«Se ha tutta questa smania di rendersi utile, stia vicino alla sua famiglia, ai suoi amici, alle persone con cui lavora. Se ognuno di noi donasse un po’ di cura e attenzione alla gente che ha intorno, il mondo sarebbe un posto perfetto» (p. 197). Forse queste parole, pronunciate da una donna appena conosciuta, sono la rivelazione fondamentale per Kurt O’ Reilly («O’Reilly. Kurt. Trent’anni. Un metro e ottantasei di altezza, sessantanove chili di peso. Buona struttura muscolare. Carnagione e lineamenti tipici del Mediterraneo meridionale, possibile retaggio di scorribande arabe sulle coste adriatiche», p. 19), il protagonista del romanzo d’esordio di Fabio Bacà, Benevolenza cosmica, pubblicato da Adelphi. Un esordio maturo, una piacevole sorpresa, vestita come alcuni dei più grandi classici che abbiamo amato.

Kurt è un trentenne di successo («benestante, giovane, bello, colto, etnicamente privilegiato», p. 135) che lavora all’ONS (Office for National Statistics) e vive in un tempo non definito (ma che potrebbe essere il nostro presente) in una città, Londra, in cui si susseguono attacchi terroristici che lo coinvolgono anche direttamente, ma senza particolari problemi.

Da un certo punto, la sua vita inizia a cambiare e cambia in meglio, spudoratamente («Mi sembra chiaro. L’elenco di tutti i colpi di fortuna di cui sono stato vittima nelle ultime settimane», p. 81). Il suo è un malocchio benevolo, una legge di Murphy al contrario: se una cosa può andare bene, lo farà. Ma Kurt è un pessimista e tanta buona sorte non gli va a genio, o meglio tanta benevolenza cosmica.

Così si sente una vittima, inizia a chiedersi il perché: ne parla con gli amici, li interroga, cerca una mano per tentare di contrastare questa fortuna così sfacciata, cerca soprattutto una ragione («Bob, non credo che tu abbia capito di cosa sto parlando. Io sono vittima di una pazzesca congiura interplanetaria per eliminare ogni seccatura dalla mia vita e sostituirla con favoritismi spudorati», p. 81). Ma non è semplice trovare una risposta, neanche per uno che le risposte le trova per lavoro («Essere un esperto di statistica non significa avere la risposta a ogni domanda, soprattutto se non si hanno dati precisi sulle fluttuazioni medie di un fenomeno», p. 59). Non è facile capire come e perché, da un certo punto in poi, le donne che incontra gli mandano segnali di disponibilità, le operazioni in borsa più azzardate si rivelano fonte di guadagni inaspettati, incontrare persone folli e pericolose non lo uccide, ma diventa quasi una coincidenza fortunata. Per Kurt non ci sono più ostacoli, solo trampolini di lancio.

Bacà racconta tutto questo con una voce definita: attento, spiritoso, divertente, decisamente sensibile in fatto di lingua («La sua piccola bolla prossemica», p. 16; «Nel giro di un quarto d’ora avevamo rinnegato la paratassi delle tipiche schermaglie da ricevimento», p. 76). Crea personaggi bizzarri e compiuti, per esempio la moglie del protagonista, Elisabeth Brooks: una scrittrice che passa il tempo a cercare i protagonisti dei suoi libri, tentando di accumulare e archiviare su file tutto quello che incontra nella realtà. È una menzogna iniziale a legare Liz e Kurt in una relazione complicata dalla quale, però, nascerà la risposta vera a tutto ciò che è accaduto negli ultimi mesi. Nessun trucco, nessuna magia o responso di chiromante, nessun effetto speciale, nessun calcolo da risolvere, nessuna verità da ridurre a dati misurabili.

Kurt che rischia di morire «per overdose di reperibilità», messo di fronte a questo mistero, a questo desiderio di spiegare una esagerata fortuna, inizia un viaggio in cerca di sé stesso e scopre che, forse, l’essere umano a cui è legato karmicamente è un essere umano che ha fatto la sua timida comparsa nel momento esatto in cui è iniziato tutto e cambierà davvero la sua vita più di ogni altra coincidenza, più di altro possibile punto di tangenza tra desideri e realtà quotidiana. Kurt capisce, tiene a bada il suo pessimismo, apre gli occhi e alla fine sa bene, come lo sa Bacà, che la risposta a questa strana vicenda, che è la vita stessa, è proprio la vita, un’altra (che sta nascendo).

Fabio Bacà, Benevolenza cosmica, Adelphi, 2019, pp. 225.

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