Westminster

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Westminster Quartiere nel centro di Londra, all’interno del distretto della City of Westminster, nel quale sorgono, fra gli altri, la famosa abbazia anglicana, il Parlamento inglese, il complesso di palazzi ove ha sede il governo.

Marchesi e duchi di W. Titolo nobiliare inglese di cui fu insignita nel 19° sec. la famiglia dei Grosvenor, che aveva messo insieme considerevoli ricchezze grazie a una serie di fortunati matrimoni, ultimo dei quali quello di sir Thomas Grosvenor, 3° baronetto (titolo concesso ai Grosvenor nel 1622), venuto in possesso grazie alla moglie di vasti terreni alla periferia di Londra, poi divenuti il quartiere del West End. La famiglia annovera politici, mecenati e collezionisti d’arte. Il titolo marchionale di W. fu conferito nel 1831 a Robert Grosvenor, 2° conte di Grosvenor (1767-1845), membro dei Comuni (1788-1802), seguace di W. Pitt, che lo nominò lord dell’Ammiragliato (1789-91) e commissario del Board of Control (1793-1801); morto Pitt (1806), aderì al partito Whig; nel 1826 fu autorizzato a mettere in pratica un piano urbanistico nei suoi possedimenti del West End di Londra. Suo nipote Hugh Lupus Grosvenor (1825-1899) fu membro dei Comuni e fu creato duca di W. (1874). Hugh Richard Arthur Grosvenor, 2° duca (1879-1953), accrebbe molto il patrimonio di famiglia.

Sinodo di W. (W. assembly of divines) Assemblea di ecclesiastici inglesi calvinizzati e di ecclesiastici scozzesi presbiteriani, cui parteciparono anche membri della Camera dei Comuni e della Camera dei Lords, riunita nell’abbazia di W. dal 1° luglio 1643 in virtù dell’accordo dello stesso anno tra il Parlamento e gli Scozzesi, per il quale le due parti si impegnavano rispettivamente a instaurare il presbiterianesimo in Inghilterra e a dare aiuto alla lotta del Parlamento contro re Carlo. L’assemblea, che avrebbe dovuto stabilire l’unione delle chiese e l’uniformità di fede nei tre regni di Inghilterra, Irlanda e Scozia, si occupò della costituzione delle chiese, del culto, del catechismo e attese alla formulazione di una confessione di fede. Sul punto della costituzione le difficili trattative, in cui si scontrarono le tesi di congregazionalisti ed erastiani, da una parte, e quelle della maggioranza presbiteriana, dall’altra, portarono a un compromesso in senso presbiteriano moderato; più facile fu l’accordo sulla riforma del culto, che portò alla sostituzione del Common prayer book con un compromesso tra gli usi dei puritani inglesi e di quelli scozzesi. Per l’istruzione religiosa furono approvati due catechismi: il Larger catechism (1648), basato sul Compendium theologiae christianae di J. Wolleb, e uno Shorter catechism. Ma soprattutto importante fu la confessione di W. approvata dall’assemblea e poi pubblicata nel 1647: muovendo particolarmente dagli Articoli irlandesi di James Usher (1615) e seguendo lo schema della «teologia federale», si tenne strettamente fedele alla dottrina di Calvino. In Inghilterra, dopo la restaurazione degli Stuart, la confessione rimase in vigore nella sua integrità solo presso i presbiteriani; parzialmente modificata, divenne poi anche la confessione dei nonconformisti. In Scozia, subito accolta in sostituzione della Confessio Scotica I (1560) e della II (1580), dopo la definitiva caduta degli Stuart fu approvata da Guglielmo III d’Orange. Con parziali modifiche vige tuttora nella Chiesa presbiteriana e nazionale della Scozia e nelle sue missioni nelle varie parti del mondo.

Trattati di W. Nell’abbazia di W. furono stipulati numerosi trattati. Quello del 1674 pose fine alla guerra anglo-olandese cominciata nel 1672 in seguito al patto segreto di Dover (1670) tra Luigi XIV e Carlo II. La pace fu dovuta in parte all’atteggiamento dell’opinione pubblica inglese, favorevole all’indipendenza olandese e contraria alla guerra, che favoriva la minacciosa espansione francese; in parte anche all’alleanza dell’Aia tra Olanda, Spagna e imperatore (1673). Quando Carlo II chiese sussidi al Parlamento, questo li rifiutò e l’alleanza con la Francia venne abbandonata; lo stesso Parlamento inoltre costrinse Carlo II a dare inizio alle trattative di pace con l’Olanda. Il Trattato di W., segnando la defezione inglese dalla coalizione guidata da Luigi XIV, alterò profondamente il rapporto delle forze europee in contrasto; inoltre fu il preludio del fronte unico anglo-olandese contro Luigi XIV.

Il trattato fra Inghilterra e Olanda del 1689, dopo l’ascesa al trono d’Inghilterra di Guglielmo III d’Orange, statolder d’Olanda, confermò il precedente e rinnovò le clausole di mutua garanzia contro attacchi da parte di terze potenze.

Nel 1703, scoppiata la guerra per la successione di Spagna (1701-13), l’Inghilterra e l’Olanda, scese in campo per impedire la manomissione della Spagna da parte di Luigi XIV, stipularono un trattato d’alleanza contro la Francia.

Nel 1715 furono firmati due trattati (maggio e luglio), con i quali Giorgio I d’Inghilterra, nella sua qualità di elettore di Hannover, ottenne il riconoscimento imperiale dei diritti del Hannover sui vescovati di Brema e Verden (acquistati poi per il trattato di Stoccolma, 1719) e aderì alla coalizione contro Carlo XII di Svezia partecipando alla guerra del nord.

Nel 1742, la Gran Bretagna, impegnata nella guerra di successione austriaca, stipulò un’alleanza difensiva con la Russia, a garanzia dei rispettivi Stati; così poté meglio concentrare le sue forze in appoggio all’Austria e contro la Francia.

Il trattato del 1756 (detto anche di Whitehall), concluso tra Giorgio II d’Inghilterra e Federico il Grande di Prussia, segnò l’inizio del rovesciamento delle alleanze, preludio della guerra dei Sette anni. I contraenti si impegnavano a una mutua difesa e all’automatico intervento contro un eventuale violatore dell’integrità territoriale tedesca.

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