L’attrice si è recata a Capitol Hill per deporre davanti al Congresso in favore di un nuovo disegno di legge che renderà più semplice per i sopravvissuti dei campi di concentramento, inclusi familiari ed eredi, ritrovare e ottenere la restituzione delle opere d’arte rubate dai nazisti durante la Seconda guerra mondiale.
La nuova direttiva, chiamata HEAR (Holocaust Expropriated Art Recovery Act), si propone di cambiare i termini di prescrizione attualmente vigenti e, se approvata, garantirà agli interessati una finestra di tempo pari a sei anni dal ritrovamento dell’opera d’arte per richiederne la restituzione a enti o soggetti incriminati: secondo il governo statunitense, sono circa 650.000 i pezzi da collezione trafugati durante la dittatura nazista, e il processo di restituzione è stato spesso rallentato, se non completamente ostacolato, dell’ambiguità della legislazione internazionale e dalla mancanza di copertura legale, nonché della ritrosia degli attuali proprietari, secondo cui i termini di prescrizione andrebbero calcolati a partire dalla data in cui l’atto venne commesso. Un’ingiustizia contro la quale ha deciso di schierarsi in prima persona non soltanto Ted Cruz, ex candidato repubblicano alle elezioni presidenziali, ma anche Helen Mirren, che ha voluto portare davanti al Senato statunitense la testimonianza di Maria Altmann, una sopravvissuta all’Olocausto che dopo una lunga battaglia legale con il governo austriaco ottenne la restituzione di cinque quadri firmati da Gustav Klimt (tra cui Portrait of Adele Bloch-Bauer I) – vicenda al centro di un biopic, Woman in gold, in cui la stessa Mirren interpretò il ruolo della protagonista nel 2015. «È terribilmente triste che più di 70 anni dopo, le vittime dell’Olocausto e le loro famiglie stiano ancora prendendo in considerazione se chiedere o meno la restituzione di quello che è stato loro rubato. La mancanza di un’assicurazione legale che quantomeno dia loro la possibilità di testimoniare davanti alla corte – è questo che li scoraggia ad agire» ha affermato Mirren: «L’atto della restituzione va ben oltre la riappropriazione di un bene materiale. Dà agli ebrei e alle altre vittime dell’orrore nazista l’opportunità di rivendicare la loro storia, la loro cultura, le loro memorie e, ancor più importante, le loro famiglie».