Turner, William

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Pittore e incisore inglese (Londra 1775 - ivi 1851). T. occupa senza dubbio un posto di rilievo tra i più significativi paesaggisti di ogni tempo, sebbene la continua sperimentazione nella tecnica dell'acquerello, per renderla altrettanto duttile ed espressiva di quella a olio, e lo stato o l'aspetto di non finito di molte opere abbiano portato a contrastanti valutazioni della sua pittura: schernito dai contemporanei ma sostenuto da J. Ruskin, le successive generazioni, dai pittori impressionisti agli espressionisti astratti, ne hanno esaltato gli aspetti più congeniali alla loro sensibilità.

Vita

Figlio di un barbiere del Devonshire il T. fece i primi studi a Brentford, nel Middlesex. Nel 1788 lavorò sotto Th. Malton, disegnatore di architettura, e colorì per commissione molte stampe e sfondi. T. mostrò presto la sua naturale disposizione per il disegno. Cominciò a colorare stampe, eseguire schizzi topografici e dal 1789 seguì i corsi dell'Accademia sotto la guida di J. F. Rigaut., divenendone membro dal 1799 e professore di prospettiva a più riprese dal 1807. Il percorso che portò T. a divenire uno dei più grandi e complessi paesaggisti, iniziò nell'ambito della tradizione inglese della pittura di paesaggio: importante per la sua formazione fu lo studio delle opere di J. R. Cozens, R. Wilson, Ph.-J. Loutherbourg, la familiarità con Th. Girtin presso il collezionista Th. Monro, ma anche il rapporto con personaggi emblematici del gusto preromantico come W. Beckford, R. C. Hoare, suoi mecenati. L'osservazione della natura e dei fenomeni naturali, fissata in rapidi schizzi, bozzetti ad acquerello o a olio che cadenzano i suoi continui viaggi (dopo il 1802 anche in Svizzera e Francia, nei Paesi Bassi, in Germania e in Italia) e lo studio degli antichi maestri (in primo luogo N. Poussin e C. Lorrain, ma anche i paesaggisti olandesi, Tiziano, Rembrandt e Watteau), furono stimolo e sfida nella ricerca delle potenzialità espressive del colore, della composizione armonica, della varietà dei modi nella rappresentazione della natura, nella volontà di elevare la pittura di paesaggio al livello della grande pittura di storia. Gli intenti di T. emergono chiaramente nel Liber studiorum (1807-19) - centinaia di disegni destinati alla pubblicazione, ma solo in parte tradotti in incisioni - che, al di là dell'aspetto documentario del Liber veritatis di Lorrain che pure lo aveva ispirato, illustra in modo esemplare e sistematico le classi espressive della pittura di paesaggio (storico, montano, pastorale, marino, architettonico, epico pastorale). Questo aspetto della ricerca di T. chiarisce il ruolo compositivo e ideale delle figure nei suoi paesaggi e illumina anche il suo rapporto con l'Accademia, che considerò l'istituzione più idonea a convalidare la sua impresa. E significativamente T. lasciò allo stato la sua vasta produzione di oli, acquerelli e disegni (National Gall.; Tate Gall.; British Mus.).

Opere

A riscontro della complessità della ricerca di T. si citano alcuni degli esempi più significativi: Transetto del priorato di Ewenny (1797; Cardiff, National mus. of Wales); La quinta piaga d'Egitto (1800; Indianapolis, Mus. of art); Naufragio (1805; Londra, Tate Gall.); Annibale passa le Alpi (1812; ivi); Didone edifica Cartagine (1815; Londra, National Gall.); Richmond Hill (1819, Tate Gall.); Roma vista dal Vaticano (1820, ivi); L'incendio del Parlamento (1834, acquerello, Londra, British Mus.; 1835, olio, Philadelphia Mus. of art); Tormenta di neve sul mare (1842, Londra, Na tional Gall.); Luce e colore (La teoria di Goethe) (1843, Tate Gall.); Pioggia, vapore, velocità (1844, Londra, National Gall.).

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