo (171,8 milioni di t nel 1998), e una consistente parte del greggio viene lavorata in raffinerie locali; i prodotti sono destinati all'esportazione, diretta in gran parte verso gli Stati Uniti. Altre risorse del sottosuolo sono i minerali di ferro, voce forte dell'esportazione, oro, diamanti, bauxite e carbone, destinati anche all'industria locale, che contribuiscono alla parziale diversificazione delle strutture economiche, come già detto ancora sostanzialmente legate al petrolio.

L'agricoltura occupa il 13,2% della popolazione attiva (1995), e il V., in passato autosufficiente sul piano agroalimentare, è ora costretto a importare poco meno di un terzo del fabbisogno interno. Le colture destinate all'esportazione restano il caffè, coltivato nei versanti temperati delle Ande, il cacao, nei versanti affacciati sul Mar delle Antille, e la canna da zucchero; diffuse anche le piantagioni di sisal, cotone e tabacco. Il settore zootecnico, costituito principalmente dall'allevamento bovino nelle aree a savana (15,4 milioni di capi nel 1998), avrebbe bisogno di essere modernizzato e razionalizzato, mentre le risorse forestali sono ancora debolmente sfruttate e si assiste, contemporaneamente, a un'intensa deforestazione a favore dell'urbanizzazione, della realizzazione di infrastrutture e dell'espansione dei pascoli. L'industria alimentare e quella della lavorazione del tabacco, oltre al comparto tessile, vantano una tradizione ben consolidata. I maggiori partner commerciali sono gli Stati Uniti, seguiti a notevole distanza dalla vicina Colombia, dal Canada, dai principali paesi dell'Unione Europea, dal Brasile e dall'Argentina.

Le prospettive nel settore produttivo si basano soprattutto sullo sfruttamento delle potenziali risorse che il paese non è stato ancora in grado di valorizzare pienamente. Secondo dati dell'United Nations Environmental Programme, il V. dispone di oltre un centinaio di aree ufficialmente protette, che coprono il 30% dell'intera superficie territoriale (la superficie coperta da foreste, che era nel 1970 il 41% del totale, nel 1990 era scesa al 35% e nel 1996 al 32%). Lo sfruttamento della regione amazzonica, tuttavia, apre scenari preoccupanti sulla salute ambientale di vaste aree, dove la foresta equatoriale potrebbe svolgere il ruolo di preziosa attrazione turistica, già consolidato per le coste caribiche e i rilievi andini.

bibliografia

G. Casetta, Colombia e Venezuela. Il progresso negato, Firenze 1992; Anuario Estadístico de Venezuela, Caracas 1995; ONU, Rapporto sullo sviluppo umano. Il ruolo della crescita economica, Torino 1996.

Storia

di Ghita Micieli de Biase

Nel corso degli anni Novanta la sfiducia dell'elettorato venezuelano nei confronti dei due partiti al potere, il Partito cristiano democratico Comité de Organización Política Electoral Independiente (COPEI) e quello socialdemocratico Acción Democrática (AD), che non erano stati capaci di amministrare l'immensa ricchezza petrolifera del paese (tra il 1976 e il 1995 la vendita del petrolio aveva reso allo Stato circa 270 miliardi di dollari), cominciò a manifestarsi in occasione degli appuntamenti elettorali con alte punte di astensionismo e con lo spostamento delle preferenze verso nuove formazioni politiche.

Alle presidenziali del dicembre 1993, dove votò solo il 65% dell'elettorato, l'ottantenne ex presidente R. Caldera Rodríguez riuscì a tornare al potere con appena il 30,4% dei voti presentandosi come candidato indipendente. Così come per il suo predecessore C.A. Pérez, anche il mandato di Caldera fu connotato dall'instabilità sociale, aggravata però da una forte crisi finanziaria. All'intervento di sostegno all'economia si accompagnò nel giugno 1994 l'assunzione di poteri straordinari, la sospensione per un anno di alcune garanzie costituzionali e il dispiegamento massiccio di forze di polizia anti-crimine nelle principali città. Tali misure acuirono il malcontento popolare che si manifestò con dimostrazioni di piazza, l'astensione nelle elezioni amministrative e regionali del 1995 di circa il 40% dell'elettorato e un inedito consolidamento a livello regionale del Movimiento al Socialismo (MAS), che in cambio della sua alleanza con il presidente riuscì a ottenere, nel rimpasto del marzo 1996, la nomina del fondatore del partito, l'ex guerrigliero T. Petkoff, al dicastero della pianificazione economica. Nonostante le promesse di non cedere a una politica neoliberista (la nomina di Petkoff sembrò una garanzia in tal senso), Caldera fu costretto a ricorrere nel 1996 a un prestito del Fondo monetario internazionale di 1400 milioni di dollari e ad accettare un severo piano di aggiustamento strutturale, le cui conseguenze alimentarono altre dimostrazioni antigovernative, come lo sciopero generale proclamato nell'agosto 1997 a seguito del rincaro del 27% del prezzo della benzina. Il governo riuscì ad attenuare la protesta sociale convocando una commissione tripartita (governo, imprenditori e sindacati) che raggiunse un accordo sulla riforma previdenziale e sugli aumenti salariali nel settore pubblico.

Durante i primi anni del suo mandato Caldera prese una decisione che si rivelò in seguito gravida di conseguenze per la storia del V.: la liberazione dei responsabili del fallito colpo di Stato del 1992, primo fra tutti il tenente colonnello H. Chávez Frías. L'ex golpista Chávez decise di continuare la sua battaglia politica fondando nel 1998 il Movimiento V República, un partito che si coalizzò nel Polo Patriótico con alcune formazioni minori di sinistra e di ispirazione nazionalista, tra cui il MAS e Patria para Todos (PPT). Nel novembre 1998, in occasione delle elezioni regionali, il Polo Patriótico si aggiudicò il successo in ben sette Stati e fece registrare il 34% dei consensi nelle elezioni legislative, dove il Movimiento V República di Chávez si affermò come il secondo partito dietro ad Acción Democrática. L'ex ufficiale riuscì a interpretare abilmente la disaffezione nei confronti delle formazioni politiche tradizionali nutrita da molti Venezuelani, che invocavano soluzioni drastiche per porre fine alla corruzione e al consociativismo della 'politica dei compari', spinti anche dal perdurare della recessione economica che aveva fatto registrare una caduta del PIL di circa il 10% negli ultimi anni del mandato di Caldera e la perdita di mezzo milione di posti di lavoro. Durante la campagna elettorale per le presidenziali del dicembre 1998, Chávez promise di avviare una svolta radicale nel paese mediante la creazione di un'Assemblea nazionale costituente cui affidare il compito di riscrivere la Costituzione in sei mesi. Al fine di contrastare le gravi disuguaglianze economiche della nazione, prometteva inoltre generiche misure di giustizia sociale e un programma di lotta contro il 'neoliberalismo selvaggio' e la dittatura dei mercati finanziari. A pochi giorni dalle consultazioni, nel tentativo di frenare l'avanzata di Chávez che godeva del favore dei sondaggi, i due partiti tradizionali del V., AD e COPEI, ritirarono il loro appoggio ai loro stessi candidati, sicuramente destinati all'insuccesso, e si schierarono con l'indipendente H. Salas Romer, l'unico apparentemente in grado di contrastare la candidatura di Chávez. Il traffico delle candidature svelò la forte preoccupazione e l'opportunismo politico di AD e COPEI, determinando un'ulteriore perdita di fiducia del loro elettorato tradizionale. Riforme innovative come il sistema elettronico della lettura del voto e il sorteggio degli scrutatori (che prima erano uomini di partito) garantirono comunque lo svolgimento pacifico e trasparente delle presidenziali, svolte per la prima volta in V. separatamente dalle legislative.

Proclamato presidente con oltre il 56% dei voti (fu eletto con il favore del proletariato urbano, mentre la ricca borghesia si astenne dal voto), Chávez costituì un nuovo esecutivo che vedeva tra l'altro per la prima volta un rappresentante indio (A.U. Pocaterra) assegnato al dicastero per l'Ambiente e le Risorse naturali. Per garantire un maggiore controllo della potentissima Petroleos de Venezuela, che gestisce la fonte principale delle esportazioni del paese, furono nominati due colonnelli nel consiglio direttivo dell'azienda. Nelle elezioni del 25 luglio 1999 per l'assegnazione dei seggi all'Assemblea nazionale costituente, il Polo Patriótico, grazie anche al sistema uninominale, ottenne 121 seggi su 128. Come prima misura l'Assemblea, strumento principale per l'attuazione della 'rivoluzione pacifica' di Chávez, in agosto istituì una commissione con il compito di destituire i giudici corrotti ed emanò un nuovo regolamento del potere legislativo che sospendeva i poteri del Congreso. Il referendum del 15 dicembre approvò con il 71% dei voti (ma più della metà degli elettori non si recò alle urne) la lunga e dettagliata nuova Costituzione che proclamò la nascita della nuova 'repubblica bolivariana del Venezuela', così denominata in onore di S. Bolívar, eroe dell'indipendenza del V. dagli Spagnoli. Venne soppresso il Senato, lasciando in vita solo la Camera dei deputati, e si incrementò il controllo da parte dello Stato delle risorse petrolifere. Al presidente venne riconosciuta la possibilità di restare in carica per due mandati successivi di sei anni ciascuno.

bibliografia

R. Amerson, How democracy triumphed over dictatorship. Public diplomacy in Venezuela, Washington (D.C.) 1994.

M. Coppedge, Strong parties and lame ducks. Presidential partyarchy and factionalism in Venezuela, Stanford (Calif.) 1994.

F. Coronil, The magical state. Nature, money and modernity in Venezuela, Chicago 1997.

H. Gomez García, Hugo Chávez Frías: del 4 de febrero a la V República, Territorio Federal Vargas 1998.

C.R. Hernández, Déspota bienhechor, estado malhechor: transformaciones para el milenio posmoderno, Caracas 1998.

Reinventing legitimacy: democracy and political change in Venezuela, ed. D.J. Canache, M.R. Kulisheck, Westport (Conn.) 1998.

J.L. McCoy, H. Trinkunas, Venezuela's "peaceful revolution", in Current History, March 1999, pp. 122-26.

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