MEYER-LÜBKE, Wilhelm

Enciclopedia Italiana (1934)

MEYER-LÜBKE, Wilhelm

Benvenuto Terracini

Linguista, nato a Dübendorf, presso Zurigo, il 30 gennaio 1861, studiò indogermanistica e filologia romanza, dapprima a Zurigo con lo Schweizer-Sidler, poi a Berlino con Joh. Schmidt e con S. Tobler, infine a Parigi con Gaston Paris. Nel 1884 libero docente a Zurigo, nel 1887 nominato professore a Jena, nel 1890 chiamato a Vienna, dove la cattedra di linguistica romanza divenne per opera sua una delle più celebri d'Europa, nel 1915 passò a Bonn e ivi compì la sua carriera accademica.

L'opera sua giovanile fu volta specialmente a sistemare le conoscenze del latino volgare e a farne, più risolutamente che nei suoi predecessori, un problema di comparazione e di ricostruzione essenzialmente romanzo. Affermatosi nel 1882 con una ricerca sulla dissoluzione del neutro latino entro il tipo romanzo di declinazione (Die Schicksale des lateinischen Neutrums in Romanischem), nel 1888 dettò uno schizzo sui tratti principali del latino volgare (Die lateinische Sprache in den romanischen Ländern, in Grundriss der romanischen Philologie, I, 2ª ed., 1905) e i punti essenziali di questa descrizione sono quelli che nel 1900 ripiglierà (nell'Einführung), per additarli come gruppo di questioni che formano, in terreno di storia ricostruttiva, il compito stesso della linguistica romanza. Questa concezione ricostruttiva dell'unità romanza, oltre alla necessità di sistemare gli studî, specialmente di dialettologia e di fonologia, che si erano venuti accumulando posteriormente all'opera di F. Diez, ci spiega come il M.-L. abbia concepito il disegno di una nuova Grammatica delle lingue romanze (Grammatik der romanischen Sprachen, Lipsia 1890-1902; trad. franc. di Rabiet e Doutrepont, Parigi 1906), dove appunto più che le novità dipendenti dal più vasto e complesso materiale, interpretato con singolare finezza, colpisce l'armonia sistematica dell'insieme, in quanto i fatti delle singole lingue sono sempre riferiti con saldo disegno alla loro origine comune. Come particolare di questa costruzione è da giudicarsi la Italienische Grammatik (1890, trad. ital.: Grammatica storica della lingua it. e dei dialetti toscani, rid. e trad. da M. Bartoli e G. Braun; 2ª ed. riv. da M. Bartoli, Torino 1927), che non è tanto una storia vera e propria della nostra lingua, quanto un'esposizione del suo sistema grammaticale, giustificato nelle origini latine. La medesima visione unitaria, al disopra della sistemazione storico-critica d'una mole imponente di materiale, costituisce il motivo fondamentale del Romanisches etymologisches Wärterbuch (Heidelberg 1911; 3ª ed. in corso di stampa), dove l'equilibrio dell'insieme si avviva e si concreta nelle singole voci per una grande sensibilità del M.-L. ai problemi che nascono dalla considerazione della diffusione geografica di una parola, o del rapporto di essa con la storia della cultura, e per un suo particolare interesse a singoli problemi etimologici e semantici. Il M.-L. rifuggì per natura sua dalla discussione dei principî teorici su cui si fonda la comparazione; formatosi da giovane alla metodica indogermanistica, come tutti i suoi contemporanei, ne innestò i rigori sui problemi romanzi, temperandoli tuttavia dinnanzi a tutto ciò che di più concretamente storico gli suggeriva la materia stessa romanza, tanto più viva e complessa di quella indoeuropea. Questa sua posizione metodica, dinnanzi all'irrompere di nuove tendenze, egli espresse nella prima parte dell'Einführung in das Studium der roman. Sprachwissenschaft (Heidelberg 1900; 3ª ediz., 1921) ed è posizione duplice; da una parte egli mira alla caratteristica di una lingua, cioè a una descrizione sintetica dei tratti essenziali entro cui possono essere sistemate le infinite particolarità di una lingua (da questo punto di vista dipende lo schema della sua Historische Grammatik der französischen Sprache, I, Heidelberg 1908; 2ª ed., 1913; II, 1921), o insiste sui problemi classificatorî (v. anche Das Katalanische, Heidelberg 1925; o lo schizzo sul romeno: Rumänisch, in Acad. româna Memor. sect. lit., III, 1931, V, 1-36), che da concezioni statiche di questo genere dipendono; dall'altra approfondisce acutamente singole indagini storiche, come nel capitolo degli elementi germanici delle lingue romanze, o in quello sui nomi di persone e di luogo (cfr. pure Zur Kenntniss der vorrom. Ortsnamen der iberischen Halbinsel, in Omenaje a Menéndez Pidal, I, 64-88, Madrid 1926). Come sistematore, tendente all'armonia dell'insieme anche a rischio di cadere nell'astratto, come ricercatore, bisognoso di analisi esatta e minuta (caratteristico il suo scetticismo sulle possibilità di trovare tracce fonetiche di sostrato preromano: Zur u > ü Frage, in Zeitschrift für franz. Sprache und Philologie, XLI, 1 segg.; XLV, 272-289), si può affermare che i principali problemi della linguistica romanza vennero da due generazioni di studiosi appresi e ripresi, come egli li elaborò nella vasta organicità dell'opera sua (cfr. pure i suoi varî contributi a opere di carattere sistematieo e informativo, come il Grundriss citato, 2ª ed. e la Kultur der Gegenwart, I, 1x) o anche li promosse, come condirettore di riviste (Wörter und Sachen), o promotore di collezioni, quali la Sammlung rom. Elementar- und Handbücher di Heidelberg e le Mitteilungen des rumänischen Instituts a. d. Universität Wien.

Bibl.: Cenni biografici in Hist.-biographisches Lexikon d. Schweiz, V, 104; Germanisch-Romanische Monatschrift, 1921 (A. Zaumer).