FERRERI, Zaccaria

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 46 (1996)

FERRERI, Zaccaria

Eckehart Stöve

Nacque a Vicenza nel 1479 da famiglia nobile. Quindicenne, entrò nel monastero benedettino di S. Giustina a Padova. Nel 1504 si recò a Roma, dove due anni dopo conseguì il dottorato in teologia e in utroque iure e dove la sua vocazione poetica trovò i primi riconoscimenti. Nonostante godesse del favore di Giulio II, il F. non intraprese la carriera in Curia e se ne ritornò nella quiete del chiostro.

In seguito a contrasti con il suo abate, che gli rimproverava un'eccessiva inclinazione per la letteratura classica dell'antichità pagana, abbandonò il monastero e nell'aprile 1508 entrò nella certosa di Venezia. Nel gennaio 1509 passò alla certosa di Mantova, ma nello stesso anno il capitolo generale dei certosini stabilì che doveva rientrare nell'Ordine di provenienza: da ciò si può dedurre che non aveva ancora pronunciato nuovi voti. Nel periodo trascorso tra i certosini compose alcune opere latine sulla storia dell'Ordine, che fece stampare a Mantova. Ritornato nell'ordine benedettino, fu abate dell'abbazia di S. Benedetto di monte Subasio presso Assisi (perlomeno appare con questo titolo nell'apologia dell'adesione di Vicenza al partito imperiale scritta alla fine di luglio 1510). Alla fine di giugno 1509 egli si trovava alla corte pontificia a Bologna, prova che in quel periodo era ancora benvoluto da Giulio II.

A partire dal 1508 (dunque quando risiedeva ancora nella certosa di Venezia) è documentata una sua decisa presa di posizione negli avvenimenti politici contemporanei. Con la De ruina Veneti dominii futura proxima ad Venetos elegia egli si schierò dalla parte della coalizione antiveneziana della lega di Cambrai. Anche nelle sue opere storiche, del resto, egli non perdeva di vista il presente: nel 1509 dedicò il voluminoso poema Origo et series Carthusiensis Ordinis all'imperatore Massimiliano, così come, all'inverso, le sue liriche di argomento politico sono corredate di excursus storici. Dopo l'uscita obbligata dall'Ordine certosino sembra che il F. rinunciasse alla ricerca della quiete monastica. Nel maggio 1510 lo troviamo infatti nel seguito del condotticro milanese al servizio francese Gian Giacomo Trivulzio, al quale dedicò la sua selva LXXIII. Legandosi al partito francese il F. rimaneva fedele alla sua scelta antiveneziana. Infatti il 26 luglio 1510 con il poemetto De Gallico in Venetos triumpho celebrò la vittoria della Francia sull'invisa Venezia e due giorni dopo rivolse un appello all'imperatore Massimiliano a favore della sua città natale, De Vicentini populi... ingenua fide... apologia, che fece precedere nella stampa da una dedica (la selva LXXXV) al maresciallo Trivulzio.

Il F. non approvò la riconciliazione tra Giulio II e la Repubblica verificatasi nell'estate 1510, ma non è possibile stabilire con esattezza quando la differenza di vedute politiche col papa si tramutasse in dissenso anche in materia di politica ecclesiale. L'allargamento del conflitto politico-militare tra il re di Francia, sostenuto dall'imperatore, e la S. Sede a una contrapposizione di natura ecclesiastica e teologica si verificò nella seconda metà del 1510. La defezione di alcuni cardinali sostenitori di un programma di riforme, tra i quali l'influente B. Lopez de Carvajal, che il F. aveva conosciuto durante il suo soggiorno romano, offrirono al F. l'opportunità di saldare la sua opposizione politica ad un'opposizione religiosa interna alla Chiesa, perciò il F. considerava Giulio II non solo la causa di una politica sciagurata, ma anche il principale ostacolo a un rinnovamento della Chiesa richiesto a gran voce dai circoli umanistici più avanzati. A partire dalla primavera 1511 il F. fu dunque particolarmente attivo nel movimento per la riforma della Chiesa. Le sue doti di storico e pubblicista gli permisero di emergere subito come il teologo di punta del fronte riformista.

La prefazione, con dedica al card. Carvajal, alla sua edizione degli atti del concilio di Costanza è datata 2 apr. 1511. Il volume uscì a stampa il 21 giugno. Otto giorni dopo, il 29 giugno, seguirono i Decreta et acta Concilii Basiliensis, che ancora dopo il fallimento, del concilio pisano ebbero una ristampa a Parigi nel. 1512 per J. Petit. Il nuovo concilio fu indetto dai cardinali riformatori già il 16 maggio 1511 per il 1º settembre successivo a Pisa. Da Borgo San Donnino fu spedito un invito al pontefice, il quale reagì il 18 luglio con un monitorium e l'indizione di un concilio in Laterano per il 19 aprile dell'anno successivo. Nonostante il massiccio appoggio francese e il prestigio dei cardinali che ne facevano parte, il fronte dei riformatori si rivelò incapace di raggiungere la maggioranza nel Sacro Collegio. Ciononostante essi procedettero sulla via intrapresa. Il 1º novembre il concilio fu inaugurato solennemente, non nel duomo, disponibile solo per le sessioni successive, ma nella chiesa di S. Michele. Il F., in qualità di sacri concilii protonotarius, ebbe la responsabilità della pubblicazione degli atti. Nella seconda sessione, il 7 novembre, intervenne con un lungo discorso "Lux venit in mundum" (inserito negli atti). La sua Apologia sacri Pisani Conciliimoderni portala data della III sessione, l'ultima tenutasi a Pisa, il 12 nov. 1511. L'Apologia tentava di confutare le obiezioni alla legittimità del concilio e informava sulle prime sessioni. Il 4 genn. 1512 si tenne a Milano la IV sessione, cui seguirono altre quattro. Il 13 gennaio, come tutti gli altri responsabili del concilio, fu colpito da scomunica, dopo che il 24 ott. 1511 i cardinali riformatori erano stati sollevati dai loro uffici e privati delle loro dignità. Nell'ultima sessione, l'VIII, il 21 apr. 1512, calcolando grossolanamente il reale rapporto di forza e sopravvalutando in maniera sorprendente la propria posizione, il concilio decise la destituzione di Giulio II da tutte le prerogative spirituali e secolari della sua carica. Dopo il trasferimento prima ad Asti e poi a Lione nessuna sessione ebbe più luogo. I lavori del concilio sono documentati nella loro completezza dalla raccolta degli atti, Promotiones et progressus sacrosanctiPisani Concilii... .

Non è chiaro quando il F. prese le distanze dalla fallimentare impresa del concilio. La ristampa degli atti conciliari a Parigi il 23 ag. 1512 Sotto il titolo Constitutiones facte in diversissessionibus sacri generalis Concilii Pisanis non porta più il suo nome come editore né contiene i suoi interventi. Questo fatto potrebbe essere l'indizio che già allora egli si era defilato dal fronte riformatore ancora sostenuto dalla Francia.

La morte di Giulio II il 20 febbr. 1513 e l'elezione di Giovanni de' Medici offrirono ai prelati compromessi con il concilio nuove possibilità. La fuga dal territorio francese al seguito dei cardinali Carvajal e Sanseverino non riuscì tuttavia al Ferreri. Fallì anche un suo tentativo di fuga da Lione che avrebbe dovuto portarlo nel Vivarese, navigando sul Rodano. Mentre i due cardinali ottennero l'assoluzione nel concistoro del 27 giugno 1513 e furono reintegrati nella loro dignità, il F. fu trattenuto ulteriormente a Lione. Nella sua selva CX, Leonina, cioè il Somnium Lugdunense de divi Leonis X ..., che porta la data del 18 marzo 1513 (Leone X fu incoronato il 19 marzo), il nuovo papa viene celebrato come la grande figura che potrà finalmente intraprendere senza esitazioni l'urgente riforma della Chiesa e ristabilire quell'unità in cui l'errore dello scisma non avrebbe avuto più ragion d'essere. Nella lettera al re di Francia aggiunta al poemetto a stampa il F. confessa senza riserve il suo errore e riconosce come unico legittimo il concilio lateranense.

Il suo errore sarebbe comunque dipeso da una "ignorantia facti" e non da motivi disonesti. Nella reintegrazione del F. un ruolo importante ebbe il cardinale Francesco Soderini. A lui è dedicata la celebrazione di Leone X e fu lui probabilmente a incaricare il doctor artium et medicinae Alessandro Lelio da Bressanone di recarsi a Lione per occuparsi del Ferreri. Il rientro del F. a Roma, sinora osteggiato dai circoli ecclesiastici, poté finalmente aver luogo alla metà di settembre. Dopodiché il Lelio curò la stampa della Leonina a Lione insieme con una lettera al cardinale, datata 19 sett. 1513, che riferisce circostanze e partenza. In appendice è pubblicata l'ultima lettera del F. a Luigi XII, in cui egli riconosce il suo errore, dichiara la sua sottomissione al concilio latera nense e si appella al re affinché ponga definitivamente fine alla fallimentare impresa di un concilio di contrapposizione. Il libello costituisce perciò un appello al clero francese e al re, che perseveravano nell'opporsi alla Curia, affinché riconoscessero la situazione senza vie d'uscita in cui si trovavano e ripristinassero l'unità della Chiesa aderendo al concilio lateranense. L'iniziativa dei F. ebbe successo: un breve papale dell'11 dic. 1513 lo liberò delle sanzioni comminate da Giulio II.

Alla sua fama di umanista egli dovette in buona parte la successiva nomina a prelato domestico e referendario che significò per lui l'ingresso ad alto livello nella familia del pontefice, accanto a celebri umanisti come P. Bembo, J. Sadoleto e G. F. Poggio. Da Leone X ricevette l'incarico di una nuova edizione del breviario in forma più concisa e in un latino confacente al gusto umanistico. I versi che urtavano la sensibilità estetica degli umanisti dovevano essere sostituiti con nuovi oppure, una volta epurati dai barbarismi, riportati alla misura classica. Alcuni inni presentati al committente ottennero la sua approvazione. Nel gennaio 1518 il F. fu creato arcivescovo titolare di Sebaste; il 31 agosto seguì la nomina a vescovo di Guardialfiera, un modesto vescovato suffraganeo di Benevento al quale egli rinunciò due mesi dopo conservando però il diritto e il titolo. Come vescovo poteva ora svolgere incarichi diplomatici per la S. Sede.

Alla fine dello stesso anno il F. fu nominato nunzio presso Sigismondo I re di Polonia e granduca di Lituania e presso il gran principe di Mosca e gli vennero conferiti poteri di legato a latere e gran penitenziere. Sulla sua attività in Polonia ci ragguagliano oltre alle istruzioni gli scritti relativi a questo periodo pubblicati a Cracovia nel 1521. Anche in quest'occasione il diplomatico pontificio seppe infatti usare con accortezza la stampa come mezzo per influenzare l'opinione pubblica nonché per promuovere la propria immagine. Se la sua missione non si può considerare un pieno successo, ciò va imputato principalmente ai due conflitti che si agitavano nella regione, la guerra lituano-moscovita del 1512-22 e il contenzioso sul giuramento che il gran maestro dello Stato dell'Ordine teutonico doveva prestare al re di Polonia. Il protrarsi della guerra rese impossibile un viaggio a Mosca.

Riguardo alla guerra polacco-prussiana del 1520-21, gli interventi del F. non valsero a prevenirla in seguito né a porre fine alle ostilità. L'armistizio concluso il 7 apr. 1521 a Thorn fu infatti opera di Carlo V e di Luigi II d'Ungheria. L'insuccesso del F. nella sua azione a favore di una riforma del clero e nella partecipazione ai progetti di crociata è imputabile ai conflitti citati e non al nunzio. Nella lotta contro l'eresia luterana gli riuscì almeno di far promulgare alla Dieta di Thom del 3 maggio 1520 un editto reale favorevole alla dottrina cattolica. Con successo sostenne infine gli sforzi della Corona e del clero polacco per la canonizzazione del giovane re Casimiro morto prematuramente (1458-1484). Il processo istruttorio a Vilna fu concluso favorevolmente il 15 nov. 1520 con la presentazione di una Vita redatta dal nunzio stesso.

Riparti dalla Polonia per Roma nell'estate del 1521. Dopo la morte di Leone X, il 1º dic. 1521, il F. fece valere i suoi diritti sul vescovato di Guardialfiera. Per alcuni mesi, grazie all'intervento del cardinale Carvajal, fu governatore di Faenza. Durante questo periodo rivolse al nuovo papa Adriano VI, in occasione del suo arrivo in Italia, un'orazione: De reformatione Ecclesiae suasoria, datata 31 ag. 1522 e pubblicata l'anno dopo a Venezia. Inoltre il F. si dedicò nuovamente al precedente incarico di riformare il breviario. La prefazione all'edizione postuma degli Inni porta la data dell'incoronazione di Clemente VII, il 26 nov. 1523.

Il F. morì nel corso del 1524, comunque prima del 9 settembre (data in cui il vescovato di Guardialfiera venne affidato al suo successore), quando il lavoro non era terminato. Gli Inni furono pubblicati a Roma il 10 febbr. 1525, con privilegio di Clemente VII datato 30 nov. 1523 e una premessa al lettore stilata dal professore di retorica all'università di Padova, Marino Becichemo.

Opere: De ruina Veneti dominii futura proxime ad Venetos Elegia, Venetiis 1508; De Carthusiae origine Heroicon, Mantuae 1509; De Carthusiae origine Apologia, ibid. 1509; Origo et series Carthusiensis Ordinis, ibid. 1509; Ad Venetos de eorum dominio brevi diruendo Elegia, Mediolani 1510; De Vicentini populi erga Cae. Maiestatem ingenua fide ad invictissimum Caesarem Maximilianum... Apologia, ibid. 1510 (con la poesia di dedica a G. G. Trivulzio Ad illustriss. principem Io. Iacobum Trivultium manum Franciae mareschallum aestivae visionis Silva LXXXV;ediz. a cura di B. Morsolin con il titolo Apologia del populo Vicentino di Z. Ferreri, Venezia 1895); De Gallico, in Venetos triumpho, ibid. 1510; Ad illustriss. Io. Iacobum Trivulcium Veneta expeditione ultra Athesim agentem Silva LXXIII, ibid. 1510; Acta scitu dignissima docteque concinnata Constantiensis Concilii celebratissimi, ibid. 1511; Decreta et acta ConciliiBasiliensis, ibid. 1511 (altra ediz. "nuper impressa vigilantique studio emendata", Parisiis 1512); Promotiones et progressus sacrosancti Pisani Concilii moderni indicti et incohati a. D. MDXI, Pisae 1511 (l'edizione completa degli atti delle sessioni successive, Parisiis 1512); Apologia sacri Pisani Concilii moderni, ibid. 1511 (rist. in M. Goldast, Monarchia Sacri Romani Imperii, II, Francofordiae 1614, coll. 1653 ss.); Constitutiones factae in diversis sessionibus sacri generalis Concilii Pisani, Parisiis 1512 (ristampa delle Promotiones ...); Lugdunense somnium de divi Leonis X, P. M., ad summum pontificatum divina promotione, Lugduni 1513 (rist. in Carmina illustrium poetarum Italorum, IV, Florentiae 1721, pp. 270 ss.); Itinerarium divi Leonis decimi pontificis max., G. Guillenti, Romae 1516; Oratio... ad serenissimum regem Poloniae Sigismundum de eliminandis e Regno Poloniae erroneis traditionibus Lutheri, Cracoviae 1521 (insieme con altri scritti antiluterani); ristampa della lettera a Lutero Redeuntibus clarissimorum principum, in Historisches Jahrbuch, XV (1894), pp. 377-380; Vita beati Casimiri confessoris ex serenissimi Poloniae regibus et magnis Lithuaniae ducibus ... ex fide dignorum tertium depositionibus scripta, aedibus J. Haller, Cracoviae 1521 (edita in Acta sanctorum Martii, I, Antwerpiae 1663, pp. 347-351; De reformatione Ecclesiae suasoria... dudum missa ad beatissimum patrem Hadrianum VI pontificem maximum (31 ag. 1522), I. A. et frates de Sabio, Venetiis 1523 e 1552 (edita in Concilium Tridentinum, ed. Soc. Goerresiana, XII, Friburgi Br. 1930, pp. 21-30); Hymni novi ecclesiastici iuxta veram metri et Latinitatis normam, in aedibus L. Vicentius et A. Perusia, Romae 1525 e 1549 (ristampa parz. col titolo In die festo Epiphaniae choriambicum alphabeticum, Verona 1968).

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