SODI, Vincenzio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 93 (2018)

SODI, Vincenzio

Maria Virginia Rolfo

SODI, Vincenzio. – Nacque a Firenze il 1° agosto 1738, figlio di Mattio di Carlo e di Maria Rosa di Carlo Pintucci. Fu battezzato il 3 agosto nella parrocchia di S. Ilario a Colombaia, fuori Porta Romana, con i nomi Vincenzio Maria Gaspero (si mantiene qui la forma ‘Vincenzio’, con la quale il cembalaro firmò i propri strumenti). Ebbe almeno un fratello, Gaetano, nato nel 1741.

Gli Stati d’anime della parrocchia di S. Felicita riportano che dal 1755 al 1763 Sodi risiedé in via Guicciardini presso un sacerdote, il dottor Giovanni Francesco Bottarelli, in qualità di servo insieme a Verginia Giotti, vedova (la proprietà, a pochi passi da palazzo Pitti, residenza dei granduchi, appartenne al marchese Giovanni Battista Machiavelli). Non si sa che formazione abbia avuto, né da chi abbia imparato il mestiere di ‘cimbalaro’. Le prime notizie sulla sua occupazione risalgono allo stesso 1763, quando s’immatricolò come ‘strumentaio’ alla corporazione dell’Università di Por S. Piero e dei Fabbricanti all’indirizzo di via Guicciardini (Rossi Rognoni, 2002). Nelle ‘case Macchiavelli’, edificio distrutto durante la seconda guerra mondiale, probabilmente Sodi aprì la prima bottega.

Intorno al 1763 sposò Elisabetta Cantini, nata a Firenze il 26 giugno 1737 in una famiglia della parrocchia di S. Felicita, di cui si hanno scarse notizie. La coppia ebbe quattro figli. La primogenita, Maria Luisa Teresa, nacque il 17 maggio 1766 (morì probabilmente prima del 1769); nel registro di battesimo si menzionano fra i suoi padrini il trombettiere Ferdinando Chinzer, il cavalier Ottavio Rondinelli, Maria Angelica Gavazzi e la contessa Teresa Galli Chigi. Il secondo figlio, Eugenio, nacque il 19 maggio 1767 ed ebbe per compare il marchese Eugène de Ligniville, compositore, generale delle Poste del granduca Pietro Leopoldo, rappresentato da Ferdinando Cornelizen, suo segretario. Il terzo figlio, Melchior, nacque il 25 agosto 1768 ed ebbe per padrino Niccolò Paoletti, primo architetto della corte. Il 7 settembre 1773 nacque Mattias, che ebbe per compare Antonio Gaetano Gabbrielli.

Dagli Stati d’anime risulta che Sodi e la famiglia risiedettero nel 1766 e 1767 nella parrocchia di S. Felice in Piazza, sempre nei pressi di palazzo Pitti, e dal 1769 al 1780 in via Guicciardini. Il 25 ottobre 1770 morì il padre Mattio, che con il fratello Gaetano e la sua famiglia risiedeva nella parrocchia di S. Ilario a Colombaia. Il 22 maggio 1779 morì la madre Maria Rosa; Gaetano continuò a vivere nella stessa zona almeno fino al 1790.

Sodi tenne vivo lo spirito innovativo di cui, fin dai primi del secolo, avevano dato prova in Firenze Bartolomeo Cristofori e il di lui allievo Giovanni Ferrini. La sua produzione, nota attraverso cinque clavicembali e due pianoforti superstiti e altri strumenti citati e descritti in fonti documentarie, mostra caratteristiche costruttive tipiche degli strumenti fiorentini unitamente a un chiaro influsso della scuola tedesca meridionale. I clavicembali superstiti, a due registri da otto piedi, sono dotati di salterelli con una o due linguette e plettri di cuoio o di penna (cfr. Lettera dell’autore del nuovo cembalo angelico inventato in Roma nell’anno 1775, Roma s.d.). I primi strumenti sopravvissuti, datati 1778 e 1778-79, sono dotati di salterelli con una sola linguetta (attualmente in collezioni private a Tonbridge, nel Kent, e a San Miniato). Il primo, in particolare, ha due registri con salterelli in cuoio e uno in penna.

Nei primi anni Ottanta, Sodi trasferì il laboratorio da via Guicciardini a via dei Servi, stando a un annuncio della Gazzetta toscana del 1782 («Vincenzio Sodi cimbalaro in via dei Servi da S. Michelino»; n. 11, p. 44). Questa strada, collegata direttamente con piazza del Duomo e situata a pochi passi dai principali teatri cittadini, accolse diverse botteghe di strumentai nel Sei e nel Settecento. L’archivio dell’Opera di S. Maria del Fiore documenta che almeno dal 1786 la famiglia Sodi risiedette nella parallela via del Cocomero (l’odierna via Ricasoli), nelle vicinanze dell’omonimo teatro. A partire da questo periodo aumentano le notizie circa l’intensa attività dei Sodi, padre e figli. Nel 1781 Vincenzio vendette un «cimbalo detto a piano e forte» alla famiglia Corsi, una delle principali famiglie nobili della città; l’anno dopo è menzionato fra gli operanti del teatro della Pergola.

Fra i figli, le notizie più consistenti riguardano Eugenio, «celebre Professore», che nel 1781, tredicenne, viene menzionato nella Gazzetta toscana (n. 11) per un viaggio a Siena insieme al padre, «celebre fabbricatore di Cimbali», per aver portato e suonato «due cimbali a vari registri lavorati sul gusto inglese» (p. 44). Sempre nel 1781, Eugenio partecipò come «secondo cimbalo» nell’orchestra del nuovo teatro della Pallacorda per l’opera di Pasquale Anfossi Il controgenio ovvero le speranze deluse (cfr. il libretto, Firenze 1781, p. 4); nel 1782 la Gazzetta toscana (n. 29) annunciò la vendita di una sua raccolta di «sei sonate da Cimbalo con l’accompagnamento del Violino» (p. 115) dedicata a Maria Maddalena Morelli, alias Corilla Olimpica, e l’esecuzione di un concerto d’organo alla Madonna de’ Ricci. L’ultima notizia su di lui risale al 1786, quando suonò alla Pergola un suo concerto «per cimbalo a piano e forte» in uno strumento costruito dal padre, dotato di diverse mutazioni, di cui la Gazzetta toscana di quell’anno (n. 11, pp. 42 s.) fornisce una dettagliata descrizione. Eugenio morì ventenne, il 7 giugno 1787. Il concerto, dedicato al cavaliere Giulio Orlandini, fu pubblicato postumo nel 1788. È inoltre pervenuto un suo Minuettino per soprano e orchestra in un manoscritto miscellaneo (Torino, Accademia filarmonica, ms. 2.IV.8, cc. 205-212) e una Toccata per organo o Sinfonia per Cimbalo (Firenze, Biblioteca del Conservatorio, Fondo Basevi, B. 3459). Del terzo figlio, Melchior, anch’egli morto ventenne (30 ottobre 1788), si sa che nel 1783 aveva cantato nel coro della Pergola, come pure il figlio minore, Mattias, nel 1786-87.

Di quest’epoca, di Vincenzio sono pervenuti un clavicembalo del 1782 (che conserva un registro originale dotato di salterelli con due plettri di cuoio disposti in direzione opposta) e due pianoforti a coda datati 1785 e 1789, conservati rispettivamente a Boston (in collezione privata) e a Vermillion, South Dakota, National Music Museum (cfr. Koster, 1999 e 2001). Di un clavicembalo Sodi «con i saltarelli a due lingue» fa menzione nel 1879 la corrispondenza del musicologo e collezionista fiorentino Alessandro Kraus (Archivio di Stato di Firenze, Fondo Kraus, filza 46, n. 164). Il pianoforte del 1785 conserva parte della sua meccanica viennese originale (Prellmechanik con scappamento). L’altro pianoforte è stato convertito ai primi del secolo scorso in un clavicembalo a tre tastiere.

Alla fine degli anni Ottanta, Sodi dovette godere di una buona posizione economica: lo si deduce dall’acquisto, nel 1789, di una porzione di terreno agricolo appartenuto a Giovanni Vincenzo Cantagalli, in località San Martino a Bagnolo in Montebuoni, all’Impruneta. A questi anni risalgono gli ultimi strumenti sopravvissuti, un clavicembalo del 1791-92 dotato di salterelli con una linguetta e plettri di cuoio (Van der Meer - Tagliavini, 2008; Collezione Tagliavini nel Museo di S. Colombano, Bologna) e un clavicembalo dotato di salterelli con due linguette, simile allo strumento del 1782, riportante le date 1778 e 1798 (Beurmann, 2000; Amburgo, Museum für Kunst und Gewerbe). La Gazzetta toscana del 1791 (n. 49) dà notizia che il compositore Giuseppe Luigi Lodi (Joseph Ludwig Lodi) scelse «due Cimbali fatti da Vincenzio Sodi cimbalaro di questa città, per essere dei migliori che abbia sentiti» (p. 194), per i suoi concerti nel teatro del Cocomero . Un clavicembalo datato 1792, posseduto dal Museo degli strumenti musicali dell’Università di Lipsia, è andato distrutto durante la seconda guerra mondiale.

Fino al 1795 Sodi abitò con la famiglia in via del Cocomero, indi dal 1796 all’angolo di via Buia e via delle Pappe (oggi via dell’Oriuolo e via Folco Portinari). Nel 1796 acquistò un’altra parte di terreno in Bagnolo, mantenendo la residenza in centro a Firenze insieme al figlio Mattias, che intorno al 1797 sposò Giovanna Cantini. All’incirca nel 1802 morì Elisabetta, la moglie di Vincenzio.

Sodi morì l’11 gennaio 1807. Fu sepolto in S. Martino a Bagnolo, nel territorio della sua proprietà di campagna.

Mattias continuò il mestiere di ‘cimbalista’ del padre (Archivio storico del Comune di Firenze, Maire di Firenze, Censimento della popolazione di Firenze, 1810-1811, V.6, MF 120). Lavorò anche come accordatore e possedette un ‘magazzino’ sotto l’abitazione di famiglia in via Buia, dove vendé e affittò pianoforti, clavicembali, spinette e strumenti musicali vari. Gli annunci apparsi nella Gazzetta toscana fra il 1815 e il 1821 danno notizia delle varie attività del negozio, ampliate da un servizio di copisteria e vendita di corde armoniche, musica e pianoforti viennesi e inglesi. Mattias morì il 21 luglio 1822. Dall’unione con Giovanna erano nati Pietro, Eugenio, Giovanni, Melchiorre, Carlo e Irene. Carlo, nato nel 1808, continuò con il negozio dedicandosi alla vendita e al nolo di pianoforti e arpe. La proprietà di Bagnolo passò a lui, che nel 1854 e 1860 acquistò altre porzioni di terreno comprendenti edifici e case per un totale di 54 ettari.

Fonti e Bibl.: J. Koster, Three grand pianos in the Florentine tradition, in Musiques. Image. Instruments, IV (1999), pp. 94-116; A. Beurmann, Historische Tasteninstrumente, München 2000, pp. 76-79; J. Koster, An angelic harpsichord, in America’s shrine to Music Museum newsletter, XXVIII, (2001), 2, pp. 6 s.; G. Rossi Rognoni, Le botteghe fiorentine di strumenti musicali, in Arti fiorentine: la grande storia dell’artigianato, V, Il Seicento e il Settecento, a cura di R. Spinelli, Firenze 2002, pp. 132-149; J.H. van der Meer - L.F. Tagliavini, Collezione Tagliavini. Catalogo degli strumenti musicali, I, Bologna 2008, pp. 234-243; M.V. Rolfo, V. S.: life and work, Master of music thesis, University of South Dakota, Ann Arbor 2011; Id., S., V., in Grove dictionary of musical instruments, IV, New York 2014, pp. 549 s.; A.R. Rice, Four centuries of musical instruments: the Marlowe A. Sigal Collection, Atglen (Pa.) 2015, p. 31; F. Carreras - A. Onerati, Produzione e commercio degli strumenti musicali a fiato nella Toscana del XIX secolo, in Teodulo Mabellini, maestro dell’Ottocento musicale fiorentino, a cura di C. Paradiso, Roma 2017, p. 330; Instruments de musique. Collection Samoyault, 7 avril 2018 (catal. d’asta Vichy Enchères), Vichy 2018, n. 95.

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