La Repubblica Romana del 1849 ha rappresentato una delle esperienze politiche più significative del Risorgimento. Numerosi sono gli elementi che ne fanno uno degli episodi fondanti della nostra storia. In quei mesi Roma diventò il simbolo, la promessa di un’Italia libera e unita. L’importanza storica della Repubblica va quindi posta anche in relazione alle profonde eredità che ha lasciato, all’influenza sulla vicenda storica nazionale e alla sua unicità: fu la prima e l’ultima esperienza di governo di Giuseppe Mazzini.

Ma facciamo un passo indietro e cerchiamo di capire come si arrivò alla sua nascita e in quale clima politico maturò.

A Roma, il 15 novembre dell’anno precedente, a causa di un latente e diffuso malcontento era stato ucciso presso Palazzo della Cancelleria il presidente del consiglio Pellegrino Rossi, economista, giurista, docente, diplomatico dalle idee moderate. Le agitazioni che scoppiarono portarono il 24 dello stesso mese papa Pio IX ad abbandonare il suo Stato e a rifugiarsi a Gaeta da dove, sotto la protezione del re delle Due Sicilie Ferdinando II, invocò l’aiuto straniero.

Le forze liberali organizzarono l’elezione di un’Assemblea costituente che il 9 febbraio del 1849 proclamò la fine del potere temporale e l’istituzione della Repubblica. Il governo fu affidato a un triumvirato composto da Giuseppe Mazzini, Aurelio Saffi e Carlo Armellini. La costituzione romana fu unica nel suo genere, l’unica in Italia che abbia previsto il suffragio universale prima del referendum del 1946. L’unica che abolì la pena di morte, riconobbe la piena libertà di culto e soppresse qualsiasi forma di censura sulla stampa.

La breve esperienza della Repubblica Romana rappresentò un’importante sperimentazione politica, un laboratorio di nuove idee democratiche e repubblicane, ispirate da Mazzini e arricchite da quelle di patrioti ed esuli che accorsero a Roma da tutta la Penisola e dall’estero. Ciò che stava accadendo era un pericolo per le potenze continentali tanto che Francia, Spagna, Austria e Regno delle due Sicilie accolsero subito gli inviti a intervenire di Pio IX.

Il 25 aprile un corpo di spedizione francese sbarcò a Civitavecchia al comando del generale Oudinot. Dopo un primo attacco respinto sul Gianicolo il 30 aprile da Giuseppe Garibaldi, le truppe inviate da Napoleone III sferrarono l’offensiva decisiva a partire dall’alba del 3 giugno del 1849, i primi scontri fecero subito capire che la difesa era impossibile, gli assedianti erano il doppio di coloro che difendevano e molto meglio armati ed equipaggiati. Dopo un mese di furiosi combattimenti il 2 luglio i triumviri firmarono la resa per poi dimettersi. Il giorno successivo i francesi entrarono a Roma. Lo stesso 3 luglio venne approvata la Costituzione. Giuseppe Galletti, presidente dell’Assemblea, dal balcone del Palazzo Senatorio in Campidoglio, la lesse al popolo mentre i soldati francesi erano schierati in armi sull’Ara Coeli. Fu l’ultimo atto della Repubblica Romana.