Reciproci, verbi

Enciclopedia dell'Italiano (2011)

reciproci, verbi

Maria G. Lo Duca

Definizione

Nella tradizione grammaticale italiana i verbi reciproci sono una sottoclasse dei verbi pronominali (tutti i verbi in -si e altri ancora; ➔ pronominali, verbi) o dei verbi riflessivi (tutti i verbi in -si che rappresentano un’azione transitiva compiuta dal soggetto su sé stesso: Maria si lava; ➔ riflessivi, verbi). Dunque sarebbero reciproci tutti quei verbi in -si che consentono una lettura per la quale un evento, che ha per promotori e/o responsabili almeno due soggetti A e B, si realizza allorché gli effetti prodotti da A ricadono su B, e gli effetti prodotti da B ricadono su A, come in:

(1) Maria e Gianni si amano [= Maria ama Gianni e Gianni ama Maria]

(2) Maria e Gianni si sposano

(3) Maria e Gianni si tengono per mano

Sui verbi reciproci si sono stratificate le posizioni. Tesnière (19652: 254) non li considera una sottoclasse di verbi a sé, ma li colloca tra le quattro ➔ diatesi che riconosce ai verbi transitivi (attiva, passiva, riflessiva e reciproca). Altri lo hanno seguito su questa strada, parlando, più che di verbi reciproci, di costruzioni reciproche (each other constructions, nella terminologia di Dougherty 1974); altri li trattano come uno degli usi dei verbi pronominali (usi propriamente riflessivi, diretti: Luigi si è lavato; o indiretti: Luigi si è lavato il viso; usi reciproci: Luigi e Francesca non si sono incontrati; usi medi: Luigi si è riposato; cfr. Jezek 2003: 121).

In questa voce (come già in Cordin & Lo Duca 2003) consideriamo i verbi reciproci una sottoclasse molto ampia di verbi individuata in base a proprietà semantiche e sintattiche, indipendentemente da altre proprietà formali, in primis l’uscita infinitiva in -rsi, di solito considerata necessaria, se non sufficiente.

Ragioni di una nuova classificazione

L’esistenza di questa categoria verbale era stata già segnalata, pur con le ovvie differenze formali, in uno studio sistematico sulle classi di verbi nella lingua inglese (Levin 1993). Tuttavia il comportamento reciproco è comune a molti verbi, ed è rivelato da ragioni semantiche e da comportamenti sintattici consistenti in alternanze sistematiche dei quadri argomentali (➔ argomenti).

La reciprocità sul soggetto

Un primo gruppo di verbi reciproci comprende verbi pronominali, intransitivi e transitivi che:

(a) hanno un soggetto plurale costituito da una struttura coordinata di due o più elementi o da un sintagma nominale plurale;

(b) ammettono un’alternanza sintattica con soggetto singolare e complemento (per lo più preposizionale) costituito da uno dei due soggetti spostato in posizione postverbale.

Chiameremo per comodità simmetrico questo complemento:

(4) Gianni e Maria si coalizzano verbo pronominale / Gianni si coalizza con Maria

(5) Gianni e Maria collaborano verbo intransitivo / Gianni collabora con Maria

(6) Gianni e Maria condividono la stanza verbo transitivo / Gianni condivide la stanza con Maria

Come si vede, l’alternanza è resa possibile dalle caratteristiche semantiche di questi verbi, i quali

attivano una sorta di scena mentale in cui sono necessariamente, e contemporaneamente, presenti almeno due partecipanti, A e B, tali per cui l’azione compiuta da A, o nella quale per una qualche ragione A è coinvolto, ricade su B, o lo coinvolge, e viceversa (Cordin & Lo Duca 2003: 33)

Infatti questi predicati non sono generalmente disponibili ad assumere un soggetto singolare, e questa indisponibilità diventa ancora più evidente se l’unicità del referente è esplicitamente dichiarata:

(7) *Gianni si coalizza / collabora / condivide la stanza da solo

Dunque il complemento simmetrico può anche mancare, in superficie, ma in tali casi è sottinteso, dato per noto: si può infatti dire (ma questa possibilità non è di tutti i verbi della categoria):

(8) a. Maria si sposa / è venuta a patti / ha concordato il prezzo

senza specificare con chi lo ha fatto; ma non si può dire:

b. *Maria si sposa / è venuta a patti / ha concordato il prezzo da sola

Questi eventi, come già detto, per realizzarsi hanno obbligatoriamente bisogno di un secondo partecipante.

Tuttavia, il ruolo semantico dei due argomenti coinvolti dalla predicazione può non essere lo stesso nelle due strutture: si noti ad es. che, a differenza di

(9) Maria e Gianni si sposano / Maria si sposa con Gianni / Maria sposa Gianni

dove le forme alternanti sono davvero equivalenti sul piano del significato, in

(10) Gianni e Maria si abbracciano / Gianni abbraccia Maria

(11) il camion e l’auto si sono urtati / il camion ha urtato l’auto

la struttura con soggetto singolare sospende la lettura reciproca, e dunque simmetrica, dell’evento. In questi casi entrano in gioco altri tratti – il coinvolgimento volitivo del soggetto, il movimento di uno dei partecipanti verso l’altro – che modificano la rappresentazione dell’evento (Dowty 1991).

Come si evince dagli esempi, spesso il tipo di evento rappresentato da questi verbi ha a che fare con incontri, combinazioni e contatti anche fisici (incontrarsi, attaccarsi, stringersi le mani), collaborazioni e relazioni sociali (collaborare, cogestire, fidanzarsi), conflitti e separazioni (battersi, litigare, divorziare), comunicazioni (scriversi, dialogare), somiglianze e differenze (assomigliarsi, distinguersi). Il tipo di evento condiziona anche la selezione della preposizione del complemento simmetrico: con è certamente la preposizione più frequente, ma dobbiamo registrare anche la presenza di a:

(12) Gianni e Maria si sono riavvicinati / Gianni si è riavvicinato a Maria

di di:

(13) Gianni e Maria si sono innamorati / Gianni si è innamorato di Maria

e di da:

(14) Gianni e Maria hanno divorziato / Gianni ha divorziato da Maria

Non manca neppure il caso in cui il complemento simmetrico non sia introdotto da alcuna preposizione: in questo caso alla forma verbale pronominale della prima struttura corrisponde un verbo transitivo con complemento diretto nella seconda:

(15) Gianni e Maria si aiutano / si odiano / Gianni aiuta / odia Maria.

La reciprocità sull’oggetto

Rientrano in questo gruppo alcuni verbi transitivi «nei quali l’azione messa in atto dal soggetto si ripercuote su almeno due partecipanti, i quali da questa azione vengono messi in una qualche reciproca relazione» (Cordin & Lo Duca 2003: 48). Anche in questo caso si registra la possibilità di una doppia struttura argomentale, quindi:

(16) l’avvocato ha riconciliato i due fratelli / l’avvocato ha riconciliato Gianni col fratello

(17) il giudice ha separato i fratelli / il giudice ha separato il fratello dalla sorella

E come già notato per i verbi (§ 2.1) relativamente al soggetto, così per i verbi di questo sottogruppo l’oggetto deve essere plurale:

(18) *l’avvocato ha riconciliato il fratello.

Verbi reciproci ‘forti’ e ‘deboli’

Si è fin qui parlato solo dei verbi reciproci forti, per i quali la lettura reciproca è l’unica possibile e quindi sono obbligatoriamente richiesti un soggetto plurale (§ 2.1) o un oggetto plurale (§ 2.2). Come si è visto dagli esempi, non è necessario per questi verbi esplicitare con mezzi lessicali la reciprocità: e infatti non abbiamo mai usato espressioni reciprocanti quali reciprocamente, l’un l’altro, a vicenda. In questi verbi infatti il tratto semantico della reciprocità è già implicito nel loro significato, e la sua esplicitazione crea sequenze poco naturali, o forse inaccettabili:

(19) ?Gianni e Maria si amano / litigano reciprocamente

Esistono però altri verbi, che chiameremo reciproci deboli, per i quali la lettura reciproca è solo una possibilità tra le altre, e dunque va segnalata in modo esplicito. Si tratta per lo più di verbi pronominali del primo tipo, con reciprocità sul soggetto, con i quali è possibile sia la lettura non reciproca (soggetto singolare e locuzione da solo, da sola: es. 20) sia la lettura reciproca, che ammette o addirittura richiede l’espressione reciprocante (21):

(20) Maria si aiuta / si sostiene / si danneggia da sola

(21) Maria e Gianni si aiutano / si sostengono / si danneggiano l’un l’altro

Un altro caso di reciprocità debole è costituito da alcuni verbi, soprattutto pronominali, per i quali sono il contorno sintattico e la natura dell’evento a determinare la lettura reciproca: si noti, ad es., la differenza tra le frasi in a. e quelle in b. degli esempi seguenti:

(22)

a. l’autore si racconta con ironia

b. i ragazzi si raccontano barzellette

(23)

a. Maria si guarda allo specchio

b. Maria e sua cugina si guardano in cagnesco

(24)

a. Maria si mette il vestito nuovo

b. Maria e sua cugina si mettono le mani addosso

(25)

a. Maria sta giocando da sola

b. i due cugini stanno giocando a scacchi.

Studi

Cordin, Patrizia & Lo Duca, Maria G. (2003), Configurazioni argomentali: analisi dei verbi “reciproci” in italiano, in Eaed., Classi di verbi, valenze e dizionari. Esplorazioni e proposte, Padova, Unipress, pp. 31-52 (versione abbreviata in Lexikalische Analyse romanischer Sprachen, hrsg. von P. Blumenthal, G. Rovere & C. Schwarze, Tübingen, Niemeyer, 1996, pp. 23-32).

Dougherty, Ray C. (1974), The syntax and semantics of “each other” constructions, «Foundations of language» 12, pp. 1-47.

Dowty, David R. (1991), Thematic proto-roles and argument selection, «Language» 67, 3, pp. 547-619.

Jezek, Elisabetta (2003), Classi di verbi tra semantica e sintassi, Pisa, ETS.

Levin, Beth (1993), English verb classes and alternations. A preliminary investigation, Chicago, University of Chicago Press.

Tesnière, Lucien (19652), Éléments de syntaxe structurale, Paris, Klinck-sieck (1a ed. 1959; trad. it. Elementi di sintassi strutturale, Torino, Rosenberg & Sellier, 2001).

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