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MARCHI, Virgilio

di Alessandro Cappabianca - Enciclopedia del Cinema (2004)
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Marchi, Virgilio

Alessandro Cappabianca

Architetto, scenografo e costumista teatrale e cinematografico, nato a Livorno il 21 gennaio 1895 e morto a Roma il 30 aprile 1960. Formatosi come architetto in ambiente futurista, si dedicò presto alla professione di scenografo, contribuendo al successo dei film in costume di Alessandro Blasetti negli anni Trenta e Quaranta, per inserirsi poi senza traumi nella nuova temperie postbellica del Neorealismo. Importante il suo ruolo didattico nell'ambito del Centro sperimentale di cinematografia.

Appare evidente, nell'opera complessiva di M., la continuità del passaggio dall'architettura all'attività cinematografica: l'elemento scenografico (di per sé insito, in una certa misura, nelle visioni architettoniche futuriste) era già accentuato nei suoi schizzi, disegni, scorci di città e perfino nei pochi progetti realizzati, non a caso quasi tutti inerenti alle tipologie dei luoghi di spettacolo, dalla Casa d'arte Bragaglia (1921, poi Teatro degli indipendenti) in via degli Avignonesi a Roma al Teatro d'arte di Pirandello in Palazzo Odescalchi (1924), sempre a Roma, fino al Cinema Odeon di Livorno (ormai negli anni Cinquanta). Una sintesi della sua visione dell'architettura come "dramma delle forze" compare nel Manifesto dell'architettura futurista: dinamica, stato d'animo, drammatica, pubblicato il 29 febbraio 1920 sul settimanale "Roma futurista". Passato al cinema, M. tese a sottolineare il ruolo 'architettonico' della scenografia cinematografica rispetto a quello, più pittorico, della scenografia teatrale, che pure aveva praticato con notevole successo allestendo tra l'altro, nel 1929, le scenografie per la Saison d'Opéra italienne al teatro degli Champs Elysées a Parigi.

Nel cinema, inoltre, M. cominciò con lo specializzarsi in film in costume, dove la sua concezione 'architettonica' della scenografia ebbe modo di risaltare pienamente: Condottieri (1937) di Luis Trenker, Un'avventura di Salvator Rosa (1939), La corona di ferro (1941) e La cena delle beffe (1942), tutti di Blasetti. Di La corona di ferro, in particolare, oltre alle bellissime scenografie di ambienti come la sala del trono o la camera della Principessa, che evocano un Medioevo tra l'onirico e il fantastico, occorre citare il casolare della Maga, dalle forme indefinite, quasi cangianti tra ombre e luci, la Valle dei leoni, e soprattutto la Foresta, interamente ricostruita in studio albero per albero, riprendendo l'analoga operazione degli scenografi Otto Hunte, Erich Kettelhut e Karl Vollbrecht per la foresta di Die Nibelungen (1924) diretto da Fritz Lang. M. insistette esplicitamente sull'opportunità di ricostruire la natura in studio, secondo una prassi che privilegiava il controllo della forma artificiale sull'autenticità, ritenendo che la ricostruzione in interni, anche dei paesaggi, giovasse al dominio della luce (in qualunque ora del giorno) nonché alla stilizzazione, contro ogni piatto mimetismo.

Ciò nonostante, già nel 1942 approntò le scene (con annessi sopralluoghi) per film ricchi di esterni autentici, in qualche modo preneorealistici, come Quattro passi fra le nuvole di Blasetti e Un pilota ritorna di Roberto Rossellini. In seguito entrò facilmente in sintonia con gli autori del Neorealismo più spoglio e rigoroso: Augusto Genina (Cielo sulla palude, 1949), ancora Rossellini (Francesco, giullare di Dio, 1950; Europa '51, 1952), Vittorio De Sica (Umberto D., 1952). In quest'ultimo film è notevole l'invenzione scenografica della casa in cui il protagonista ha una stanza in affitto, del tutto realistica ma anche labirintica, ricca di pareti mobili, anfratti, angolazioni non ortogonali, scorci di cortili con lucernari, e di cui si può studiare la pianta nel libro Note sulla scenografia (1958), che M. approntò per scopi didattici negli anni di insegnamento (a partire dal 1951) presso il Centro sperimentale di cinematografia a Roma. Fu inoltre autore di numerosi testi sull'architettura e sulla scenografia cinematografica.

Bibliografia

M. Verdone, Virgilio Marchi scenografo, in "La rivista di Livorno", 1960, 3-6, pp. 1-4; E. Crispolti, Virgilio Marchi architetto tra Futurismo ed Espressionismo, in Ricostruzione futurista dell'universo, Torino 1980; E. Godoli, Il futurismo, Roma-Bari 1983, pp. 44-48, 129-40.

Vedi anche
Cèrvi, Gino Cèrvi, Gino. - Attore italiano (Bologna 1901 - Punta Ala 1974). Esordì nel 1924 nella compagnia di Alda Borelli; fu poi primo attor giovane con L. Pirandello, con S. Ferrati e L. Picasso, con A. Betrone e con M. Melato; nel 1934 primo attore in società con S. Tofano ed E. Maltagliati, nel 1938 con la ... Anton Giulio Bragàglia Bragàglia, Anton Giulio. - Regista e scrittore di teatro (Frosinone 1890 - Roma 1960), fu il più celebre dei fratelli Bragaglia. Rispetto a Carlo Ludovico e ad Arturo fu attivo più nel teatro che nel cinema. Direttore e collaboratore di riviste d'arte e di cultura, nel 1919 fondò a Roma la Casa d'arte ... futurismo Movimento letterario, artistico e politico, fondato nel 1909 da F.T. Marinetti. Il futurismo, attraverso tutta una serie di ‘manifesti’ e di clamorose polemiche, propugnò un’arte e un costume che avrebbero dovuto fare tabula rasa del passato e di ogni forma espressiva tradizionale, ispirandosi al dinamismo ... Roberto Rossellini Regista (Roma 1906 - ivi 1977), fratello di Renzo. Esordì nella regia di film a soggetto, dapprima collaborando con F. De Robertis a La nave bianca (1941), poi dirigendo film di guerra (Un pilota ritorna, 1942; L'uomo della croce, 1943). Nel dopoguerra diresse il film che impose al mondo il neorealismo ...
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    Architetto italiano (Livorno 1895 - Roma 1960). Si formò e operò nel movimento futurista al quale aderì nel 1920. Oltre ad alcune opere architettoniche come la Casa d'arte di A. G. Bragaglia (1922) e il rinnovamento del teatro Odescalchi (1925), ambedue a Roma, ha lasciato parecchi disegni di architettura ...
Vocabolario
virgiliano
virgiliano (non com. vergiliano) agg. [dal lat. Vergilianus]. – Di Virgilio, poeta latino del I sec. a. C., o che è proprio, tipico del suo metodo, del suo stile: l’opera v.; la poesia v.; il poema v., l’Eneide; l’esametro v.; la malinconia...
marcire
marcire v. intr. [lat. marcēre] (io marcisco, tu marcisci, ecc.; aus. essere). – 1. a. Diventare marcio, detto di materia organica che si decompone: frutti che marciscono perché nessuno li mangia; cavoli, pomodori lasciati m. sul terreno;...
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