BETTI, Zaccaria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 9 (1967)

BETTI, Zaccaria

Gian Franco Torcellan

Nacque a Verona, da Gian Bettino e da Marina Mosca, il 20 luglio 1732. A dieci anni fu mandato dai genitori al collegio delle Grazie, tenuto dai gesuiti in Brescia; ammalatosi, dovette interrompere gli studi, e tornò nel 1745 a Verona, ove proseguì privatamente la propria istruzione, segnalandosi per vivacità d'interessi. Organizzò nella sua casa una specie di minuscola accademia di giovanissimi, e frequentò appassionatamente le adunanze in casa Maffei, dalle quali trasse fortissimo lo stimolo alla carriera degli studi.

Era nato prestissimo in lui l'amore e l'interesse per i problemi agricoli e per tutti gli aspetti, da quelli tecnici a quelli sociali, dei mondo rurale; ed attese in questi anni ad approfondire in tal campo le proprie conoscenze personali.

Andò così elaborando e portò a compimento un poema intitolato Del baco da seta,in quattro canti, che uscì a Verona nel 1756.

Felice esperimento di poesia georgica, il B. intese in esso celebrare "le ragguardevoli utilità del baco da seta: insetto prezioso, e primaria miniera di solide ricchezze al popolo veronese". Il poemetto fu celebrato a lungo per l'utilità e la varietà delle indicazioni pratiche, decantato modello di "georgofila poesia", com'ebbero a scrivere le Novelle della repubblica letteraria di Venezia.

Il B. iniziò subito dopo una lunga serie di viaggi per l'Italia: toccò parecchi centri importanti, spingendosi sino a Roma, e ovunque stringendo amicizie nell'ambiente colto; nel 1760 era a Lucca, ove compose un poemetto di poco valore (Versi sciolti sopra i bagni di Lucca,Lucca 1760), ma "pieno di leggiadre immagini su l'universale alluvione del globo, su la formazione de monti… e su le virtù mediche di quelle terme". Nel 1760 era di nuovo in patria, e vi pubblicava le Memorie intorno la ruca de' meli (Verona 1760).

I consigli che in esse erano contenuti per distruggere gli insetti dannosi alle foglie del melo fecero per molti anni testo e passarono a far parte delle nozioni pratiche d'ogni contadino. Il Baretti, che già aveva attaccato il B. per l'uso dei versi sciolti, se la prese vivacemente con lui perché la voce "ruca" non era di Crusca, ma dovette riconoscerne la grande utilità pratica dalle pagine della sua Frusta.

Il diffuso e attivo moto di rinnovamento agricolo europeo, che aveva i suoi centri nell'operosità infaticabile delle accademie agrarie, doveva ben presto annoverare il B. nel numero di coloro che, aU'interno dei vecchi regimi, tentavano un'opera di svecchiamento economico e sociale di fondamentale importanza. Nel 1765 fu chiamato a far parte dell'Accademia di Montpellier, nel 1775 arrivò l'invito da Madrid, nel 1782 quello da Lund. Ma un'altra istituzione, della quale era stato generoso iniziatore e fondatore, raccoglieva i frutti maggiori del tenace impegno del B.: l'Accademia d'agricoltura di Verona, sorta nel 1768, di cui egli fu, per la durata di quasi vent'anni, infaticabile animatore, orientandone le ricerche e precisandone i fini. A parte le-numerose memorie lette e presentate in così lungo periodo, alle quali vanno aggiunte le molte altre indirizzate alle accadentie italiane sorelle che lo vollero come membro, efficace ed importante fu soprattutto la sua opera volta ad affrontare in studi ed esperimenti problemi pressanti e concreti della regione veronese, e il tentativo di legare all'attività accademica l'interesse e l'opera legislativa dei governo della Repubblica.

Diede mano così, fra l'altro, a una raccolta delle leggi municipali riguardanti l'agricoltura del Veronese, trattò il problema dell'allevamento dei bestiame (Della moltiplicazione de' buoi nel territorio veronese,Verona 1771) e propose con insistenza l'opera di prosciugamento delle paludi. Stimolò continuamente in questi anni i magistrati ai "beni inculti" e i deputati all'agricoltura con progetti di rinnovamenti e di migliorie; nel 1775 e 1776, in particolare, per la raccolta e lo sfrutt.Vnento del legname dei monti Lessini, nel 1776 ancora per evitare gli allagamenti dell'Adige.

Trasformata nel 1779 dal Senato veneto in Accademia d'agricoltura, commercio ed arti, toccava al B. celebrare le origini e le sorti della feconda istituzione veronese (Nella solenne apertura della Pubbl. Accad. di agricoltura commercio ed arti di Verona. Ragionamento recitato nel fine del felicissimo reggimento di S. E. Francesco Donà,Verona 1780); nel 1785 era ancora lui, in occasione dell'editto- generale sulle tasse agricole, a fare alcune pressanti rimostranze sulle entrate pubbliche ai revisori veneziani che furono indotti a stabilire un'imposta minore sui fondi che erano destinati alla coltura dei gelsi e a quelli delle zone montane. Nell'anno 1787, per sollecitazione del governo. presentò un suo piano generale per il restauro e la manutenzione delle strade veronesi, problema di prima importanza per la vita economica. Nei limiti dunque che la situazione politica della vecchia Serenissima imponeva, il B. riuscì a far sentire efficacemente la voce sua e dell'Accademia da lui diretta, e a concretare almeno parzialmente le iniziative di studio e di pratico interessamento per il mondo contadino veronese.

Delle idee innovatrici dell'epoca egli afferrò saldamente l'elemento scientifico e tecnico, ma ignorò con pari tenacia ogni elemento d'audace spregiudicatezza in campo politico e morale. Di questo aspetto conservatore della sua indole abbiamo soprattutto le testimonianze dell'età sua più matura, specie nei Pensieri tratti dalla storia naturale in difesa dell'uomo contro i dubbi della falsa filosofia (Verona 1772): testo moraleggiante sostenuto da un blando conformismo e da una sorta d'immobilistico scetticismo, nella convinzione d'una "storia eterna" dell'uomo, che si ripete nell'apparente continuo variare delle umane vicende "non… soggetta a capricci, od a mutabilità"; o, ancora, in quelle Odi didascaliche alla gioventù studiosa (Parma 1776), che mettono soprattutto in evidenza la debolezza e la stanchezza delle basi generali della cultura "ufficiale" del Betti.

Il B. morì, ancora nel pieno della sua operosità, il 18 ag. 1788 aVerona.

Fonti e Bibl.: Bologna, Bibl. Univ., Mss. It.,296 (233), VI, due lettere a Ferdinando Bassi (1765 e 1770); ibid., 383 (407), busta II, cinquantotto lettere al senatore Gregorio Casali, dal 1759 al 1788; Archivio di Stato di Venezia, Provveditori sopra i Beni Inculti e Deputati all'Agricoltura,Memorie agrarie, busta 19, fasc. 22 (Riferta intorno al pascolo comunale di Villafranca detto Prabian,1772); Bassano del Grappa, Bibl. Civica, Epistolario Gamba,XII,c. 3, due lettere a Giovanni Arduino (1777 e 1779); Venezia. Bibl. Marciana, Mss. It.,Cl.X, cod. XIX (6525): sono le lettere a Francesco Griselini, redattore del Giornale d'Italia.

Per l'attività e i contributi del B. nell'Accademia di Verona cfr. Atti e mem. dell'Acc. d'agricoltura scienze lettere arti e commercio di Verona. Indici dei volumi I-LXXV,compilati da G. Biadego, Verona 1903, ad Indices.Lettere sue sono anche stampate nell'Epistolario, I, Venezia 1795, pp. 40, 53, 268, 338; II, ibid. 1796, pp. 10, 59-60.

Notevole la sua fortuna critica: Novelle della repubblica letteraria,Venezia, 27marzo 1756, pp. 99-102, e 21 ag. 1756, pp. 272; Novelle letterarie,Firenze, 25 giugno 1756, coll. 407-409; G. M. Mazzuchelli, Gli Scrittori d'Italia, II, 2,Brescia 1760, p. 1093; La Frusta letteraria.II(1764), pp. 191-97, 373-74; Giornale d'Italia, Venezia, 13 genn. 1765, pp. 221-223; 23 febbraio 1765, pp. 268-270; 2 marzo 1765, pp. 275-279; 21 giugno 1766, pp. 401-405; Journal de l'Agricolture du commerce des arts et des finances,novembre 1771; Giornale d'Italia,Venezia, 25 marzo 1771, pp. 381-388; 15 giugno 1771, pp. 405-408, 22 giugno 1771, pp. 413-419; 31 ottobre 1772, p. 152; Novelle letterarie,Firenze, 16 genn. 1768, coll. 43-45; F. Griseliffi, Ilsetificio,II, Verona 1183; Z. Bongiovanni, Storia di sette donne risanato dal veleno dei funghi,Verona 1789; D. Dei Bene, Elogio del conte Z. B.,Parma 1790; F. Re, Dix. ragionato di libri d'agricoltura,I, Venezia 1808, pp. 303-306; E. Cicogna, Saggio di bibliogr. veneziana,Venezia 1847, pp. 671-672; G. Melzi, Diz. di opere anonime e pseudonime,II,Milano 1852, pp. 183, 213; G. B. Comiani, I secoli della letteratura italiana…,per cura di F. Predari, VII, Torino 1856, p. 85; C. von Würzbach, Biographischer Lexicon des Kaiserthums Oesterreich,I, Wien 1856, p. 356; G. Dandolo. La caduta della repubblica di Venezia e i suoi ultimi cinquant'anni.App., Venezia 1857, pp. 114-19; B. Dei Bene, Giornale di memorie (1770-1796), a c. di G. Biadego, Verona 1883, pp. 84-87; G. Soranzo, Bibliografia veneziana,Venezia 1885, pp. 396, 416, 468, 475; G. Passano, Diz. di opere anonime e pseudonime,Ancona 1887, pp. 4, 127, 207, 335, 392; M. Berengo, La società veneta alla fine del '700, Firenze 1956, p. 82; A. Piromalli A. Bertola nella letteratura del Settecento,Firenze 1959, p. 94.

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