CAMUCCINI, Vincenzo

Enciclopedia Italiana (1930)

CAMUCCINI, Vincenzo

Federico Pfister

Pittore, nato il 21 febbraio 1771. Scolaro di Domenico Corvi, il C. si attenne nelle sue prime opere allo stile batoniano, poi, sotto l'influenza del Canova, si diede allo studio dell'antichità, dei classici del Rinascimento e del primo Seicento. Tra dipinti e disegni si conserva ancora un gran numero di copie delle opere antiche: una delle migliori la Deposizione di Raffaello (1899; presso Camuccini, Roma). Amico del Benvenuti, del Sabatelli, del Bossi, frequentò E.Q. Visconti, l'Asprucci, il Monti. In tale ambiente formò il suo stile neoclassico. Il successo riportato dalle due grandi tele rappresentanti la Morte di Cesare e la Morte di Virginia, lo pose in primissima linea fra i pittori dell'epoca, e da allora lavorò, colmato di onorificenze, per i pontefici e per la nobiltà cosmopolita che affluiva a Roma. Accademico di S. Luca (1802) e presidente della stessa accademia (1806), fu da Pio VII creato direttore della Fabbrica vaticana di musaico (1804) e, dopo la dominazione francese, direttore dei musei e soprintendente alle pitture esistenti in Roma. Morì in Roma il 2 settembre 1844.

Le sue opere principali sono: il Rinvenimento di Paride, 1790, galleria Borghese, Roma; la Morte di Cesare, 1793-1807, galleria di Capodimonte, Napoli; la Morte di Virginia, 1793-1804, id.; S. Tomaso, 1803, museo di S. Pietro, Roma; Carlo Magno, 1810, Montecitorio, Roma; Tolomeo Filadelfo, 1810, id.; la lunga serie di rappresentazioni storiche dall'Attilio Regolo, presso Capeletti, Roma, al Furio Camillo, Palazzo reale, Genova; l'Ingresso di Malatesta Baglione a Perugia, 1812, presso Baglione, Perugia; la Deposizione, 1812, presso Capeletti, Roma; S. Gregorio Magno, 1833, S. Nicola, Catania; S. Francesco di Paola, 1835, S. Francesco di Paola, Napoli; la Conversione di S. Paolo, 1835, S. Paolo fuori le mura, Roma; e la Deposizione per Terracina, 1841, presso Camuccini, Cantalupo Sabina. Dipinse molti ritratti che sono tra le sue opere migliori. Di grande interesse sono i suoi studî, bozzetti e disegni.

Il C. è il miglior rappresentante della pittura neoclassica italiana e di quella del periodo accademico che ne seguì. L'ottima scuola e la forte tradizione supplirono in lui ciò che di genio creativo gli mancava. La sua arte, a suo tempo molto apprezzata, sbocca nell'eclettismo accademico. (V. tavv. CXLIX e CL).

Bibl.: C. Falconieri, Vita di V. C., Roma 1875; P. E. Visconti, Notizie intorno la vita del barone V. C. pittore, Roma 1845; P. E. Visconti, V. C., in Vite di romani illustri, raccolte da A. Viti, III, Roma 1890; F. Noack, in Thieme-Becker, Künstler-lexikon, V, Lipsia 1911; F. Pfister, Disegni di V. C., in Boll. d'arte, VIII (1928), pp. 21-30; autobiografia ms. presso Camuccini, Roma; U. Ojetti, La pittura italiana dell'Ottocento, Milano 1929.

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