VENGIPURA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1997)

VEṄGIPURA

G. Verardi

La «città del Veṅgi», importante regione storica del Deccan orientale (India) corrispondente ai territori situati tra i fiumi Godavari e Krishna e intorno ai loro estuari e, per estensione, all'intero paese degli Āndhra, è stata identificata con l'area del moderno villaggio di Peddavegi, 12 km a N/NO di Ellore.

Il sito, i cui scavi hanno avuto inizio solo recentemente, non sembra risalire a un'epoca anteriore al III sec. d.C., tanto che sul piano storico-insediamentale si deve pensare che come per altre regioni dell'India la funzione di città capitale oscillasse, a seconda delle epoche e dei lignaggi che acquistavano potere politico, tra luoghi diversi: in questo territorio, tra Dharanlkota, importante porto fluviale sulla riva destra della Krishna, non lontano dal mare, dove le banchine più antiche sembrano risalire al IV sec. a.C. e nelle cui vicinanze fu costruito il grande stūpa di Amarāvatī; Dhulikatta, più a monte (non lontano dalla città di Warangal), circondata da mura di argilla e anch'essa centro urbano a cui faceva riferimento un'area sacra buddhista dominata da uno stūpa dalla decorazione interamente aniconica; e in seguito, per l'appunto, V., connessa alle locali dinastie dei Sālaṅkāyana, dei Viṣṇukuṇḍin e, in epoca medievale, dei Cālukya orientali. Il più noto dei sovrani di V. è forse Hastivarman (metà del IV sec. d.C.) a causa della sua opposizione a Samudra- gupta, la cui opera di espansione territoriale dei domini gupta interessò peraltro solo marginalmente il Veṅgi. E a partire dal suo regno che a V. si cominciano a contare le testimonianze archeologiche.

V. aveva la forma di un pentagono irregolare, circondata su quattro lati da terrapieni costruiti con ghiaie fluviali, e limitata a NE da una grande riserva d'acqua. Lungo le difese si aprivano forse quattro porte. Nella parte orientale della città è stato portato alla luce uno stūpa formato da un corpo quadrato in mattoni di 12,90 m per lato e alto 1,7$ m, privo di decorazioni; anche lo spiccato dell’aṇḍa appare pressoché quadrato: esso si innalza formando gradini (ma è probabile che un rivestimento esterno gli conferisse l'usuale aspetto rotondeggiante). Il monumento, circondato da un sentiero processionale pavimentato con mattoni, si distacca dai modelli diffusi nella regione. Scarsi sono i frammenti della decorazione, in calcare e gesso, appartenenti a sue diverse fasi. Nella forma definitiva, lo stūpa sembra essere dovuto a Nandivarman II (400- 430 d.C.), noto per aver compiuto numerose donazioni a fondazioni buddhiste.

È significativo che, come in numerosi altri siti dell'India, l'emergere di una dinastia ortodossa (quella dei Viṣṇukuṇḍin) abbia significato la fine del buddhismo. A Ν dell'area sacra sopra ricordata sono infatti venuti alla luce i resti di un tempio di tipo pañcāyatana, ovvero con una cella centrale e quattro celle minori agli angoli, risalente alla fine del V o agli inizî del VI sec. d.C., in cui furono reimpiegati materiali provenienti dai monumenti buddhisti abbandonati e saccheggiati. Due iscrizioni in brāhmī del III sec. d.C. incise su materiale di reimpiego danno importanti informazioni sulla storia del buddhismo nel paese degli Andhra, ricordando un re, Kakichi, che fu antevasaka, o allievo, in un monastero, forse a Guṇṭupalli. Di epoca viṣṇukuṇḍin (fino al 600 d.C. circa) sono alcune immagini brahmaniche, tra cui è una rara rappresentazione di Rudra (dio vedico identificato con Śiva) a undici teste e ventiquattro braccia, nonché due immagini di Kālabhairava, una forma di Śiva con funzione di divinità protettrice della città (kṣetrapāla), come a Benares. I Cälukya subentrarono ai Viṣṇukuṇḍin agli inizî del VII secolo.

Con riferimento alla fase buddhista di V. si deve ricordare un importante sito ubicato a meno di 30 km verso

Ν, Guṇṭupalli, celebre per il caityagṛha rupestre del II sec. a.C., che conserva diverse altre fondazioni. L'area monastica, formata da monumenti rupestri e da edifici costruiti, è organizzata su due basse collinette disposte a formare un arco a ferro di cavallo, con una depressione al centro. Fra gli ambienti rupestri, disposti a varie altezze, è degno di nota il gruppo a O della gola, comprendente il citato caityagṛha. Esso è a pianta circolare e vi si accede da un'apertura a forma di arco «a caitya». Caratteristica è la cupola a imitazione di una struttura lignea, del tipo in uso per la copertura delle capanne. È possibile che essa figurasse quale ombrello dello stūpa che si trova all'interno dell'ambiente, unito al centro della cupola da un asse verticale ( yaṣṭi) inserito in un incasso alla sommità dell’aṇḍa. I monasteri di questo gruppo consistono di due o tre celle precedute da un portico, e sono decorati con motivi imitanti anch'essi elementi dell'architettura lignea.

Tra gli edifici strutturali di Guṇṭupalli va ricordato, sulla collinetta a NE, il caityagṛha a pianta centrale in mattoni cotti fornito di un breve corridoio e di un piccolo portico sul lato E. La lunghezza dell'edificio è di c.a 12 m, e il diametro della cella di 10 m. Benché posteriore al caityagṛha rupestre, è questo un edificio notevolmente antico, assegnabile ai primi decenni della nostra era. Le immagini del Buddha in abhayamudrā a tutto tondo stanti su piedistalli al suo interno sono più tarde, coeve ai monumenti posteriori di Guntupalli, che risalgono ai primi secoli d.C.

Le aree sacre buddhiste sulla riva sinistra della Krishna sono numerose e importanti: da Jaggayyapeṭa, da cui proviene una nota lastra con l'immagine del cakravartin (sovrano universale) Māndhātā, circondato dai «sette gioielli» che lo distinguono, a Gummaḍiduṛṛu, uno dei pochi siti buddhisti āndhra attivi anche in epoca medievale, a Ghaṇṭasāla, dove, accanto a uno stūpa del tipo «Ruota della Legge», esistevano padiglioni in parte indipendenti, in parte relativi a monasteri, i cui pilastri di pietra calcarea, rinvenuti in diversi punti del villaggio odierno, sono decorati con motivi tipici del II sec. d.C. (la sequenza del sito, controllata con uno scavo negli anni '80, ha inizio nel I sec. a.C.). È di qualche interesse ricordare che un'iscrizione su pilastro rinvenuta a V. nel 1927 menziona l'erezione di un padiglione per la scuola buddhista degli Aparaśaila da parte di un donatore originario di Ghaṇṭaśāla. Di recente è stata esposta l'area sacra di Aduṛṛu, con stūpa dalla pianta a forma di «Ruota della Legge» del diametro di c.a 20 m, un caityagṛha strutturale e una cappella circolare. Sono tutte strutture databili al II-III sec. d.C.

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