Vercelli

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Vercelli Comune del Piemonte (79,7 km2 con 46.362 ab. nel 2020), capoluogo di provincia. La città, situata a 130 m s.l.m., sulla destra del fiume Sesia, è il principale centro urbano della bassa Pianura Padana, dominata dal paesaggio agrario della risaia. La sua struttura urbana è organizzata attorno al centro storico di impianto medievale e di forma pentagonale; completano la città, verso la periferia, due anelli insediativi concentrici e alcuni assi di espansione lineare in direzione di Torino, Biella, Casale Monferrato e Novara.

La popolazione comunale ha presentato negli ultimi decenni un accentuato declino, iniziato negli anni 1980 a seguito della crisi dell’industria tessile. Polo urbano della pianura risicola, V. ha acquisito una spiccata specializzazione funzionale nei servizi ausiliari della produzione e della commercializzazione del riso, tanto da meritare l’appellativo di capitale italiana di questo prodotto: le attività connesse alla risicoltura costituiscono (insieme all’apparato amministrativo pubblico) la voce principale della base economica locale.

Oppidum sorto tra i Libui o Libici, nel 2° sec. a.C., Vercellae fu base d’operazione dei Romani contro i Salassi della Val d’Aosta; poi, diventato municipio, fu importante nodo stradale. Dopo la caduta dell’Impero entrò a far parte del Regno longobardo, quindi divenne capoluogo di una contea carolingia. Nel governo della diocesi si distinsero i vescovi Lutvardo, ucciso dagli Ungari, e Attone. Alla fine del 10° sec., i vescovi Pietro e Leone furono in lotta contro Arduino d’Ivrea. La potenza dei vescovi trovò un limite con l’affermarsi del Comune. A fianco della Lega Lombarda nella lotta contro Barbarossa, V. fu poi teatro di contese fra guelfi e ghibellini, finché con Azzone Visconti ebbe termine nel 1335 il Comune indipendente. Passata ai Savoia nel 1427, nel 16° sec. fu una delle poche città sabaude non occupate dai Francesi. Subì il dominio spagnolo dal 1638 al 1659. Per breve tempo in mano ai Francesi nel 1704, capoluogo del dipartimento della Sesia nel 1814, tornò poi ai Savoia.

Monumento principale di V. è la basilica di S. Andrea, costruita da maestranze lombarde con influssi francesi (1219-24), affiancata dall’abbazia cistercense. Altre chiese: romaniche, S. Bernardo e S. Giuliano (rimaneggiata successivamente); gotiche, S. Francesco, S. Paolo, S. Marco (sconsacrata). Sempre a età medievale risalgono il portico dell’ospedale e alcune torri. Il duomo fu ricostruito sulla basilica di S. Eusebio (4°-5° sec.) nel 1572, su progetto di P. Tibaldi. Il Museo Borgogna conserva una notevole raccolta di dipinti; varie raccolte nel Museo Leone.

Provincia di V. (2082 km2 con 169.390 ab. nel 2020, ripartiti in 82 Comuni). Fu costituita nel 1927 attraverso l’unione del circondario della città con quelli di Varallo e di Biella. Da questo territorio, che comprendeva 169 comuni, nel 1992 è stato scorporato il Biellese, a costituire un’entità provinciale autonoma. A N, l’area montana della Valsesia è costituita da buona parte del versante piemontese del Monte Rosa, dagli ultimi contrafforti delle Alpi Pennine e dai versanti settentrionali dei Monti Biellesi; nella parte centrale, il territorio provinciale si restringe al solo corso vallivo della Sesia, avendo ceduto a Biella tutta la fascia di alta pianura prealpina; all’altezza del tracciato dell’autostrada Torino-Milano, esso torna a espandersi nella bassa pianura, fino alla sponda sinistra del Po in direzione del Torinese.

Dal punto di vista antropico, le due distinte e contrapposte unità geomorfologiche che costituiscono la provincia presentano comportamenti assai simili, con densità bassissime fuori dai principali centri urbani, dinamiche demografiche negative di lungo periodo e una struttura di insediamenti assai rada. L’economia della Valsesia, dopo l’esodo rurale dei primi anni postbellici e il declino dell’industria tessile degli anni 1970 e 1980, è fortemente connotata dall’attività turistica. Nella bassa pianura spicca invece la monocoltura del riso, il cui successo è dovuto soprattutto alla presenza di una media e grande azienda coltivatrice idonea a sfruttare con efficienza le capacità produttive della forza lavoro locale, la ramificata struttura di canalizzazione artificiale dell’acqua, recuperata soprattutto dal Po e dalla Sesia, e la vocazione naturale del territorio, costituita dalla limitata capacità di assorbimento idrico dei terreni. Le industrie presenti sono connesse con la produzione agricola (macchinari, fertilizzanti ecc.).

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