Atlante

Umberto Pizzi

Nato a Zagarolo (RM) nel 1937, nel 1963 inizia l’attività di fotoreporter per la FAO in Iran, Iraq, Turchia, Siria e Giordania. Negli anni Settanta/Ottanta è attivo come fotocronista, è uno dei fotografi della dolcevita e della vita mondana della capitale. Ha pubblicato su Time, People Magazine, Sunday Express Magazine e sulle principali testate nazionali ed internazionali. Negli anni Duemila ha collaborato con il sito Dagospia, pubblicando due libri, Cafonal ed Ultracafonal (con Roberto D’Agostino). Ha sempre lavorato in libertà ed autonomia ed è attualmente in attività.

Pubblicazioni
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Scatti d’autore: come eravamo, come siamo

 

Con le mie foto ho raccontato le persone, i loro vizi e le loro virtù, senza fare sconti a nessuno.  Ho raccontato tante storie d’amore famose e meno famose. E ripercorrendo queste foto, oggi, si possono cogliere i cambiamenti dei costumi e delle abitudini sentimentali dei cosiddetti vip nel corso dei decenni. Lavoro dagli anni Sessanta, quelli mitici della dolce vita, quando Roma era al centro della mondanità mondiale. Era una vera e propria guerra che si consumava tutte le notti nelle strade della capitale, tra appostamenti e inseguimenti. Ma io, con i miei scatti, volevo cogliere l’attimo, fissare uno sguardo, una postura, un contesto che avrebbero potuto restituire l’atmosfera dell’epoca. Volevo raccontare una storia. L’onda lunga della dolce vita è durata molto tempo. C’erano alcuni personaggi che hanno dominato la scena mondana di quegli anni, quando gli amori e la trasgressione finivano sulle prime pagine dei rotocalchi e le foto erano molto richieste e ben pagate.

E se parliamo di amori veri, uno su tutti: quello di Liz Taylor e Richard Burton, la coppia del secolo, una passione travolgente; si sono sposati, hanno divorziato e poi si sono sposati di nuovo. Li seguii per anni e quando scoprii che si continuavano a frequentare anche dopo il divorzio riuscii a immortalarli in un ristorante romano. Correva l’anno 1971: Burton era ammalato, aveva dei tremori, e Liz Taylor era molto insofferente, ma restavano comunque dei veri divi e sapevano stare al gioco. Erano persone di successo e questo era il prezzo da pagare per la celebrità. Quella con Liz Taylor e Richard Burton è stata per me un’avventura affascinante.

Dopo ho continuato a raccontare con il mio obiettivo gli amori, il potere e i soldi, oltre a quella che è sempre stata la vera ossessione degli italiani nati nel dopoguerra: il cibo. Il cibo, il mangiare pantagruelico, è stato un tema fondamentale del mio racconto per immagini.  Ho sempre pensato che questa ossessione per il cibo fosse un retaggio della fame che abbiamo patito, tutti quelli della mia generazione, durante e subito dopo la fine della Seconda guerra mondiale. Ho fotografato tutti, nessuno escluso, e davanti a un piatto di pasta non ci sono differenze.

C’è uno scatto molto famoso che ritrae, a tavola, un anziano Giulio Andreotti con la moglie Livia durante un ricevimento a cui, evidentemente, non volevano partecipare. Lo si capisce dall’espressione della moglie verso il ‘Divo Giulio’, con lo sguardo smarrito. Dietro alla coppia l’attenzione dell’obiettivo va verso una bellissima ragazza che si esibisce nella danza del ventre. Quella foto, secondo me, racconta perfettamente quell’Italia dal perenne martedì grasso, che si vuole divertire, ma convive anche con una visione austera, seria del ruolo della politica.