L’analisi del genoma di una ragazza di 13 anni vissuta più di 50.000 anni fa, i cui resti sono stati ritrovati sui Monti Altai in Siberia – un luogo che si sta rilevando per i paleontologi sempre più prezioso –, fornisce una nuova tessera al complesso puzzle della vicenda umana originaria, quando specie diverse di Ominidi che in tempi diversi avevano abbandonato l’Africa continuarono a coesistere, incontrarsi, accoppiarsi fino alla definitiva affermazione dei Sapiens. Il reperto sembra infatti dimostrare un’ibridazione tra i Neanderthal e il gruppo individuato molto più recentemente (2010) dell’Uomo di Denisova (dal nome del luogo in cui i suoi resti sono stati rinvenuti): la ragazza, battezzata dai ricercatori Denny, era di madre neanderthaliana e di padre denisovano e si tratterebbe del primo caso fino a oggi conosciuto di prima ibridazione tra questi due gruppi, benché gli accoppiamenti frequenti tra Ominidi di specie diversa – come tra Sapiens e Neanderthal – siano noti ormai da tempo.

Neanderthal e Denisovani erano ‘cugini’ che si erano reciprocamente differenziati oltre 390.000 anni fa e furono entrambi rimpiazzati circa 40.000 anni fa dai Sapiens, risaliti dall’Africa 10.000 o 20.000 anni prima. I primi vissero soprattutto nell’Eurasia occidentale, mentre dei secondi si conoscono solo i reperti trovati nella cava omonima e se ne sa assai poco (tanto che alcuni studiosi dubitano addirittura che siano una specie distinta dai Neanderthal, ai quali assomigliano molto più di quanto questi assomiglino ai Sapiens). In base a precedenti studi, si è ipotizzato che l’Uomo di Denisova abbia lasciato l’Africa prima dei Neanderthal (300-500.000 anni fa) e dopo l’Homo erectus (1,9 milioni di anni fa), dirigendosi verso est, come dimostrerebbe l’impronta genetica da lui lasciata nelle popolazioni melanesiane (mentre sui Sapiens non africani vi è l’impronta genetica dei Neanderthal). Per la distanza geografica, tra Neanderthal e Denisovani i contatti dunque non dovettero essere molto frequenti e proprio il fatto di aver trovato un ibrido tra gli scarsissimi reperti a disposizione fa nascere il sospetto che i casi di accoppiamento fossero comuni. Poiché però i due gruppi rimasero distinti, i ricercatori ipotizzano che la loro prole non fosse tanto fertile da farli fondere in un unico gruppo.

Il reperto ritrovato offre anche altre informazioni: la madre Neanderthal di ‘Denny’ aveva un patrimonio genetico più vicino a quello dei Neanderthal europei vissuti circa 50.000 anni fa (e rinvenuti in Croazia) che a quello dei Neanderthal più antichi rinvenuti nella stessa cava di Denisova, suggerendo così l’esistenza di almeno due migrazioni neanderthaliane successive tra Europa e Siberia; inoltre, il padre denisovano conservava anch’egli discendenze neanderthaliane, risalenti a 300-600 generazioni precedenti, mostrando così che i due gruppi si erano già incontrati in passato, in epoche molto più remote.

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