VIPITENO

Enciclopedia Italiana (1937)

VIPITENO (A. T., 24-25-26)

Lino BERTAGNOLLI
Giuseppe GEROLA
Carlo BATTISTI

Cittadina della provincia di Bolzano, posta a 947 m. s. m., in un'ampia conca verdeggiante di prati nell'alta valle dell'Isarco, là dove sboccano in essa a O. la Val Ridanna con quelle di Racínes e di Giovo e a E. la Valle di Vizze. Il centro, sulla destra dell'Isarco, si sviluppa lungo la strada del Brennero, che forma l'arteria principale della città, ampia, diritta e in parte a portici, dominata dalla granitica Torre di Città. Il centro conta 2126 abitanti, mentre il comune, che comprende anche le frazioni di Ceves, Novale e Tunes, e che ha un'area di 237 ettari, di cui 192 arativi, ne conta 3130. Il centro deve attualmente la sua prosperità soprattutto all'industria turistica, che è assai fiorente. Numerosi quindi sono gli alberghi. Sviluppate sono altresì le industrie del legno. Sulla linea del Brennero, la stazione ferroviaria, posta sulla sinistra dell'Isarco, dista 67 chilometri da Bolzano e 22 km. dal Passo.

Monumenti. - Dell'epoca romana testimoniano ancora il piccolo monumento sepolcrale di Postumia Vittorina, murato all'esterno della parrocchiale e accompagnato da una lapide gotica dichiarativa del 1500; e il cippo col bassorilievo mitriaco che, venuto alla luce sulle montagne dei dintomi, era stato trasportato a Vienna, e ora è collocato nella pubblica piazza. La piccola città conserva la forma caratteristica della "città di strada", che risale alle sue origini. La torre, di cui fu posta la prima pietra nel 1468, ma la cui parte superiore è dovuta a un rifacimento recente, separa l'abitato più antico, al nord, dalle nuove aggiunte a mezzogiorno: le quali coincidono con l'epoca in cui Vipiteno, divenuta centro minerario, conobbe il periodo della sua massima fioritura. Nella lunga contrada, eminentemente caratteristica, spicca il vecchio municipio, che racchiude raccolte d'arte di notevole valore. Altri edifici antichi si conservano in più parti della città: il palazzotto Jöchl, dal ricco soffitto gotico del 1469, l'ospedale civile, già sede dell'Ordine Teutonico; la chiesa di S. Pietro. La parrocchiale è un po' fuori dell'abitato: il suo ornamento principale era costituito dall'altar maggiore di Johann Multscher, una delle più belle creazioni dell'arte tedesca del sec. XV. Esso è ora disperso fra la chiesa stessa, il municipio, e le chiese dell'ospedale e di S. Margherita. Nei ridenti dintorni della città, il castel Tasso (Reifenstein), il castel Tono (Thumberg) e il castel Pietra (Sprechenstein), monumenti di storia e d'arte.

Storia. - Appartiene a un nucleo cisalpino di abitati breunici documentabili attraverso sporadici rinvenimenti preistorici, ma ancor più attraverso l'analisi toponomastica: i nomi di luogo ricordati nel più antico documento medievale della regione - la prima donazione di Quartinus, anno 827 - sono quasi senza eccezione tutti prelatini. Il nome stesso di Vipitenum - che ricorre già nei due Itinerarî romani, continua fino al 1030 e nel sec. XIII, XIV indica tutta la conca - è identico a quello del Wipptal, al dilà del Brennero (circa 1100, Vallis Vipitina) e indizia origine preistorica. In questa conca terminale, in cui già all'epoca romana si congiungevano la via del Passo di Giovo con quella dell'Isarco, pulsò negli ultimi secoli dell'Impero maggiore latinità che nella conca di Bressanone. Comunque la popolazione indigena acquistò solo lentamente una certa civiltà, e a ciò contribuì forse più che la milizia la cristianizzazione, che sarebbe stata già allora relativamente antica, se i Valentini benedicti templa di Venanzio Fortunato (anno 565) si trovavano, come pare, sulle pendici del Brennero. Un vescovato breunico, che sembrerebbe essere reperibile fra il 553-565, è però, dopo le osservazioni di R. Heuberger (Rätien, ecc., Schlernschriften, XX, 1932, p. 159) per lo meno improbabile. La romanità dei Breuni è attestata chiaramente da Arbeone da Frisinga (anno 725) e indirettamente, in quanto si tratta della continuità del diritto romano, dalla donazione di Quartinus (cfr. Veröffentlichungen des Ferdinandeums, X, pp. 48-50); liberi Romani sono ricordati come possessori di latifondi nel 765 e 828, e nei due documenti di Quartinus compariscono parecchi testimonî con nome latino. L'ulteriore storia della conca terminale del Brennero s'identifica con quello della contea (Vallis Norica) che nel sec. X comprende tutto il corso dell'Isarco e, al N. del Brennero, della Wipp e nel 1027 passò al vescovato bressanonese, più tardi, per avvocazia, alla casa tirolese. Amministrativamente la conca di Vipiteno, pur formando una propria giurisdizione, fu accomunata nel sec. XV a quella transalpina di Steinach e formò il circolo del Wipptal. Nel 1754 Vipiteno passò al circolo dell'Isarco e della Pusteria con centro a Teodona, poi a Brunico e dal 1850 a Bressanone. La cittadina ebbe, negli ultimi secoli del Medioevo, importanza come centro minerario (Fleres, Ridanna) e di transito; già nel secolo XIV, come nei principali luoghi sulla via del Brennero, vi si stanziarono cambiavalute fiorentini; essa decadde insieme con l'industria mineraria nel sec. XVIII. Il nome tedesco di Vipiteno, Sterzing, ricorre per la prima volta nel 1180, e indica il fondo di uno "Starzo"; il vecchio centro si trovava probabilmente 1 km. più a S., verso Custozza, presso l'osteria "al dazio", dove si rinvennero monete e pietre tombali del tardo Impero; esatta ubicazione è esclusa, data l'impossibilità di ricostruire il tracciato della via romana, calcolato dall'Itinerarium Antonini e dalla Tabula Peutingeriana con 44 ½ km. da Sublavio (Colma), che passava fino al 1364 sulla destra dell'Isarco per Mulles, per evitare la grande palude del fondovalle, residuo di un lago preistorico.

Bibl.: C. Viesi, Sulla via del Brennero: Vipiteno e Colle Isarco, Roma 1925 (con la bibl. precedente).

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