«Potremo accettare come antiche strade (…) lungo le quali si allineano nomi e tracce di stabilimenti antichi. Così la strada Camarina – Comiso – Licodia, che qui si biforcava per Catàna da un lato, per Panormo dall’altro, da me ricostruita (…) come frammento di una trasversale sicula ora diminuita di importanza, benché non completamente»

(B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, I, Milano-Roma-Napoli-Città di Castello 1958, p. 464).

Come un filo di Arianna che si perde fra le impolverate trazzere di Sicilia per ritrovarsi infine al centro di un microcosmo denso di tracce divine e umane, così il cammino Antica trasversale sicula unisce le diverse anime della Sicilia rendendole parti di un unico grande sogno. Quello di alcuni viandanti temerari che, rispolverati gli scritti degli archeologi Paolo Orsi, Biagio Pace e Giovanni Uggeri, hanno voluto mettere in pratica un sogno mediterraneo chiamato appunto “Antica trasversale sicula”.

Cos’è questa Antica trasversale sicula? Concetto coniato da Biagio Pace il quale intuisce che «con queste trasversali si collegava una via di notevole importanza che partiva da Camarina verso l’interno (…) raggiunge la fonte Diana a Comiso (…) prosegue per Canicarao-Cifali-Gulfi insinuandosi con un ramo verso Giarratana-Acre, con l’altro per il passo del Filo Zingaro sotto Licodia» (Arte e civiltà della Sicilia antica, I, Milano-Roma-Napoli-Città di Castello 1958, p. 482). Un cammino lungo 650 km per le antiche trazzere di Sicilia che «non erano in ultima analisi che le pessime e grandi strade dell’antichità greca e romana, e talune forse rimontano ancora più addietro» (P. Orsi, in Notizie degli scavi di antichità, 1907, p. 750). Strade e sentieri che ricalcano le vie di transumanza che uomini e bestie percorrono sin dai tempi più antichi; tante trasversali sicule che formano la “Antica” arteria che unisce i popoli di questa terra: Siculi, Sicani, Elimi, Sicelioti e fenicio-punici. Un cammino che quest’anno è giunto alla sua seconda edizione internazionale e che guarda tenacemente all’entroterra siciliano vedendo fra i borghi (alcuni fra i “più belli d’Italia”) e le eccellenze locali un possibile futuro per l’isola, quello che attraverso il senso etico di appartenenza porta alla riscoperta di realtà culturali e ambientali incastonate nel cuore della Sicilia. Dalle «falde orientali del M. Lauro, presso Buccheri, collegante l’alta valle dell’Anapo con gli Erei caltagironesi» (B. Pace, Arte e civiltà della Sicilia antica, I, Milano-Roma-Napoli-Città di Castello 1958, p. 483) verso Morgantina ed Enna, cuore della Sicilia e palcoscenico del dramma di Demetra e Kore che dopo millenni fatti di zappe, semine e raccolti, continua a ripetersi nel suo susseguirsi di rapimenti infernali e fioriture inebrianti. E ancora, «al di là di Enna (…) la strada poteva seguire la direzione Villarosa - Portella Reattivo - Vallelunga» (B. Pace, cit., p. 480) e da lì puntare verso Castronovo, Prizzi e Corleone inerpicandosi verso le terre degli Elimi e degli albanesi fino ad entrare nella martoriata e lussureggiante valle del Belice per Poggioreale, Santa Ninfa, Gibellina, Salemi, Vita e Calatafimi, giungendo a Segesta per immergersi nelle Terme Segestane (luogo creato dalle ninfe per il ristoro di un Eracle plurimillenario) e da lì passando per le pendici meridionali dell’Erice (B. Pace, cit., p. 469) per poi puntare, lasciata Trapani, verso Mozia, insediamento fenicio-punico testimone delle culture che popolano l’isola da millenni.

Sotto l’egida della civetta, simbolo della camarinense Atena glaucopide, il pellegrino di oggi ripercorre l’Antica trasversale sicula toccando luoghi di culto antichi e moderni ricollegabili alla sfera del sacro femminile (eco del culto della Grande Madre così diffuso in tutto il Mediterraneo), ma anche al ciclo della natura e alle divinità ctonie, come i gemelli Palici, culto siculo presso il cui santuario, nella valle dei Margi (oggi in provincia di Catania), si esercitavano il giuramento ordalico, l’oracolo e l’asilo e che divenne luogo di riscatto durante l’epopea di Ducezio. Un cammino fatto soprattutto di emozioni e di sincere accoglienze, un invito o, se vogliamo, un elogio alla lentezza per riscoprire i sacri valori umani che trovano nella semplicità di un sorriso sapori eterni di fratellanza.

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Il cammino Antica trasversale sicula (foto di G. Labisi)
Immagine di copertina: Il cammino Antica trasversale sicula (foto di G. Labisi)

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