Vexilla regis prodeunt

Enciclopedia Dantesca (1970)

Vexilla regis prodeunt

Dante Balboni

Incipit di un inno di Venanzio Fortunato, che lo compose a Poitiers quando arrivò nel monastero, fondato da Radegonda moglie di Clodoveo, una reliquia della Croce regalatale da Giustino II.

Nella liturgia romana l'inno è cantato a vespro nella domenica di Passione (quinta di Quaresima) e nelle feste della Croce di maggio e di settembre.

D. riprende l'incipit, adattandolo con l'aggiunta inferni alla particolare situazione dell'ultimo canto dell'Inferno. Dopo la visita ai traditori D. e Virgilio sono giunti all'ultima delle quattro zone di Cocito, dove si profilano le sei grandi ali di Lucifero che Virgilio annunzia a D.: Vexilla regis prodeunt inferni (If XXXIV 1). Al vessillo della Croce viene contrapposto quello di Dite, principio di ogni male, negatore tanto della Croce simbolo di pietà che dell'aquila simbolo di giustizia, ambedue imitati, ma contraffatti.

Poiché D. " chiama l'ale di Lucifero ‛ bandiere ' " (Landino), non pochi commentatori (Lombardi, Tommaseo, Andreoli) scorgono in questa citazione un tono ironico o parodistico, che in effetti mal s'intonerebbe alla figura drammatica di Satana. Sembra più opportuno evidenziare col Sapegno " la solennità dell'esordio... sottolineata dalla formula liturgica e dall'uso del latino ", e attenersi all'interpretazione di Guido da Pisa, che osserva: " Si quaeritur vero quare D. tale initium dedit isti ultimo cantui infernali, est sciendum quod hoc fecit ad terrendum Luciferum... Virgilius igitur ad terrendum diabolum statim quod appropinquavit ad eum ait: ‛ Vexilla... ', ex hoc improperans isti diabolo et sibi reducens ad memoriam illa gloriosa vexilla crucis a quibus ipse fuit a Christo triumphaliter debellatus et in profundo Inferni usque ad diem iudicii religatus ".

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