ZENOBIA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1966)

ZENOBIA (Septimia Zenobia)

M. Floriani Squarciapino

Figlia di Giulio Aurelio Zenobio, palmireno, sposò Odenato, dal quale ebbe Vaballato (v.). Odenato, vinto il re parthico Shapur I eresse Palmira a suo regno indipendente. Alla sua morte Z. si proclamò Augusta, nel 271. Vinta da Aureliano, ne ornò il trionfo e visse in Tivoli da privata.

Nelle monete che ce ne conservano l'immagine, è difficile ritrovare quella incredibilis venustas risultante dai contrasti di colori (candore perlaceo dei denti, nero fulgore degli occhi, colore scuro opaco del volto) lodata, insieme alle sue alte qualità morali, dallo scrittore della Historia Augusta (Trig. Tyr., 30, 15): vi si scorge un volto piuttosto banale, poco caratterizzato, sul quale incombe la pesante acconciatura delle dame romane del tempo.

Bibl.: H. Cohen, Monn. Emp., VI, 214-215; Mattingly-Sydenham, Roman Imperial Coinage, V, i, Londra 1933, p. 260-61; 308; V, 2, pp. 573; 584-585; R. Delbrück, Münzbildnisse v. Maximinus bis Carinus, Berlino 1940, pp. 160-61, figg. 22 e; H. Wessel, in Arch. Anz., LXI-LXII, 1946-47, p. 65, fig. II (acconciatura); B. M. Felletti Maj, Iconografia Romana Imper. da Severo Alessandro a M. Aurel. Carino, Roma 1958, pp. 68, 271, tav. LIII, 181, 182.