ZODIACO

Enciclopedia Italiana (1937)

ZODIACO (gr. ζῳδιακὸς κύκλος; lat. signifer orbis, zodiacus, ted. Tierkreis)

Pio Luigi EMANUELLI
Pietro Toesca

È, sulla sfera celeste, la zona delimitata dai due cerchi paralleli all'eclittica, che distano da questa di 9°, l'uno a nord e l'altro a sud. Lo zodiaco ha quindi 18°. di larghezza. Esso è diviso in dodici parti eguali, di 300 ciascuna, e a ogni parte corrisponde una delle dodici costellazioni zodiacali (per ciascuna delle quali è indicato accanto il corrispondente simbolo speciale): Ariete (S-62???), Toro (S-63???) Gemelli (S-64???), Cancro (S-65???), Leone (S-66???), Vergine (S-67???), Libra (S-68???), Scorpione (S-69???), Sagittario (S-70???), Capricorno (S-71???), Acquario (S-72???) e Pesci (S-73???). Sono noti i versi mnemonici latini:

Sunt Aries, Taurus, Gemini, Cancer, Leo, Virgo

Libraque, Scorpius, Arcitenens, Caper, Amphora, Pisces.

La fascia zodiacale comprende tutti i punti del cielo nei quali possono apparire la Luna e i pianeti, poiché le rispettive latitudini, tanto vere quanto apparenti, non oltrepassano mai i 9°; e questo massimo è raggiunto, all'incirca, soltanto da Venere.

Nel sec. IV a. C., quando gli astronomi e i filosofi greci fondarono le basi della scuola astronomica greca, l'equatore celeste intersecava l'eclittica (e conseguentemente lo zodiaco) nella costellazione dell'Ariete. Il punto d'intersezione fu detto punto equinoziale o vernale, poiché in esso veniva a trovarsi il Sole al momento dell'equinozio di primavera, e da esso venivano contate le dodici costellazioni, nel senso del moto del Sole attraverso lo Zodiaco.

Come abbiamo detto, le costellazioni zodiacali si estendevano ciascuna per 30°, così che la loro successione procedeva in questo modo:

Il Sole, nel suo percorso apparente annuale attraverso le costellazioni zodiacali, rimaneva circa un mese in ciascuna delle costellazioni stesse.

Ma ben presto gli astronomi si avvidero che questo quadro delle costellazioni zodiacali, riferito ai gradi di longitudine contati dal punto d'intersezione dell'eclittica con l'equatore, non era immutabile. Il grande astronomo greco Ipparco, confrontando nel sec. II a. C. le sue osservazioni della stella Spica (che è la più brillante della costellazione zodiacale della Vergine) con quelle della stessa stella eseguite circa un secolo e mezzo prima (verso il 280 a. C.) da Timocari, in Alessandria, si avvide che le stelle si spostavano rispetto al punto equinoziale, e sembravano avanzare lentamente da occidente verso oriente, relativamente al punto stesso. Questo spostamento si chiama precessione degli equinozî (v. equinozî); e, a causa del suo effetto, il punto equinoziale si sposta con l'andare dei secoli; e attualmente non si trova più nella costellazione di Ariete ma in quella dei Pesci, cioè nella precedente. Conseguentemente, negli ultimi 2300 anni, le costellazioni zodiacali si sono spostate nel loro insieme di circa un'intera costellazione verso occidente, essendo l'effetto annuale della precessione generaie di 50″,26 (50″,26 × 2300 ~ 32°), o di circa 1° in 72 anni.

Tuttavia il suddetto quadro zodiacale è rimasto nell'uso comune, e ancor oggi nei calendarî esso si trova riportato come se lo spostamento di cui abbiamo parlato non avesse luogo, e l'ingresso del Sole nella costellazione dell'Ariete accadesse tuttora il giorno dell'equinozio di primavera (21 marzo). Ad evitare possibili equivoci, si è introdotta una distinzione fra le costellazioni zodiacali vere e proprie e i "segni" zodiacali; e quando oggi si dice che il Sole è entrato, per es., nel "segno" di Ariete, s'intende dire che ha passato la longitudine di 0°, e si trova fra 0° e 30°, dove una volta era effettivamente la costellazione dell'Ariete mentre ora si trova quella dei Pesci; similmente, il segno del Leone che si estende fra 120° e 150°, ora corrisponde alla costellazione del Cancro. G. B. Riccioli, nel suo Almagestum novum (Bologna 1651), propose giustamente di chiamare "zodiaco apparente" lo zodiaco antico, quello cioè cui riferiamo i "segni" e "zodiaco razionale" quello cui corrispondono le costellazioni.

Nella seguente tabella si riportano le date dell'ingresso del Sole nei "segni" dello zodiaco (detti anche segni dell'eclittica) e nelle costellazioni zodiacali: essa mostra chiaramente come il Sole impieghi un mese a percorrere ciascuno dei dodici segni dello zodiaco, essendo stato questo diviso in dodici parti eguali, ma che, al contrario, il tempo che esso impiega a percorrere le rispettive costellazioni è diverso, a seconda della lunghezza della costellazione che si considera. Così, per es., esso impiega 6 giorni ad attraversare la costellazione dello Scorpione e 45 giorni quella della Vergine. Si noterà inoltre che il Sole attraversa anche la costellazione di Ofiuco che non ha corrispondenza con alcun segno zodiacale. Naturalmente, noi qui ci riferiamo ai limiti delle costellazioni presentemente adottati, e non a quelli, del resto non del tutto noti, usati dagli antichi astronomi.

Fra le stelle zodiacali più brillanti, vengono a trovarsi più vicine al Sole: Regolo (α del Leone), il 21 agosto a 30′ dal centro del Sole, e Spica (α della Vergine), il 1° ottobre a 2°15′.

Lo spostamento fra i "segni" e le costellazioni zodiacali, che oggi ammonta a circa 32°, andrà continuamente aumentando con il tempo: è chiaro che, dopo parecchi secoli, lo zodiaco apparente e lo zodiaco razionale, cioè i segni e le costellazioni zodiacali, dovranno tornare a coincidere: ciò avviene ogni 25.695 anni. Il valore esatto della precessione generale è, secondo S. Newcomb: 50″, 2564 + 0,000222 (t − 1900), dove t rappresenta l'anno: così, per l'anno t = 1900, si ha: 50″,2564.

Per la descrizione delle singole costellazioni zodiacali, v. le rispettive voci.

Cenno storico. - Il nome zodiaco deriva da ζῴδιον che significa "immagine di animale", poiché le costellazioni che compongono lo zodiaco sono rappresentate da figure di animali, ad eccezione dei Gemelli, della Vergine, della Libra e dell'Acquario.

Quando le ricerche promosse dalla spedizione di Napoleone in Egitto condussero a scoprire, nei templi della valle del Nilo, rappresentazioni zodiacali, accompagnate da figure enigmatiche, e, in particolare, il celebre zodiaco di Dendera, trasportato poi al Louvre, si attribuì dapprima a quei bassorilievi un'antichità favolosa, facendoli risalire a 15.000 e persino a 17.000 anni a. C. Ma, dopo una celebre controversia, J.-A. Letronne (1823) dimostrò il loro carattere astrologico e la loro data assai più recente, che per alcuni non è anteriore all'epoca romana. Oggi è ormai stabilito che l'origine dello zodiaco non è egiziana, bensì babilonese; infatti nelle figure che adornano i kudurru (termini) e talune gemme provenienti dalla Mesopotamia - la cui origine risale al sec. XIV a. C. - si sono identificati con certezza alcuni dei segni zodiacali. Sembra che i Greci abbiano avuto notizia dello zodiaco nel sec. VI a. C.; ma in realtà fu soltanto con la diffusione dell'astrologia che lo zodiaco si volgarizzò e fu riprodotto in numerosi monumenti.

Iconografia. - Insieme con la nozione dell'eclittica si diffusero nell'Oriente e in Grecia dall'antica Caldea le figure immaginarie delle costellazioni dello zodiaco che segnavano nella sfera celeste il cammino del Sole: e, sia pur con varianti, ebbero persistenza millenaria, favorita dalle credenze astrologiche, e tale che nell'arte, come nella cartografia del cielo, ha potuto sopravvivere anche al crollo del sistema tolemaico, servendo quelle figure a significare il corso dell'anno. La derivazione babilonese di molti nomi delle costellazioni zodiacali - "ariete", "scorpione", "gemelli", ecc. - non lascia dubbio che appartenga alla civiltà caldaica l'avere trovato figura a quei segni celesti. Dall'antichità classica le figure zodiacali - ne sono importanti monumenti la sfera portata dall'Atlante Farnese, nel museo di Napoli, e le lastre di età romana trovate in Egitto, a Dendera, e sull'Aventino, ora al Louvre - passarono al Medioevo specialmente mediante le miniature di manoscritti astronomici derivate da esemplari dell'età classica: alle quali sono da collegare anche le rappresentazioni ricamate nel manto di Enrico II da artefici dell'Italia meridionale nel 1004 (Monaco, Museo nazionale). Nell'età romanica e gotica, le figure dello zodiaco riapparvero nell'iconografia monumentale: nei musaici di pavimenti (distrutti musaici di Saint-Rémi a Reims, e di Tourny; pavimenti del battistero e di S. Miniato di Firenze); e presto nella scultura, specialmente in Francia (Tolosa, Chartres, Parigi, Amiens) ma anche in Italia (Parma, Foligno). Nella pittura si trovano, in complesse rappresentazioni, negli affreschi del castello di Angers, del principio del sec. XIV; in modi più semplici, frequentissime, nelle illustrazioni miniate dei calendarî, dei messali e dei "libri d'ore" del Trecento e del sec. XV, tra cui le Très riches Heures del duca di Berry (Chantilly, Museo Condé) dove sono anche illustrate le relazioni tra lo zodiaco e il corpo umano.

Le credenze astrologiche continuarono a favorire in seguito, anche nel Rinascimento, le rappresentazioni dello zodiaco, unite a quelle dei pianeti e del loro influsso sulle azioni umane, nei manoscritti e nelle stampe, nella scultura e nella pittura, come mostrano in modo più splendido, e anche concettualmente più complicato, tra numerosissimi altri monumenti, i rilievi di Agostino di Duccio nel Tempio Malatestiano di Rimini, gli affreschi nel palazzo di Schifanoia a Ferrara, le miniature del De Sphaera nella Biblioteca Estense di Modena, gli affreschi del Peruzzi alla Farnesina con l'oroscopo di Agostino Chigi.

Bibl.: F. Cumont, Zodiacus, in Daremberg e Saglio, Dictionn. des antiquités grec. et rom.; P. Tannery, Recherches sur l'histoire de l'astronomie ancienne, Parigi 1893; G. Thiele, Antike Himmelsbilder, Berlino 1898; A. Bouché-Leclercq, L'astrologie grecque, Parigi 1899; G. V. Schiaparelli, Scritti sulla storia dell'astronomia antica, II, Bologna 1926, pp. 39, 224-229, 375; III, ivi 1927, p. 80; F. Boll, Sphaera, Lipsia 1903; id., Sternglaube und Sterndeutung, 3ª ed., Berlino 1926; A. Warburg, Ialienische Kunst und internationale Astrologie im Palazzo Schifanoia, in Atti X Congresso di Storia dell'Arte, Roma 1922, p. 179 segg.; É Mâle, L'art religieux en France au XIIIe siècle, 2ª ed., Parigi 1923, pp. 65-69; P. Toesca, La pittura e la miniatura nella Lombardia, Milano 1912, p. 158 segg.; F. Saxl, La fede astrologica di Agostino Chigi, Roma 1934.

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