ZARATHUSTRA

Enciclopedia Italiana (1937)

ZARATHUSTRA

Antonino Pagliaro

È il nome del fondatore della religione mazdaica che dall'età degli Achemenidi fino alla conquista araba fu la religione nazionale dell'Īrān (v. zoroastrismo). La forma del nome tramandata dall'età classica (gr. Ζωροάστρης, lat. Zoroastres), Zoroastro, fu a lungo usata in Occidente sino a che la scoperta dei testi avestici (v. avesta) da un lato, e dall'altro la notorietà che alla forma originaria creò il titolo della celebre opera di F. Nietzsche, non diedero prevalenza a quest'ultima forma.

Come per altri profeti, così per Z. la critica moderna non ha mancato di elevare dubbî sulla realtà della sua esistenza (Kern, Darmesteter); tuttavia senza successo. In verità gli elementi di fattto che si possono ricavare dalla tradizione che nella parte più antica è ancora scevra di aggiunte leggendarie ci pongono dinnanzi agli occhi una figura reale di uomo e di riformatore.

Il suo nome Zarathuštra, verosimilmente un composto con uštra "cammello" (il primo elemento è zarant "vecchio", a. ind. járant-, quindi "colui i cui cammelli sono vecchi", "l'uomo dai vecchi cammelli"), al pari di quello del padre, Pourušaspa "l'uomo dai cavalli grigi", che appare nell'Avestā recente, con la sua aderenza al mondo nomade e pastorale a cui il profeta appartiene, non dà alcun appiglio a sospetti di finzione.

Inoltre le Gāthā, che riflettono la fase più antica della religione mazdaica, contengono riferimenti e atteggiamenti di indubbia verosimiglianza storica. Da essi rileviamo che Z., un sacerdote (Yasna, 36,6) della famiglia degli Spitama, si dà alla predicazione di un nuovo verbo religioso, ma incontra l'indifferenza e l'ostilità di tutte le classi: "In quale terra per scampare, dove mai per scampare debbo io recarmi? Lontano sono tenuto dalla nobiltà e dai compagni; né la comunità né i signori deha terra mi dànno soddisfazione" (Yasna, 46). I più avversi sono i sacerdoti della religione tradizionale (Karapan, usig) e i principi legati a quegli antichi dei in cui il profeta oggi non vede se non demoni. L'accoglienza che Z. riceve presso qualche corte è fredda e ostile. "Non ha reso lieto lo schiavo del Kavay lui, Zarathustra Spitama, alla soglia dell'inverno, quando impedì di prendere ricovero a lui e ai cavalli tremanti di freddo, al loro arrivo" (Yasna, 51, 12). I seguaci del profeta sono pochi: il figlio Isat. vāstra e lo zio Maidyoi.månha. Ma infine la conversione di un potente principe, il re Vištāspa, apre alla sua azione di riformatore più vasto campo: "Kavay Vištāspa ha al tempo stesso assunto la supremazia sopra l'accolta di fedeli e la dottrina che il santo Mazdah Ahura insieme con Arta inventò. Così deve secondo il nostro desiderio avvenire" (Yasna, 51, 16; cfr. Yasna, 28, 7; 46, 14; 53, 2). Alla corte di Vištāspa Z. si crea un ambiente favorevole e annoda rapporti di parentela con il ministro Jāmāspa, dandogli in moglie la propria figlia Pourucistā e sposando a sua volta Frašaoštra, figlia di un fratello di lui.

Di contro a questi dati che dànno consistenza alla figura storica del profeta, gli altri che si riferiscono al luogo della nascita, ai luoghi e all'epoca della sua predicazione sono assai scarsi e contrastanti. La tradizione pone la nascita a Raγay, la moderna Rayy in prossimità di Teherān, ma d'altro canto accenni di natura geografica e alcune fondamentali caratteristiche della lingua avestica fanno pensare alle regioni orientali come primo ambiente della sua predicazione. Anche per l'epoca della predicazione le opinioni sono contrastanti: la più antica notizia che se ne ha da fonte greca è quella di Xanto di Lidia (metà del sec. V a. C.), secondo la quale Z. sarebbe vissuto 600 anni prima della spedizione di Serse contro i Greci. Presso altri scrittori greci si parla del quinto o sesto millennio a. C. La tradizione pārsī fissa invece l'età di Z. a 300 anni prima di Alessandro Magno e parecchi studiosi moderni accettano questa data, che ha appoggio nella possibile identificazione di Vištāspā, fautore di Z., con Istaspe, padre di Dario. Tuttavia è da osservare che la lingua dell'Avestā, notevolmente arcaica, rimanda a un'età assai più antica (v. zoroastrismo).

Nello sviluppo ulteriore dello zoroastrismo la figura del profeta si è arricchita di elementi leggendarî. L'Avestā recente (Vendidād, 19, 1 segg.) racconta della tentazione di Z. ad opera di Angra Mainyu. Alcuni testi della letteratura esegetica, il Dēnkart in particolare e lo Zarduštnāma, riportano altre leggende sulla nascita e sulla vita del profeta.

Alcuni tratti leggendarî della tradizione pārsī riappaiono nella figura di Z. tramandata dagli scrittori greci e latini. Così certamente la notizia riportata da Plinio (VII, 16 [15], 12) che Z. rise nello stesso giorno della sua nascita (cfr. pure Agostino, De civ. Dei, XXI, 14) risale a fonti che si ricollegano alla tradizione zoroastriana. Ma, per gli antichi, Z. fu soprattutto un mago, il fondatore della magia (Pseudoplat.,1, Alcib., 122 a; cfr. Agathias, Hist., II, 24). Della sua attività di riformatore nel campo dell'agricoltura a noi nota dall'Avestā si ha un riflesso nelle prescrizioni d'indole agricola che gli sono attribuite in Plinio (XVIII, 24 [55] 200), Dioscoride (Mat. med., II, 144, V, 179) e nei Geoponica (I, 7, 8, 10, 12; II, 15; V, 46, ecc.).

Bibl.: Fr. Spiegel, Leben Zarathustras, in Sitzungsberichte Bayer. Akad., Philol. Klasse, 1867; W. Jackson, Zoroaster the Prophet of ancient Iran, New York 1901; Chr. Bartholomae, Zarathuštras Leben und Lehre, dissertazione accademica, Heidelberg 1919; R. Pettazzoni, La religione di Zarathustra nella storia religiosa dell'Iran, Bologna 1921. Per le fonti classiche, v. C. Clemen, Griechische und lateinische Nachrichten über die persische Religion, Giessen 1920. V. zoroastrismo.