VIMERCATI, Ottaviano, conte

Enciclopedia Italiana (1937)

VIMERCATI, Ottaviano, conte

Mario Menghini

Nato a Milano il 26 ottobre 1815, morto a Mirabello, nel parco di Monza, il 24 luglio 1879. Arruolatosi nel 1841 come soldato volontario nel reggimento degli spahis, e conseguito in breve il grado di ufficiale, partecipò, agli ordini del Lamoricière, alla spedizione di Seida e Mascara, in Algeria, meritandosi per il suo valore la croce di cavaliere della Legion d'onore. Tornato in Italia durante la prima guerra d'indipendenza, il 29 marzo 1848 fu nominato sottotenente nel corpo dei bersaglieri sardi e destinato a prestar servizio presso il colonnello Alessandro La Marmora. Promosso nell'aprile successivo luogotenente e nell'agosto capitano in soprannumero nel reggimento Aosta cavalleria, il 19 marzo 1849 fu destinato ufficiale d'ordinanza del duca di Savoia e partecipò alla battaglia di Novara; quindi fu nominato aiutante di campo di Vittorio Emanuele II (24 aprile), rimanendtI in quella carica fino alla spedizione di Crimea, alla quale chiese e ottenne di prendere parte, venendo aggregato alla seconda divisione comandata da Alessandro La Marmora. Si ritirò dal servizio militare nel 1857 e subito dopo andò a Parigi, dove per la fiducia personale di cui l'onorava Vittorio Emanuele, e per la finezza e la versatilità del suo ingegno, non tardò a entrare nell'intimità della corte imperiale e dei personaggi politici più ragguardevoli del secondo impero. Durante la guerra del 1859 contro l'Austria il V. fu al seguito del Canrobert. Dopo l'armistizio di Villafranca tornò a Parigi, e di là, specialmente all'amico Michelangelo Castelli, col quale tenne lungo carteggio, inviò per più anni diffuse notizie delle mene e dei raggiri politici del governo francese e delle macchinazioni del Walewski e di una "côterie di donne influenti" ai danni del Piemonte durante il periodo delle annessioni; informando il Cavour, tornato al potere nel gennaio del 1860, e da esso scelto per suo agente diplomatico a Parigi, sui reconditi pensieri politici dell'imperatore che per il V. nutriva una grande confidenza. Pure dal Cavour, nel settembre del 1860, egli ebbe una missione diplomatica presso Garibaldi a Napoli, quindi, al seguito del re, fece poco dopo la campagna delle Marche e degli Abruzzi, partecipando con lui all'ingresso trionfale in Napoli. Subito dopo riprese la via di Parigi per continuare la sua azione d'informatore diplomatico del Cavour. A lui si deve se Napoleone III finì per accettare il riconoscimento del regno d'Italia (20 maggio 1861). Fu per questi servigi nominato tenente colonnello con l'incarico di addetto militare alla legazione italiana a Parigi. La morte del Cavour (6 giugno 1861) fu un colpo fatale per il V. Tuttavia il Ricasoli, succeduto al Cavour, gli confermò l'antico mandato, e altrettanto fecero il Rattazzi e il Minghetti; e se il La Marmora non ebbe per lui la stessa fiducia, è certo a ogni modo che il V. continuò ad essere l'addetto militare della legazione italiana a Parigi; e quando scoppiò la guerra del 1866 rimase colà presso il quartiere generale francese. Dopo la spedizione garibaldina nell'Agro Romano (ottobre 1867) parve che non fossero più graditi i servigi del V. come agente diplomatico del governo italiano. Verso il 1874 egli rientrò definitivamente in Italia, amareggiato che la sua condotta fosse stata giudicata severamente perfino dal Castelli. Fu nominato senatore il 16 marzo 1879, quattro mesi prima della sua morte.

Bibl.: Preziosi sono i due volumi del Carteggio politico di Michelangelo Castelli, edito a cura di L. Chiala (Torino 1890); v. pure i voll. IV-VI delle Lettere edite del Cavour (ediz. Chiala), ivi 1885-87.