CAO PINNA, Vera

Dizionario Biografico degli Italiani (2020)

CAO PINNA, Vera

Giulia Zacchia
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Indiscussa e coraggiosa pioniera dell'econometria italiana, ricordata come una donna gentile, riservata, forte e anticonvenzionale, Vera Cao Pinna nacque il 23 dicembre 1909 a Siliqua, un piccolo paesino in provincia di Cagliari, da una famiglia nobile locale.

Suo padre Girolamo era un ingegnere, già senatore del Regno d’Italia. Poco si conosce dei loro rapporti, mentre è noto che intenso fu il legame che la unì alla madre Antonietta Zedda e alla sorella Maria, di un anno più giovane di lei: le tre donne trascorsero tutta la loro vita insieme (né Vera né la sorella si sposarono o ebbero figli) isolate in un proprio mondo, amorevolmente prendendosi cura l'una dell’altra.

Nel 1929, conclusi gli studi di ragioneria, insieme a Maria, Vera lasciò la Sardegna e si trasferì a Roma per frequentare il Regio Istituto Superiore di Scienze economiche, quella che sarebbe poi diventata la Facoltà di Economia de La Sapienza Università di Roma. L'anno successivo, alla stessa facoltà, si iscrisse anche Maria (che come Vera completò gli studi ed ebbe un ruolo attivo come esperta in materie economiche e sociali nelle attività di ricostruzione post bellica in Italia, per esempio prendendo parte alla commissione parlamentare d'Inchiesta sulla miseria in Italia e sui mezzi per . combatterla). In quegli anni, va ricordato, le studentesse rappresentavano appena il 5% degli iscritti ad economia nella prima università di Roma, e per molti altri anni nessuna donna sarebbe stata presente nel corpo docente. Vera si laureò nel novembre del 1934 con lode sotto la guida di Alfredo Niceforo (allora docente di Statistica economica e demografica), presentando una tesi sul Regime alimentare di 11 famiglie di artigiani e di 10 famiglie agiate nella città di Cagliari (poi pubblicata nel 1935 nei Quaderni della nutrizione curati dal CNR). Con il suo maestro collaborò per molti anni a studi inerenti l'applicazione del metodo statistico ai fenomeni sociali. A Niceforo, restò legata fino alla sua scomparsa nel 1960.

Nel 1939, raggiunte dalla mamma, le sorelle Cao Pinna stabilirono definitivamente la loro residenza a Roma.

Contributo scientifico

Come si evince dal Curriculum Vitae redatto dalla stessa Cao Pinna, subito dopo la laurea, sul suggerimento del mentore accademico Niceforo, si dedicò all'applicazione dei metodi statistici all'analisi della condizione economica italiana con particolare interesse per gli stili di vita delle classi sociali più svantaggiate.

L'incertezza dovuta al periodo bellico e alla possibilità di proseguire l'attività di ricerca, la spinse nel 1940 a conseguire anche l'abilitazione all'insegnamento delle materie economiche e giuridiche negli istituti tecnici, carriera che mai intraprese. Dopo un periodo di pressochè forzata inattività, a guerra conclusa, Vera fu chiamata dalla Divisione del Lavoro della Commissione Alleata ad avviare una prima collaborazione con l’ISTAT (allora lstituto centrale di statistica, poi Istituto nazionale di statistica) per impostare statistiche regionali e nazionali relative al mercato del lavoro, ai prezzi e alla produzione industriale del nostro Paese.

Da allora, Vera continuò a collaborare con l'Istituto per tutta la sua carriera lavorativa, perfezionando e via via arricchendo con le sue competenze i metodi e gli strumenti di rilevamento delle statistiche industriali nazionali a tutti i livelli (aziendali, di associazione di categoria, di uffici governativi e bancari e degli uffici dei censimenti).

Nel 1947 fu chiamata a prestare servizio presso l'Ufficio del Rappresentante del Tesoro degli Stati Uniti all'Ambasciata americana in Italia, poi dal1948 al 1950, sempre in qualità di analista economica, trovò impiego presso la Divisione finanziaria della Commissione ECA per gli aiuti economici dadistribuire al nostro paese, e fu incaricata di seguire i lavori preparatori alla riforma fiscale Vanoni.

Nel 1950 lasciò Roma e si trasferì a Parigi, invitata a organizzare e dirigere la sezione statistica presso l’Ufficio del rappresentante speciale USA in Europa in vista della realizzazione di uno studio preparatorio all’accordo monetario (in quell'occasione si occupò dell’analisi degli scambi e dei pagamenti intra-europei).

Fece ritorno a Roma un anno dopo, chiamata dal professor Hollis Burnley Chenery (che nel 1951 aveva assunto la direzione della divisione per gli aiuti economici della Mutual Security Agency) per dirigere i lavori di compilazione della prima matrice delle interdipendenze strutturali dell’economia italiana (relativa all’anno 1950), nel quadro degli studi che accompagnarono l’erogazione degli aiuti americani prima dell’European Recovery Program (conosciuto anche come piano Marshall) e poi del Mutual Recovery Act.

Da quel momento, per un biennio, i suoi sforzi si concentrarono quasi esclusivamente sullo studio delle tecniche di analisi delle interdipendenze settoriali basate sulle cosiddette tavole input-output, introdotte negli Stati Uniti negli anni '40 dal premio Nobel per l'economia Wassily Leontief. Lo sforzo di applicazione delle stesse al contesto nazionale e regionale si concluse con la realizzazione di una prima matrice dell’economia italiana, pubblicata nel 1952 su un numero speciale della rivista L’Industria. Da allora, la sua matrice delle interdipendenze strutturali e le relative tavole input-output divennero parte integrante del nostro sistema di contabilità nazionale, costantemente aggiornate e rese disponibili sul sito dell’ente statistico nazionale ancora oggi, anche se alcun cenno è presente al contributo della Cao Pinna alla loro realizzazione.

Cao Pinna si impegnò anche da subito in prima persona a divulgare in Italia il suo metodo di analisi: pubblicò articoli (Rivista di Politica Economica, 1952; Rivista di Economia, Demografia e Statistica, 1952; Tecnica e Organizzazione, 1952 e Produttività 1954) organizzò un seminario internazionale sugli aspetti teorici e pratici delle applicazioni del modello di Leontief (che si tenne a Varenna dal 27 giugno al 10 luglio 1954) e stese la voce Interdipendenze strutturali, Analisi delle per conto del Dizionario di economia politica a cura di Napoleoni (1956) e dell’Istituto dell’Enciclopedia italiana Treccani (1961).

Negli anni successivi i suoi rapporti internazionali e i suoi periodi di permanenza all’estero si intensificarono ancora di più. In qualità di esperta nazionale fu chiamata in diverse commissioni: tra il 1958 e il 1965 fece parte del gruppo di esperti indipendenti incaricati dalla CECA di studiare le possibili applicazioni e la standardizzazione dei metodi di previsione dello sviluppo economico a lungo termine nei paesi membri; per la Commissione Economica per l’Europa dell’ONU partecipò al gruppo di studio sulla definizione di metodi standardizzati di previsione della domanda e dell’offerta di beni di consumo. Infine, prese parte ai lavori della commissione incaricata dalla CEE di proporre metodi per la misurazione degli effetti del Mercato comune sullo sviluppo economico e la propensione al consumo nei paesi membri. In quest’occasione, fu chiamata ad elaborare un apposito modello economico che verrà poi testato in ciascun paese della CEE. Il suo contributo all’analisi critica delle principali fonti statistiche e dei metodi tradizionalmente utilizzati nella rilevazione dei consumi in Europa continuò anche in qualità di socia fondatrice e vice presidente dell’Association Scientifique Européenne pour la Prevision Economique à Long Terme (l'ASEPELT, che annoverava i più qualificati econometrici europei).

Quanto in quegli anni il suo contributo sia stato fondamentale per la ricerca economica applicata e l’econometria fu lo stesso Leontief (Unione Sarda, 19 novembre 1988) a ricordarlo: Cao Pinna, non mancò diricordare, fu la prima «a creare un legame, una vera liaison tra la teoria e l’osservazione empirica dei fatti economici», conscia dell’importanza che «avevano le statistiche e la matematica per conoscere nel profondo l’economia».

Attività accademica

Nonostante l'attestato di stima di un premio nobel, e il fatto che nell’ambiente scientifico e accademico internazionale fosse ben più nota di molti suoi colleghi titolari di una cattedra, Cao Pinna in Italia fu messa ai margini del mondo accademico. Nel 1955 ottenne l’abilitazione alla libera docenza in Statistica economica presso la Facoltà di economia e commercio, ma nonostante partecipasse a più di un concorso (e portò avanti vari ricorsi) non ne ottenne mai la titolarità.

Da un lato a suo sfavore giocò la disciplina di studio a cui si era dedicata, l’econometria, che trovava poco spazio nel contesto accademico italiano in cui più dell’economia applicata prevalevano gli studi di teoria economica; dall’altro, il muoversi in un universo fortemente maschilista, e il mancato sostegno da parte dei colleghi (accademici e non) fecero la loro. Nel concorso da professore straordinario di Istituzioni di statistica economica che fu bandito presso l'Università di Padova nel 1972, la commissione incaricata, per ricordare un episodio, preferì assegnare solo due delle tre cattedre che erano state bandite piuttosto che promuovere lei, una donna.

Il ruolo marginale a cui fu costretta all’interno dell’università italiana non le impedì comunque di diffondere il suo sapere e di stimolare nuove generazioni di studiose e di studiosi nei confronti dell’econometria e dell’economia applicata. Ai suoi allievi lasciò in eredità «i tratti salienti della sua personalità scientifica»: intuizioni metodologiche «rigore critico, attenzione alle verifiche empiriche», come è stato ricordato con riconoscenza da Renato Guarini nel discorso commemorativo che tenne in occasione del convegno organizzato a Cagliari in sua memoria il 18 novembre del 1988.

Diverso peraltro fu l'atteggiamento della comunità scientifica all'estero, dove Vera fu ripetutamente chiamata a tenere lezioni: nel 1956 tenne un corso sui fondamenti teorici e i criteri di applicazione del metodo di analisi delle interdipendenze strutturali presso la Facoltà di scienze statistiche ed economiche dell’Università di Madrid, dove fu collega e compagna di stanza di Leontief. Insegnò tecniche di pianificazione al Cairo nel 1960, presso l’Istituto della pianificazione della repubblica Araba Unita e nel 1964 si recò a Parigi presso il Centre européen de formation des statisticiens économistes des pays en voie de développement dove tenne un corso sui metodi di programmazione per uno sviluppo economico regionale equilibrato. Nel 1964 fu infine a Belgrado presso l’Istituto del commercio con l’estero per delle lezioni sulle possibili applicazioni delle matrici dell’economia iugoslava. Fece inoltre parte del comitato scientifico del Dipartimento di economia applicata dell’Université Libre de Bruxelles (1959) di cui seguì attivamente l’impostazione dei progetti di ricerca.

Tecnica e politica: Cao Pinna e la programmazione economica

Insieme a Ferdinando di Finizio, Libero Lenti, Gastone Miconi, Almerina Ipsevich e Paolo Sylos Labini, Cao Pinna fu di fatto parte integrante di quel gruppo di economisti e di statistici che nel dopoguerra, quando fu necessario ricostruire fisicamente il paese, si dedicano alla definizione degli strumenti di analisi che avrebbero consentito di avviare i primi esperimenti di politica economica. All'epoca, gruppi relativamente ristretti di specialisti furono chiamati dalla classe politica a presentare note e osservazioni sulle politiche economiche da intraprendere e contribuirono a trasformare e riorganizzare il paese con «l’arma dell’analisi critica e della conoscenza» (Sylos Labini, 2014 p.30).

Animata da una forte tensione ideale – che la portò sin da principio a collegare gli strumenti di analisi economica con i problemi reali da risolvere – e sicura che mediante la programmazione, o almeno attraverso una più coordinata impostazione delle sue politiche generali e settoriali basata su studi seri e approfonditi, l’Italia potesse avviarsi su un percorso di crescita equo, sostenibile e duraturo, Vera Cao Pinna si impegnò con le proprie competenze ad identificare quali possibili soluzioni potessero essere messe in atto per dar corpo a un piano di programmazione compatibile con la realtà del nostro paese, che partendo da un costrutto teorico solido – con i modelli econometrici e le “sue” tavole –potesse discostarsi dalla pianificazione di tipo sovietico o cinese e influenzare il processo economico verso obiettivi capaci di riflettere una equità/razionalità sociale. Per il nostro paese, questi obiettivi furono identificati nel mantenimento di un elevato saggio di sviluppo; nell’eliminazione degli squilibri territoriali (in particolare tra Nord e Sud); nel raggiungimento di livelli di consumi pubblici e sociali (con riferimento in primo luogo alla scuola, alla ricerca scientifica, alla sanità e agli alloggi) simili a quelli dei paesi più progrediti. Nel 1953 Cao Pinna partecipò da protagonista ai lavori per l’utilizzo della sua matrice dell’economia italiana con l’obiettivo concreto, in prospettiva, di ottenere un tasso medio di sviluppo economico del 5% annuo e di definire i suoi possibili effetti sui livelli di occupazione nei vari settori dell’economia.

Nel 1954-55 prese parte ai lavori preparatori del Piano Vanoni, con l’elaborazione delle prospettive di sviluppo dei consumi privati per il decennio successivo. A partire dal 1961, presso il Centro Studi e Piani Economici di Roma, assunse poi la direzione dei lavori di costruzione del modello econometrico predisposto per conto del Ministero del Bilancio al fine di controllare la compatibilità e la consistenza della cifratura degli obiettivi del primo progetto di programma di sviluppo dell’economia italiana nel quinquennio 1965-1969. I risultati furono presentati al primo Congresso mondiale della società internazionale di econometria che si svolse a Roma nel settembre 1965.

Sempre per conto del Ministero del Bilancio collaborò in seguito ai lavori del comitato che fu costituito per lo studio del perfezionamento e degli usi del modello econometrico di sviluppo programmato. Da ricordare sono in particolare alcuni suoi testi, tra cui Alcuni suggerimenti dottrinali e pratici sulla metodologia della programmazione economica del 1956, Schema metodologico per una programmazione indicativa dello sviluppo economico sul piano regionale, pubblicato nel 1961 e La contabilità degli scambi intersettoriali e interregionali: strumento fondamentale per una pianificazione economica regionale del 1963.

Vera Cao Pinna e la questione meridionale

Vera Cao Pinna contribuì anche allo spinoso dibattito sulla questione meridionale, coordinando per conto dello IASM (Istituto per l’assistenza allo sviluppo del Mezzogiorno di Roma), del FORMEZ (Centro di formazione e studi per il Mezzogiorno, Roma) e del CIRIEC (Centro italiano di ricerche e d’informazione sull’economia delle imprese pubbliche e di pubblico interesse di Milano) la stesura di una valutazione dei progressi realizzati nelle regioni meridionali durante i venticinque anni compresi tra il 1951 ed il 1975.

I risultati delle sue analisi furono raccolti in una monografia, poi edita nel 1979. Attraverso una approfondita analisi quantitativa, lo studio pubblicato fornì una definizione critica dell’evoluzione delle regioni del Mezzogiorno d’Italia al fine di individuare le peculiarità delle singole aree e di indirizzare interventi di politica economica mirati, alla ricerca di una strategia di sviluppo che a lungo termine potesse risultare più equilibrata e più conforme alle particolari esigenze delle diverse regioni. Nel capitolo introduttivo fu dasubito sottolineato il carattere e l'approccio innovativo della ricerca, che Cao Pinna coordinò dal punto di vista metodologico e concettuale.

L’analisi andò ad identificare sia gli aspetti positivi che quelli negativi del processo di sviluppo che era stato avviato con l’istituzione delle varie forme d’intervento della cassa per il Mezzogiorno, e trasse le sue conclusioni dall’osservazione di fenomeni quantificati e fatti concreti. Il quadro generale chefu delineato apparve meno scoraggiante rispetto alle molte critiche rivolte alle politiche cheerano state attuate, sottolineando come i «risultati già ottenuti nell’Italia meridionale (fossero) tutt’altro che trascurabili, ma meno soddisfacenti di quelli attesi dalle sue popolazioni» (1979, p. 24). Di conseguenza si rendeva evidente l’esigenza di assegnare alle politiche di sviluppo per il Sud obiettivi meno generici ma più qualificanti di quelli posti in essere. Dal punto di vista metodologico Cao Pinna si confermò ancora una volta una grande innovatrice: chiara ed esplicita fu la sua convinzione della scarsa significatività delle tradizionali misure utilizzate per calcolare i divari regionali, e l’esigenza di distinguere il grado di sviluppo economico dal grado di benessere delle popolazioni. Ciò che criticò principalmente fu l’utilizzo del prodotto interno lordo pro capite come misura dello sviluppo economico delle varie componenti territoriali di una economia nazionale, a suo parere non in grado di cogliere il livello di benessere delle popolazioni residenti nelle singole regioni. Una corretta accezione di sviluppo economico avrebbe infatti dovuto cogliere sia la capacità del territorio di accrescere la produzione di beni e servizi necessari per migliorare le condizioni di vita degli individui residenti, sia il grado di benessere della popolazione misurato in termini di consumi pro capite e indicatori sociali quali servizi sanitari, istruzione, alloggio e attività ricreative e culturali.

La sua analisi si concluse con una nota di fiducia nella potenziale capacità di ripresa dell’economia meridionale, in grado di superare la storica arretratezza di alcune zone e i disagi subiti dai suoi abitanti (misurati anche in termini di elevati flussi emigratori verso l’estero o il Nord Italia), da raggiungere grazie anche ad una «presa di coscienza delle sue popolazioni del diritto a pretendere una più equa distribuzione della ricchezza nazionale», e un «risveglio della coscienza popolare che, in tutte le regioni del meridione, reclama nuovi posti di  lavoro e mantiene attiva la domanda di nuove case e relative attrezzature, di scuole e  di migliori servizi pubblici» (Cao Pinna, 1970, p. 152).

Con il trascorrere degli anni l’età avanzata della mamma condizionò molto la sua attività lavorativa, costringendola a più brevi soggiorni all’estero e a ridurre i suoi impegni. L’11giugno del 1986, inaspettatamente, Vera morì a 76 anni a Roma.  Erano passate solo due settimane dalla scomparsa della sorella Maria (morta il 20 maggio 1986) e della loro mamma, che si era spenta ultracentenaria e completamente cieca il 25 maggio. La dipartita delle tre donne nell’arco di soli venti giorni ha fatto presumere un gesto estremo di Vera Cao Pinna, che non avrebbe sopportato una vita senza le altre due donne di casa. Ipotesi tuttavia smentita dal Prof. Renato Guarini in uno scambio epistolare con Estelle Leontief, moglie di Wassily Leontief e amica della Cao Pinna (le due si incontrano durante i rispettivi viaggi in Italia e negli Stati Uniti).

Opere

Di Vera Cao Pinna si vedano gli scritti Regime alimentare di 10 famiglie agiate e di 11 famiglie di artigiani nella città di Cagliari, Roma 1935; Id., Contadini sardi, Roma, 1939; Id., Consumi e spese alimentari di 65 famiglie, della città di Roma, Roma 1948; Id., Nuovi metodi di programmazione economica: la input output analysis, in Rivista di Politica Economica, 1952, vol. XLII, pp. 34-53; H.B. Chenery - P. Clark - Id., The Structure and Growth of the Italian Economy, 1953 Roma; Id., Le discussioni di Varenna sulla teoria della input output analysis, in Economia Internazionale, 1954, vol. VII, pp. 573-605; Id., Applicazioni ed esperienze del metodo input output in vari paesi, in Economia Internazionale, 1955, vol. VIII, pp. 97-143; Id., Alcuni suggerimenti dottrinari e pratici sulla metodologia della programmazione economica, in Rassegna Economica, 1956, vol. XX, pp. 681-700; Id., Stabilità e progresso dell’economia mondiale nelle discussioni del I congresso dell’Associazione Internazionale delle Scienze Economiche, in Rivista di Politica Economica, 1956, vol. XLVI, pp. 605-645; Id., Principali caratteristiche strutturali di due economie mediterranee, Spagna e Italia, in Economia Internazionale, 1958, vol. XI, pp. 259-311; Id. - L. Cugia - V. Paretti, Struttura e Prospettive dell'economia energetica italiana, Torino 1960; Id., Schema metodologico per una programmazione ‘indicativa’ dello sviluppo economico sul piano regionale, Roma 1961; Id. Validité théorique et empirique d’une prévision globale de la croissance de l’économie italienne, in R.C. Geary, Europe’s Future Consumption, Amsterdam 1962; Id., Critique des méthodes de prévision de la consommation et suggestions pratiques, in J. Sandee, Europe’s Future Consumption, Amsterdam, (1963); Id., Tentativo di compilazione di un sistema multi-regionale di contabilità intersettoriale, Roma 1969; Id., Econometria e pianificazione: raccolta di saggi in memoria di Camillo Righi, Milano, 1971; Id., Regional economic policy in Italy, in N. M. Hansen, Public policy and regional economic development: the experience of nine Western countries, Cambridge 1975; Id., Le regioni del Mezzogiorno, Bologna 1979.

Fonti e Bibliografia

Per il prezioso contributo alla ricostruzione delle note biografiche si ringraziano in modo particolare Innocenzo Cipolletta e Renato Guarini, (che nel 1959-1960 collaborò con Cao Pinna alla costruzione della prima tavola input-output in Italia). A quest'ultimo la studiosa era particolarmente legata, tanto da lasciargli in eredità i libri e le carte della propria biblioteca d’ufficio e di casa. Tra le carte si è ritrovato il Curriculum Vitae di Vera Cao Pinna, essenziale per delineare con rigore l’attività scientifica e professionale. Cfr. inoltre Cfr. inoltre G. Fornengo, Vera Cao Pinna (1909- 1986): un'antesignana dell'econometria in Italia, in Storia del pensiero economico,1997, n. 33, pp. 59-182 e Id, Vera Cao Pinna, in R. W. Dimand - M. A. Dimand - E. L Forget, (a cura di), A Biographical Dictionary of Women Economists, Northampton 2000, cui si rimanda per ulteriori riferimenti. Un ritratto della studiosa in C. Mazziotta, Ricordando Vera Cao Pinna, in Politica ed economia, 1986, n. 3, pp.15-17; P. Sylos Labini, Programmazione contestata, in Moneta e Credito, 2014, n. 67, pp. 23-30. Si vedano inoltre le note di chi scrive in Le economiste in Italia negli anni ‘50: Il caso di Vera Cao Pinna, in STOREPapers, Italian Association forthe History of Political Economy, 2015; Id, Alla ricerca del contributo perduto: (in)visibilità delle economiste nelle riviste italiane dal 1930 al 1970, in Moneta e Credito, 2019, n. 72, pp. 89-104 anche in https://doi.org/10.13133/2; M. Corsi - G. Zacchia, The two faces of economic forecasting in Italy. Vera Cao Pinna and Almerina Ipsevich, in K. Madden - R. W. Dimand, Routledge Handbook of the History of Women’s Economic Thought, London 2018, pp. 358-373. Tra gli articoli consultabili on line si veda anche http://www.ingenere.it/articoli/pioniere-vera-cao-pinna-e-econometria

Foto: per cortesia Unione Sarda

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