Ivanov, Vjačeslav Ivanovič

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Poeta e filosofo russo (Mosca 1866 - Roma 1949). Profondo conoscitore del mondo classico (Dionis i pradionistvo "Dioniso e i culti predionisiaci", 1922) e moderno, spirito eminentemente religioso, dialettico acuto, cercò di conciliare, in un umanesimo cristiano, ricco di ampie vedute originali, l'Oriente slavo-bizantino con l'Occidente germanico-latino (Kriziz gumanizma "Crisi dell'umanesimo", 1918; Perepiska iz dvuch uglov "Corrispondenza da un angolo all'altro", in collab. con M.O. Geršenzon, 1921; Dostoevskij, 1932). Viaggiò molto; visse a Pietroburgo, dove, tra il 1905 e la rivoluzione, la sua casa divenne uno dei più vivaci centri di rinnovamento spirituale e culturale; a Baku, ove insegnò (1920-24) filosofia classica all'università, e in Italia, a Pavia, poi a Roma; l'Italia divenne, dopo che si fu convertito al cattolicesimo ed ebbe ottenuto la cittadinanza italiana, la sua patria di adozione. Le sue poesie (Kormčie zvezdy "Astri piloti", 1903; Prozračnost "Trasparenza", 1904; Eros, 1907; Corardens, 1911-12; numerosi sonetti pubblicati in riviste) fanno di lui uno dei principali esponenti del simbolismo russo, e al tempo stesso si distinguono, nella letteratura russa, soprattutto per il loro carattere essenzialmente classico; espressione di una cultura raffinata, intimamente vissuta, esse raggiungono, nella loro sostenutezza ieratica ed ermetica, una rara perfezione.

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