Hadid, Zaha

Enciclopedia Italiana - VI Appendice (2000)

Hadid, Zaha

Luigi Centola

Architetta irachena, nata a Baghdād il 31 ottobre 1950. Dopo la laurea in matematica conseguita presso l'università americana di Beirut, si è trasferita a Londra, dove ha studiato architettura all'Architectural Association, diplomandosi nel 1977. Ha successivamente insegnato nella stessa scuola e collaborato con R. Koolhaas ed E. Zenghelis (è stata per breve tempo membro dell'OMA, Office for Metropolitan Architecture).

Dopo aver aperto nel 1979 il proprio studio, nel 1983 ha ottenuto il primo importante riconoscimento internazionale con la proposta vincitrice nel concorso per il club The Peak a Hong Kong, cui hanno fatto seguito premi in vari altri concorsi, come, per es., nel 1989 per l'Art and Media Centre Zollhof 3 a Düsseldorf, e nel 1994 per la Cardiff Bay Opera House. Invitata da Ph. Johnson e M. Wigley, nel 1988 ha partecipato, con il progetto The Peak, alla mostra Deconstructivist architecture al Museum of Modern Art di New York.

Nel corso degli anni, H. ha dimostrato una versatilità non comune, eseguendo progetti di arredamento e rimodellazione di interni, installazioni, edifici e studi alla dimensione urbana. Il progetto per un appartamento a Eaton place del 1979 ha vinto l'Architectural design gold medal nel 1982; il Ristorante Moonsoon a Sapporo (1990) ha espresso la maturità raggiunta da H. nella progettazione di interni. In questa e altre occasioni, ha disegnato mobili e vari oggetti di arredamento. Il Folly (padiglione da giardino) a Osaka e il Padiglione per l'esposizione di video art a Groningen del 1990, l'installazione The great utopia al Guggenheim Museum di New York nel 1992 e il padiglione per la rivista Blueprint a Birmingham hanno costituito la transizione dalla piccola alla grande scala e dall'installazione all'edificio. L'edificio per appartamenti nell'ambito del programma dell'IBA (Internationale Bauaustellung) e la stazione dei pompieri per il complesso della società Vitra a Weil am Rhein, ultimati entrambi nel 1993, sono le opere più significative realizzate. Altrettanto notevole è una serie di progetti derivanti in gran parte da partecipazioni a concorsi internazionali, tra cui: due edifici alti a Tokio, il Tomigaya e l'Azabu Jyuban (1987), l'edificio per uffici e residenze in Haffenstrasse ad Amburgo (1989), il Club sportivo Wahda e un Hotel e complesso residenziale ad Abu Dhabi (1990), due proposte per una villa a L'Aia (1991), il Museo Carnuntum (1993) e il viadotto Spittelau (1994), entrambi a Vienna, un albergo sulla 42a strada a Manhattan (1995), l'estensione dei musei del Prado a Madrid e del Victoria and Albert a Londra (1996), un edificio nel campus dell'IIT (Illinois Institute of Technology) a Chicago (1998). Alla scala urbana sono infine i progetti per il Victoria city areal a Berlino del 1988, per Leicester square a Londra del 1990 e, dal 1991, gli studi per lo sviluppo delle zone portuali di Amburgo, Bordeaux e Colonia. Nel 1998 ha vinto il concorso per il Cincinnati Contemporary Arts Center e nel 1999 quello per il Centro per l'Arte contemporanea a Roma.

La sua abilità nel disegno, con tecniche e colori di ispirazione costruttivista, ma con effetti spaziali e materiali nuovi, ha prodotto architetture di grande fascino e disegni che fanno parte delle collezioni permanenti di importanti istituzioni. Le linee dell'architettura di H. sono oblique, spezzate e sfuggenti, gli angoli prevalentemente acuti, le superfici lisce, taglienti e levigate, i volumi fratturati e ricomposti secondo ordini nuovi che derivano da una ricerca personale sulla pianta. Lo spazio interno è fluido. I materiali utilizzati - come il cemento a faccia vista, il vetro, i rivestimenti in lastre di titanio, l'acciaio e la plastica - e il loro trattamento contribuiscono alla ricerca di leggerezza e trasparenza. Vedi tav. f.t.

bibliografia

Zaha Hadid 1983/1991, in El Croquis, 1992, 52.

Zaha Hadid 1992/1995, in El Croquis, 1994, 73.

Zaha M. Hadid, edited and photographed by Y. Futagawa, Tokyo 1995.

C. De Sessa, Zaha Hadid. Eleganze dissonanti, Torino 1996; Zaha Hadid. The complete buildings and projects, London 1998.

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