Wenders, Wim

Lessico del XXI Secolo (2013)

Wenders, Wim


Wenders, Wim.Regista tedesco (n. Dusseldorf 1945). Esponente del nuovo cinema tedesco ha conseguito una fama internazionale fin dagli anni Settanta. I suoi film dei primi anni del 21° sec. ne hanno confermato la capacità di sperimentare modelli narrativi e stili di ripresa, nuove tecnologie (come il 3D), esplorando spazi e paesaggi, muovendosi tra gli Stati Uniti e l’Europa, tra finzione e documentario, nell’orizzonte di un cinema postmoderno. I temi del viaggio, della condizione nomadica contemporanea, dell’interrogazione sul destino delle immagini nella civiltà globalizzata, della musica come linguaggio universale, percorrono i suoi film di questi anni. Una sorta di trilogia sull’America contemporanea, i suoi miti e gli interrogativi sul futuro, si compone con The Million dollar hotel (2000) – in cui, sull’onda delle musiche degli U2 e su soggetto del loro cantante Bono, un albergo di Los Angeles diventa il crocevia esistenziale di un gruppo di sradicati implicati in un intrigo poliziesco che assume toni metafisici – Land of plenty (2004) in cui la stessa metropoli statunitense si fa il teatro geometrico di una serie di rapporti esistenziali incrociati e dello sgomento degli Stati Uniti di fronte ai conflitti del pianeta e alle minacce di attentati terroristici, e Don’t come knocking  (2005; Non bussare alla mia porta), dove la mitologia della frontiera si dissemina nei paesaggi evocativi del Montana e del Nevada attraverso le peregrinazioni e le crisi di un attore che rievoca la memoria cinematografica del western e ripercorre la sua esistenza. Con The soul of man (2003), prodotto da M. Scorsese, W. torna sulle sue predilezioni musicali esplorando il mondo del blues. Palermo shooting (2008) tematizza ancora una volta il tema del viaggio nel destino simbolico di un fotografo che incontra l’anima misterica e il fascino mediterraneo di una città come Palermo. Ancora il 'viaggio a Sud' diventa emblema della condizione interetnica, dell’incontro dei popoli, del dramma della migrazione con Il volo (2009), misto tra documento e finzione, girato tra Badolato e Scilla in Calabria, dove W. coglie l’occasione per sperimentare le nuove tecnologie stereoscopiche del 3D, con cui realizza anche il commovente e plasticamente raffinato Pina, iniziato nel 2008 e completato nel 2011, e dedicato alla memoria della grande coreografa P. Baush e al suo Tanzteater. Ritorna l’uso del 3D in If buildings could talk  (2010), una installazione tra cinema e architettura incentrata sull’anima dei luoghi.

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