Economia e innovazione

Con Next Generation EU (NGEU) l’Unione Europea intende accelerare la sua corsa tecnologica e raggiungere una posizione di leadership a livello globale nell’ambito dello sviluppo sostenibile, anche in relazione ai dettami dell’Accordo di Parigi sui cambiamenti climatici e agli obiettivi del Green Deal europeo. In questo contesto, il piano delineato in sede comunitaria intende favorire il passaggio alla green economy attraverso diverse linee d’azione. Tra queste, una delle più cogenti è quella della politica industriale basata sull’economia circolare, che prevede un’intensificazione significativa delle attività di waste management, ossia di gestione dei rifiuti. Appare dunque utile ritrarre gli elementi peculiari del settore e i trend più recenti, inclusa la sfida tra Veolia e Suez, che ha dato luogo a un’acquisizione ostile, tuttora in corso, da cui nascerebbe un nuovo leader globale che potrebbe spostare gli equilibri di mercato.

Il settore della gestione dei rifiuti

L’industria dei rifiuti oggi abbraccia tutte le attività che rientrano nei processi ecologici di gestione degli scarti derivanti dalle attività umane: dalla produzione, alla raccolta e al trattamento, fino allo smaltimento delle parti non riciclabili. Per anni le operazioni coinvolte sono terminate con il conferimento integrale in discarica. Solo con l’imposizione della raccolta differenziata, in Italia nel 1997 (attraverso il c.d. Decreto Ronchi, poi abrogato dal Decreto legislativo 152/2006), si sono aggiunte le fasi intermedie di riciclaggio e riutilizzo, le quali hanno valorizzato economicamente i rifiuti e, soprattutto, ridotto l’impatto di questi sulla salute umana.

Negli ultimi anni, nel settore della gestione dei rifiuti si è osservato un forte aumento della domanda a livello globale, legato alla continua crescita dell'industrializzazione e dei consumi, riconducibili anche ad un andamento demografico al rialzo. Secondo la Banca Mondiale (2018), le popolazioni urbane hanno prodotto 2 miliardi di tonnellate di rifiuti solidi urbani nel 2017, cifra destinata a crescere rapidamente, che potrebbe raggiungere i 3,4 miliardi di tonnellate entro il 2050.  Oltre alla quantità in aumento dei rifiuti, che già di per sé pone alle istituzioni pubbliche alcune sfide per la loro gestione, ciò che preoccupa è la scarsa capacità di raccolta in alcune aree del pianeta, come in alcuni paesi a basso e medio reddito dove più della metà dei rifiuti viene scaricata apertamente.

Questi elementi strutturali stimolano l’ingresso nel settore e lo sviluppo di player specializzati, in grado di ampliare l’offerta per la gestione e lo smaltimento ecologico. Tra le compagnie europee “multi-utilities” più rilevanti, il Gruppo italiano HERAmbiente è senza dubbio un leader nel recupero dei materiali e nello smaltimento dei rifiuti. Seguono le società francesi Engie, Veolia e Suez.

Le prospettive commerciali nell’industria sono state ulteriormente supportate, soprattutto in Europa, dall'adozione di mandati ambientali da parte di Stati sovrani ed enti locali. Attualmente, infatti, molti Stati membri stanno cercando di incrementare gli investimenti nelle attività di riciclaggio e compostaggio e per farlo hanno introdotto rigorosi framework ambientali, conformi alla normativa comunitaria vigente. Questi _framework_prevedono l’esternalizzazione di molti processi, che vengono affidati ad accreditate società esterne. Per l’Italia ne è un esempio il Decreto legislativo n. 116 del 2020 che recepisce la Direttiva UE 2018/852 per disciplinare gli obblighi finanziari ed organizzativi del produttore di un bene nella fase in cui quest’ultimo diventa un rifiuto (ISPRA 2020).

Questi fattori si sono riflessi in un aumento delle dimensioni del mercato globale del waste management, che ha raggiunto il valore di circa 2.080 miliardi di USD nel 2019 (Tiseo 2020). Diversi player europei, inoltre, sono entrati in aree internazionali di mercato beneficiando delle loro dimensioni, superiori a quelle di molti operatori locali. Per la realizzazione e il funzionamento delle soluzioni di gestione dei rifiuti esistono infatti costi elevati: nel 2017 il rapporto medio tra il margine operativo lordo (EBITDA) e il fatturato non ha superato il 15% (Competitive data 2020). Tali costi sono spesso proibitivi per i paesi con un reddito medio pro capite ancora contenuto, come la Cina o l’India, in cui gli oneri di questa attività arrivano a rappresentare il 20% della dimensione dei bilanci locali. Tale aspetto in queste realtà ha finito per ostacolare la gestione dei processi a livello domestico e favorire, per converso, la concessione dei mandati al mercato. Ciò ha portato all’ingresso delle compagnie più grandi, anche di diversa nazionalità, come Veolia e Suez, che sono le uniche a poter assorbire gli imponenti oneri operativi derivanti da queste attività.

Proprio questa “selezione naturale” e il connesso perseguimento di economie di scala spiegano la diffusa adozione di strategie di crescita esterna da parte degli operatori del settore. Fusioni e partnership si rendono necessarie per abbattere i costi, aumentare l’efficienza operativa e offrire quindi servizi più competitivi agli occhi delle autorità concessionarie. Da ciò deriva la crescente concentrazione registrata in questo mercato attraverso numerose acquisizioni, come quella della compagnia olandese Reym da parte di Remondis nel 2019 e la più recente e significativa proposta di acquisizione di Suez da parte di Veolia.

Alla luce di queste considerazioni è utile analizzare i principali elementi dell’operazione finanziaria che ha interessato il settore negli ultimi mesi e che, se portata a conclusione, per la sua dimensione rappresenterebbe la prima transazione di sempre in Europa nel settore.

Veolia e Suez

Le due compagnie sono i maggiori player francesi nell’ambito dei servizi ambientali ed idrici. Entrambe le società operano globalmente, con numerose filiali tra Hong Kong, Repubblica di Corea, Cina, Australia e Stati Uniti, oltre che in tutta l’Europa occidentale. A fine 2020 Veolia ha raggiunto il valore di 14 miliardi di euro, posizionandosi sesta per capitalizzazione di mercato tra le multi-utilities in Europa. Con una capitalizzazione di 9 miliardi, il gruppo Suez si posiziona settimo.

Nell’agosto del 2020 Veolia ha presentato un'offerta di circa 3 miliardi per acquisire il 30% di Suez, detenuta al 35% da Engie, società attiva nei servizi pubblici. L'offerta, successivamente rivista al rialzo a 3,3 miliardi, è stata accettata da Engie in ottobre. Nel gennaio 2021 Veolia, ormai azionista per quasi un terzo, ha lanciato una nuova offerta per acquistare interamente Suez riconoscendo un valore di 11 miliardi.

Secondo i consiglieri di Suez, tuttavia, nelle intenzioni di Veolia vi sarebbe stato l’indesiderato scorporo del business idrico francese e per contro non sarebbe stata ravvisabile una chiara strategia d’innovazione. Pertanto, Suez ha avvertito l’iniziativa di Veolia come una minaccia per gli interessi del gruppo e, per contrastarla, ha annunciato di aver ricevuto una controfferta da parte dei gestori di fondi Ardian e Global Infrastructure Partners, chiedendo quindi di avviare un dialogo multilaterale volto a concordare una soluzione rapida e amichevole per soddisfare al meglio gli interessi dei diversi stakeholder coinvolti. La mancata definizione di un accordo ha portato però a una serie di battaglie legali che rendono ormai l’operazione un'acquisizione ostile, in cui la società target (Suez) oppone resistenza. A fine febbraio, infatti, l’offerta è stata respinta dal CDA di Suez, il quale ha lamentato l’insufficienza del prezzo proposto da Veolia, alla luce dei positivi risultati conseguiti nel 2020 dal gruppo.

Il rifiuto formale dell’acquisizione ha complicato sensibilmente la situazione, dato che Veolia è già un azionista rilevante ed è determinata ad acquisire il controllo di Suez. Le delicate ripercussioni sulla governance di Suez hanno quindi attirato l'attenzione delle autorità francesi e spinto il Ministro delle Finanze Bruno Le Maire a indirizzare le due parti verso negoziati pacifici.

La fusione dei due gruppi francesi, in effetti, dal punto di vista delle istituzioni pubbliche domestiche e comunitarie appare auspicabile perché potrebbe essere foriera di successo nella trasformazione verde a livello europeo. L’integrazione porterebbe infatti i due gruppi a beneficiare mutualmente di complementarità presenti sia nell’impronta geografica che nell’esperienza di settore e darebbe vita a un’entità che godrebbe di una quota del mercato globale pari al 5%, configurandosi, dunque, come un leader assoluto dell’industria ecologica. L’operazione, inoltre, consentirebbe a Veolia e Suez di espandersi più facilmente nelle Americhe e in Asia. Queste rilevanti opportunità si rifletterebbero in una creazione di valore per gli stakeholder di entrambe le entità, derivante da un potenziale aumento del volume d’affari e dall’abbattimento di alcuni costi. Secondo quanto illustrato nell’ultimo bilancio di Veolia (2020) l’operazione genererebbe sinergie per 500 milioni in un arco temporale di quattro anni e un aumento significativo dell’utile per azione (EPS) degli azionisti già a partire dal primo anno.

Conclusioni

La fusione in corso di definizione tra Veolia e Suez conferma l’adozione di strategie di crescita esterna da parte dei player che operano nel settore della gestione dei rifiuti. L’entità risultante, oltre che nel campo del waste management, sarebbe attiva nei settori del trattamento delle acque, dell’energia pulita e del controllo dell'inquinamento, e in altri progetti inerenti alla green economy, come il riciclaggio delle batterie al litio o il recupero del calore di scarto. Le sinergie tra i due gruppi e la conseguente riduzione significativa dei costi operativi costituiscono una premessa per l’ottenimento di nuove concessioni, soprattutto in economie emergenti, che potrebbero tradursi in un ulteriore consolidamento della quota di mercato, che potrebbe anche superare il 5%. La nuova società sarebbe pertanto candidata a diventare uno dei maggiori attori nel quadro del Green Deal europeo. Il successo di questa operazione finanziaria potrebbe infine inaugurare una nuova stagione di fusioni e acquisizioni nell’industria ecologica europea.

Immagine: Piling Up: How China's Ban On Importing Waste Has Stalled Global Reclycing. Autore: Yale Environment 360. Licenza Creative Commons.

Bibliografia

Banca Mondiale, What a Waste 2.0: A Global Snapshot of Solid Waste Management to 2050, in worldbank.org, 2018.

Competitive Data, Smaltimento dei rifiuti, in competitivestore.it, 2020.

Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Decreto Legislativo 3 settembre 2020, n.116, consultato nell’aprile 2021.

Gazzetta Ufficiale della Repubblica Italiana, Decreto Legislativo 5 febbraio 1997, n.22, consultato nell’aprile 2021.

Istituto Superiore per la Protezione e Ricerca Ambientale (ISPRA), Rapporto rifiuti urbani, Edizione 2020.

Martelli, A., Rifiuti in vigore e prime norme di attuazione del “pacchetto” di direttive UE sull’economia circolare, in Filodiritto.com, 2020.

Tiseo, I., Revenue of selected major waste management companies in Europe in FY 2019/2020, in Statista.com, 2021.

Teleborsa, Energia, Francia: Veolia lancia offerta ostile su Suez, Il Messaggero, Roma, 2021.

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