Putin ⟨pùt'in⟩, Vladimir Vladimirovič. - Uomo politico russo (n. Leningrado, od. San Pietroburgo, 1952). Presidente della Federazione russa dal 2000 al 2008, quindi rieletto nel 2012. Formatosi nei servizi segreti sovietici, come primo ministro (1999) e presidente della Repubblica (2000, rieletto per il quarto mandato consecutivo nel 2018), ha represso la guerriglia autonomista in Cecenia e promosso il riavvicinamento a Cina, India e USA. Favorevole (2001) alla campagna contro il terrorismo promossa da G.W. Bush, si è opposto (2003) all'intervento in Iraq. P. è autore dell'autobiografia Ot pervogo lica (2000; trad. it. Memorie d'oltrecortina, 2001).
Di origini modeste, laureatosi in legge all'univ. di Leningrado, nel 1975 entrò nel KGB, per il quale lavorò, dal 1985 al 1989, nella Repubblica Democratica Tedesca. Tornato in Russia, si schierò con l'ala favorevole alla perestrojka e, lasciato il KGB nel 1991, ricoprì svariati incarichi nell'amministrazione municipale di San Pietroburgo, retta dal riformista A. Sobčak, di cui divenne stretto collaboratore. Nel 1996 si trasferì a Mosca ed entrò nello staff di B. N. El´cin. Nominato capo del Consiglio di sicurezza federale (ex KGB) nel 1998 e, nel marzo del 1999, capo del Consiglio di sicurezza russo, nell'agosto dello stesso anno assunse la carica di primo ministro. In tale veste riprese le operazioni militari in Cecenia, guadagnandosi il sostegno dell'opinione pubblica nazionalista. Dopo le dimissioni di El´cin (dic. 1999), P. assunse ad interim il ruolo di capo dello Stato e fu confermato alla presidenza nelle elezioni del marzo 2000, ottenendo il 53% dei consensi. Il conflitto russo-ceceno ebbe una parte centrale durante il suo primo mandato presidenziale. Al riguardo gli obiettivi principali furono: debellare il terrorismo ceceno, restituire alla Russia un territorio che storicamente le apparteneva, ripristinare l'autorità russa in area caucasica, scemata per l'influenza degli USA. Sul piano economico interno la sua amministrazione puntò al risanamento economico, e nel corso del 2001 promosse riforme volte alla privatizzazione di importanti imprese statali. P. ha attuato una serie di riforme negli ambiti pensionistico, bancario e fiscale, e i suoi interventi in campo economico hanno ottenuto risultati soddisfacenti (incremento della produzione industriale e agricola, e delle esportazioni); ha inoltre lanciato un'energica campagna contro la corruzione, che ha fatto alcune vittime eccellenti, quali i magnati B. Berezovskij, V. Gusinskij e M. Chodorkovskij. Sul piano diplomatico P. incrementò le relazioni con la Cina e con l'Unione Indiana, nel quadro di un generale rilancio del ruolo strategico del paese e di riequilibrio delle relazioni con i paesi europei ma soprattutto con Washington, relazioni raffreddatesi anche in seguito alla ripresa, da parte del presidente G. W. Bush, del progetto di difesa antimissile (lo scudo spaziale). Dopo gli attentati di New York e Washington dell'11 settembre 2001, P. sostenne gli USA nella lotta al terrorismo internazionale. La ripresa del dialogo culminò negli accordi del maggio 2002 che prevedevano l'impegno della Russia e degli Stati Uniti alla riduzione degli arsenali nucleari e la collaborazione tra Mosca e la NATO. Nel 2003 P. si oppose al piano di intervento armato della coalizione angloamericana in Iraqcontro il regime dittatoriale di Ṣ. Ḥusain. Sul fronte interno, in occasione delle elezioni del marzo 2004, P. venne rieletto con il 71,2% dei voti, grazie alla mancanza di una vera opposizione, ma grazie anche al favore dell'opinione pubblica nei confronti dei punti centrali della sua politica: ferma lotta al terrorismo e accelerazione dei ritmi di crescita dell'economia. Nel 2005 è stato il primo presidente russo a recarsi nello stato di Israele. Si è dedicato inoltre con determinazione a rinsaldare i legami con gli stati riuniti nel CSI (Comunità degli stati indipendenti), soprattutto in seguito al progressivo allargarsi dell'Unione Europea e della NATO ai paesi ex socialisti. Dopo l'insediamento alla presidenza del suo stretto collaboratore D.A. Medvedev a seguito delle elezioni del marzo 2008 , P. ha assunto nuovamente la carica di primo ministro, continuando a mantenere un ruolo politico di primo piano grazie anche al rafforzamento delle competenze del premier, in particolare nella politica estera. Alle consultazioni parlamentari tenutesi nel dicembre 2011 il partito Russia Unita, di cui P. è leader dal 2001, ha nuovamente raggiunto la maggioranza, seppure con un netto calo dei consensi: esso ha infatti ottenuto il 49,5% dei voti (il 15% in meno rispetto alle precedenti elezioni), aggiudicandosi 238 seggi su 450 grazie al sistema proporzionale che prevede la redistribuzione dei consensi raccolti dai partiti che non hanno superato lo sbarramento del 7%. Le elezioni presidenziali, svoltesi nel marzo 2012 in un clima di violente agitazioni sociali, hanno visto la riconferma (60%) di P. per un terzo mandato. Sebbene negli anni successivi la crisi economica si sia aggravata e siano proseguite le proteste di massa contro la limitazione dei diritti civili garantiti dalla Costituzione, il partito del presidente ha vinto le legislative del settembre 2016 con il 54,2% dei voti ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi, mentre alle consultazioni del settembre 2021 Russia Unita si è imposto con il 49,8% dei voti, conquistando oltre due terzi dei seggi. Eletto per un quarto mandato alle consultazioni del marzo 2018 con il 60% delle preferenze, nel luglio 2020 l'approvazione attraverso un referendum delle riforme costituzionali proposte dall'uomo politico, che prevedono tra l'altro l'annullamento del vincolo del secondo mandato presidenziale consecutivo, potrebbe permettere a P. di ricandidarsi per altri due mandati, rimanendo al potere fino al 2036. Nel febbraio 2022 l'uomo politico ha rilanciato il piano imperialista già delineato nel 2014 con l'annessione della Crimea, invadendo il territorio dell'Ucraina e riconoscendo l'indipendenza delle autoproclamate repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk, nel Donbass.