16 marzo 2023

A Foligno la Calamita cosmica di Gino De Dominicis

 

Chissà cosa sta dicendo ai visitatori il Grande scheletro, nella ex chiesa della SS. Trinità in Annunziata a Foligno dove è collocato. L’opera, detta anche Calamita cosmica, comunica solo quando la si vede: «Non si può spiegare a parole. Quando sarà esposta di nuovo, la vedrà» rispondeva così, il suo autore Gino De Dominicis, a chi chiedeva il significato delle sue opere. Ancor più nota è la risposta: «Le mie opere spesso si sono rifiutate di partecipare alle grandi mostre». Tutte affermazioni che esprimono chiaramente il valore e il significato dell’opera d’arte per De Dominicis. «È il pubblico che si espone alle opere d’arte e non viceversa», così parlava l’artista, in un periodo storico in cui dietro il mondo dell’arte si nascondevano retorica e vuoti di pensiero. «Non è mai esistito un mondo dell’arte, ma solo opere d’arte nel mondo»; Gino De Dominicis ribadiva l’assoluta priorità dell’opera d’arte e senza ideologismi né retorica, ma con la forza delle opere criticava un sistema in cui lui stesso era parte: viveva la contraddizione dell’essere artista, di vivere nel mondo, e arrivò a dare del filo da torcere perfino alla morte. Famosissima è, infatti, la sua Lettera sull’immortalità, perché «solo ciò che è immortale esiste», e  un vero artista deve occuparsi dell’immortalità.

 

Ma procediamo con ordine: Gino De Dominicis è nato ad Ancona il 1° aprile 1947 ed è morto a Roma nel 1998, o meglio, è scomparso, pare che nessuno sappia dove è seppellito. Questi pochi, laconici dati sono tutto ciò che possiamo dire della sua biografia, senza confonderci e soprattutto senza sbagliare. Pittore, scultore, filosofo, irreperibile e misterioso, di sé diceva di essere nato, ma di non esistere veramente, essendo soltanto uno strumento della natura che verifica attraverso di lui alcune possibilità. Della sua vita privata si sa poco o nulla: usciva di notte, rilasciava rarissime interviste, non faceva fotografare le sue opere né pubblicava cataloghi. Per nostra fortuna, oggi ci sono le opere: le soluzioni di immortalità.

Immobili ed eterne, soprattutto sempre contemporanee: «Le opere d’arte sono tutte contemporanee. Altrimenti sarebbe come se vedendo arrivare un’automobile del 1920 si decidesse di attraversare tranquillamente la strada pensando di non poter essere investiti, essendo quell’automobile di un’altra epoca».

 

Tra i suoi lavori, quello più significativo, la summa della sua ricerca, sicuramente l’opera più grande è Calamita cosmica. Non è ancora del tutto chiaro se questo fosse il nome dato dall’artista. La grande opera oggi è allocata nella ex chiesa della SS. Trinità in Annunziata di Foligno, ma non è stata sempre lì. Presentata nel febbraio del 1990 al Museo Le Magasin di Grenoble, con i suoi 24 metri di lunghezza, 9 di larghezza e 4 di altezza, il ciclopico scheletro sdraiato al suolo sorprese tutti, anche la stessa curatrice Adelina von Fürstenberg, che non sapeva, prima dell’inaugurazione, né dove né a cosa stesse lavorando De Dominicis. Lo scheletro segue la struttura anatomica del corpo umano, fatta eccezione per il naso che scende come un becco e dell’asta d’oro perpendicolare al suolo, dritta sulla falange del medio della mano destra, appunto la calamita: strumento di connessione tra cielo e terra, e di attrazione cosmica.  Nel 1996 Gino De Dominicis presentò la Calamita cosmica come opera sola per il cortile del Museo della Reggia di Capodimonte a Napoli. In quel caso si parlò anche di una probabile donazione, ma, con la morte dell’artista avvenuta nel 1998, la scultura rimase abbandonata nei depositi di Castel Sant’Elmo fino a quando, nel 2005, fu acquistata dalla Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno per essere destinata al CIAC (Centro Italiano Arte Contemporanea).

Fu temporaneamente esposta alla Mole Vanvitelliana di Ancona per omaggiare l’artista nella sua città natale e, a seguire, per volere dell’assessore alla Cultura di Milano, fu posizionata tra Palazzo Reale e il sagrato del Duomo. Ospitata, poi, nella Reggia di Versailles e in altre località europee, l’ultima tappa fu il MAXXI di Roma che nel 2010 venne inaugurato con la retrospettiva Gino De Dominicis. L’immortale e una raccolta di circa centoquaranta quadri, istallazioni e fotografie.

La Fondazione Cassa di Risparmio di Foligno in sinergia con il Comune e con la Regione Umbria hanno individuato nell’ex chiesa della SS. Trinità in Annunziata il luogo d’elezione per lo scheletro come collezione permanente di arte contemporanea. La chiesa, progettata all’architetto Carlo Murena, allievo di Luigi Vanvitelli, è stata fortemente danneggiata a seguito del terremoto del 1997. Ristrutturata, il 9 aprile 2011 è stata inaugurata come secondo polo museale del CIAC e nella grande navata dell’ex chiesta giganteggia Calamita cosmica, il capolavoro di Gino De Dominicis.

 

I lavori nell’ex chiesa hanno portato alla luce la pietra stonacata che si de-compone con il corpo scarnificato raggiungendo per sottrazione un equilibrio perfetto di colori e materiali, di luci e forme, opera e luogo. La chiesa desacralizzata conserva un’atmosfera misteriosa che acuisce una dimensione inespressa ove pare racchiuso il segreto primordiale dell’origine. De Dominicis, infatti, è un artista originale perché mira all’origine: «Il disegno, la pittura e la scultura non sono forme di espressione tradizionali, ma originarie, quindi anche del futuro». Lo scheletro gigante può rimandare alle forme dei dinosauri nei musei di paleontologia: «Io non sono mai stato molto interessato all’arte moderna, e neanche a quella antica. Preferisco quella antidiluviana». Se invece ci soffermiamo sul naso pensiamo a Pinocchio, il burattino parlante, o a Pulcinella, lo psicopompo che fa comunicare i vivi con i morti. Tutti personaggi dall’aspetto misterioso «idee di cui manca la cosa» per citare, appunto, Pulcinella. Ma guardando il Grande scheletro di De Dominicis, come accade con i capolavori classici, ci sembra di intuire e ascoltare la presenza di qualcosa di invisibile, e allora anche Cubo invisibile e Cilindro invisibile, altre opere di De Dominicis, diventano opere reali e immortali, perché, forse, come ci ricorda Fernando Pessoa «morire è solo non essere visto».

 

Immagine: Calamita cosmica in una foto scattata con obiettivo fish-eye, ex chiesa della SS. Trinità in Annunziata, Foligno, Perugia (7 luglio 2015). Crediti: ValerioMei / Shutterstock.com

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