VINCENZO di Leone

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 99 (2020)

VINCENZO di Leone

Giovanni Grosso
O.Carm.

VINCENZO di Leone (Leo, de Leone, Leoninus). – Nacque a Catania, ma non sono noti né la data di nascita, né i nomi dei genitori, così come nessuna notizia è pervenuta riguardo alla famiglia e ai primi anni di vita.

Entrò nell’Ordine carmelitano a Palermo, anche in questo caso in una data sconosciuta. Non si sa dove abbia frequentato la facoltà delle arti e quella di teologia, ma ottenne il magistero e insegnò nell’Università di Catania, della quale divenne decano, il 16 luglio 1528 (de Villiers, 1752, col. 865). Tra i suoi studenti fu il carmelitano Desiderio Mazzapica di San Martino, che, in seguito, sarebbe divenuto vescovo di Ugento in Puglia (ibid.). Fu priore del convento catanese (ibid.) e, nel 1533, dal priore generale Nicolò Audet fu destinato, insieme ad altri dottori, allo studium generale di S. Maria in Traspontina in Roma (Staring, 1959, p. 255). Negli anni 1533 e 1535, ebbe parte attiva nella controversia, sollevata dinanzi alla Rota dal priore generale dei carmelitani nei confronti della Congregazione mantovana sulla questione dei privilegi concessi a quest’ultima (ibid., pp. 172, 185; Smet, 1989, pp. 319-329). Nel 1539, venne nominato priore della provincia romana (Staring, 1959, p. 223). Partecipò alle prime due fasi del Concilio di Trento (1545-47; 1551-52).

Giunto nella sede del Concilio nell’agosto del 1545, certamente fu presente alle prime sette sessioni come vicario dell’arcivescovo di Palermo e non si può escludere che abbia partecipato anche all’ottava (Seiger, 1943-1945, pp. 151-155), mentre di certo non fu presente alle sessioni bolognesi (pp. 155 s.). Paolo III lo elevò alla sede episcopale di Bosa in Sardegna, il 16 novembre 1548 (van Gulik - Eubel, 1923); come vescovo partecipò alla seconda fase del Concilio: il suo nome è riportato negli atti conciliari relativi alle sessioni che vanno dall’undicesima alla sedicesima (Seiger, 1943-1945, pp. 157 s.).

Vale la pena di evidenziare l’impegno del teologo, prima, e del vescovo, poi, durante i lavori conciliari. Intervenne come teologo nelle discussioni avvenute dal 22 al 28 giugno 1546 ed espresse il proprio parere a proposito della giustificazione (23 giugno; Concilium Tridentinum, V, a cura di S. Ehses, 1911, p. 264). Inoltre, si pronunciò contro la condanna tout court della formula sola fide, già presente in alcuni padri, tra i quali Ilario di Poitiers, e nella tradizione teologica, se non accompagnata da una opportuna specificazione (Jedin, 1962). Si pronunciò ancora a proposito del decreto sulla giustificazione, il 28 settembre 1546 (Concilium Tridentinum, V, cit., p. 433), e ancora nei giorni seguenti (p. 438). È stato conservato il suo voto sulla questione della duplice giustizia, presentato il 15 ottobre 1546 (pp. 526-530; Olazarán, 1942). In esso, manifestò un orientamento decisamente antiluterano, anticipando le conclusioni conciliari: rifiutò la teoria della doppia giustizia, sostenne fermamente la possibilità della certezza dello stato di grazia; identificò la giustizia con la carità, seguendo, in questo, l’opinione di Giovanni Duns Scoto. Il 25 gennaio 1547, intervenne nelle discussioni sui sacramenti (Concilium Tridentinum, V, cit., p. 854); il 7 febbraio 1547, sull’eucaristia (pp. 883-892; Gabriel a Virgine Maria, 1950, p. 301).

Nel 1551, all’inizio della seconda fase del Concilio, prese parte alla congregazione generale del 30 aprile (Concilium Tridentinum, VII, 1, a cura di A. Postina et al., 1961, pp. 23, 26, 28), alla prima sessione (1° maggio; p. 34), alla messa della solennità dei ss. Pietro e Paolo (p. 68) e, infine, alla congregazione generale del 30 agosto (p. 85). Il 28 settembre 1551, presentò il proprio parere sull’eucaristia (p. 167), esprimendo il voto, il 7 e 9 ottobre (pp. 185, 190). Il 10 ottobre, firmò i decreti sull’eucaristia e sulla riforma (p. 192). Intervenne a proposito del salvacondotto da concedere ai protestanti (pp. 193, 465). Nei giorni 5, 14, 21 e 23 novembre 1551, espresse il proprio parere nelle discussioni sui sacramenti della penitenza e dell’estrema unzione (pp. 291, 317, 331, 337), i cui decreti e canoni furono votati il 24 novembre (p. 340). Durante la quarta sessione della seconda fase, il 2 e l’11 gennaio 1552, partecipò al dibattito sugli ordini sacri e sul sacrificio della messa (pp. 439, 455; Gabriel a Virgine Maria, 1950, pp. 301 s.; Jedin, 1973). In questa seconda fase, fu affiancato come teologo dal suo ex studente Desiderio Mazzapica (Concilium Tridentinum, VII, 1, cit., pp. 140, 286; Smet, 1989, p. 468). Vincenzo di Leone si espresse favorevolmente riguardo alla concessione dell’episcopato delle diocesi di Magdeburgo e Alberstadt a Federico, figlio dell’elettore del Brandeburgo (Concilium Tridentinum, VII, 1, a cura di A. Postina et al., 1961, p. 453). Approvò la sospensione del Concilio (pp. 521, 523, 525, 532), ma la morte gli impedì di partecipare alla terza fase.

Morì nel 1556, in un giorno e un mese ignoti, nella sede vescovile di Bosa, dove fu sepolto (de Villiers, 1752, col. 865).

Cosmas de Villiers nella Bibliotheca Carmelitana (1752) lo cita come autore di una Opera theologica manoscritta (col. 865).

Fonti e Bibl.: Concilium Tridentinum: diariorum, actorum, epistolarum, tractatuum, V, Concilii Tridentini actorum pars altera: acta post sessionem tertiam usque ad Concilium Bononiam translatum, a cura di S. Ehses, Friburgi Brisgoviae 1911, ad ind., VII, 1, Concilii Tridentini actorum partis quartae volumen prius: acta Concilii iterum Tridentum congregati a Massarello conscripta (1551-1552), a cura di A. Postina et al., 1961, ad indicem.

C. de Villiers, Bibliotheca Carmelitana, II, Aurelianis 1752 (ed. anast. a cura di G. Wessels, Romae 1927), coll. 865 s.; G. van Gulik - K. Eubel, Hierarchia Catholica Medii Aevi..., III, Monasterii 1923, p. 137; J. Olazarán, Nuevo voto tridentino del Carmelita V. de L., in Revista Española de Teología, II (1942), pp. 649-680; S. Seiger, Carmelitae in Concilio Tridentino, in Analecta Ordinis Carmelitarum, XII (1943-1945), pp. 147-166; Gabriel a Virgine Maria, Die Karmeliten auf den Konzil von Trient, in Ephemerides Carmeliticae, IV (1950), pp. 291-359; L. Poliseno, I carmelitani e la certezza nello stato di grazia nel Concilio Tridentino, in Carmelus, I (1954), pp. 111-144; A. Staring, Der Karmelitengeneral Nikolaus Audet und die katholische Reform des XVI. Jahrhunderts, Rom 1959, pp. 172, 185, 223, 255; H. Jedin, Storia del Concilio di Trento, II, Il primo periodo, 1545-1547, Brescia 1962, p. 282, III, Il periodo bolognese (1547-48). Il secondo periodo trentino (1551-52), 1973, pp. 55-60, 459; L. Poliseno, V. di L., O.Carm., e il decreto sulla giustificazione nel Concilio Tridentino, in Carmelus, IX (1962), pp. 73-90; J. Smet, I carmelitani. Storia dell’Ordine della B.V. Maria del Monte Carmelo, I, Roma 1989, pp. 319-329, 468.

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