BELTRANI, Vito

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 8 (1966)

BELTRANI, Vito

Francesco Brancato

Nacque a Trapani il 2 dic. 1805. Laureatosi in giurisprudenza a Palermo, si recò a Milano, a spese del municipio di Trapani, per studiarvi scienze naturali: a Milano si legò di amicizia con uomini di cultura e patrioti, quali Cesare Correnti, i Porro e, soprattutto, Massimo d'azeglio. Invitato dalla polizia austriaca a lasciare Milano nel 1835 ritornò in Sicilia ed ebbe un posto nell'amministrazione centrale delle dogane. Dimessosi da quell'ufficio, fondò nel 1844 con Gaetano Daita a Palermo il quindicinale La Falce, Giornale scientifico letterario artistico, che ebbe vita dal 10 luglio  di quell'anno al 20 dicembre del 1847, e di cui uscirono in tutto sessantasette numeri: il periodico fu poi soppresso per ordine del Del Carretto a causa delle tesi liberali che difendeva. Ne La Falce il B. pubblicò articoli vari, che riflettono l'eclettismo della sua formazione, ora discutendo di scienze naturali (nn. i, 2, 12), ora di letteratura e di arte (n. 8, art. su Goethe), ora di medicina (nn. 10, 51, 65), ora di costume e di morale (caratteristico l'art. Il bel sesso scienziato, n. 36), ora, infine, di economia politica (n. 3). Egli si dichiarava a questo proposito per la libertà del commercio, sostenendo tuttavia l'utilità di qualche dazio sull'importazione di taluni prodotti stranieri, ai fini della difesa dell'industria del proprio paese. Nel settembre 1845 rappresentò Trapani al VII congresso degli scienziati, tenutosi a Napoli. Prese parte alle agitazioni che precedettero lo scoppio della rivoluzione siciliana del 1848, nella quale svolse un ruolo importante. Sostenne i principi antiborbonici e separatisti sia sulla stampa, come redattore, insieme con Francesco Paolo Perez e Michele Amari, de Il Parlamento, Giornale siciliano, uscito dal 16 marzo al 7 giugno, sia nell'organizzazione del governo rivoluzionario, assumendo la segreteria del quarto comitato addetto all'amministrazione civile, all'istruzione pubblica e al commercio. Fece inoltre parte della commissione incaricata di redigere l'atto di convocazione del Parlamento, sostenendo, contro i democratici che propugnavano la formazione di una sola Camera. che fosse rigorosamente applicata la legge elettorale prescritta dalla Costituzione del 1812. Fu quindi eletto deputato di Trapani alla Camera dei comuni, ma non prese parte attiva ai lavori del Parlamento. Nominato il 3 genn. 1849 commissario del Regno di Sicilia presso la Confederazione elvetica, fece pressioni presso quel governo, ma senza risultati, perché sciogliesse i contratti con il re di Napoli circa il reclutamento di soldati in Svizzera; suscitò anche contrasti tra le varie correnti dell'opinione pubblica, sì che ritenne opportuno non dare ufficialmente appoggio al colonnello Luigi Ghilardi, ivi pure inviato dal governo siciliano per il reclutamento di un battaglione da servire nell'ultima resistenza contro i borbonici, per non sembrare di volere spingere svizzeri contro svizzeri e attizzare una guerra fratricida. Repressa la rivoluzione ed escluso dall'amnistia, rimase all'estero riparando a Torino. Fissò quindi la sua residenza in Firenze, dove fu in contatto con gli ambienti liberali e dove svolse un'intensa attività pubblicistica. Collaborò fra l'altro alla Rivista di Firenze di A. Vannucci, uscita dal 1857 al 1860, e poi alla Nuova Antologia, specie con articoli e saggi di storia e critica d'arte. Rientrato in patria subito dopo lo sbarco dei Mille a Marsala, contribuì a sollevare l'isola per Garibaldi, ma, fermo nei suoi principi separatisti, fu tra gli ultimi a convertirsi al programma di unione della Sicilia al Regno di Vittorio Emanuele. Fu eletto deputato di Terranova per l'VIII legislatura (1861-1865) e deputato di Trapani per la XI (18-10-1874). Si schierò a destra, ma non fu assiduo in Parlamento, continuando piuttosto a dedicarsi agli studi. Il 15 nov. 1874 fu nominato senatore. Morì a Firenze il 21 luglio 1884.

Fonti e Bibl.: Arch. di Stato di Palermo, Stato dei deputati che segnarono il decreto di decadenza del 13 aprile 1848, Min. Luog. Gen., Polizia, filza 585, fasc. 69, doc. 4580 s.d. [ma 1849]; Ibid., Nota dei 43 esclusi dall'amnistia, doc. 4393 dell'11 maggio 1849; Palermo, Bibl. Comunale, Discarico di V. B., in data Torino, 7 giugno 1849 (foglio a stampa), CXXXVI - H - 124, n. 40; P. Calvi, Memorie storiche e critiche della rivoluzione del 1848, I, Londra 1851, p. 158; M. Amari, Carteggio, a cura di A. D'Ancona, I, Torino 1896, pp. 135 s. 587; T. Massarani, Carteggio inedito, a cura di R. Barbiera, I, Firenze 1909, p. 13; A. Santostefano della Cerda, Gli emigrati politici siciliani dal 1849 al 1860, Palermo 1910, pp. 63 s.; Sicilia e Piemonte nel 1848-49. Corrispondenza diplom. del Governo del Regno di Sicilia..., a cura del R. Arch. di Stato di Palermo, Roma 1940, pp. 214-216; U. De Maria, La Sicilia nel Rísorgimento (opera rimasta incompiuta e fuori commercio; copia di 354 pp. presso la Società di storia patria di Palermo), pp. 40, 210; E. Di Carlo, L'emigrazione siciliana in Toscana nell'epoca del Risorgimento, in Atti del VI Congresso della Società toscana per la storia del Risorgimento italiano, in Bullett. senese di storia patria, s. 3, X-XI (1951-1952), p. 209; G. Berti, I democratici e l'iniziativa meridionale nel Risorgimento, Milano 1962, p. 295; T. Sarti, Il Parlamento subalpino e nazionale, p. 102; Diz. del Risorg. naz., II, pp. 231 s.

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